Dopo il blowout Warriors in Gara 2, le Finals si spostano a Boston per scoprire se davvero l’inerzia è passata dalla parte gialloblu o se, come già successo nella serie Celtics-Heat, i biancoverdi saranno capaci più e più volte di risorgere dalle proprie ceneri.

Terza partita di finale e terza partenza lanciata degli uomini di Udoka, la cui intensità nei primi 7-8 minuti di gioco rimane ancora un rebus irrisolvibile per Golden State, che regolarmente va sotto di 10 e più punti dimostrando incapacità di produrre defensive stops e con Klay Thompson sempre freddo nei suoi primi tiri dal campo.

Il primo quarto si chiude così 33-22 con un parziale a rimbalzo di 16-3 per i Celtics che, in aggiunta ai 17 punti di Jaylen Brown nei primi 12 minuti scava subito un divario tecnico, fisico e anche psicologico fra i team.

Segni di vita per Golden State nel secondo periodo, ma i Celtics ritrovano velocemente la concentrazione chiudendo il primo tempo col 57% dal campo e il 44% da 3: non è solo la loro difesa la ragione delle difficoltà Warriors. Si va negli spogliatoi sul 68-56 per i padroni di casa.

Tutto fa pensare ad un tracollo dei ragazzi di Kerr nella seconda parte di partita, invece dopo 6 minuti arriva il solito parziale a loro favore, questa volta sfruttando un curioso gioco da 7 punti della coppia Curry Porter (tripla del primo, tecnico, tripla del secondo) e in generale l’ottima serata degli Splash Brothers (Curry 31, Thompson 25).

I Warriors passano anche in vantaggio, ma è un fuoco di paglia: il terzo periodo termina con i Celtics ancora davanti di 4 punti, dopodichè è notte per i Californiani. Il quarto periodo è un massacro, con i Warriors sfiniti e scarichi fisicamente e i Celtics all’arrembaggio guidati da Tatum e Smart: il parziale a fine partita dirà 23-11.

Il finale è triste per i tifosi Warriors, con Curry che per l’ennesima volta contro Boston finisce acciaccato nel corso di un tuffo per recuperare un pallone vagante, restando incastrato col piede sotto il peso di Al Horford.

E’ una caporetto in particolare per il leader emotivo di Golden State, Draymond Green: per lui 2 punti, 4 rimbalzi e 3 assist in 34 minuti di utilizzo, costantemente sovrastato sotto le plance dal trio di lunghi biancoverdi.

Kerr sta continuando ad accorciare la rotazione, preferendo spesso Porter o Payton all’unico vero lungo della squadra, Kevin Looney, rimasto in campo soli 16 minuti, sufficienti però per permettergli di recuperare 7 rimbalzi. Senza un suo utilizzo prolungato i Warriors, che già patiscono la maggiore taglia e freschezza fisica degli avversari, hanno pochissime chance di controllare le plance e quindi la partita.

Dall’altra parte, ennesimo capolavoro di Udoka che sta mettendo in scacco una squadra di maggiore esperienza e talento con soli 7 uomini, ma col trio Tatum-Brown-Smart da quasi 80 punti e un Timelord sontuoso con 8 punti, 10 rimbalzi, 3 recuperi, 4 stoppate e un plus minus da +21 in 25 minuti.

Difficile ipotizzare a questo punto una riscossa Warriors in Gara 4 senza sostanziali cambiamenti da parte di Steve Kerr, restio a far esordire i rookie in queste Finals, pur essendo gli unici in grado di stare fisicamente alla pari con gli avversari.

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