Aaaaand…. we’re back. La stagione NBA è finalmente iniziata. Certo, è ancora pre-season, ma è già tempo di provare a scrutare dentro la sfera di cristallo. Quale squadra riuscirà a contendere il titolo a Golden State? Sarà l’ennesimo back-to-back per Curry&Co? E poi altre domande, sull’impatto degli italiani in America, sui rookie rivelazione, e tanto tanto altro.

Alla fine della fiera, però, tra prestazioni in campo e giocate da highlights, quello che conta è mettersi l’anello al dito tra 9 mesi. Guardiamo insieme, allora, quali sono le squadre della Eastern Conference più attrezzate (o meno) per accaparrarsi un posto al grande teatro delle Finals.

1- MILWAUKEE BUCKS

No, non Boston (per i motivi, basta leggere qualche riga in avanti). Continuità in campo e in panchina, una spina dorsale solida con l’aggiunta di qualche ciliegina. Giannis rimane sempre uno dei due o tre giocatori più devastanti della lega, e il suo supporting cast (Holiday, Middleton, Portis) hanno già pienamente dimostrato di poter essere decisivi. La corsa al titolo l’anno scorso è stata interrotta proprio dai Celtics, complice anche l’infortunio che ha tenuto ai box Middleton. Quest’anno, oltre che riportare tutti i pezzi pregiati sul parquet di casa, ha aggiunto il veterano Joe Ingles. Greyson Allen sarà la risposta finché l’australiano non sarà progressivamente tornato dall’infortunio. Poi, nella categoria dei tiratori, il suo contributo sarà fondamentale per le spaziature dei Bucks.

Giocatore chiave:

L’unica risposta corretta è Giannis Antetokounmpo. Troppo facile. Il vero ago nella bilancia di coach Bud sarà Khris Middleton. 20 punti a partita con il 44% dal campo l’anno scorso, quest’anno l’asticella dovrà essere alzata per competere contro una concorrenza sempre più letale. E dovrà partire dal mediocre 37% dall’arco.

2- BOSTON CELTICS

Finalisti dopo tanto tempo, dopo incredibili playoff chiusi in gara 7 in quel di South Beach, non proprio una passeggiata. La batosta mentale subita da Golden State è stata subito riassorbita da Brad Stevens. La via più facile per farlo? Dimenticare tutto lanciandosi sul mercato. Prima un furto in casa Pacers, con Malcom Brogdon regalato ai biancoverdi per un pacchetto di noccioline. A mio parere, una delle mosse più sottovalutate dell’estate, con la guardia che si inserisce perfettamente nella mentalità three-and-D della squadra del Massachusetts. La sfortuna nega al nostro Gallo, almeno per quest’anno, di indossare quella canotta prestigiosa, da lui amata fin da piccolo. Boston recupera firmando un altro veterano, Blake Griffin, con meno talento offensivo ma più mobilità per la fase difensiva. Ah, e rimangono ovviamente Smart, Tatum, Brown, Williams III, Horford, Williams (Grant), White. Iniziamo forse a capire perché Boston, per la qualità e quantità di asset da poter offrire, fosse data come la destinazione più probabile per Durant.

Situazione da monitorare:

Per questa stagione, forse per sempre, Ime Udoka non siederà sulla panchina del TD Garden. Più probabilmente, su nessuna panchina NBA, come è giusto che sia.

La patata bollente passa a Joe Mazzulla, designato come interim coach. Vedremo se sarà all’altezza della situazione.

3- PHILADELPHIA 76ERS

Embiid e Harden hanno una seconda occasione, una di quelle che non si possono fallire. Tucker è stato scippato alla rivale Miami e aggiunge difesa ed esperienza, così come Harrell. Maxey ha già fatto vedere che può coesistere, e anche bene, con The Beard. Rimane però una situazione delicata: la panchina non è di alta qualità (Melton e Korkmaz non possono essere prime alternative), e quello spogliatoio ha già dimostrato innumerevoli volte di potersi trasformare in polveriera. Soprattutto ora che ogni risultato che non siano almeno le Finals è un fallimento.

Giocatore chiave:

Harden ed Embiid attireranno su di loro difensori come mosche. Toccherà a Maxey fare l’ennesimo, definitivo, salto di qualità. 17 punti con il 43% dall’arco la passata stagione: basterà fare un ultimo passo di maturità, senza perdere quell’incoscienza che ha fatto innamorare tanti in quel di Philly.

4- MIAMI HEAT

In panchina hanno la sicurezza fatta persona. Eric Spoelstra, votato dal 52% dei GM come migliore allenatore della lega, ha ancora il compito di portare una squadra che ha evidenti vuoti più avanti che può. E tendenzialmente, come ha quasi sempre fatto, succederà di nuovo. Il big three Lowry, Butler e Adebayo è fondamentale, ma i floridiani hanno già dimostrato di poter far affidamento su undrafted free agents come Strus e Vincent. La fuga di Tucker farà male, ma il rinnovo di un solidissimo Caleb Martin e il rookie Jovic (ancora tutto da formare) dovrebbero poter limitare i danni. Gli Heat rimangono figli della loro culture, dei veri ossi duri quando la posta in palio sale.

Situazione da monitorare:

Difensivamente micidiali, offensivamente limitati: la storia degli ultimi Miami Heat. Necessario è trovare un altro ritmo e una nuova dimensione nella metà campo offensiva senza far ricadere sempre sull’altra metà del campo la responsabilità di strappare le vittorie. Herro, fresco di ricco rinnovo, sarà fondamentale in questo, ma una novità come il tiro dall’arco di Bam Adebayo potrebbe rendere il tutto più facile.

5- CLEVELAND CAVALIERS

Avrei voluto metterli più in alto, ma non è ancora tempo. Bickerstaff ha fatto un lavoro egregio l’anno scorso, trascinando i Cavs fino a 44 vittorie. Al resto ci ha pensato il front office guidato da Koby Altman. Prima Caris LeVert alla scorsa deadline, poi l’acquisizione dell’All-Star Donovan Mitchell. Tutto avendo già in casa altri due All-Star (Garland e Allen) e uno che presto si aggiungerà a quella lista ristretta (Mobley). Il futuro è accecante in Ohio: who needs LeBron?

Giocatore chiave

Fondamentale l’anno scorso, ancora di più quest’anno. Con Garland e Mitchell nel backcourt e Allen sotto canestro, Mobley potrà spaziare su tutto il parquet e dominare difensivamente (come shot-blocker, 2 a partita da rookie) e offensivamente (15 punti con il 50% dal campo). Sarà necessario essere migliorati nel tiro da tre (solo 25% il primo anno) e dal tiro libero (66%).

6- BROOKLYN NETS

Ed eccoci qui. La Compagnia dell’Anello che, dopo varie peripezie, si ritrova, ma nessuno sa bene il perché. La richiesta di scambio da parte di Durant, il solito caos mediatico creato da Kyrie Irving e ora la grana Ben Simmons, che nonostante abbia (così sembra) ritrovato tranquillità mentale, deve ancora ritrovare il polso per giocare minuti importanti.

Rimane però un difensore ben al di sopra della media NBA, proprio ciò che a Nash serviva come l’aria.

Situazione da monitorare

In una breve provocazione: quanto durerà questa tregua tra KD e il front office dei Nets? Ho come l’impressione che, al massimo a giugno, prenderà il via l’Operazione Smantellamento.

7- ATLANTA HAWKS

Non vorrei metterli qui, ma la grande trade durante l’off-season per Dejounte Murray mi obbliga, se voglio mantenere un minimo di credibilità. La coppia Murray-Young è sulla carta spaventosa, ma ancora non mi convince del tutto. Bisognerà aspettare che parli il campo. Per il resto, sempre i soliti Hunter, Bogdanovic, Collins, e il tandem di centri Capela-Okongwu che potrebbe far molto male.

Situazione da monitorare

E qui torniamo al dubbio Murray-Young. Sono entrambi due ball-handler, a cui piace gestire il gioco. Le aree preferite del gioco non si sovrappongono (per Trae dietro l’arco, per Dejounte ben più vicino al ferro), ma è bene che Nate McMillan stabilisca subito chi sarà il responsabile delle operazioni offensive, per evitare che due stelle si pestino tristemente i piedi.

8- TORONTO RAPTORS

25-11 nelle ultime 36 di regular season, e un mezzo miracolo nel primo round dei playoff contro Philadelphia. Che Nick Nurse sappia allenare lo abbiamo capito, rimane da capire quanto in alto possa puntare una squadra che, dopo l’exploit made in Kawhi Leonard, fatica a schiodarsi dalla mediocrità. Siakam e VanVleet sono le vecchie conoscenze, nel Rookie of the Year Scottie Barnes risiedono tutte le speranze future della franchigia canadese.

Situazione chiave

Siakam ad alti e bassi, VanVleet sulla sua stessa barca e Barnes ancora troppo giovane per portare troppo peso sulle spalle. L’apporto di Anunoby, Trent Jr. e Boucher sarà vitale per Nurse. Porter Jr. e Thaddeus Young, d’altra parte, non possono in nessun modo offrire garanzie di continuità come soluzioni di livello dalla panchina.

9- CHICAGO BULLS

Non credo che DeRozan possa continuare a viaggiare a 28 di media a partita. E già qui si incrinano molte certezze dei Tori. La perdita per l’intera stagione di Lonzo Ball è un durissimo colpo per Donovan (Dragic e Dosumnu sono alternative di livello inferiore) e per il suo attacco. LaVine, DeRozan e Vucevic non basteranno più, serve trovare alternative nella metà campo offensiva se non si vuole ripetere la debacle subita dai Bucks negli scorsi playoff.

Giocatore chiave

LaVine dovrà tornare ad essere la Star che si pensava potesse trascinare da solo una franchigia, ma i fari (i miei, per lo meno) sono tutti puntati su Patrick Williams. Il 21enne deve dimostrarsi una affidabile opzione offensiva (finora 9 punti di media in due anni) oltre che confermarsi ad ottimi livelli difensivamente.

10- WASHINGTON WIZARDS

Barton-Kuzma-Porzingis nel frontcourt, e dietro una varia combinazione di Bradley Beal, Monte Morris, Delon Wright e Corey Kispert. Adoro Washington quest’anno.

Giocatori chiave

Un solido quintetto, e una panchina di tutto rispetto. Oltre ai già citati, anche il giovane Avdija, e gli esperti Hachimura e Gafford possono offrire ricambi di livello per le posizioni dal 3 al 5. I Maghi capitolini sono in piena corsa per un posto nei play-in.

11- NEW YORK KNICKS

New York, no bueno. La valanga di soldi dati a Brunson è esagerata: non è un difference-maker, o per lo meno, non lo è al livello di ciò che serviva ai Knicks. Randle deve ritrovarsi dopo un anno di smarrimento, mentre RJ Barrett è ormai sulla buona strada per diventare, a mio avviso, una super-star. Parzialmente risolto il problema-centri con l’arrivo di un ottimo Hartenstein. Cosa manca allora a New York? Un allenatore.

Situazione da monitorare

La scorsa stagione Thibodeau ha assurdamente e follemente preferito veterani cotti e stracotti ai giovani che aveva a disposizione. Quest’anno sono ancora lì: Grimes, Toppin, Sims, e anche Quickley (a mio avviso usato troppo poco). Speriamo tutti che possano stare sul parquet più di quanto non poggino il loro didietro sulle panche del Madison Square Garden.

12- DETROIT PISTONS

Giovani, giovani, giovani. Non è un win-now, ma tra tre anni o meno potranno entrare prepotentemente nella corsa all’anello. Il backcourt Jaden Ivey e Cade Cunningham (sempre più uomo franchigia) promette scintille, Saddiq Bey crescerà sotto la guida di un ottimo veterano come Bojan Bogdanovic. Nella posizione 5, l’alternanza tra Isaiah Stewart e il rookie Jalen Duren potrebbe rivelarsi ottima per il destino di Motor City.

Giocatore chiave

Ovviamente Cade. Dovrà dimostrare di nuovo, alzando sempre di più il livello della sua pallacanestro, di essere ciò che serviva per rialzare il destino di una franchigia che era (ed è ancora) allo scatafascio. Imperativo alzare il 31% da tre.

13- CHARLOTTE HORNETS

Mi piange il cuore per LaMelo, enorme talento sprecato in quel di Charlotte. Il suo secondo violino, Birdges, è stato arrestato per violenza domestica. Hayward e Rozier guadagneranno 53 milioni di dollari quest’anno, e in altre franchigie guarderebbero il parquet con un biglietto gratuito per la prima fila. Steve Clifford ha tante cose da sistemare, ma non credo riuscirà.

Situazione da monitorare

Plumlee e PJ Washington al 4 e 5 sono molto a rischio. Occhio allora al possibile minutaggio per Mark Williams, rookie ex-Duke, Jalen McDaniels e Kelly Oubre Jr. Come però si può ben capire, tutto questo è molto lontano dall’essere “abbastanza”.

14- ORLANDO MAGIC

Come Detroit, giovani giovani e ancora giovani. Anthony, Suggs, Fultz (se riesce a rimanere sano), Wagner (quel fenomeno di Franz ma anche il fratello Mo), il lungodegente Isaac, Carter Jr. e ovviamente Paolo Banchero. Tanta tanta materia prima con cui lavorare e costruire un futuro migliore per una franchigia che naviga nei bassifondi della NBA da anni.

Giocatore chiave

Banchero ha giocato ancora pochi minuti, ma se un rookie è in minutes restrictions durante la Summer League, significa che è già un pezzo fondamentale del puzzle. Le fortune future passeranno anche, e soprattutto, dalle sue manone tricolori.

15- INDIANA PACERS

Ultimi, ultimissimi, i Pacers. Avevano un compito, liberarsi di Turner (e Hield) per giovani di prospettiva. Non sono riusciti a farlo. Karma per aver assolutamente rubato da sotto il naso Haliburton a Sacramento. Proprio Hali-hali sarà il trascinatore di questa squadra accanto al rookie Mathurin. Hield e Turner completeranno il quintetto insieme a Jalen Smith. Una squadra non di livello, eccetto pochi assoli nel silenzio, che manca di profondità (Duarte è l’unica eccezione, ed entrerà probabilmente da sesto uomo). C’è tanto lavoro da fare.

Situazione da monitorare

Più che situazione, un accorato consiglio. Tanking per Wembanyama. Non saranno gli unici a farlo. A dir la verità, tutte e 30 le franchigie dovrebbero valutarla come opzione. E chiudiamo proprio con il gigante francese, con un lungo sguardo al futuro del basket mondiale… buona visione.

 

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