La trade deadline è stata mediaticamente dominata dall’affare James Harden: il ricongiungimento tra il Barba e Daryl Morey ha infatti posto fine alla telenovela Ben Simmons ma soprattutto ha trasformato i Sixers in una possibile contender con la coppia Harden-Joel Embiid che ha vinto tutte le 3 partite in cui i due top players sono stati contemporaneamente tra gli effettivi (perdendo però male in casa di Miami senza l’ex Rockets).

Una trade che ha quindi inevitabilmente offuscato l’attenzione sugli altri movimenti, tra cui quelli dei Portland Trail Blazers che a febbraio hanno ufficialmente attivato il rebuilding mode.

Il GM dei Blazers Joe Cronin, il coach Chauncey Billups e il suo assistente Dewayne Hankins

Il GM dei Blazers Joe Cronin, il coach Chauncey Billups e il suo assistente Dewayne Hankins

I Blazers erano nel pieno di un’altra stagione ai margini della lotta playoff con Damian Lillard infortunato e mai sceso in campo nel 2022 e la consapevolezza che anche quest’anno difficilmente avrebbe ottenuto granchè da una Western Conference quanto mai competitiva.

Così il general manager ad interim Joe Cronin ha deciso che era l’ora di buttare giù quasi tutto e ripartire da capo: via dunque Norman Powell e l’esperto Robert Covington, passati ai Clippers che si sono così liberati di un Eric Bledsoe tanto girovago quanto deludente ovunque vada, ma soprattutto ha salutato l’Oregon il secondo miglior giocatore dei Blazers: CJ McCollum.

Dopo otto anni ad affiancare Lillard nel ruolo di trascinatore di Portland, McCollum si è infatti unito ai New Orleans Pelicans che si stanno pian piano facendo una ragione del fatto che quest’anno di vedere Zion Williamson non se ne parla e in attesa di vedere CJ e Zion insieme nella prossima stagione hanno scavalcato proprio i Blazers al decimo posto a Ovest, l’ultimo utile per il play-in tournament, dando improvvisamente un senso alla propria annata.

CJ McCollum, ex alfiere di Damian Lillard, con la nuova maglia di New Orleans

CJ McCollum, ex alfiere di Damian Lillard, con la nuova maglia di New Orleans

Da parte di Portland è più che evidente quanto si tratti invece di un affare mirato al lungo termine. Intanto si libera di un contratto bruttino come quello dell’oggetto misterioso Larry Nance Jr. ma soprattutto riceve dai Pelicans una prima scelta protetta per il Draft di quest’anno e due seconde scelte.

Riguardo ai giocatori in entrata, l’unico che potrebbe davvero far parte di un progetto tecnico è Josh Hart, sul quale i Pelicans hanno puntato molto in questi ultimi anni; per il resto si registrano contratti in scadenza come quelli di Joe Ingles o giocatori girati altrove come Tomas Satoransky o Nickeil Alexander-Walker (mandato a Utah per rilevare proprio Ingles).

A questo punto per la squadra allenata da Chauncey Billups ci sono tre possibili strade: analizziamole nel dettaglio.

La prima opzione è quella che attualmente appare la più improbabile: giocarsi comunque le proprie chances per acciuffare il play-in tournament che dista attualmente 2 vittorie essendo i Blazers undicesimi. Onestamente è assai difficile che le intenzioni della dirigenza siano queste, ma il filotto da 4 vittorie consecutive tra il 9 e il 16 febbraio, a trade già avvenuta, non può escludere a priori che i Blazers vogliano continuare a competere per quello che rimane di questa stagione; d’altra parte negli ultimi giorni si sono fatte più insistenti le voci che vorrebbero Lillard pronto a rientrare prima della fine della regular season.

Damian Lillard infortunato; tornerà quest'anno?

Damian Lillard infortunato; tornerà quest’anno?

Il senso di questo ultimo sforzo potrebbe essere trovato in due aspetti: garantire a Dame una vetrina per le ultime partite (e qui rimandiamo al prosieguo dell’articolo) e mantenere un occhio sulle condizioni per la prima scelta del Draft 2022 presa da New Orleans, che finirà direttamente in mano ai Blazers solo se pescata dalla 5 alla 14 ma che andrà comunque a Portland nel 2025 se invece il pick sarà tra le prime 4 o fuori dalla lotteria.

Tuttavia anche giocando al massimo delle proprie possibilità è davvero difficile che i Blazers possano riuscire a spuntarla in una lotta per il decimo posto contro i rinnovati Pelicans ma anche gli Spurs di Gregg Popovich che sicuramente vorranno dare tutto per consentire un ultimo giro ai playoff al loro coach qualora decida di abbandonare le panchine NBA dopo un indimenticabile quarto di secolo alla guida di San Antonio. Tra l’altro un problema al piede sinistro ha fermato anche Jusuf Nurkic che è peraltro anche lui in scadenza di contratto, probabile quindi che per quest’anno non lo rivedremo.

Jusuf Nurkic potrebbe aver già concluso la sua militanza in campo ai Blazers

Jusuf Nurkic potrebbe aver già concluso la sua militanza in campo ai Blazers

La strada più sensata è quindi quella di lasciar perdere la corsa playoff per quest’anno e concentrarsi a tutti gli effetti sulla ricostruzione. Ecco quindi le altre due opzioni di cui parlavamo, che si riducono a una sola, pesante domanda: Lillard o non Lillard?

L’attuale stella dei Blazers è legato a Portland con un contrattone da 176 milioni abbondanti fino al 2025 e malgrado la giustificatissima voglia di vincere ha visto quest’anno la sua squadra smantellata.

Se i Blazers vogliono costruire ancora intorno a lui serve un altro scorer importante che prenda il posto di CJ McCollum ad affiancarlo (anzi, un nome ancora più illustre visto che con CJ si è arrivati al massimo alla finale di Conference) e un importante uomo d’area, sperando che i vari Hart, Justise Winslow e Keon Johnson possano costituire un supporting cast all’altezza.

La free agency 2022 per Portland potrebbe però riservare poche sorprese perchè tra i nomi che saranno liberi in estate non ci sono troppi lunghi che possano fregiarsi dell’etichetta di top player e tra gli esterni, a meno che Kyrie Irving non decida di rinunciare alla sua player option a Brooklyn, i giocatori più importanti sono Victor Oladipo, che è alle prese con un pesante infortunio e non potrebbe offrire troppe garanzie, e Zach LaVine che ha annunciato di non voler rinnovare con Chicago.

Improbabile però che LaVine decida di approdare in uno small market come Portland e in una squadra che offre solo Lillard come certezza come i Blazers; ricordiamo inoltre la sua reazione quando fu scelto da Minnesota…

Nel caso in cui si decidesse di proseguire con Dame le prospettive non sarebbero quindi troppo esaltanti ed è facile immaginare che potrebbe essere lo stesso Lillard, che peraltro compirà 32 anni a luglio, a chiedere una trade costringendo quindi i Blazers a un altro anno perso. Sono pure supposizioni che però in un’ottica di rebuilding per una squadra che come accennato non sarà mai troppo ambita dai free agent non è possibile ignorare.

Veniamo quindi alla terza opzione, quella più estrema ma che appare la migliore per la franchigia: cercare una destinazione a Lillard prima che da top player assoluto si trasformi a tutti gli effetti in giocatore declinante con contratto pesante e ricavarne il massimo in scelte, contratti in scadenza e giocatori futuribili, tankare a più non posso per la prossima stagione e arrivare all’estate 2023 con quintali di spazio salariale con cui attrarre free agent di livello (ricordiamo che potrebbe liberarsi Nikola Jokic) e molte possibilità al draft per costruire una squadra giovane e affamata di successo.

Certo, prospettare un anno di sconfitte non piace a nessuno e men che meno privarsi del proprio giocatore franchigia, probabilmente il migliore passato da Portland negli anni Duemila.

La sensazione tuttavia è che i Blazers abbiano già tratto il massimo dagli anni migliori di Dame e proseguire con lui non darebbe comunque garanzie di successo ed esporrebbe comunque al rischio di perderlo prima del 2025.

In sostanza, i Blazers hanno deciso di prendere la strada della ricostruzione e quando si sceglie un percorso le mezze misure servono a poco in una lega come la NBA: è una strada che va percorsa fino in fondo, anche a costo di rinunciare a colui che ha scritto la storia recente della propria franchigia.

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