Iniziamo dai fatti.

Un paio d’ore prima della trade deadline di febbraio si è concretizzato l’affare dell’anno: i Philadelphia 76ers ricevono James Harden e Paul Millsap mentre i Brooklyn Nets prendono dai Sixers Ben Simmons, Seth Curry, Andre Drummond e due prime scelte future, una per il Draft 2022 e l’altra per il 2027, l’ultima delle quali protetta.

Si concretizza finalmente l’addio di Simmons a Philadelphia dopo i ben noti problemi, cestistici e non, che lo avevano portato a toccare il punto più basso della sua carriera nella serie playoff persa a sorpresa dai Sixers contro gli Atlanta Hawks. L’australiano, in maniera non del tutto attesa, ha ancora l’opportunità di lottare ad alti livelli a Brooklyn, scottata però da una serie negativa che prima della trade ha portato una sola vittoria in 10 gare e che l’aveva fatta scivolare all’ottavo posto nella Eastern Conference.

Philadelphia, guidata da un grandissimo Joel Embiid, attualmente è invece quinta ma mantenendo un divario contenuto con le squadre di testa (ha tre gare in meno dei Bucks quarti e una sola sconfitta in più rispetto a Chicago e Cleveland seconde) e potrà contare sul Barba che ottiene la cessione dopo aver manifestato più di qualche malumore per la sua situazione a Brooklyn. Di sicuro la coppia che formerà con Embiid ha un potenziale (soprattutto offensivo) su cui poche squadre possono fare affidamento.

Analizziamo quindi gli aspetti di questa trade sia dal punto di vista personale dei due giocatori sia da quello delle loro future (e passate) squadre.

COSA CAMBIA PER JAMES HARDEN

Dieci anni dopo la storia si ripete: James Harden e Kevin Durant si separano per volontà soprattutto del primo.

Kevin Durant ha fatto di tutto per non avere Harden in squadra all'All Star Game

L’ex stella degli Houston Rockets aveva deciso, una volta preso atto della conclusione del ciclo che aveva portato i texani in biancorosso ad andare vicini a sgambettare gli stellari Warriors, di unirsi ai Brooklyn Nets che come nell’era Michail Prochorov stavano costruendo la gioiosa macchina da guerra per puntare con decisione al primo titolo NBA della franchigia.

Come accadde a Oklahoma City però le cose non hanno funzionato: dieci anni fa Harden rifiutò l’estensione coi Thunder perchè voleva essere una superstar (e dal punto di vista personale ci è sicuramente riuscito, non fosse altro per essersi portato a casa un titolo di MVP) questa volta il Barba ha sofferto il non essere più il giocatore di punta.

Harden è abituato ad avere tantissimo la palla in mano, lo si sa, e a sfruttare i blocchi e le spaziature dei compagni per sconquassare le difese (e compensare il fatto che lui stesso non è mai stato un cuor di leone nella sua metà campo). Con Durant in campo questo non è stato possibile e i caratteri non certo accomodanti delle due stelle, uniti allo stato di forma discutibile dell’ex Rockets al suo esordio coi Nets e al rompicapo intorno al terzo leader designato Kyrie Irving, hanno fatto il resto.

Dalla reunion con Daryl Morey a Philadelphia quindi Harden ha sicuramente tutto da guadagnare. Nella città dell’Amore Fraterno l’ex MVP potrà essere nuovamente l’esterno di riferimento, anche perchè Doc Rivers è un coach abituato a dare carta bianca alle sue stelle, e affiancare Joel Embiid per dei pick&roll potenzialmente impossibili da difendere.

Poi è chiaro che le primavere quest’anno saranno 33 e le recenti modifiche al regolamento NBA gli impediscono di essere quella macchina da tiri liberi che fu a Houston, ma se guardiamo il punto di vista personale di Harden molti indizi portano al fatto che il vincitore della trade per ora è lui.

La potenzialmente devastante coppia Harden-Embiid

La potenzialmente devastante coppia Harden-Embiid (anche se James porterà il numero 1)

COSA CAMBIA PER BEN SIMMONS

Ben Simmons è libero, può andarsene dalla Wells Fargo Arena che per lui era diventata un lager.

Simmons a Phila, ormai un corpo estraneo

Simmons a Phila, ormai un corpo estraneo

All’inizio della stagione avevamo raccontato con dovizia di particolari tutto ciò che ha passato l’australiano nel corso del suo ultimo periodo a Philadelphia.

Sbeffeggiato dai suoi tifosi, abbandonato da coach e compagni di squadra, per Simmons era diventato un inferno il solo sentire nominare la parola “pallacanestro” (figuriamoci la parola “tiro”; ricordiamo che in carriera ha 5/34 da tre e che negli ultimi due playoff ha realizzato 25 liberi su 73) e il rapporto con la sua ormai ex squadra era talmente caduto in basso da rifiutare anche l’aiuto di psicoterapeuti forniti dai Sixers fino a novembre.

Potenzialmente per l’australiano è andata benone in quanto non è finito in una squadra di basso livello come potevano essere i Sacramento Kings che lo hanno cercato con decisione a gennaio e ha ancora la possibilità di competere ad alti livelli in una Brooklyn che lo ha preso apposta per questo. Il punto però è essenzialmente uno: siamo sicuri che ai Nets il nostro povero Ben troverà finalmente un ambiente che gli garantisca di ristabilirsi mentalmente?

Ovviamente è prematuro rispondere prima di averlo visto all’opera ma le prospettive da questo punto di vista non sono il massimo. Simmons passa infatti da una piazza delusa dal fatto che il suo esterno di punta non sapesse tirare a un’altra che ha puntato tutte le sue fiches sul breve termine per portarsi un anello a casa e se finalmente non dividerà più lo spogliatoio con Joel Embiid (che disse chiaramente di non volergli fare da babysitter) ora avrà al suo fianco un Kevin Durant ancora meno avvezzo al ruolo di chioccia e soprattutto l’imprevedibile, in tutti i sensi, Kyrie Irving.

Per adesso il general manager dei Nets Sean Marks dice che Simmons è entusiasta di essere a Brooklyn (bene) ma che deve completamente ristabilirsi fisicamente tanto da non sapere quando debutterà (male). L’ex prima scelta assoluta del 2016 è ancora sotto psicoterapia e per lui il primo periodo ai Nets sarà di ripresa fisica e mentale: come reagirà se a Brooklyn dovessero essere insofferenti nell’aspettarlo?

COSA CAMBIA PER I PHILADELPHIA 76ERS

Daryl Morey si è attratto le risatine di molti appassionati quando rifiutava qualsiasi offerta per Simmons malgrado questo comportasse tenersi a libro paga un corpo estraneo. Oggi l’ex artefice degli ultimi Rockets vincenti mostra che ride bene chi ride ultimo.

Daryl Morey ha avuto pazienza ed è stato ripagato

Daryl Morey ha avuto pazienza ed è stato ripagato

A prescindere da come andrà, Morey ottiene il massimo dalla cessione di Simmons e si riprende James Harden in un periodo peraltro in cui i risultati sul campo sorridono ai Sixers ed Embiid sembra al top assoluto della sua carriera. Prima ancora che Joelone facesse in tempo ad aprire bocca sulla competitività dei suoi, il GM gli ha affiancato un attaccante spettacolare, grande giocatore di pick&roll e che si attirerà pure l’attenzione delle difese in modo tale che il camerunense abbia ancora più spazio per fare man bassa nelle aree avversarie.

In più Philadelphia non perde nè Tyrese Maxey nè Matisse Thybulle, anima difensiva sul perimetro, e assorbe anche il contratto di scadenza di Paul Millsap che comunque nell’anno in corso potrà dare un contributo d’esperienza ed è una presenza meno ingombrante del partente Andre Drummond.

L’affare Harden è finalizzato a vincere subito in maniera talmente chiara che la prima scelta del 2022 di Phila è stata ritenuta (e probabilmente è) un sacrificio accettabile, unito alla perdita di un grande tiratore come Seth Curry (ma meglio tenersi piuttosto un grande difensore come Thybulle, che insieme al Barba servirà eccome).

A questo punto per i Sixers non resta che sperare che Harden si mantenga in forma fisica e con motivazioni adeguate per puntare con decisione alle Finals, in un’annata in cui ancora non abbiamo individuato una pretendente che sopravanzi le altre per il titolo NBA.

COSA CAMBIA PER I BROOKLYN NETS

Considerazione del tutto personale ma a mio avviso condivisibile per molti appassionati: non vorrei essere nei panni di Steve Nash. Non bastava l’epopea Irving, non bastava la pressione di dover portare a casa un titolo NBA al primo incarico da head coach: ora per l’ex cervello dei Suns c’è anche la gestione di Ben Simmons.

Le prime parole di Steve Nash sul suo neo giocatore Simmons

Le prime parole di Steve Nash sul suo neo giocatore Simmons

Se fossimo in un videogioco o al fantabasket la squadra avrebbe trovato in Simmons il fit ideale: difensore d’elite, passatore sopraffino, Kevin Durant al suo fianco a prendere i tiri importanti colmando le sue lacune (!) al tiro. Purtroppo per Nash e per i Nets, al talento dei giocatori vanno affiancati altri aspetti e riguardo alle stelle attuali di Brooklyn ce ne sono a bizzeffe che potrebbero causare la seconda implosione della squadra da quando ha abbandonato il New Jersey.

Certo, va detto che il progetto Irving-Harden-Durant stava già mostrando segni di fallimento e la mossa di Sean Marks era tra le poche possibili per dare una scossa all’ambiente ed evitare di bruciare subito un’altra occasione per il bersaglio grosso, in più i Nets si portano a casa anche Seth Curry che in carriera ha tirato sempre sopra il 40% da tre (l’anno scorso addirittura il 45%) e che paga probabilmente il cognome che porta quanto a considerazione nella lega.

Molto meno convincente la presa di Andre Drummond che sulla carta non migliora il rendimento del settore lunghi capitanato attualmente da Blake Griffin, in quanto come l’ex stella dei Clippers il buon Andre è un lungo in fase calante, senza tiro e che predilige stazionare in area al contrario di come funziona oggi coi lunghi NBA.

Le considerazioni principali però vanno ovviamente fatte su Simmons e Irving. La stagione di Brooklyn può conoscere un’improvvisa escalation se Simmons si riprende trovando un ambiente a lui idoneo e Irving inizia a concentrarsi definitivamente sulla spicchia piuttosto che sul resto o può definitivamente andare al macero se anche una sola delle due opzioni non si verificherà.

Considerando anche che Ben non sembra nemmeno in forma decente, in bocca al lupo Steve…

One thought on “Harden ai 76ers, Simmons ai Nets: la trade dell’anno in NBA?

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