LeBron James ha superato Kareem Abdul Jabbar per il primato di punti segnati nella storia NBA, il record dei record.

E’ sicuramente un record di longevità, su questo non c’è alcun dubbio. Ora che si è riaperto il dibattito su chi sia il più grande di sempre, in realtà mai chiuso, ci sono alcune certezze che vale pena sottolineare.

Su tutte, forse la più banale, è che non si è mai visto un giocatore che abbia avuto un tale altissimo livello di prestazione per così tanto tempo. Sono ormai 20 anni che LeBron è li al vertice, al primo piano della piramide NBA. Già pronto da rookie, ancora decisivo a 38 anni.

Il record è stato costruito così. Mai fin d’ora c’era stato qualcuno senza un vuoto di rendimento né all’inizio né alla fine della carriera. Di solito si parte piano, anche coloro che saranno poi grandissimi e altrettanto di solito si cede un po’ alla fine.

Lui no, sempre al massimo, per 20 anni di fila. Ovvio che il LeBron di oggi non è quello del 2012, per esempio, ovvio che da rookie non lo era altrettanto. Ma questo è inevitabile, fisiologico. Il discorso regge ad ogni modo, perché né da rookie né oggi è così tanto lontano dal suo prime e questo è il suo vero incredibile primato.

Un fisico scolpito e una mente pronta, il suo segreto sta in entrambi gli aspetti che fanno grandi un giocatore. Forte di muscoli e di testa, sempre motivato, un segreto di longevità che va studiato nelle università.

Creiamo allora la nostra forma di scalpellata in scalpellata, a strati, come un bravo scultore. Iniziamo nel dire che è il miglior trentottenne della storia del basket NBA, come lo era già a 37 anni, a 36 e via giù almeno fino ai 35, qui ci fermiamo.

A 35 anni Michael Jordan vinceva il suo ultimo anello con i Chicago Bulls, quello della mano che restà lì ferma a guardare il canestro decisivo nelle Finals contro gli Utah Jazz. Ecco, l’ho citato, Michael Jordan.

Non voglio imbattermi nell’ennesimo e inconcludente capitolo su questo paragone, avremo tempo per farlo. Per ora cantiamo le lodi a LeBron, magari con spirito critico, senza incensi.

Per cominciare ieri notte la partita i suoi Lakers l’hanno persa, contro degli OKC Thunder non certo irresistibili, giocando in casa. Ma nella notte dei record cosa vuoi che conti una sconfitta, una singola gara su 82 stagionali. Nessuno ricorderà il risultato finale.

La gara è infatti è stata infatti sospesa, il tempo si è fermato intorno ad un LeBron prima festoso e poi inevitabilmente commosso. Ha alzato le braccia al cielo, poi, da leader vero della NBA, ha diretto il film di cui è protagonista.

Ha chiamato a sé madre e consorte, i figli, compresa la più piccola, ha abbracciato Jay Z in prima fila, si è preso metaforicamente e fisicamente il pallone dalle mani di Kareem scalzato dalla vetta.

Si è fatto intervistare e ha detto che mai avrebbe pensato di poter essere il miglior scorer di sempre, lui che si è sempre definito come “prima di tutto un passatore”.

Questo è un altro aspetto sul quale vale la pena riflettere. Fin dall’inizio l’abbiamo sempre dipinto così, per presentarlo da rookie lo vedevamo come un incrocio tra Magic e Michael ma con caratteristiche più del primo che del secondo.

E’ vero, è sempre stato prima di tutto un “facilitatore”, come dicono sgarbatamente oltreoceano, ma quello con più punti nelle mani.

Oggi lo celebriamo in quanto scorer e di questo dobbiamo parlare. Ha punti deboli evidenti ? Non credo. Segna da fuori pur non essendo un tiratore puro, spalle a canestro col vantaggio della sua stazza, in penetrazione grazie al primo passo e al ball handling, in contropiede, dalla media distanza, su pick and roll e in isolamento, ci siamo capiti, ha tutto l’arsenale completo senza difetti.

Non è Steph da tre, non è DeRozan dalla media, non è Giannis in penetrazione di forza e fioretto insieme, non è Klay in catch and shoot ma è tutti insieme uno per uno. Nessun altro nella storia NBA, Michael compreso, è tanto completo in ogni aspetto del gioco, sia offensivo che difensivo.

Il sorpasso su Kareem è arrivato con un fadeaway dal gomito di una morbidezza che stordisce. Un movimento leggero, soave, di pura grazia. Lo swish della retina ha accompagnato il suo movimento a cadere indietro sulla stessa sintonia di eleganza e di semplice grandezza.

Nella sua essenzialità questo canestro è il miglior tiro che avesse mai potuto sognare per marchiare a fuoco questo record. Non sarebbe stato lo stesso con una schiacciata, né ovviamente con un tiro libero o con un layup.

E’ il fadeaway che abbiamo già scolpito nelle nostre teste e che resterà a lungo. Kareem non poteva arrivare al suo record che con un ganciocielo, lui lo firma con un gesto che solo i grandissimi, da MJ a Kobe, hanno saputo trasformare in arte.

Longevità e completezza ne hanno fatto il più grande della sua generazione, lo scorer più prolifico pur essendo un passatore come mentalità. Anche qui, per me il gioco è semplice. Non è Magic e non è Michael Jordan ma è davvero tutti e due insieme, rubando a ciascuno ciò che ha fatto loro grandi.

Il miglior scorer della storia ha guidato solo una volta in stagione per punti segnati di media. Successe nel 2008, al suo quinto anno. E’ un altro aspetto interessante che ci fa votare a favore della tesi “passatore in primis”.

Nella sua ventennale carriera ha trovato competitor che hanno sicuramente avuto come priorità quella di segnare il più possibile. La lista da scorrere, in ordine cronologico, è molto significativa.

Nel suo anno da rookie il re era Tracy McGrady, poi via via sono arrivati Iverson, Kobe, Wade, Durant, Carmelo Anthony, Russell Westbrook, Steph, Harden e per ultimo Joel Embiid.

KD e Iverson sono stati per 4 volte scoring champion, James Harden 3, solo per rimanere ai suoi contemporanei. Michael Jordan ha il record di 10 stagioni da leader ma era anche un’altra epoca ed è rischioso adesso dilungarci.

Per tornare ai punti totali e per tornare ad MJ lo sanno anche i bambini che quest’ultimo ha avuto almeno tre motivi per cui oggi è quinto in classifica all-time a quota 32.292 punti e non più sopra.

Michael Jordan è andato al college, LeBron era già uomo NBA a 18 anni, bello e pronto. MJ si è ritirato, per ben due volte, per ultimo è tornato con i Wizards quando era palesemente qualcos’altro rispetto ai tempi dei Bulls. Oltre a guai fisici peggiori, soprattutto ad inizio carriera.

Quindi ecco, voglio ripetermi, su questo stiamo al sicuro. Il Michael Jordan che ricomincia la sua avventura NBA a Washington a 38 anni non è dello stesso livello del LeBron coetaneo di oggi ai Lakers.

Il quarto di questa classifica della quale ieri LeBron si è fatto re è Kobe. Anche lui ha saltato il college e anche lui ha giocato fino alla soglia dei 38 anni (LeBron ovviamente andrà oltre) ma con due grandi limiti.

Ha avuto almeno due intere stagioni di rodaggio se non tre (7,6 di media la prima poi 15,4 e 19,9) e a fine carriera, sempre a questa magica età di 38 anni, ne metteva 17,6 a partita con più di un passo indietro.

LeBron ha per adesso un mostruoso 27,1 di media in carriera. Le vette per punti segnati anno dopo anno spettavano a tutti gli altri di cui sopra, poco importa, la continuità ad alto livello non l’ha avuta nessuno dei citati né altri.

Da rookie ha sfiorato i 21 di media, il che già sarebbe straordinario. Dalla seconda stagione in poi ha quasi sempre flirtato coi 30 di media e mai sotto i 25 arrivando ad un 31,4 di picco nella stagione 2006.

L’anno scorso ne ha firmati 30,3 in 56 partite, a 37 anni anni d’età. Di vecchio questo LeBron non ha proprio niente.

La soglia dei 40.000 punti è ampiamente raggiungibile ma oramai il suo obiettivo è un altro. I Lakers arrancano e non sembrano una seria contendente per il titolo, del resto combatteranno fino all’ultima gara addirittura per farli i playoff.

E’ il primatista all time per punti segnati e vuole essere il primo padre che condivide il parquet NBA con suo figlio, magari nella stessa squadra.

Bronny è nato nell’ottobre del 2004, all’inizio della sua seconda stagione NBA. Un sogno concepito da rookie, fin dall’inizio.

Anche questo non si è mai visto e credo che avverrà. LeBron quarantenne non teme di perdere il passo, contro i figli suoi e di chi verrà in questa nostra amata NBA.

One thought on “LeBron James, al vertice per punti segnati nella storia NBA

  1. Sono 10 anni che non difende più. Un titolo di Miami regalato da Allen e Popovich (fallo non chiamato sopra di 3), l’altro a Cleveland chez Kyrie Irving (e una bella mano da Draymond Green, se non ricordo male), quello omaggio della Lega nella “bolla”, la modifica della regola sui passi… Ha distrutto già due squadre (Cavaliers e Lakers) facendo il GM oltre che l’allenatore. Primato di longevità, senz’altro. Primato di politicizzazione, senza dubbio. Più dominante dal 2010 al 2020? Massì, perché no. Più grande di sempre sul parquet Nba? Nemmeno per idea.

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