Jared Sullinger, forse il miglior big man della nazione a livello collegiale

Le dimensioni contano.

E’ una regola valevole sia per le donne (per quanto possano intortarci con i “non è vero” o con i “bisogna saperlo usare”) che nel College Basket, con la differenza che nel secondo fortunatamente i complessi freudiani non c’entrano assolutamente niente.

Bigger is better. Infatti qui le dimensioni riguardano centimetri (in altezza, per i maliziosi) e chili, caratteristiche che muovono sensibilmente le asticelle riguardanti le aspettative stagionali, soprattutto se all’interno dell’area abbini anche tecnica e/o potenza.

Durante l’estate però questo ruolo ha subito un grande taglio in termini di talento, perdendo alcuni tra i protagonisti più importanti tra quelli che giocavano in vernice, tra conclusioni della carriera universitaria (Samhan, Pittman, Chism, Varnado), sirene Nba (Favors, Cousins, Monroe, Aldrich, Udoh e molti altri) ed errori di valutazioni personali (Gallon, Orton, Ogilvy) quest’anno si rischia di avere una classe molto povera.

Fortunatamente dalla High School sono arrivati alcuni prospetti interessanti e ci si aspetta anche la crescita di alcuni giocatori che nello scorso anno non hanno avuto spazio o semplicemente non erano ancora accettabili dal punto di vista della maturazione cestistica.

Ecco di seguito alcuni big man da tenere d’occhio per questa stagione universitaria ma anche come aspettative future.

JARED SULLINGER (Ohio State, Big Ten)

Un bulldozer con i movimenti di Barishnikov, un agonista con la faccia ed i comportamenti da bravo ragazzo, delle mani da muratore con polpastrelli da pianista.

Non è una sagra dell’ossimoro ma solamente il modo migliore per presentare Jared Sullinger, uno dei freshmen più interessanti di tutto il panorama e sicuramente uno dei big men su cui verrà attirata più attenzione, sia per quello che può dare ad Ohio State nell’immediato, sia per quello che può dare in futuro a questo gioco.

Sono infatti tanti, tantissimi gli occhi sul ragazzo da parte della Nba ed il perché è presto detto ma già ben anticipato dalle apostrofazioni di cui sopra.

Forza fisica condita da un eccellente lavoro di piedi e corpo che ne fanno già da ora uno dei migliori giocatori di post basso di tutto il panorama collegiale, riesce benissimo a prendere contatto con il difensore per attaccarlo da ogni lato, vista l’ottima capacità anche di mettere palla a terra e di mantenere il possesso anche in situazioni di traffico nei dintorni.

Dotato di ottimo tocco nei pressi del canestro, dispone di un ottimo tiro frontale che può sfoderare anche oltre l’arco dei 3 punti, non è un tiratore ma dalla parte centrale del semicerchio tende a metterne tanti.

Ma la specialità della casa non può che essere il rimbalzo. Continuando la storia dell’ossimoro, le mani dolci e delicate che vediamo al momento del tiro, diventano delle morse incredibili sotto i tabelloni. Mani forti e veloci che arpionano il pallone in modo da proteggerlo alla prima sensazione di tatto. Sfrutta molto bene anche gli ottimi istinti di posizionamento che ovviamente grazie ai suoi 120 e passa chili riesce a mantenere egregiamente.

Sarà interessante vederlo quest’anno contro gente della sua stessa stazza, visto che finora ha sempre vissuto di mismatch, ma anche in difesa, dove il ragazzo ha le maggiori lacune. E’ più un problema di concentrazione perché le armi non gli mancando di certo. E’ la stessa mancanza di voglia che dimostra quando deve mantenere la forma, aspetto molto importante se vuole evitare infortuni, soprattutto con un corpo del genere.

Insomma, probabilmente sarĂ  uno dei grandi protagonisti della stagione, e lo si capisce anche dal fatto che, nonostante se ne sia andato un Naismith quale Evan Turner, Ohio State sia rimasta tra le pretendenti del titolo a marzo.

Tutto grazie all’ossimoro di 206 centimetri.

JAJUAN JOHNSON (Purdue, Big Ten)

Altro lungo della Big Ten da cui dipende il destino della sua alma mater.

Colpiti dal grave infortunio occorso allo sfortunatissimo Robbie Kummel, il quale si è visto per la seconda volta nel giro di 6 mesi la scritta Done for the Season davanti per colpa del solito ginocchio ballerino, i Boilermakers puntano tutto sugli altri due senior che in estate hanno resistito alle sirene Nba, ovvero E’Twuan Moore e, appunto, Jajuan Johnson.

Sulle spalle del nativo di Indianapolis graverà tutto il peso del frontcourt, e ciò darà grossi segnali per un suo futuro nei Pro. Già alla fine della scorsa stagione si trovò nella medesima situazione ma fu un colpo in corsa, mentre ora coach Painter ha la possibilità di poter sfruttare al meglio Johnson.

Lungo veloce ed atletico, con grande propensione alla stoppata sfruttando le ampie leve di cui è a disposizione ed una tenuta di posizione in post che fanno di lui uno dei migliori difensori in vernice della Nazione. Riesce benissimo infatti a reggere il confronto con giocatori più forti fisicamente o con tweener più veloci grazie ad una velocità laterale impressionante per un giocatore che sfiora i 2 metri e 10.

La velocità di piedi e l’atletismo sono un arma che viene usata in maniera efficace anche in attacco. In transizione corre come una guardia, riuscendo a mangiarsi i 28 metri del campo in poche falcate. Inoltre riesce ad essere molto produttivo a rimbalzo offensivo partendo dalle seconde linee prendendo in contropiede gli avversari più statici.

Purtroppo è proprio in attacco che JaJuan scopre le sue lacune, soprattutto nelle situazioni di attacco a metà campo. Non ha movimenti in post decenti e questo lo limita molto in queste situazioni potendo solo contare su un jumper frontale che però non ha una grande continuità.

A rimbalzo sfrutta tempismo e reattività, ma non è uno specialista e molte volte i lunghi avversari abusano di questa caratteristica.

Sarà un’annata importante per Johnson, il quale dovrà dimostrare di essere un leader ed una guida per una squadra che ha perso un elemento fondamentale per la corsa alla primavera cestistica.

Se riuscirà a rispettare le aspettative ed a migliorare su alcuni suoi difetti, può fare molto bene a Purdue ma anche a se stesso, catapultandolo di diritto nel primo giro del prossimo draft.

MARCUS MORRIS (Kansas, Big12)

Bill Self ha sempre voluto avere un punto focale del suo attacco all’interno dell’area. Amante del pick’n’roll e delle continue spaziature da parte dei giocatori sul perimetro, il coach dei Jayhawks è sempre stato attento ad avere un lungo che potesse bloccare e fiondarsi in vernice ma che  sapesse anche crearsi un tiro da solo.

Ed è per questo che per la riuscita della stagione sarà fondamentale l’apporto di uno dei due gemelli Morris. Marcus, in questo caso.

Reduce dalla buona stagione scorsa, in cui ha mostrato ottimi miglioramenti ed un maggior impatto in campo, Marcus Morris si appresta ad essere uno dei migliori big men dell’annata collegiale.

Giocatore solidissimo, in attacco ha molte armi per far male alle difese, senza eccedere, ma tutte efficaci a dimostrazione di una grande preparazione sui fondamentali.

Spalle a canestro infatti può finire con entrambe le mani, preferibilmente in semigancio, movimento che ha fatto suo nell’ultimo anno, e con un gran lavoro di piedi tale da permettergli di aggirare l’avversario con rotazioni sul perno.

Dispone di un buon jumper frontale preso con un rilascio alto tale da renderlo difficilmente contestabile.

A rimbalzo sfrutta istinto e posizione, prende benissimo il tempo per il salto e riesce a controllare la palla saltando sempre con entrambe le mani protese verso il pallone. In difesa non è un intimidatore o uno che cambia le partite ma tiene bene posizione e sa leggere le rotazioni difensive.

Come abbiamo già detto è un giocatore concretissimo, ha però il grosso problema di non essere sempre continuo. E non parliamo solo a livello di cifre, infatti Morris passa da momenti in cui è inarrestabile ad altri dove invece è completamente assente, dalla partita, dal gioco, da tutto.

Anche lui è seguito di buon occhio dal piano di sopra, e probabilmente a giugno sarà sul taccuino di molti GM, ma prima deve affrontare una stagione non facile a Lawrence viste le partenze di giocatori come Aldrich, Collina ed Henry.

L’obiettivo? Sperare di non trovar nessun iraniano nella strada che porta a Houston.

TREY THOMPKINS (Georgia, SEC)

Nella SEC delle ben più quotate Florida, Kentucky e Tennessee, saranno da tenere d’occhio le vicende cestistiche di Georgia, squadra che quest’anno si candida come vera sorpresa della Conference dopo che già 3 stagioni fa riuscirono nell’impresa di sbalordire la Ncaa con la vittoria del torneo SEC, dopo esserci arrivata con un record negativo.

A guidare i Bulldogs durante la stagione (o meglio, per gran parte, considerando l’infortunio che lo terrà fermo per i primi 2 mesi) ci sarà Trey Thompkins, che già lo scorso anno aveva fatto alzare le antenne alla Nazione e spostato molti sguardi verso il campus di Athens.

Thompkins è una PF dotato di una vasta gamma di soluzioni in attacco, dove sa far male in ogni modo. Ha un’ottima tecnica nel gioco spalle a canestro, condito da uso del perno, uso del corpo sul difensore e finte con entrambe le spalle, ma sa anche fronteggiare il canestro usufruendo dell’efficace jumper, che può essere preso anche oltre l’arco del tiro da 3 punti. Insomma, è un autentico incubo per le difese avversarie, viste le capacità di poter essere utilizzabile per ogni tipo di matchup.

E’ un solidissimo rimbalzista che molte volte riesce a collinare oltre la doppia cifra nella specialità, dove sfrutta tempismo ed ottimo posizionamento per tagliar fuori il diretto rivale, anche perché non è un grande atleta e non può sfruttare più di tanto questo aspetto.

In difesa è un buon intimidatore, soprattutto dal lato debole, ma non è un difensore tale da poter impensierire in situazione di single coverage, e questo è dovuto anche ad una scarsa attitudine nella propria metà campo.

Nato e cresciuto in Georgia, ha detto che non lascerà l’università finchè non riuscirà a portarla in una posizione di rilievo all’interno della Ncaa. Già quest’anno può dimostrare molto, sempre che riesca a rimettersi a posto dal recente infortunio alla caviglia.

PERRY JONES III (Baylor, Big 12)

Magari può essere prematuro metterlo in questa lista, visto che il ragazzo è un giocatore dall’elevatissimo potenziale ma ancora grezzo in più di un aspetto, ma la stagione di Baylor passa tutta dalle sue mani, o se preferite, dal suo apporto mentale.

Di suo ha già fatto la storia dell’università risultando il recruit più alto dei Bears, ma in Texas ci si aspetta tanto da questa stagione soprattutto dopo aver assaporato la notorietà nella scorsa conclusasi con la sconfitta alle Elite Eight da parte dei futuri campioni di Duke.

Jones non ha bisogno di presentazioni, perché è molto conosciuto a livello collegiale ma soprattutto dagli addetti ai lavori della Nba, innamorati dalle abbacinanti capacità fisico-tecniche del freshman texano. Nonostante sfiori i sette piedi di altezza, ha un controllo della palla incredibile, una meccanica di tiro fluida e continua e copre molto velocemente il campo in situazione di contropiede, note che creerebbero attenzioni se si parlasse di una guardia, figuriamoci se si parla di un ragazzo che supera i 210 cm.

Verticalista incredibile, tale da renderlo un rimbalzista ed intimidatore di buon livello nonostante non abbia grandissimi fondamentali e nei pressi del ferro è difficilmente stoppabile, considerando anche il buon tocco. In questo caso è impressionante la quantità di energia che possono sprigionare i Bears in vernice, vista anche la presenza di Acy e dell’altro Jones, Anthony.

L’aspetto dove Perry Jones si discute è prettamente sul piano mentale. Non è infatti dotato di quella cattiveria agonistica che contraddistingue i veri fenomeni da tanti prospetti già passati da queste parti. Anzi, alle volte sembra proprio passivo a ciò che succede sul parquet e tende ad estraniarsi dal rito della partita.

A Waco sperano di coprire questo “difetto” con la presenza di LaceDarius Dunn, vero e proprio protagonista della formazione. Se Jones riesce a girare, la stagione di Baylor rischia di essere di discreto rilievo.

HONORABLE MENTIONS

MILES & MASON PLUMLEE (Duke, ACC)
I Blue Devis quest’anno sono una squadra meno operaia e con più talento, sono arrivati Kyrie Irving e Seth Curry ma se ne sono andati elementi importantissimi per l’economia difensiva di squadra come Lance Thomas e Brian Zoubek, pilastri insospettabili della squadra più solida della scorsa stagione.

A prendere il posto di loro due e con l’importante compito di non far pesare tale assenza, ci dovranno pensare i due fratelli provenienti dall’Indiana. Reduci da un’annata da comprimari, ci si aspetta uno step importante dal duo per cercare di bissare il successo dello scorso aprile. Soprattutto Mason, che può dare una dimensione offensiva di rilievo, nella speranza di una chiamata alta nel prossimo draft di giugno.

JON LEUER (Wisconsin, Big Ten)
Se Wisconsin negli ultimi anni è sempre stata un’avversaria ostica il merito è tutto suo. In una Big Ten che, come abbiamo visto sopra, ospita una bella gamma di lunghi, Leuer si candida come uno dei migliori nel ruolo grazie alla sua doppia dimensione che gli consente di giocare indistintamente dentro e fuori dall’area.

Durante l’estate ha partecipato agli allenamenti di Team Usa in preparazione dei Mondiali in Turchia, e chi ha avuto a che fare con lui è rimasto affascinato dall’impegno e la sostanza di Leuer all’interno del rettangolo di gioco.

LAVOY ALLEN (Temple, Atlantic 10)
Nonostante non sia una delle Conference di spicco del panorama collegiale, la Atlantic 10 regala sempre qualche squadra affascinante capace di condurre una stagione solida e di tirare qualche tiro mancino ad atenei ben più rinomati. Una di queste è Temple.

Gli Owls già nella scorsa stagione ha mostrato cose interessanti guidati dall’eclettico Juan Fernandez e da Lavoy Allen. Allen è una macchina da doppia doppia, capace di cambiare le partite sfruttando il suo incredibile atletismo a rimbalzo ed in difesa, dove le braccia infinite gli permettono di essere un ottimo intimidatore.

Ovviamente è indispensabile il suo apporto per i risultati dell’università con sede nella città dell’amore fraterno.

Altri due nomi da tenere d’occhio sono quelli di Derrick Williams di Arizona e di Jordan Williams di Maryland, due sophomore su cui le rispettive università puntano molto.

One thought on “NCAA – I migliori Big Men

  1. mi permetto di non essere concorde con la mancata citazione di Terrence Jones di Kentucky….guardate un pò le cifre e soprattutto le partite del numero 3

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