Ci avviciniamo sempre di più alle Finals degli NBA Playoffs che in questo 2022 non hanno deluso le aspettative degli appassionati con serie sempre combattute e ricche di argomenti per gli analisti.

Le semifinali di Conference sono arrivate tutte almeno a gara 6 a testimonianza del grande equilibrio di questa stagione (d’altra parte da ambedue i lati del tabellone c’erano le prime 4 della regular season) e riguardo alla Eastern Conference di cui ci accingiamo a scrivere il tema principale è la vittoria del gioco di squadra sulle grandi individualità.

Passano in finale infatti due franchigie che da tutto l’anno puntano soprattutto sul gruppo, pur avendo comunque le loro superstars come i Miami Heat di Erik Spoelstra e i Boston Celtics di Ime Udoka, non a caso le prime due classificate della stagione regolare, che battono rispettivamente i Philadelphia 76ers di James Harden e Joel Embiid e i campioni in carica Milwaukee Bucks di Giannis Antetokounmpo, utilizzando al meglio i rispettivi e collaudati sistemi di gioco per aver ragione degli avversari apparsi più nelle mani dei rispettivi giocatori di punta.

Andiamo dunque a vedere cosa ci ha detto il secondo atto della postseason NBA a Est e cosa potrebbe dirci la finale della Eastern Conference.

MIAMI HEAT (1) vs PHILADELPHIA 76ERS (4): 4-2

Delle quattro serie del secondo turno playoff quella tra Miami e Philadelphia è stata quella meno combattuta con i Sixers che si sono nettamente arresi dopo aver vinto in casa gara-3 e gara-4 e archiviano l’ennesima stagione deludente da quando il Process di Sam Hinkie li ha riportati a competere stabilmente nella postseason.

I titoli dei giornali del giorno dopo hanno tutti puntato il dito sulle magagne della squadra di un pessimo Doc Rivers ma in questa sede è giusto sottolineare i meriti di Erik Spoelstra che dopo aver disputato le Finals ed essersi arreso (per la verità senza neanche combattere troppo) ai Bucks poi campioni quest’anno porta i Miami Heat alla finale di Conference dopo essersi piazzato in vetta a un girone orientale quest’anno ricco di squadre ambiziose.

Ad oggi in pochi danno gli Heat favoriti per l’anello ma sta di fatto che in Florida possono contare non solo come accennato su un sistema di gioco efficace e sull’affiatamento del roster ma anche su un Jimmy Butler che ormai migliora di anno in anno ed è ormai pienamente calato nel ruolo di leader che accetta le responsabilità non essendo (e non pretendendo di essere) l’uomo solo al comando. Una maturazione importante di un giocatore che prima della sua militanza a Miami era noto per essere più un grande scorer che un grande uomo squadra.

Esplicativa da questo punto di vista la mattanza assoluta di gara-5 dove Miami ha dato 25 punti di scarto ai Sixers e dove Butler è stato il miglior realizzatore con 23 punti ma affiancato da altri sei giocatori in doppia cifra.

La difesa degli Heat ha concesso solo 85 punti agli avversari costringendoli a un brutto 36.5% dal campo e respingendo qualsiasi velleità di rientro per Phila che ha visto molto presto esaurirsi l’onda emotiva del rientro di Joel Embiid, assente nelle prime due gare della serie entrambe vinte da Miami.

L’ultimo atto della serie con Philadelphia spalle al muro è stato più equilibrato ma ha visto comunque gli Heat espugnare il Wells Fargo Center per 99-90 con Butler ancora una volta miglior realizzatore e che ha potuto togliersi la soddisfazione di celebrare il fatto che è stato ceduto per Tobias Harris proprio dai Sixers.

Miami vola dunque in finale di Conference con Philadelphia che nemmeno quest’anno riesce a superare il secondo turno playoff ed Embiid a elogiare Butler e sottolineare come James Harden non sia più quello di Houston.

Su Harden ci siamo già abbondantemente espressi nel nostro articolo a lui dedicato per cui non è molto utile rimarcare la sua assoluta mancanza di consistenza in questi playoff in cui il pick&roll con Embiid poteva essere il più ingiocabile della postseason (in gara-7 per il Barba solo 11 punti senza mai andare dentro, tirando solo 1/2 da due punti e soprattutto senza mai andare in lunetta). Giusto piuttosto parlare anche di Joelone e mi sbilancio in un’opinione del tutto personale.

Embiid quest’anno dice che Harden non è più quello di una volta mentre l’anno scorso diceva che era stufo di fare da babysitter a Simmons. Tutte considerazioni condivisibili ma adatte più a un opinionista che a quella che dovrebbe essere la stella della squadra e che invece dopo le sconfitte è sempre a rimarcare i demeriti più o meno evidenti dei suoi compagni.

Joel è sicuramente un giocatore fantastico ma che a 28 anni non ha ancora raggiunto neanche le finali di Conference, tuttavia parla come se fosse un vincente nato, uno che ha già dimostrato quello che deve ancora dimostrare.

Ad oggi Joel Embiid è il volto di una rinascita dei Sixers dopo il lungo periodo di tanking che però non ha portato, malgrado gli investimenti quantomeno ingenti, nulla alla sua squadra. Ed anche nella gara-6 decisiva giocata davanti al suo pubblico, pur se condizionato dagli infortuni, il camerunense non è andato oltre un 7/24 dal campo con 2/8 da tre. Ciò nonostante Joel è davvero poco propenso a mettersi in discussione mentre non si fa mai problemi a sbattere in faccia ai compagni di squadra le loro responsabilità.

Detto questo non è giusto addossare a Embiid le colpe dell’eliminazione nè tantomeno al solo Harden: Philadelphia ha fallito anche quest’anno e Doc Rivers, che ha sostituito il discusso Brett Brown, ancora una volta ha visto andare in frantumi i suoi piani che però non si è mai davvero capito quali fossero.

L’ex Celtics e Clippers si è affidato alle sue stelle senza mai proporre un vero piano B come troppo spesso è accaduto ultimamente e infatti sul banco degli imputati, come accade spesso negli sport di squadra, il primo accusato ora è lui così come lo era Brown ai tempi del 4-0 secco subito dai Celtics nella bolla di Orlando.

Sul futuro di Philadelphia ci sarà molto da discutere, per ora c’è da celebrare la vittoria degli Heat e un altro grande capitolo della storia di Erik Spoelstra alla guida tecnica della franchigia. E come vedremo nelle Finals Miami parte tutt’altro che battuta.

BOSTON CELTICS (2) vs MILWAUKEE BUCKS (3): 4-3

Serie fantastica e con continui capovolgimenti di fronte che ha visto la vittoria di Boston e il conseguente ritorno dei Celtics alle finali di Eastern Conference malgrado la squadra di Ime Udoka abbia perso due volte il fattore campo e la sconfitta di gara-5 sembrava poter essere di quelle che mettono fine a una serie prima del finale ufficiale.

Partiamo proprio dal quinto atto di questa saga, una delle più belle partite dei playoff di quest’anno (e non è un caso, ricordando anche gara-1 contro i Nets, che di mezzo ci sia di nuovo Boston). I verdi del Massachussetts hanno iniziato avanti di 9 l’ultimo quarto di una gara che li ha visti perlopiù in vantaggio e a 2 minuti dalla fine il tap-in schiacciato di Al Horford (fermo a 6 con 3/8 fino a quel momento) aveva messo 6 punti di distanza tra le squadre.

Poi il pareggio dei campioni in carica dei Bucks con le triple di Antetokounmpo e Jrue Holiday, i due liberi di Smart a 30” dal termine per riportare Boston in vantaggio e gli ultimi, infuocati secondi.

Possesso Bucks, ovviamente palla a Giannis Antetokounmpo che altrettanto ovviamente arriva al ferro, sbaglia ma per gli arbitri è fallo di Grant Williams. Tiri liberi per il Greek Freak, 1/2 ma sul secondo errore il rimbalzo e successivo canestro di Bobby Portis portava in vantaggio i Bucks e sull’azione successiva Jrue Holiday si prendeva il ruolo di match-winner con una grande stoppata sul tentativo di Marcus Smart.

Vittoria per Milwaukee e 3-2 nella serie nel modo che fa più male per chi perde. I campioni in carica avevano ben due occasioni di fila per chiudere il discorso e confermarsi in finale di Eastern Conference anche perchè la serie di Antetokounmpo è stata, fino a gara-5 e oltre, assolutamente stellare: 33.9 punti di media alla fine delle 7 gare con 14.7 rimbalzi, 7.1 assist e anche 1.1 stoppate. Il finale della serie ha però avuto un epilogo magari non proprio incredibile ma sicuramente inaspettato.

Gara-6 al Fiserv Forum vedeva i Celtics nello scomodo ruolo di “win or go home” ma nonostante questo ancora una volta la squadra di Udoka ha condotto per larghi tratti sul parquet avversario con Jayson Tatum a registrare un pazzesco 46 alla voce punti con più del 50% dal campo (17/32 di cui 7/15 da tre) affiancato da Jaylen Brown e Marcus Smart a cannoneggiare dall’arco la retina dei Bucks (4/7 per Brown da tre, 5/9 per Smart) La rabbiosa rimonta di Antetokounmpo nel finale porta il -4 grazie ai 44 del greco con 14/30 e 20 (!!) rimbalzi ma la risposta è stata l’allungo definitivo di Boston fino al +13 finale e il 3-3 nella serie.

Ho volutamente scritto di “rimonta di Antetokounmpo” perchè gara-6 ha visto i primi segnali di ciò che ha sancito la fine dell’avventura dei Bucks ai playoff di quest’anno: l’eccessiva dipendenza in attacco dal greco. Ma soprattutto il fatto che il piano di Mike Budenholzer si è rivelato piuttosto discutibile: i compagni di Giannis a sbattersi in difesa, il Freak ad essere prima, seconda e terza opzione offensiva. Un piano rivelatosi a posteriori (e non solo) errato senza Khris Middleton a dividersi le responsabilità offensive con la superstar ellenica.

In questo modo Ime Udoka ha potuto sbarrare l’area in gara-7 e i compagni di squadra di Antetokounmpo non ne avevano palesemente più a furia di rincorrere i piccoli avversari sul perimetro e rispondevano sparacchiando dall’arco ed evitando così che la scatola fosse aperta. Così Milwaukee, pur in vantaggio 26-20 al termine del primo quarto con ciò che restava delle energie di Brook Lopez, è crollata nettamente sotto i colpi dei tiratori avversari: 7/18 da tre per Grant Williams (partito 2/6) e 4/6 per Payton Prichard, nonchè 5/9 di Jayson Tatum giusto per non farci mancare nulla.

Giannis abbandona i playoff tra gli applausi del TD Garden e con la consapevolezza di aver dato tutto anche quest’anno per la propria squadra e non avere nulla da rimproverarsi confermandosi una superstar vera (rileggere paragrafo su Embiid di cui sopra) Così non è stato per il suo coaching staff ma l’infortunio di Middleton è stata effettivamente una tegola pesante che ha scombinato i piani dei Bucks senza che però ce ne fossero di riserva.

Boston continua a convincere ed esce vincente anche da una serie dove le sue certezze sono state a più riprese messe in discussione. Incredibile se si pensa all’inizio di stagione dei Celtics con Udoka che non riusciva ancora a imporre le sue idee ai giocatori; ora le cose sono cambiate completamente e la finale di Conference è assolutamente meritata per la storica franchigia.

EASTERN CONFERENCE FINAL: MIAMI HEAT (1) vs BOSTON CELTICS (2)

Arrivano in finale le prime due della regular season come accennato e lo spettacolo sarà garantito così come l’incertezza e l’equilibrio. Favorita appare sicuramente Boston sull’onda dell’entusiasmo per aver appena buttato fuori i campioni in carica e per la cavalcata vincente che ormai va avanti da mesi nonchè per avere dalla sua parte campioni come Tatum e Brown ma anche uomini d’esperienza come Smart e un Al Horford che nella serie coi Bucks ha messo su grandi numeri soprattutto nella prima parte.

Come sempre però non sottovalutiamo Spoelstra e la sua Miami. Ormai è nel DNA del coach di origine filippina partire da sfavorito dopo aver guidato i Big Three (e anche in quel caso a livello personale non era proprio dato per vincente visto il rincorrersi continuo, all’epoca, di voci sul ritorno di Pat Riley in panchina al suo posto) ma gli Heat hanno migliorato una squadra che funzionava già bene con gli innesti degli esperti Kyle Lowry e PJ Tucker (un giocatore di quelli essenziali se si vuole vincere e una potenziale brutta gatta da pelare per Tatum) e la salita di livello di giocatori come Max Strus oltre alle certezze Adebayo, Herro e ovviamente Jimmy Butler.

L’ex Timberwolves darà tutto per portarsi a casa il primo anello della carriera ma ovviamente sarà così anche per i Celtics e anche se il fattore campo premia attualmente Miami la mia personale previsione è 4-2 per Boston (Miami vincente in gara-2 e in gara-4)

 

3 thoughts on “Heat – Celtics: Road to Eastern Conference Final

  1. Oplà. Previsione ribaltata al primo fischio finale, come era facile pronosticare (Heat riposati, Boston senza Smart vale la metà).

      • Anche meno: hanno tirato il 40% dal campo (in casa). Brown da solo il 25%, Tatum ha giocato bene solo il primo quarto. Fortuna che gli Heat hanno fatto peggio.
        Chiaro che salvo infortunii clamorosi il titolo tornerà a San Francisco.

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