Marshall Henderson, il giocatore più odiato della stagione

Marshall Henderson, il giocatore più odiato della stagione

Il momento in cui giri il calendario e ti trovi di fronte il mese di Marzo per gli amanti del College Basketball è la chiusura di un’attesa che dura 12 mesi, una gioia che ti agguanta per 3 settimane e ti porta a serate passate davanti allo schermo di una tv o di un computer ad esaltarti davanti a partite all’ultimo sangue, a buzzer beaters improbabili, a rimonte improbabili, a vittorie improbabili, a protagonisti improbabili che però diventano la normalità in questo periodo.

E la vastità di squadre che partecipano alla March Madness ci permette di avere un sacco di storie, personaggi e situazioni che non fanno altro che aumentare l’interesse e la curiosità per questo periodo dell’anno. Andiamo a vedere quali sono le principali quest’anno.

EVIL JIMMER

Chi non ricorda la grande stagione di BYU due anni fa, e chi non ricorda la grande attenzione mediatica che attirò Jimmer Fredette su fans e media in quel periodo?
Ecco, stavolta abbiamo un altro giocatore che lo può ricordare vagamente per la faccia tosta e la grande attitudine al tiro dalla distanza (anche se in modi differenti)…. però stavolta è cattivo, irriverente e odioso.

Marshall Henderson ha portato di peso i suoi Ole Miss Rebels al Torneo NCAA con prestazioni incredibili, dimostrando di essere un tiratore in uscita dai blocchi fantastico, un clutch player di livello e una grandissima testa d… insomma avete capito.

Al quarto programma in quattro anni, Junior College Player lo scorso anno, Henderson si è subito fatto riconoscere anche in Div. I con il taunting ai tifosi di Auburn, le continue provocazioni dopo i canestri segnati, il gesto del Gator Chomp dopo la finale del Torneo della SEC dove ha anche dato dei “losers” agli altri coach della Conference per non averlo nominato giocatore dell’anno.

Ora la sua squadra si incrocia con Wisconsin ed il sergente di ferro Bo Ryan, uno di quelli che se potesse lo ucciderebbe con le sue mani.
Ma cosa volete che importi ad uno che festeggia l’entrata al Torneo con un’intera nottata giocata a beer-pong?

IL JUMPSHOTFREETHROW

A proposito di Wisconsin, quante volte siete incappati in problemi con i tiri liberi o in compagni che hanno difficoltà nel segnare dalla linea della carità? Immagino non poche. Solitamente l’allenatore cercherà di lavorare sull’impostazione di tiro, sulla posizione di mani e piedi, sulla fluidità del movimento e sul punto giusto dove troncare il polso.

Bo Ryan invece no. Ha preso Ryan Evans, il giocatore dei Badgers che esegue più viaggi in lunetta, e vedendo che il suo tiro non riusciva ad entrare (neanche il 40% fino a quel punto) l’ha portato a tirare i liberi con un jumper. Esatto, un jumper.

I risultati sono notevoli, visto che Evans da quel momento non è più andato sotto il 50% salvo nella finale della Big10 dove ha chiuso con un accettabile 0/1.

Quindi abbiamo già una partita di rilevo, Evil Jimmer vs il Jump-shot-free-throw.

NATERS GONNA NATE

La ricerca dei giocatori culto è ovviamente sport internazionale in queste 3 settimane, e potremmo fare una lista numerosa su quali prendere in considerazione, partendo da Marshall Henderson finendo ad un altro tiratore folle come Rotnei Clarke di Butler, passando per la grinta di Matthew Dellavedova di Saint Mary’s.

Uno però che ha fatto strabuzzare gli occhi a tutti coloro che gli hanno dato un’occhiata è Nate Wolters di South Dakota State.

Faccia da bravo ragazzo, fisico da giornalaio, atletismo da campionato UISP ma una mente superiore per giocare a pallacanestro. Svelto, usa i piedi in maniera speciale per effettuare continui cambi di velocità e direzione in penetrazione, ottima visione di gioco e una semplicità imbarazzante nel trovare la via del canestro e farla trovare anche ai compagni, che sono almeno una decina di livelli sotto il suo gioco.

Quest’anno in due gare consecutive ha segnato prima 53 e poi 36 punti con 10 assist complessivi.
Questa squadra l’ha portata lui al Torneo ed ora si troverà davanti un ostacolo difficilmente sormontabile come la Michigan di Trey Burke. Ma occhio che questo è sempre il momento dove l’imprevedibilità è di casa.

I TRE CABALLEROS

6 titoli NCAA, 23 Final Four conquistate, 2047 vittorie. Tutte in una sola Region.

Tra le tante cose discutibili che il comitato NCAA ci ha propinato con questo bracket (Oregon con il seed #12 grida ancora vendetta), c’è anche l’ingiustizia di non poter vedere uno tra Rick Pitino, Mike Krzyzewski e Tom Izzo, ovvero coloro che hanno racimolato le cifre di cui sopra, alle Final Four di quest’anno visto che li troveremo tutti nella solita parte di tabellone.

La Louisville di Pitino è la favorita numero uno per il taglio della retina finale, ma l’hanno inchiodata in una Region dove potrebbe incrociare due che del mese di marzo se ne intendono decisamente e questo potrebbe portare ad un fine settimana, non questo che viene ma il prossimo, dove potremmo vedere due sfide con protagonisti i 3 di cui sopra.

A meno di sorprese, perché ci sarebbe anche lo spirito del grande Majerus che aleggia sopra Saint Louis.

LA SQUADRA DEL DESTINO?

Come può iniziare una stagione con la notizia che il tuo play titolare e leader deve saltare la prima parte di stagione a causa di una frattura al piede destro? E come si reagisce alla notizia che il tuo allenatore non sarebbe rientrato neanche quest’anno? E come si prosegue una stagione quando questo allenatore, che ha reclutato personalmente tutti i ragazzi che compongono la squadra muore nel momento più importante della regular season di Conference?

Tutte queste domande potete porle ai Saint Louis Bilikens, che il primo dicembre dello scorso anno hanno dovuto salutare coach Majerus per sempre, giocare una partita e poi andare al funerale portando sulle spalle la bara, sua ultima richiesta.

Loro si sono rialzati nel miglior modo possibile, hanno cominciato a giocare come aveva insegnato loro coach Rick e sotto la guida di un ottimo Jim Crews hanno conquistato prima la regular season e poi il titolo della Atlantic-10, conference da quest’anno ipercompetitiva a causa dell’arrivo di VCU e Butler, fino a due anni fa alle Final Four e con le stesse figure in panchina.

Ora si ritrovano nella Region più difficile, ma in molti non sono così sicuri che non abbiamo nessuna possibilità per arrivare fino alla fine. Hanno paura a dirlo, ma non a pensarlo, perché i Billikens giocano bene, uniti e hanno qualcosa dentro più degli altri. E allora lasciarli da una parte suona veramente ingiusto.

 

 

One thought on “Storie da March Madness: da Evil Jimmer allo spirito di coach Rick

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