Uno dei frequenti momenti di intensità di una partita incredibile

 

Il tiro di Gordon Hayward da metà campo nella finale nazionale dello scorso anno, che abbiamo visto e rivisto, non sarà più l’unico e indelebile momento storico di questa università di appena 4000studenti sita nell’Indiana, lo stato della palla a spicchi.

I Butler Bulldogs sono di nuovo alle Final Four, sorprendendo incredibilmente tutti ancora una volta. Persino quella Florida che ha avuto almeno due occasioni di poter dire “è fatta”, ma che alla fine ha dovuto arrendersi dinanzi ad una squadra assolutamente fantastica, capace con la voglia e con il cuore di ritrovare energie perse e nuovi modi di vincere la partita.

Coach Brad Stevens entra nella storia da par suo, essendo il primo coach della storia a raggiungere due Final Four consecutive prima dei 35 anni (l’età del coach è 34, esageratamente giovane).

I campioni dell’Horizon League (questa sconosciuta..) arrivano al gran ballo dopo aver battuto la favorita Pittsburgh in una gara pazza e fortunata, la numero 4 Wisconsin, battuta quasi con estrema facilità nonostante la differenza in termini tecnici e di blasone e ieri, per ultimi, quei Florida Gators, che erano quasi contenti di non trovare i Panthers, ma che hanno anche loro assaggiato il morso dei Bulldogs dell’Indiana.

“We just kind of stayed together, stayed the course, figured it out, and just played resiliently, I’m incredibly proud of these guys. They carried their coach in a big way. … Our players did a great job, and [they are] just a special group. We’re really lucky that they’re Butler Bulldogs.”

Le parole di coach Brad Stevens non sono di circostanza, ma vengono dopo una partita lunga 45 intensi minuti.

La gara inizia con 8 punti filati di Shelvin Mack, che regge quasi da solo, con i suoi canestri da fuori, l’ottimo inizio dei Gators, che eseguono alla lettera gli ordini di coach Billy Donovan, ovvero andare dai lunghi presto e spesso. E’ infatti Vernon Macklin il grande protagonista del primo tempo (e non solo): il numero 32 in maglia bianca ne segna ben 15 nella prima parta di gara, e la zona contro i lunghi di Butler sembra funzionare.

Ma i rimbalzi offensivi di Howard e Smith insieme al tiro dalla lunga distanza vanificano l’ottimo andamento dell’attacco dei Gators: dopo essere stati avanti di 10 sul 25-15, il primo tempo si chiude infatti con un solo punto di margine per i due volte campioni NCAA, che hanno non poco da recriminare in questo senso.

La ripresa inizia con l’inerzia “tecnica” tutta dalla parte di Florida, che infatti continua ad andare sotto con costanza, stavolta non più solo con Macklin (che inizia con 6 punti in 5 minuti) ma anche con Alex Tyus, autore di due schiacciate imponenti consecutive: insieme i due lunghi chiuderanno con un ottimo 17 su 26 dal campo, mentre i compagni con un misero 8 su 31.

A 11 minuti dalla fine i Gators sono ancora avanti: il massimo vantaggio arriva a 11 sul 51-40, e per la seconda volta nella gara sembrano in controllo e con un piede a Houston. Ma non bisogna mai sottovalutare questa squadra di questa piccola università, perchè il loro cuore, insieme alla voglia di “arrivare”, non è affatto piccolo. Dopo il timeout chiamato da coach Stevens, calca per la prima volta il campo il freshman Chrishawn Hopkins, che chiude un 5-0 di parziale con la tripla del meno 6.

Il meno 3 dei Bulldogs arriva a 5.45 dalla sirena con una tripla alquanto fortunosa di Shawn Vanzant, autore di 7 punti finali. La gara è ormai punto a punto dopo il gran canestro di Shelvin Mack “alla Ginobili” per il meno due e la seguente penetrazione del solito numero 1 in maglia nera, autore di 30 punti uno più importante dell’altro. Dopo una serie di tiri liberi, e anche di tanti errori, non ultimo quello di Howard che avrebbe potuto dare il vantaggio, Florida ha la palla per vincere, ma l’azione condotta da Erving Walker porta a esiti negativi con modalità altrettanto misteriose, sulle quali rimane molto più di un dubbio. Il piccolo play sbaglia la tripla a fil di sirena e continua la sua sfortunata serata da 1 su 10 dal campo. Si va ai tempi supplementari, nonostante Butler tiri con solo l’8 su 30 (!) da tre e il 39% dal campo, a cui vanno aggiunto ben 10 tiri liberi sbagliati.

Florida si ritrova a giocare un altro Overtime dopo quello vincente della gara contro BYU. Andrew Smith, il centro di Butler, esce dopo il quinto fallo e l’1 su 2 dalla lunetta di Walker da il primo punto ai Gators, che però non vanno bene sotto le plance e consentono a Howard di mettere il +1 dopo il 12esimo rimbalzo offensivo della squadra di coach Stevens: il 13esimo è ancora più letale, perchè Kyle Marshall segna e subisce il fallo dopo il tiro sbagliato di Mack. A quel punto è +3 per i Bulldogs, che però devono subire immediatamente il pareggio di Boynton (17 punti per lui) sul 67-67 a 2.11 dalla fine.

Il finale regala delle emozioni raramente vissute con questa passione da una parte e dall’altra del campo, perchè Walker con il suo primo canestro da tre dell’intera gara da il +1 ai Gators dopo i due tiri liberi messi a segno da Nored. Ma non può finire qui: immediata è la risposta di Shelvin Mack, che con una freddezza degna dei migliori giocatori segna la tripla del +2 Butler. Dopo il sanguinoso errore dalla lunetta di Florida da parte di Erving Walker, Mack ha il tiro del +4, ma la palla non tocca neanche il ferro.

30 secondi. E’ questo il tempo a disposizione dei Gators per organizzare l’azione offensiva del pareggio o addirittura della vittoria. Kenny Boynton inspiegabilmente ne usa solo 11, dopo i quali scocca un tiro senza senso da quasi 8 metri. Scelta assurda che regala dei liberi, dopo il fallo sistematico, ai Bulldogs. Mack non può sbagliare e fa 2 su 2, Walker invece continua a farlo, stavolta con un contestatissimo tiro da tre che non può andare a segno.

Butler vince, meritatamente. Florida esce con grossissime recriminazioni, sapendo di aver avuto la partita nelle mani e averla buttata alle ortiche.

Dopo UNLV versiono 1990 e 1991, Butler è la prima squadra al di fuori delle sei più importanti conference, a raggiungere le Final Four per due anni consecutivi, cosa mai riuscita a una che non fosse prima o seconda seed del tabellone regionale.

La 13esima vittoria di fila per coach Stevens è la più importante, e dalle parole di Matt Howard (che aveva “salvato” i Bulldogs in due occasioni, contro ODU e Pittsburgh) si capisce quanto sia stata importante la prestazione da 30 punti, 4 rimbalzi e 4 assist di Shelvin Mack:

“I feel incredibly good for Shelvin, if we would have lost on that play, he still scored 30 points and carried us. You can’t fault him and say you lost us the game because he essentially won us the game. The kid’s incredible. He really carries us at times. This is the type of player Shelvin is.”

Il prossimo weekend saranno gli altri 3 team a dire “Houston, abbiamo un problema”, perchè i Butler Bulldogs saranno ancora una volta li, come sempre a dare fastidio e tanto filo da torcere dall’invidiabile posizione di “underdog”.


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