Dopo anni di siccità, l’NBA è un po’ più tricolore. Banchero, Procida, Spagnolo: tutti e tre i nomi che aspettavamo sono stati annunciati nella notte brooklyniana e vanno ad aggiungersi a Gallinari, da troppo tempo unico italiano nella massima lega americana.

Non solo Italia, però, ovviamente. Tanti giovani a stelle e strisce hanno coronato ieri sera il loro sogno trattenendo con fatica lacrime di emozione e soddisfazione. Dall’altra parte del tavolo, franchigie operavano quasi al buio nella speranza (talvolta fiduciosa, talvolta fabbricata) di scegliere il prospetto giusto per il futuro della società. È evidente che ogni giudizio che preceda la stagione effettiva sia a dir poco affrettato, ma siccome non abbiamo nient’altro da fare, perché non perdere un po’ di tempo?

1) IL BIG 3 DEL DRAFT

Holmgren, Banchero, Smith… in qualunque ordine vogliate. Questi dovevano essere i primi tre nuovi giocatori NBA, e così è stato.

A sorpresa, però, Orlando (detentrice della prima scelta) non ha optato per Jabari Smith ma per il “nostro” Paolo. Giocatore solidissimo e NBA-ready, esattamente quello che serviva ai maghi floridiani per far ripartire una franchigia ormai arrugginita da tempo. Era, invece, risaputo l’interesse di OKC per Holmgren, colonna di Gonzaga (letteralmente), e Sam Presti è stato accontentato. Il lunghissimo Chet approda in quell’arancioblu che ha partorito via draft campioni di elevatissimo calibro (tra gli altri, Westbrook, Durant, Harden) e che sembra pronto a far esplodere anche il suo talento. Ultimo tra i primi, Jabari Smith si accasa a Houston e va a far comunella con Jalen Green, Kevin Porter Jr e Alperen Sengun. I Razzi sembrano in rampa di lancio: mancherebbe sbolognare i 47 milioni di dollari annui di John Wall al primo interessato.

Sono giocatori diversi, che avranno traiettorie diverse. Impossibile predire il loro futuro oggi, e controproducente iniziare a fare paragoni con i grandi giocatori: lasciamo che fioriscano nei giocatori che hanno le potenzialità di essere, senza l’assillo di rinchiuderli i schemi inutili e dannosi.

2) LOSERS DEL DRAFT

Eccoci alla mia parte preferita, le classiche squadre che hanno toppato (almeno a prima vista, la mia orba vista). Tutti qui si aspetterebbero i Kings, non nuovi a questi premi, ma per questa volta li lasciamo in sala d’attesa. Protagonisti di un draft ben al di sotto delle aspettative sono Knicks e Hornets.

I newyorkesi avevano la undicesima scelta del primo giro, scambiata con OKC per un ottimo pacchetto di tre future scelte (di cui evidentmente anche Sam Presti ha le tasche piene, avendone 14 nei prossimi 6 anni). Ottimo? Tre scelte future per una undicesima sembrano un po’ tantino. L’orrore di questa trade è che sono tre scelte iperprotette (due top-14 e una top-18), quindi tutte esterne dalla lottery. Pochi minuti dopo, i Knicks intavolano uno scambio a tre squadre, spedendo Kemba Walker ai Pistons e tre scelte 2023 (di cui una prima) agli Hornets, ricevendo solo la scelta 2025 di Milwaukee (praticamente, finché c’è Giannis, una scelta al secondo round). A poco serve la scelta di Trevor Keels (42esimo assoluto): per addolcire una malagestione del genere non credo basterà nemmeno il possibile arrivo di Jalen Brunson. Se però fosse Irving…

Gli Hornets non sono nuovi a performance pessime nel front office di Micheal Jordan, sicuramente meglio come giocatore che come presidente. La valanga di dollari gettati ad Hayward è solo uno dei tanti discutibili passi che ha portato una franchigia in risalita a fermare la crescita e stagnare. Avevano due prime scelte (13 e 15) e il loro obiettivo era quello di rafforzare in particolare la posizione di 5. Alla 13 cade il migliore centro della classe 2022 dopo Holmgren, Jalen Duren da Memphis, e loro giustamente pensano di scambiarlo. Lo mandano, in quella famosa trade a tre squadre, ai Pistons, ricevendo una prima scelta e 4 seconde 2023. Il tutto per poi chiamare, due scelte dopo, Mark Williams, centro di Duke. Ottimo difensore, ma dotato di un arsenale offensivo alquanto limitato rispetto a Duren. Bah…

3) WINNERS DEL DRAFT

Ovviamente i vincitori del draft saranno le squadre che avevano le scelte più alte, le squadre “più scarse”. Alcune di queste, però, hanno orchestrato in maniera particolare una strategia draft che, almeno sulla carta, è da celebre pubblicamente. E sto parlando di OKC e di Detroit.

Quel vecchio lupo di mare di Sam Presti ci aveva ingannati tutti. Per anni ha accumulato scelte su scelte e poi ieri, senza avvisare nessuno, ha scambiato addirittura tre prime scelte per accaparrarsi la scelta 11. Non si è fermato qui. Holmgren alla due, il giovanissimo progetto Ousmane Dieng alla 11, il letale Jalen Williams alla 12 e il first-round talent Jaylin Williams alla 34. A questi, aggiungete Shai, Giddey, Dort, già presenti a roster. Davvero una base giovane e potenzialmente devastante nei prossimi anni. Provate solo ad immaginare Giddey che alza il lob a Holmgren…my god.

Detroit ha avuto fortuna: Jaden Ivey, mini-Morant, è caduto fino alla 5, e andrà a formare il back-court del futuro con Cunningham, muovendo in panchina il francesino Hayes. Alla 13 hanno effettuato un bel furto con scasso ai danni di Charlotte accaparrandosi, a prezzo relativamente basso, Jalen Duren, necessario come vice-Isaiah Stewart. Tramite un’altra trade, ancora con status di pending, strappano a Portland il nostro Gabriele Procida alla 35. Draft completo, “tappabuchi” ma anche utilissimo per evidenziare un netto cambio di rotta della franchigia, iniziato dalla scelta di Cade Cunningham il draft passato. Sembra ritornare a sentirsi il rombo dei motori in quel di Detroit

4) LE ALTRE SCELTE MIGLIORI

Tralasciando le scelte già più o meno toccate:

  • Dyson Daniels, scelta numero 8 dei Pelicans: Guardia lunghissima, con imprinting difensivo e potenzialità di playmaking elevate. Con Alvarado e Herb Jones sarà il nuovo “trio dell’Ave Maria” per gli avversari.
  • Ochai Agbaji, scelta numero 14 dei Cavs: Tiratore micidiale in una squadra già molto completa e che va solo ringiovanendosi. Rimane da risolvere il nodo Collin Sexton. Da segnalare (come scelta curiosa) la presa di Isaiah Mobley, fratello dell’Evan ben più noto e che gioca proprio in quegli stessi Cavs.
  • Nikola Jovic, scelta 27 degli Heat: Non fornisco motivazioni, anche perché non andrei oltre un innamoramento personale. Certo è che quando un diciannovenne di quel talento viene donato alla fucina di talenti Heat… i guai sono dietro l’angolo.
  • TyTy Washington, scelta 29 dei Rockets: Scelto da Memphis ma girato a Houston in cambio di Wendell Moore Jr. A mio parere steal of the draft: era ritenuto uno dei migliori talenti, e Houston ha trovato un ottimo sostituto di garanzia per Kevin Porter Jr.
  • Jaden Hardy, scelta 37 dei Mavs: Fenomenali i Mavs, che con una piccola trade insieme ai nostri amici Kings strappano tardissimo nel draft uno dei talenti più cristallini in assoluto. Tanto di cappello.
  • Matteo Spagnolo, scelta 50 dei Timberwolves:Chiudiamo con una nota tricolore. Il nostro Matteino approda nella fredda Minneapolis con il privilegio di imparare dietro a Anthony Edwards ma soprattutto Pat Beverley.

Tra poche ore sarà il turno della Free Agency. Get ready! La nuova stagione NBA è già cominciata.

One thought on “NBA Draft: i primi giudizi

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