Oramai la strada che l’NBA ha imboccato da qualche stagione a questa parte è quella di un progressivo spostamento del potere contrattuale dai proprietari ai giocatori, il cui peso contrattuale e decisionale va spesso oltre i contratti stessi. Se vogliamo in controtendenza con altre leghe, NFL in primis, ed in un contesto in cui il salary cap ed il tax cap sono in aumento.

https://www.nba.com/news/nba-salary-cap-for-2022-23-season-set-at-just-over-123-million

Lo ammetto sono attratto dai contratti e dalle regole finanziarie che stanno alla base della lega, ma a prescindere da questo il concetto è abbastanza semplice. Con più soldi da spendere è più facile il trend dei superteam che imperversa da qualche anno, e contestualmente vengono costantemente rivisti al rialzo i limiti dei max o supermax contracts.

L’NBA è un business in continua evoluzione in cui le logiche finanziarie si mescolano a mille altre variabili e possono determinare il successo o le disgrazie per questa o quella franchigia. Con il dovuto distinguo che certe città saranno sempre e comunque più avvantaggiate di altre in termini di grandezza del mercato e capacità di attrarre sponsor e superstar.

Fatta questa doverosa premessa analizziamo la situazione attuale cercando di trarne qualche spunto interessante.

New York: la città del caos

Non si può non partire da quello che è successo ed è ancora in corso dalle parti di Brooklyn. Ai Nets i Superteam sono proprio indigesti, prima perché si sono comprati i resti [NDR: in decomposizione] dei Celtics, poi perché il trio Durant, Irving, Harden non ha proprio funzionato. Prima l’infortunio di KD, poi il caso Kyrie no-vax, e la cessione di Harden… Potenzialmente i Nets ad inizio giugno avevano un trio di tutto rispetto con Kyrie, Simmons e Durant, finché Kyrie l’ha, come di consueto, toccata piano. Ha iniziato con la fregnaccia dell’uomo che deve prendere decisioni difficili, tant’è che al solito si è parlato di lista di team desiderati e di mid-level exception, salvo poi optare per prendere i 36,5 milioni dei Nets.

https://www.spotrac.com/nba/brooklyn-nets/kyrie-irving-8051/

Finita qui? Certo che no, nel mentre il suo compagno di merende KD ha chiesto di essere scambiato altrove, anche lui ovviamente fornendo una lista di squadre desiderate.

Morale, i due amiconi vogliono giocare ancora insieme ma non a Brooklyn. Benvenuta Free agency. Ricapitolando il terrapiattista ha pensato bene di non lasciare 30 milioni sul tavolo, ben conscio che i Nets lo scambierebbero volentieri. Durant invece dopo i proclami post Warriors di voler essere un leader altrove, chiede di essere scambiato ai Suns o agli Heat, della serie vuoi vincere facile.

La situazione è ben più complessa di come da me spiegato in maniera semplice e faziosa, ma il punto è un altro. I Nets perderanno entrambi, ma mentre Kyrie era ampiamente previsto, Durant ha un quadriennale fresco di firma da 194 milioni abbondanti fino al 2026, il che ha scatenato l’appetito dell’intera lega, e di sicuro ne vedremo e sentiremo delle belle nelle prossime settimane\mesi.

https://www.spotrac.com/nba/brooklyn-nets/kevin-durant-2717/

Dimenticavo, in tutto questo marasma c’è Ben Simmons reduce da una “non stagione” assurda e dalla disastrosa (non per lui) extension firmata a Philadelphia nel 2020 (5 anni a 177 milioncini). Il rischio è che lo zio Ben potrebbe passare da Gioele, a KD + Irving a Westbrook + un altro zozzone, il tutto senza aver messo piede in campo, fenomeno vero.

Tempi davvero duri per i tifosi Nets, vedremo cosa farà Nash, ma nel frattempo hanno rifirmato Claxton, Mills e preso O’Neale da Utah per una prima scelta. Sean Marks ha perso il suo tocco, anche se molte disgrazie non dipendono da lui.

Loser: Nets, Irving, Durant?, Simmons

La Rookie Extension

Altro trend della lega è l’estensione dei rookie contract. Oramai anche in questo caso siamo abituati a cifre folli, ma anche qui ci sono ragioni e ragioni. Se sei Memphis ed hai avuto la fortuna\bravura di pescare un giocatore elettrico come Ja Morant te lo tieni a qualsiasi costo (in questo caso quinquennale da 193 milioni che potrebbero arrivare a 226 milioni).

https://www.spotrac.com/nba/memphis-grizzlies/ja-morant-31559/

Lo stesso vale coi Cavs per Darius Garland (anche in questo caso quinquennale da 193 milioni che potrebbero arrivare a 231 milioni).

https://www.spotrac.com/nba/cleveland-cavaliers/darius-garland-31562/

Infine Zion Williamson, su cui si potrebbe scrivere tutto ed il contrario di tutto. Anche per l’ex Duke quinquennale da 193 milioni (che potrebbero arrivare a 231 milioni). Peccato che rispetto ai due di cui sopra Zion abbia giocato 85 partite in tre anni, saltando tutta la scorsa stagione. I Pelicans non volevano perderlo e lui ha monetizzato, ma i punti di domanda sono davvero tanti, in primis il suo stato di salute e la tenuta di quel fisico a quelle sollecitazioni. Staremo a vedere.

I prossimi a negoziare? Barret e Herro ma non credo proprio alle cifre di cui sopra.

Winners: Ja, Garland, Zion
Losers: i mercati piccoli

Star, Superstar, o presunte tali?

Altra categoria di tutto rispetto sono i giocatori che dopo aver aver esteso da Rookie negoziano o rinegoziano i loro contratti. Jokic, Booker, Towns e Beal su tutti.

Per Nikola Jokic: quinquennale da 270 milioni, record NBA fino ad ora, frutto dei due titoli di MVP e dei numeri del serbo. Non male per una seconda scelta. Non è mai stata in dubbio la sua firma coi Nuggets e nessuno nella lega ha seriamente pensato di fare spazio salariale per provarci. Il contratto definisce il nuovo massimo di oggi, in attesa che qualcuno rompa nuovamente questo effimero record. C’è da dire che il serbo è l’antistar per antonomasia, che gira il centro di Monza o qualche altra città italiana in ciabatte, vestito come il tuo amico del campetto. Vedremo se il recupero (?!) di Murray e Porter gli daranno la chance di lottare per il titolo. Il tutto condito da zero polemiche e nessuna manfrina alla KD dopo la prima difficoltà.

https://www.spotrac.com/nba/denver-nuggets/nikola-jokic-15393/

Per Karl Anthony Towns: quadriennale da 224 milioni che sommato ai due anni precedenti arriva a 295 milioni in sei anni. Il ragazzo ha talento, è fuori discussione, ma in passato si è discusso sulla voglia e sull’etica, Jimmy Butler a parte. Minnie ha un nucleo giovane in cui KAT dovrebbe essere la prima stella. Sicuramente lo è da un punto di vista contrattuale, ed ora con un difensore come Gobert al suo fianco (tratteremo in seguito della trade) deve dimostrare di portare I Wolves al prossimo livello e di valere quelle cifre. Qualche tensione con la società c’è stata in passato, ma nulla di serio.

https://www.spotrac.com/nba/minnesota-timberwolves/karl-anthony-towns-17829/

Per Devin Booker: quadriennale da 224 milioni che sommato ai due anni precedenti arriva a 295 milioni in sei anni. Devin come KAT, seppur in ruoli diversi, è un realizzatore sopraffino e l’arrivo di Paul ha eliminato qualsiasi voce su un suo addio ai Suns. I critici dicono che gli manchi quella verve nelle partite che contano e che il Supermax sia esagerato, ma in Arizona sanno bene che Paul non è eterno e che per il futuro si passa nel bene e nel male da DBook, che dal lato suo non ha mai fatto le bizze, anche quando i Suns erano carne da macello per mezza lega.

Per Bradley Beal: quinquennale da 251 milioni. Dopo la cessione di Wall prima e del suo sostituto Westbrook, il buon Beal è stato indicato come l’uomo franchigia dei Wizards. Nonostante ciò voci diverse lo vedevano in partenza verso questa o quella squadra salvo poi firmare di recente il Supermax. Difficile che torni sui livelli eccelsi di due stagioni fa, inoltre stiamo parlando di un grandissimo attaccante che in difesa non produce e che verosimilmente andrà in calando. Una mossa rischiosa per Washington, ingessata anche dai contratti (e dalla fragilità) di Porzingis e Kuzma. L’arrivo di Morris e Barton da Denver però è interessante.

Per Zach Lavine: quinquennale da 215 milioni. Rispetto al Joker, KAT, DBook e forse anche Beal siamo una spanna sotto. Ciononostante i Bulls hanno staccato l’assegno ed il contratto che il buon Zach andava cercando. Ho l’impressione che siano tanti per un secondo violino, in una squadra di secondi violini. Lavine non sarà degno del MIT come capacità celebrali però ha fatto e credo farà il suo senza troppi mal di pancia.

Winners: Nuggets, Suns
Losers: Washington, Bulls, Minnie (?)

Incognite da “o la va, o la spacca”

Per Jalen Brunson: quadriennale da 104 milioni. Una point guard che esplode a 26 anni, in un contesto dove la stella è offuscante, e che un anno fa avrebbe firmato a metà esatta di quanto preso oggi è una storia da libro cuore. Peccato che queste storie le scrivano sovente i miei Knicks. Di una PG avevano bisogno, dichiaratamente Brunson, vedi l’assunzione del padre o le trade libera spazio di Leon Rose. O la va o la spacca, non ci sono vie di mezzo, ennesimo giocatore strapagato da NY o scommessa vinta. Difficile dirlo, però la cifra è di quelle importanti ed il rischio è quello di vedere un Monta Ellis calante piuttosto che un Kyle Lowry dei bei tempi. Ah dimenticavo ora i Knicks hanno tre mancini in quintetto.

Per Luguenz Dort: quinquennale da 87,5 milioni. OKC ha giovani, scelte e tanta strada da fare, però più guardo questo contratto e più mi rendo conto che è bilanciato e giusto per il contesto attuale della lega. Dort non è una stella ma è un titolare che fa il suo senza rischiare di tarpare i giovani Thunder, non intasa né il reparto lunghi (e scheletrici) né il reparto guardie. Insomma soldi spesi oculatamente, se va male o hai la percezione di prendere di meglio lo impacchetti con una scelta e lo vendi al migliore offerente. A proposito di mercati piccoli.

Per Mitchell Robinson: quadriennale da 60 milioni. Altra scelta pesante dei Knicks. Il ragazzo è uno specialista difensivo che fa fatica a stare in campo ed il front office secondo me ci ha pensato bene, ricavandone un contratto tutto sommato giusto. Se il ragazzo migliora e riesce a tenere di più il campo può valere più dei 15 milioni annui, viceversa il suo valore reale lo avrà solo a scadenza.

Per Jusuf Nurkic: quadriennale da 70 milioni. Portland è una squadra al bivio, da anni in bilico tra eccellenza e mediocrità, fortune e sfortune (prevalentemente). Anni fa questo contratto sarebbe stato scandaloso, oggi è la cifra di mercato che devi sborsare per un centro di medio livello, che però non ti porta da nessun parte, sarà amico di Lillard?

Per Kevon Looney: triennale da 25,5 milioni. Più che incognita certezza, pedina importante per i Warrios che lo hanno pagato meno di quanto il mercato avrebbe sganciato, ma prevaleva la volontà di entrambi di continuare.

Per Gary Payton II: triennale da 28 milioni. Il contratto che gli danno i Blazers mi sembra davvero costoso in termini di qualità\prezzo.
Non me la sento di definire winners o losers proprio perché incognite. Forse Portland ha speso maluccio, ma ci sono altre variabili in gioco.

Le Trade

Rudy Gobert a Minnesota. Trade che ha fatto e farà discutere. Si sapeva che Utah voleva cedere Gobert, era solo questione di prezzo e Minnie ha pagato un conto salatissimo per aggiudicarsi i servigi di un centro vecchia maniera, da incastrare in un sistema dove hai appena strapagato il tuo uomo franchigia che guarda caso è un centro, seppur con caratteristiche diverse.

Tecnicamente ha poco senso, o meglio capisco il ragionamento del front office di Minnesota che ha voluto sistemare una difesa interiore che faceva acqua, ma così facendo vai esattamente in direzione opposta rispetto a dove sta andando la lega negli ultimi 20 anni. Ma a parte le considerazioni tecniche ciò che mi lascia basito è il costo pagato, non tanto come giocatori ma come scelte, ben quattro prime scelte, secondo me eccessivo. O la va o la spacca, ma se va male a Minnesota il giocattolino sarà costoso.

Malcom Brogdon a Boston. Ancora ora non mi capacito come i Celtics abbiano aggiunto un giocatore come Brogdon, a quel prezzo (fondamentalmente una prima scelta 2023), aggiungendo un tassello che secondo me è fondamentale per la loro ulteriore crescita. Stiamo parlando di un play di 29 anni che se sta bene porta punti, difesa e visione di gioco ad una squadra che ne aveva bisogno come il pane. Indiana ha scelto di rifondare e ci sta visto il regalo di Halliburton dai Kings e la scelta di Mathurin al draft, ma complessivamente gran colpo di Boston con una trade che sposta.

Dejounte Murray ad Atlanta. San Antonio ha dovuto scegliere tra un periodo di mediocrità con Murray o essere lungimiranti e monetizzare quello che è e rimane un ottimo giocatore reduce da un’ottima annata. Atlanta ha battuto la concorrenza, si è liberata di Gallinari e del suo contratto e ha cedute tre prime scelte ed uno swap di scelte con Atlanta. Ottima presa degli Hawks con un giocatore che toglie pressione a Trae e migliora le prospettive per i georgiani.

Monte Morris e Will Burton a Washington. Trade tutto sommato equilibrata, anche se rischiosa per i Nuggets, che porta a Denver una back up PG (Ish Smith) ed uno specialista difensivo (KCP) in cambio del play che serviva a Washington e un cambio affidabile come Burton. Evidentemente a Denver sono certi del recupero di Murray e Porter Jr.

Winners: Celtics, Utah, Washington
Losers: Minnesota

Le prossime mosse

James Harden rimarrà a Phila, è solo da capire a quale prezzo (ha declinato la sua opzione da 47,3 milioni) e con che implicazioni sul roster, visto che i 76ers hanno preso PJ Tucker (triennale da 33 milioni). Probabile che il barba pensi ad un triennale da 120-130 milioni o un quadriennale da 160-170; se fossi in Phila ci penserei bene visto che è apparso decisamente in calo.

Russell Westbrook ha optato per i 47,1 milioni del suo ultimo anno ben consapevole che i Lakers lo saluterebbero più che volentieri. I rumors sullo swap con Irving sono parecchi, il valore è dato dal suo contratto in scadenza, 47 milioni sono tantini per il peggior volume scorer NBA. Vediamo se cambierà casacca all’ultimo e se qualcuno come di consueto farà un regalo ai lacustri.

Donovan Mitchell è l’altro nome caldo a Utah, i Jazz hanno dichiarato di voler ricostruire partendo da lui. La voglia sarà reciproca? Per ora non sono state richieste trade ma sono certo che molti GM avranno sul taccuino il suo nome e staranno sondando il terreno. Certo che se Utah ha preteso ed ottenuto 4 prime scelte per il trentenne Gobert non oso immaginare quale sia il prezzo per Spida. Si vocifera di un interesse dei Knicks, che hanno scelte e giocatori da offrire, ma l’operazione appare decisamente difficile, oltre che costosa.

Collin Sexton. Cleveland non ha fatto mistero che punta su Garland e vede Sexton come spendibile. Pare a Dallas ci stiano pensando dopo aver perso Brunson ma non sarà economico visto che è Restricted Free Agent e i Mavs non hanno spazio salariale, in tal caso serviranno altri team a supporto di un sign and trade che pare complcato.

Damian Lillard: la telenovela continuerà. Dame ha pubblicato un post sui social con lui e KD e da lì ne è nato un putiferio. È lampante che a Portland non ci siano chance di anello nonostante il buon innesto di Grant ed i rinnovi di Simons e Nurkic. Lillard è l’esempio della superstar devota che non vuole scorciatoie, ma forse le cose cambieranno visto che l’orologio detta i secondi anche per lui, e nel pieno della sua carriera potrebbe davvero cambiare casacca. Operazione difficile, a meno che Portland non stupisca ed effettivamente renda reale il post di Lillard, con KD. Onestante vedo più facile Westbrook che tira dal 3 col 50%.

Conclusioni

La postseason e la free agency NBA sono davvero un periodo interessante, più che in altri sport USA. È chiaro che i giocatori abbiano il coltello dalla parte del manico e che alcune società siano avvantaggiate perché locate a L.A. piuttosto che a San Antonio o Oklahoma City, però i numeri parlano chiaramente (in milioni di dollari):

  • Una superstar sta nel range 46/60, col Joker a ridefinire il record più recente;
  • Una star / top player naviga tra i 35 ed i 45. 35,8 per Porter Jr sono secondo me una follia;
  • Un buon titolare galleggia tra i 24 ed il 34;
  • Uno specialista di alto livello tra i 14 ed i 23. I 23 scarsi di Bridges sono il tetto di questa categoria;
  • Un buon giocatore tra i 7 ed i 13;

Poi ci sono le mid level o i minimi salariali di giocatori che per varie ragioni vogliono giocarsi il titolo o chance di arrivare in fondo, ad esempio il biennale da 9,3 milioni di DiVincenzo è secondo me una gran presa dei Warriors.

Fatti i dovuti distinguo, con le regole attuali pochi team possono permettersi di avere tre superstar e almeno tre buoni / ottimi titolari. Il cap non lo permette, ma sono soprattutto i livelli salariali dei giocatori che non lo consentono. Ciò vale sia per le grandi piazze che per i mercati minori, con la discriminante che i mercati più glamour colmano questo gap con altri introiti (merchandising, biglietti etc). La NBA sembra non conoscere bolle, e chi sta a libro paga non conosce miseria:

https://www.spotrac.com/nba/rankings/average/

One thought on “Focus: il mercato NBA è comandato dai giocatori?

  1. Mi sembra di aver capito che si parli di stipendi lordi, cui vanno tolte le tasse, che cambiano molto da stato a stato.. Potersi approfondire l’argomento? Grazie

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