calunlv5655Poco si muove nella parte Est del tabellone, nel quale le prime quattro teste di serie superano tutte, con piú o meno fatica, il sempre rischioso primo turno. L’unica vera sorpresa é stata la sconfitta di UNLV contro Cal, e quindi non possiamo non partire parlando dell’unico vero upset di questa parte di tabellone, vale a dire la vittoria (64-61) di California (12) contro UNLV (5).

Magari coach Mike Montgomery ha ragione, e il fatto di giocare davanti ad un palazzetto in grande maggioranza vestito di blu ed oro non ha fatto grande differenza per Cal, se non per quanto riguarda gli spostamenti piú semplici. Di sicuro il supporto non ha fatto male ai suoi, che hanno giocato una grandissima partita.

Ancora piú del pubblico, peró, é stata la difesa a zona ad aiutare California: Montgomery, infatti, ha scelto di difendere a zona per tutti i quaranta minuti di gara. E UNLV ha dimostrato di non capirci assolutamente niente, non solo tirando male (32%) ma soprattutto non riuscendo a trovare ritmo e spazi contro la zona.

Emblematico come, nel secondo tempo, i Running Rebels siano rimasti a secco per piú di undici minuti di gioco, sbagliando sedici tiri consecutivi. Da un certo punto di vista, é quasi incredibile che siano risuciti a rimanere in partita cosí a lungo.

UNLV esce quindi ancora una volta al primo turno, per la delusione di tutti a fine gara, come dichiarano Bennet (15 alla fine, con 11 rimbalzi) “Sto malissimo, volevo fare strada in questo Torneo, ma le cose non sono girate per il verso giusto” e coach Rice “Siamo estremamente delusi”.

California invece si gode una grande vittoria, con Crabbe e Solomon (19 e 11 punti rispettivamente)  sugli scudi, oltre che grazie al contributo di Thurman, il quale ha seganto tutti e dodici i suoi punti su schiacciata. Il tempo di festeggiare é peró poco, il Torneo non si ferma mai e giá stasera i Bears se la dovranno vedere con Syracuse.

Altra partita equilibrata é stata quella tra Davidson (14) e Marquette (3): i Golden Eagles se la sono vista davvero molto brutta, vincendo di un punto (59-58) grazie all’ultimo tiro di Vander Blue il quale, per non farsi mancare niente, ha anche intercettato, nell’azione successiva, il passaggio dell’ultimo disperato attacco di Davidson.

Dicevamo che Marquette si é complicata la vita non poco, rischiando seriamente l’upset: i Golden Eagles hanno tirato veramente male dal campo (35%) e, a sette minuti dalla fine, erano ancora sotto di nove punti (79-70). Ma, come ha detto Blue a fine gara: “É il Torneo NCAA, nessuno ti regala niente. Se vuoi vincere, devi andare a prenderti la vittoria.”

E Blue (16 alla fine), che ha segnato sette degli ultimi dieci punti dei suoi, e Wilson (14 punti), a segno con una tripla fondamentale, questa vittoria la volevano proprio: Marquette deve a loro, ed alla loro freddezza nei momenti finali, il passaggio al turno successivo. Davidson invece va a casa delusa per aver perso un’opportunità importante, perdendo luciditá proprio nel finale e chiudendo cosi’  a quota diciassette la loro striscia di vittorie.

Marquette (6) nel terzo turno se la dovrá vedere con Butler, che ha sconfitto (68-56) una Bucknell (11) alla ricerca dell’upset, per rinverdire i fasti del 2005 quando riuscirono a fare fuori Kansas: difficile peró sconfiggere i Bulldogs senza avere il miglior Mike Muscala. La sua prestazione sottotono e il fatto che Bucknell sia andata in lunetta solo otto volte in tutta la partita (contro le ventotto di Butler), hanno condannato i Bison alla sconfittta.

Muscala,  miglior giocatore della Patriot League negli ultimi due anni, era il nemico numero uno per Butler, come ha detto Smith: “Cerchi sempre di trovare le tendenze di un giocatore, ma con lui é difficile. La nostra idea era di difendere di squadra. Una persona da sola nn puó fermarlo, é troppo forte.”

A quanto pare Butler ha scelto la strategia giusta: l’attacco di Bucknell, senza il suo miglior realizzatore, non era abbastanza per pensare di vincere. I Bulldogs ricominciano quindi la loro corsa, confermandosi una squadra di ottimo livello  e consolidata presenza al Torneo NCAA, che ha vinto undici delle ultime tredici partite giocate nel Torneo (le sconfitte sono arrivate solo nelle finali del 2010 e 2011)

Manca solo una partita per chiudere il riassunto delle partite di giovedí notte nell’East Seed. Se partita si puó definire l’incontro tra Syracuse (4) e Montana (13). La spiegazione migliore alla fine del match l’ha data Jim Boheim: ”Era una di quelle serate in cui a noi riusciva tutto e a loro non riusciva niente”.

Poco altro si puó dire si una partita che non é mai iniziata, con Syracuse che ha preso il controllo sin dall’inizio, mentre Montana non é mai riuscita a trovare un modo di attaccare decentemente la zona degli Orangemen.

I quarantasette punti di scarto finale (81-34) rappresentano il piú alto margine di vittoria nella storia del torneo NCCAA per una squadra con il numero 3 o inferiore del seed: giá da stasera contro i beniamini di casa di California (le gare si giocano a San José), la situazione per Syracuse si fará piú complicata.

Venerdí sera é stato il turno delle prime due teste di serie del seed.

Indiana (1), che entrava nel Torneo come numero uno del suo seed per la terza volta nella sua storia, non aveva assolutamente intenzione di essere l’unica numero uno ad uscire al secondo turno. Per evitarlo, gli Hoosiers hanno interpretato al meglio la gara, distribuendo le responsabilitá (cinque uomini in doppia cifra, con Watford a quota nove) partendo fortissimo e cancellando subito le speranze di upset di J.Madison (16).

A partire piú forte di tutti é stato Yogi Ferrel: il play di Indiana ha segnato i primi nove punti dei suoi, era giá a quota sedici dopo sei minuti di gioco ed i suoi avevano di fatto giá indirizzato la gara. Giá all’intervallo i Dukes, che mercoledí avevano vinto la loro prima partita al torneo NCAA in trent’anni, erano sotto di ventuno punti e senza reali speranze di avvicinarsi a Indiana (83-62 il punteggio finale).

Anche Miami (2) ha dovuto faticare poco contro Pacific (15): anche se i ragazzi di coach Thomason volevano fare bella figura per l’ultima partita del loro coach, che lascerá la panchina dei Tigers dopo venticinque anni, non hanno potuto fare nulla contro Miami.

Gli Hurricanes, campioni della ACC, erano semplicemente troppo per loro, ed é lo stesso coach Thomason a prendere la sconfitta con filosofia: “Una grande squadra, dei grandi giocatori, hanno giocato benissimo, faró il tifo per loro. Se sei all’ultima partita della tua carriera, vuoi chiudere contro una grande squadra”.

Gli Hurricanes, al loro ritorno al Torneo dopo cinque stagioni, esordiscono come meglio non si poteva, gestendo al meglio la gara: il parziale decisivo (14-0) lo realizzano giá alla metá del primo tempo, mettendo una comoda distanza tra loro e gli avversari (78-49 alla fine). Decisivo l’asse Shane Larkin – Durand Scott: il miglior giocatore della ACC, pur in una cattiva serata di tiro, ha gestito in modo perfetto l’attacco degli Hurricanes, innescando alla perfezione i compagni (nove assist alla fine). Il bersaglio preferito di Larkin si é rivelato Scott, in una serata particolarmente ispirata, chiusa con 21 punti e 5/8 da tre punti.

Temple ed Illinois si sono guadagnate il poco invidiabile diritto di sfidare Indiana e Miami nel terzo turno.

Temple (9) era determinata a sfatare le sue difficoltá nel Torneo: da cinque anni, infatti, perdeva alla prima partita nel Toreno ed é addirittura dal 2001 che non va oltre le Sweet Sixteen. Le cose sembravano mettersi per il meglio per gli Owls, sopra comodamente di diciassette punti contro North Carolina State (8).

Ma ecco che arriva l’imprevisto, e che imprevisto: Khalif Wyatt, miglior giocatore di Temple e della Atlantic 10, si fa male al dito (fortunatamente non della mano con la quale tira) ed esce dal campo.

Gli Owls a quel punto vanno in confusione, NC State rientra in partita e la maledizione di Temple sembra confermarsi. Ma per fortuna degli Owls Wyatt, pur incerottato, ritorna: giusto in tempo per segnare, negli ultimi trentadue secondi di partita, i sei tiri liberi decisivi, che permettono a lui di chiudere una gara fantastica (31 punti alla fine) e a Temple di vincere (76-72) e passare il turno.

Chiudiamo con la partita tra Illinois (7) e Colorado (10), definita “strana” da John Groce, il coach degli Illini: strana é decisamente un eufemismo, visto che Illinois l’ha prima vinta, poi persa e poi rivinta in circostanze molto particolari.

Gli Illini, infatti, avevano chiuso il primo tempo avanti di sedici (37-21), dando l’impressione di avere la situazione sotto controllo. Niente di piú sbagliato. Al ritorno dagli spogliatoi Colorado, lanciata da tre triple di Askia Booker, ha piazzato un incredibile parziale di 21-0, riuscendo addiritttura, con tre canestri di Scott, Johnson e Roberson, a portarsi sul 44-39.

Booker ha descritto cosí il momento decisivo della partita: “Abbiamo giocato alla grande in quel parziale, difendendo in modo perfetto e segnando dall’altro lato. Poi loro hanno segnato due triple, e la gara é cambiata.”

I tiri ai quali Booker si riferisce sono le due triple di Brandon Paul e D.J. Richardson a sei minuti dalla fine della gara: Illinois era con l’acqua alla gola, l’attacco non funzionava (solo tre canestri dal campo nella seconda metá di partita), ma quando quei due tiri sono entrati, la storia della gara é ccambiata definitivamente.

Da lí gli Illini, che hanno avuto il merito di non mollare mai, hanno ripreso il controllo e portato a casa la gara (57-49), mentre i Buffaloes, probabilmente stanchi dalla rimonta, non sono piú riusciti a rispondere.

Messo in archivio il primo turno, non c’é tempo per rilassarsi. Stasera si riparte.

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