Avevamo lasciato le NBA Finals sul 3-2 in favore degli Oklahoma City Thunder, favoriti della vigilia, che sembravano aver trovato la quadratura per disinnescare gli Indiana Pacers, avevano definitivamente accolto il talento offensivo di Jalen Williams al fianco di Shai Gilgeous-Alexander e si preparavano ad affrontare gara-6 con gli avversari alle prese col rebus delle condizioni fisiche di Tyrese Haliburton.

L’epilogo della sesta partita ha invece regalato un vero colpo di scena. Haliburton c’è, come da sue dichiarazioni pregara in cui aveva affermato che avrebbe fatto di tutto per non saltare l’elimination game, e i Pacers non solo vincono ma dominano la gara a partire dal secondo quarto e costringono i Thunder al -30 della fine del terzo quarto e a un 108-91 finale che non rappresenta uno scarto più pesante solo perchè l’ultima frazione di gioco contava unicamente per le statistiche.

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I Thunder incassano quindi una sconfitta pesante quanto quella di gara-3 contro i Minnesota Timberwolves che dopo essere andati sotto 2-0 contro gli uomini di Daigneault li costrinsero a un abissale -42.

Come in quell’occasione Oklahoma City si è presentata sul campo avversario senza l’intensità difensiva che si deve a una gara playoff, perdipiù di finale, e soprattutto si è di nuovo adattata al gioco da corsa avversario contro la quale aveva già ceduto in maniera netta.

Nella vittoria di gara-5 una delle chiavi era stata la capacità di OKC di stroncare sul nascere i velocissimi ribaltamenti di fronte che fanno molto delle fortune dei Pacers con una grande pressione su chi quei ribaltamenti doveva innescarli. Questa volta non è andata così e Indiana ha preso fiducia già dopo il primo break arrivato dopo il 10-2 in favore dei Thunder, riprendendo a correre e portando subito la gara sui suoi binari.

I Thunder hanno retto finchè Shai Gilgeous-Alexander ha avuto la forza di rispondere ai canestri di Indiana che arrivavano a frotte, poi hanno firmato la resa incondizionata già nel secondo quarto chiuso sul +22 per i padroni di casa che hanno costretto i campioni della Western Conference a un 1/11 da tre nella prima metà di gara e a 21 palle perse totali (12 nei primi 24′)

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Come accennato i primissimi minuti sorridono in realtà ad OKC come era avvenuto nella maggioranza delle gare di Finals. Jalen Williams sembra riprendere da dove aveva lasciato in gara-5 con le sue devastanti incursioni al ferro, Chet Holmgren realizza il 10-2 Thunder dopo 3’34”; Holmgren chiuderà però con soli 4 punti e 2/9 dal campo registrando un netto passo indietro rispetto alla gara precedente.

Dall’altra parte i Pacers entrano in partita e dopo aver iniziato tirando 0/8 mettono a segno un 6/7 inaugurato da un pazzesco canestro di Pascal Siakam che trova il 2+1 cadendo a terra e segnando nonostante il fallo di Lu Dort. Haliburton è chiaramente a mezzo servizio ma Indiana trova il controparziale di 19-5 guidata da un Andrew Nembhart perfetto dal campo nel primo quarto e dall’ingresso dei suoi uomini d’energia: Obi Toppin e TJ McConnell.

Proprio Toppin dalla lunetta trova il massimo vantaggio Pacers dei primi 12′ (26-17 dopo 9′) prima del rientro dei Thunder guidato da Shai Gilgeous-Alexander, che dopo la tripla di Aaron Wiggins (unica su 4 tentativi dopo il 4/7 da tre di gara-5 e il 5/8 di gara-2) realizza 7 punti di fila tra la fine del primo e l’inizio del secondo quarto per riportare i Thunder a -1 sul 28-27.

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Se però SGA riesce a trovare i suoi tiri e a metterli, la difesa ospite continua a permettere a Indiana di giocare il suo basket e dopo che Rick Carlisle chiama saggiamente timeout dopo 3′ nel secondo quarto avendo visto che i suoi uomini continuavano a subire gli attacchi di Williams, la partita finisce prematuramente.

Carlisle decide di mettere in campo contemporaneamente Haliburton e McConnell per lasciare a quest’ultimo il compito di aprire le difese e sgravare quindi il malconcio Tyrese di una buona fetta di sforzo fisico. La mossa paga perchè ancora una volta McConnell è devastante, distruggendo la difesa di Cason Wallace che quindi registra un’altra prova sotto il par (il tabellino dice solo 2 punti con 1/4) e lanciando i suoi verso il primo vantaggio in doppia cifra, mantenuto per il resto della gara e che si concretizza manco a dirlo con un attacco in transizione che si conclude con la tripla di Aaron Nesmith (per il 45-33 a 5′ dalla pausa lunga) segnata prima che la difesa Thunder potesse schierarsi.

OKC è in balia totale degli avversari e la metà conclusiva del secondo quarto è un monologo Pacers con Haliburton che dopo essersi potuto preservare prende parte attiva alla festa, ci mette i suoi canestri (comprensivi di tripla dal logo) e lancia Siakam che schiaccia il +20 a 40” dall’intervallo.

Ma l’ex Raptors, già titolare di un anello a sorpresa nel 2019 con i Toronto Raptors che sconfissero i più quotati Golden State Warriors, non si accontenta: sull’ultima azione tira in sospensione in faccia ad Alex Caruso (che dal canto suo chiude con 1 punto senza canestri dal campo su soli 2 tentativi) e realizza il 64-42 con cui i Pacers concludono la prima metà di gara nel tripudio della Gainbridge Fieldhouse.

L’acquisto di Siakam era quello che doveva far fare il definitivo salto di qualità al progetto Indiana Pacers e rendere la squadra quanto più possibile vicina al titolo di contender. Le prestazioni del camerunense dicono a chiare lettere quanto si stia guadagnando fino all’ultimo centesimo i quasi 189 milioni che riceverà da Indy fino al 2028: anche oggi il nativo di Douala registra una prestazione di solidità ed esperienza con una doppia doppia da 16+13 rimbalzi.

Pascal Siakam, leader dei Pacers con Tyrese Haliburton, al tiro contro Isaiah Joe

Pascal Siakam, leader dei Pacers con Tyrese Haliburton, al tiro contro Isaiah Joe

Nel terzo quarto non si segna per quattro minuti e questo va senz’altro a sfavore di Oklahoma City che dovrebbe approfittare dei periodi di secca offensiva avversari per riorganizzare la difesa e cercare un tentativo di rientro.

Così non è, i Thunder segnano solo dopo 5′ e l’improbabile boa offensiva della squadra di Daigneault è Isaiah Hartenstein che è l’unico a segnare malgrado non sia certo la sua priorità quando è in campo (l’ex Knicks chiuderà con la magrissima soddisfazione di 10 punti in 16′, superando quindi Holmgren che sarebbe in teoria uno scorer)

Indiana ringrazia e scappa definitivamente via, ammesso che non l’avesse già fatto prima, con Obi Toppin che riprende a cannoneggiare dall’arco e alla fine risulterà il miglior realizzatore dei Pacers con 20 punti e 4/7 da tre, un solo punto sotto il top scorer assoluto della gara Gilgeous-Alexander; d’altra parte che l’altro ex New York non fosse solo un beniamino del pubblico era chiaro da tempo nei playoff.

SGA riuscirà a trovare al massimo il -19 sul 75-56 a 4’36” dal termine del terzo quarto ma continua a perdere palloni in quantità (saranno addirittura 8 le palle perse dall’MVP di questa stagione a fine gara) e sulla sirena della terza frazione di gara Indiana trova la tripla di Ben Sheppard, unica su 4 tentativi, che porta a 30 le lunghezze di scarto tra le due squadre su un eloquente 90-60.

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L’ultimo quarto come accennato è un garbage time di dodici minuti in cui Mark Daigneault prende atto che la partita è chiusa e non mette in campo nè i cinque giocatori schierati inizialmente nè Caruso; può approfittarne tra gli altri il redivivo Jaylin Williams che lo scorso anno aveva un ruolo ben più importante e in questa occasione si accontenta di 7 punti con 2 triple che non servono.

Stesso discorso per Carlisle che può tenere a riposo Haliburton e concede la standing ovation, tra gli altri, a un TJ McConnell ancora una volta maestoso che chiude con 12 punti e 6/12 da due (senza tirare da tre) dando due minuti anche al leader dello spogliatoio James Johnson senza che l’ex kickboxer riesca a segnare (in compenso riuscirà a farsi espellere dopo poco più di un minuto)

La partita scorre tra la festa del pubblico di Indianapolis fino al 108-91 con cui gli Indiana Pacers si prendono gara-6 rendendo necessaria la settima gara per l’assegnazione del Larry O’Brien Trophy 2025.

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L’ultimo capitolo di una saga tanto avvincente quanto sottovalutata dall’audience americana si disputerà nella notte italiana tra domenica 22 e lunedì 23 giugno al Paycom Center di Oklahoma City pronto a sostenere i Thunder che tuttavia registrano la loro peggior performance offensiva nei playoff: l’unica volta che SGA e soci erano andati sotto i 100 punti nella postseason era stata gara-4 contro i Denver Nuggets, vinta da OKC 92-87)

Che i Thunder siano pienamente attrezzati per la vittoria dell’anello lo si è detto svariate volte durante la stagione ma affinchè il progetto di Sam Presti trovi la sua degna conclusione occorrerà che la squadra giochi gara-7 nel pieno della concentrazione e sfruttando le sue doti fino all’ultimo canestro, perchè di contro i Pacers sono a loro volta a 48 minuti dal primo titolo della loro storia e così come hanno fatto per tutti i playoff si giocheranno le loro carte fino all’ultima sirena.

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