Ci siamo già espressi più volte su questi schermi riguardo alla maggiore competitività in questa regular season conclusa a inizio mese della Eastern Conference che può vantare più di una candidata seria a prendersi il Larry O’Brien Trophy attualmente in mano ai Golden State Warriors. Adesso però è il momento di fare sul serio, il momento dei playoff.

Il tabellone orientale della NBA ha finora offerto un menu abbastanza classico per un primo turno postseason: una serie già quasi in archivio come quella tra Philadelphia e Brooklyn, un’altra piuttosto indirizzata in favore di Boston contro Atlanta ma che ha visto la reazione d’orgoglio degli sfavoriti Hawks davanti al proprio pubblico, un sorprendente sgambetto casalingo dell’ottava Miami ai danni della prima Milwaukee e una serie combattuta tra le due squadre di centro classifica New York e Cleveland per quanto, come vedremo, sembrano i Knicks i favoriti per uscirne vincenti.

Addentriamoci quindi nell’analisi delle prime quattro serie dell’Est iniziando a buttare più di un occhio su chi potrebbe riuscire nella deep run che porta alle NBA Finals.

MILWAUKEE BUCKS (1) vs MIAMI HEAT (8): 1-1

L’accoppiamento tra i Bucks di Mike Budenholzer e gli Heat di Erik Spoelstra al primo turno si era già proposto due anni fa col risultato di un secco 4-0 per i cervi di Milwaukee ma con un piccolo rimpianto per Miami che era andata vicinissima ad espugnare il Fiserv Forum in gara-1 portando al supplementare i futuri campioni NBA e cedendo solo al canestro finale di Khris Middleton.

Quest’anno il copione è stato finora diverso e i Miami Heat sono riusciti a portare a casa il primo atto della serie ribaltando il fattore campo. Arrivati ai playoff dopo aver preparato benissimo lo spareggio play-in contro i Chicago Bulls (eccezionale la difesa su DeMar Derozan che gli ha tolto il prediletto midrange) gli uomini di Spoelstra hanno peraltro sempre condotto la gara di Milwaukee. Quasi pleonastico dire che il trascinatore dei floridiani è stato un grandissimo Jimmy Butler.

Il leader morale e materiale degli Heat ha tenuto fede al suo nome di battaglia di Jimmy Buckets sin da subito piazzando 35 punti con 15/27 dal campo ma anche al suo ormai non più nuovo ruolo di uomo squadra aggiungendo 11 assist per le triple dei compagni di squadra (15/25 da tre per Miami con 4/5 di Gabe Vincent e 4/7 di Kevin Love, tra gli altri)

Una mano pesante alla vittoria di Miami l’ha però data con ogni probabilità anche il fato, che si è abbattuto più avverso che mai sui Bucks privandoli dopo 10 minuti di Giannis Antetokounmpo che è rientrato negli spogliatoi per un infortunio alla schiena.

Senza il loro cannoniere principale i Bucks hanno provato ad aggrapparsi alla vena realizzativa di Middleton (33 punti ma con 2/7 da tre) alla doppia doppia di Jrue Holiday (16 + 16 assist ma con 6/18 dal campo) e alla grinta di Bobby Portis (21 e tanta voglia ma anche per lui 0/5 dall’arco) ma sbattendo contro l’11/45 da tre punti e lo strapotere di Butler.

Gara-2 ha visto i Bucks perlomeno riuscire a non sprofondare su uno 0-2 e vincere nettamente per 138-122 prima di andare a Miami con gli ospiti anch’essi vittime della dea bendata che ha tolto a Spoelstra Tyler Herro dopo il primo tempo di gara-1. E se per Antetokounmpo è game time decision per gara-3, per Herro il responso è secco: infortunio al terzo e quarto metacarpo della mano destra e playoff finiti.

A guidare Milwaukee in gara-2 soprattutto un grandissimo Jrue Holiday, recentemente eletto come giocatore più sottovalutato dai colleghi NBA. L’ex Sixers e Pelicans mette a segno un’altra doppia doppia da 24 + 11 assist mettendo in ritmo i compagni e dando una pesante mano alla sua squadra a concludere con ben 7 uomini in doppia cifra tra cui spicca il miglior realizzatore: un Brook Lopez formato New Jersey Nets da 25 punti e 12/17 dal campo con una sola tripla (!) presa e sbagliata.

Ancora una volta però Bobby Portis veste il ruolo di collante in grado di portare energia e sostituendo Giannis in quintetto va in doppia doppia con 13 punti, 3/4 da tre e ben 15 rimbalzi (4 per Lopez…)

La serie si sposta ora all’American Airlines Arena con un gran bel margine d’incertezza. Certo, i Bucks restano favoriti e Antetokounmpo potrebbe rientrare non così tardi, ma la tenuta mentale della squadra di Budenholzer è sempre stata un’incognita (anche l’anno scorso nel bruciare il vantaggio della serie con Boston) così come la capacità di trovare piani B quando ci si mette la sfortuna (nei passati playoff l’infortunio di Middleton, ora quello di Giannis) Miami invece pur avendo perso Herro si è dimostrata quadrata, solida e in grado di mantenere la propria identità anche contro i primi dell’Est.

In poche parole la serie più imprevedibile di questi playoff dell’Est si sta finora rivelando questa. Vedremo se come due anni fa Milwaukee si imporrà con decisione in casa degli Heat per concludere la serie diversamente da come è iniziata.

BOSTON CELTICS (2) vs ATLANTA HAWKS (7)

Meno emozioni ma comunque spettacolo più che discreto anche per i campioni di Conference in carica, i Boston Celtics di coach Joe Mazzulla che affrontano gli Atlanta Hawks per i quali l’approdo alla postseason mediante il play-in tournament sa tantissimo di punto di arrivo per questa stagione a prescindere dalla vittoria, seppur meritatissima, in gara-3.

Le due gare iniziali giocate al Boston Garden hanno però visto i verdi del Massachussetts dominare in lungo e in largo anche più di quanto non dica il pur eloquente doppio +13. Tutto è andato alla perfezione per Boston, dalla preparazione della gara da parte di Mazzulla che ha ingabbiato Trae Young costringendolo a cattive percentuali (5/18 in gara-1, 9/22 in gara-2, 3/13 da tre nelle due partite) all’utilizzo della grande profondità del roster con Derrick White mattatore in difesa come in attacco con due performance da 24 e 26 punti e Malcolm Brogdon a ergersi a sesto uomo dell’anno.

Tutto questo senza dimenticare i consueti leader offensivi. In gara-1 Jayson Tatum e Jaylen Brown hanno piazzato due doppie doppie da 25+11 rimbalzi per Tatum e 29+12 rimbalzi (miglior realizzatore) per Brown, che invece è stato più compassato nella partita successiva firmando 18 punti ma col 50% dal campo (7/14) ad affiancare un’altra doppia doppia di Jayson, stavolta da 29 punti e 10 carambole catturate sotto canestro con anche un 5/9 da tre per gradire.

La rivincita degli Hawks davanti al pubblico della State Farm Arena da un lato ha mostrato una squadra di casa con poca voglia di fare da agnello sacrificale e che ha invece messo in campo tutto ciò che poteva per non capitolare subito, dall’altro ha evidenziato palesemente sia i limiti di Atlanta che anche i demeriti dei Celtics, in gara-3 maggiori dei meriti degli avversari. Boston si è seduta sugli allori delle 9 triple (su 16) realizzate nel primo quarto e ha iniziato a fare il gioco degli Hawks, quello a chi ne fa di più.

Così Atlanta ha rimontato il -9 raggiunto nel primo quarto grazie a Bogdanovic e Saddiq Bey (senza errori nella seconda frazione di gioco) e risposto colpo su colpo ai tentativi di allungo successivi dei Celtics potendo contare sul miglior Dejounte Murray nella serie (25 punti con 11/21, partendo da 1/5 nel primo quarto, per l’ex Spurs) e sulla ritrovata vena di Young, immarcabile nel secondo tempo dopo aver visto dalla panchina gran parte del primo e che ha chiuso con 32 punti, 12/22 dal campo e 9 assist. 

Vittoria finale per 130-122 in favore degli Hawks ma come accennato limiti ben precisi soprattutto nel gioco d’area, poco esplorato da Boston in gara-3 se non nel finale quando Young e Murray erano già in ritmo, e in fase difensiva.

Riguardo al frontcourt ormai si può dire con discreto margine di certezza quanto John Collins non sia un top player nonostante il rinnovo principesco di due stagioni fa: tira praticamente solo da tre punti peraltro male (1/7 in gara-2, 2/6 in gara-3) e gli viene giustamente preferito un Saddiq Bey che ci mette molta più energia nei finali di partita (la reazione di Atlanta nell’ultima gara è iniziata con l’ex Pistons in campo)

Riguardo alla difesa, essa è appannaggio praticamente esclusivo di DeAndre Hunter, chiamato a ruotare sugli esterni e a sacrificarsi per coprire le mancanze di Collins in questo fondamentale. Parliamo di un buon giocatore ma non certo di un Portis o di un PJ Tucker (4/19 da tre nelle tre gare, 17 rimbalzi di cui 12 in gara-2) e malgrado questo è l’unico interprete di un sistema difensivo che non c’è.

Giusto riconoscere agli Hawks il merito di non aver mollato ma altrettanto giusto rimarcare come i Celtics rimangano assolutamente favoriti nella serie e non mi stupirebbe se la vittoria di gara-3 restasse l’unica per Atlanta a chiudere un’altra annata deludente dopo la finale di Eastern Conference del 2021.

PHILADELPHIA 76ERS (3) vs BROOKLYN NETS (6): 3-0

Come due anni fa con i Washington Wizards il primo turno playoff vede i Philadelphia 76ers di Doc Rivers dominare nettamente gli avversari e avviarsi a un probabile 4-0 che potrebbe concretizzarsi nella gara-4 di oggi, 22 aprile. D’altra parte di fronte ai Sixers ci sono i Brooklyn Nets per i quali obiettivamente è già molto essere arrivati alla postseason senza passare per il play-in dopo la perdita di Kevin Durant e Kyrie Irving.

Senza i due discussi quanto prolifici top players i Nets non hanno praticamente nulla da opporre a una Phila che invece sembra aver pericolosamente, per le avversarie, trovato la quadratura del cerchio dopo molte stagioni in cui non sembrava mai che le cose fossero al loro posto. Oggi il pick&roll della morte tra James Harden e Joel Embiid funziona perfettamente, Tobias Harris è pienamente calato nel ruolo di ala difensiva fondamentale per puntare all’anello (ricordiamo Shawn Marion, Andre Iguodala, Draymond Green solo per citare alcuni interpreti di tale ruolo che hanno portato al titolo finale) e i giocatori di contorno spesso si ergono loro stessi a hombre del partido.

E’ il caso ad esempio di Tyrese Maxey, giocatore-anima di Philadelphia che in gara-2 si è esaltato ergendosi a miglior realizzatore con 33 punti e 13/23 dal campo offrendo il bis in una gara-3 non facile per la sua squadra piazzando 25 punti con 5/8 da tre nella vittoria Sixers per 102-97 al Barclays Center.

Non che i leader designati stiano a guardare però: come accennato Harden ed Embiid hanno trovato un’intesa potenzialmente devastante e se anche il Barba sparacchia dal campo (3/13 in gara-2) i suoi 8 assist a partita innescano il camerunense pretendente al titolo di MVP che piazza due doppie doppie su tre partite.

Le cifre sono leggermente meno sfavillanti del solito per Embiid (solo 5 rimbalzi in gara-1, solo 5/13 dal campo, anche se con 10 carambole, in gara-3) ma stavolta Joel può contare su un sistema intorno a sè che funziona egregiamente. Certo, come detto i Nets attuali non sono assolutamente la più probante delle sfide rappresentando una serie di giocatori di sistema al servizio di un leader che non c’è.

A provare a prendere in mano le redini dell’attacco di coach Vaughn è soprattutto Mikal Bridges passato dall’essere lo scudiero di Paul e Booker ai Phoenix Suns a ritrovarsi go to guy (26.3 punti di media nella serie) Ad affiancarlo però troviamo solo i continui tentativi di innescare Nic Claxton chiuso dalle rotazioni difensive di Rivers (5 punti in gara-1, 0 in gara-2 per il promettente centro) o uno Spencer Dinwiddie ricordato più per il battibecco social con Kyle Kuzma che per le prestazioni offerte (15.3 punti a gara ma con 2/8 da tre totale nelle prime 2 gare)

Brooklyn non sembra avere la forza di reagire che ha mostrato invece Atlanta contro Boston e sembra da tempo proiettata a ricostruire dopo non essere riuscita a raggiungere il titolo nemmeno con Durant&Irving (e Harden) per un futuro su cui pendono però i 113 milioni da dare a Ben Simmons per guardare i playoff in borghese. Di contro i Sixers sono attesi sicuramente a una sfida più impegnativa di quella coi Nets ma sembrano avere le carte in regola per riuscire a giocarsela fino alla fine.

116 milioni.

116 milioni.

CLEVELAND CAVALIERS (4) vs NEW YORK KNICKS (5): 1-2

I Knickerboxers di Tom Thibodeau tornano alla postseason dopo le pesanti delusioni dei playoff 2021 e della stagione 2021-22 in cui non erano riusciti nemmeno a raggiungerli e affrontano una Cleveland che è piaciuta tanto in regular season ma che ha pagato finora a caro prezzo l’inesperienza playoff di quasi tutti i suoi giocatori.

L’emblema dell’andamento della serie è proprio gara-1 col ritorno in Ohio dei playoff NBA dopo il secondo impero di LeBron James che aveva regalato ai Cavaliers il primo e finora unico anello. Quello che era un sistema eccellente costruito da JB Bickerstaff con lunghi versatili e atletici ed esterni pronti a segnare e far segnare si è improvvisamente trasformato nel più classico di “palla a Mitchell e che Dio c’aiuti”.

Donovan Mitchell è apparso infatti da subito l’unico a sapere cosa voglia dire giocare la postseason piazzando un eloquente 38 con 14/30 dal campo e anche 8 assist. Se i Cavaliers non hanno subito una sconfitta peggiore del comunque onorevole 101-97 con cui New York si è presa gara-1 in trasferta è essenzialmente grazie a Spida data la latitanza soprattutto di Evan Mobley (8 con 4/13) Isaac Okoro (6 con 1/4 da tre) e Caris LeVert (un misero 1/7 dal campo per 3 punti) con Jarrett Allen salvato dalle cifre (doppia doppia da 14+14 rimbalzi) ma massacrato da Hartenstein e Julius Randle.

Le sconfitte bruciano ma possono trasformarsi in opportunità

Le sconfitte bruciano ma possono trasformarsi in opportunità

Proprio l’ex Pelicans e Lakers, in dubbio fino all’ultimo per gara-1, ha dimostrato al di là delle cifre da 7/20 dal campo figlie di un sistema offensivo ancora discutibile dei Knicks (ci torneremo) di stare imparando dalle sconfitte e i suoi proverbiali hero ball assomigliano sempre più a un prendersi le responsabilità giuste. L’uomo di gara-1 è stato però senza ombra di dubbio Jalen Brunson che ha già provato di non temere niente e nessuno e nonostante il foul trouble del primo tempo (in cui è stato sostituito da un Josh Hart da 17 punti e 8/11) si è preso la palma di miglior realizzatore dei suoi con 27 punti e 11/24 dal campo anche se solo 2 assist.

Il fatto che Brunson e Hart abbiano dominato è esplicativo di come peraltro anche Darius Garland, uomo di punta dei Cavs con Mitchell, abbia sostanzialmente ciccato la partita non riuscendo a rimediare al dominio delle point guards avversarie. Storia diversa è stata gara-2 però con Cleveland che ha offerto una buona risposta alla sconfitta iniziale prendendo il volo nel secondo quarto e non voltandosi più indietro.

Mobley e LeVert si sono riscattati dalla pessima prova di gara-1 firmando rispettivamente una doppia doppia da 13+13 rimbalzi con 6/11 dal campo e ben 24 punti con 4/9 da tre. Il trascinatore dei Cavs però è stato proprio Garland che ha preso le misure alla postseason e si è esaltato con un trentello da 32 punti con 6/10 da tre e 10/11 ai liberi.

Vittoria con distacco pesante per 107-90 in favore della squadra di Bickerstaff che ha evidenziato come New York pecchi ancora nel sistema offensivo, ancora basato sulle lune di Randle, Brunson e di un RJ Barrett ancora poco convincente come slasher (14 con 4/13 dal campo in gara-2 ma peggio ancora nella partita precedente con solo 7 punti e un inguardabile 2/12)

Se l’attacco per i Knicks non sempre funziona però è la difesa la vera arma in più delle squadre di coach Thibo. E il terzo atto della serie, giocato in un Madison Square Garden che come sempre non si lascia sfuggire l’occasione di tramutarsi in un catino nei playoff, ne è la piena dimostrazione con gli avversari lasciati con un ventello di scarto sul groppone e soprattutto la miseria di 79 punti realizzati.

Ancora una volta è stato Mitchell l’unico a provarci (22 punti ma con 2/8 da tre) a fronte di una panchina da soli 14 punti di cui 7 firmati dal trio Neto-Stevens-Robin Lopez in garbage time, di un Garland da 10 punti con 21 tiri e 1/7 da tre e dei soli 6 punti con 5 rimbalzi di Jarrett Allen.

E’ però proprio in difesa che Tom Thibodeau otterrà il massimo dai playoff perchè dietro altri 21 punti di Brunson (ma con 0/4 da tre) troviamo un’altra prova da 3/15 di Randle e un RJ Barrett che scrive 18 con 8/12 ma che come accennato non può dirsi uno scorer affidabile specialmente ad alti livelli.

New York sembra avere le carte in regola per portare a casa la serie soprattutto perchè i Cavaliers non sono finora riusciti, se non in parte, a replicare quanto di buono visto in regular season. Quello che le due squadre hanno finora messo in campo però non sembra sufficiente a garantire più del semplice passaggio del turno sia in caso di sfida in semifinale di Conference (che resta più probabile) con i Bucks che di upset da parte dei Miami Heat.

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