Tra i Phoenix Suns e i Milwaukee Bucks si ricomincia daccapo. I Bucks mantengono il vantaggio del fattore campo anche in gara 4 e dopo un’intensa battaglia la spuntano 109-103 pareggiando la serie sul 2-2.

E’ stata una gara potenzialmente decisiva per Milwaukee perché un’eventuale svantaggio di 1-3 sarebbe stato molto difficile da rimontare.

Una gara 4 che è già un piccolo instant classic. Due squadre sostanzialmente alla pari che hanno lottato su ogni possesso fino all’ultimo e che ci hanno regalato uno spettacolo degno di questo livello.

E’ stata la notte di Devin Booker. E’ stata la notte di Khris Middleton. Le due partite da memoria storica che tutti ci aspettavamo da ognuno di loro. Peccato però che ci può essere gloria solo per uno. Tra i due litiganti che si elidono a vicenda alla fine la differenza la fa il solito Giannis di cuore e di voglia.

La sua stoppata contro la schiacciata di Ayton è già celebrata a futura memoria dei posteri e se davvero il titolo andrà in direzione Wisconsin ne sarà il manifesto.

Giannis ha 26 punti e 14 rimbalzi conditi da 8 assist, 11-19 dal campo e 4-8 dalla lunetta. Non poteva e onestamente non doveva segnarne ancora 40 ma il contributo è stato ugualmente determinante, anzi di più.

Nel primo quarto ha anche chiesto di rifiatare un attimo in panchina, poi ha mantenuto la sua solita faccia. Questo pareggio è soprattutto suo e lo sappiamo tutti.

A me inorridisce parlare di vantaggi arbitrali e non lo faccio in questa sede. Ho avuto comunque l’impressione, coach Monty Williams ne sosterrà la tesi, che il greco sia stato un po’ troppo coccolato. In quattro o cinque occasioni sono stati troppo generosi con i fischi a svantaggio dei Suns, in parte compensato con la presa di mira nei confronti di P.J. Tucker.

Non parliamo mai abbastanza e a dovere di questo tracagnotto e superbo difensore. Un altro MVP di questa gara è lui. Ci si può permettere di parlarne in questo modo con 0 punti sul tabellone. Zero. Ma la difesa non fa statistica, per lo meno non sempre, di sicuro l’intensità non si traduce in nude cifre arabe.

Dicevamo che è stata la gara di Devin Booker e di Khris Middleton e di come si siano annullati a vicenda. Il primo ne firma 42, l’altro 40.

Ho chiamato e ho ottenuto finalmente questo tipo di performance da parte di Booker. 42 punti col 17-28 e tutti bellissimi, tutti in stile da miglior giocatore offensivo delle Finals che finalmente si prende tutti i tiri decisivi ed è aggressivo ad ogni possesso.

Gli fa eco Middleton. Stessa efficacia, diversa cifra stilistica. Più solido con i jumper dalla media ma soprattutto più letale da 3 punti (3-8). Si è preso il quarto periodo, Giannis non solo non si offende ma sa benissimo che in gare punto a punto non può affidarsi al proprio tiro senza pretendere di non andare a sbattere contro il muro difensivo. Questa si chiama umiltà. Questo si chiama gioco di squadra.

Insieme fanno la storia. Sono la quarta coppia ad aver segnato almeno 40 punti in una gara delle Finals. Prima di loro ci sono stati John Havlicek e Jerry West nel 1969, Michael Jordan e Charles Barkley nel 1993 e Allen Iverson e Shaquille O’Neal nel 2001.

Tra i due litiganti il terzo soffre. Dov’è Chris Paul ? Ha problemi fisici che non vuole dichiarare ? E’ calato nelle gare giocate in trasferta. 10 punti, 7 assist, 5-13 dal campo ma soprattutto 5 palle perse, compresa una dolorosa nel finale.

Forse sta soffrendo il ritmo al termine di questi playoffs dal fiato corto, non vorrei ricordare che ha 36 anni ed è alla sua sedicesima stagione. Ieri si è presentato in conferenza stampa con una felpa nera e la scritta “Can’t give up now !!”. Non oso nemmeno immaginare come potrebbe soffrirne da un’eventuale sconfitta. Queste Finals sono un’occasione abbastanza unica e lui lo sa benissimo.

I Suns sono partiti bene, meglio degli avversari. Ayton è stato finalmente cercato con maggiore costanza in profondità e in situazione dinamiche ma è durato pochissimo e con scarsa efficienza (6 punti col 3-9). Si è riscattato afferrando 17 rimbalzi e offrendo la sua fisicità alle entrate di Giannis, non pagandone lo stesso dazio in termini di falli rispetto a gara 3.

Non c’è tantissimo da dire. In una gara punto a punto con tanta fatica accumulata sul groppone vince chi al contempo è più lucido e ha più voglia. Passi la voglia, anche se Giannis ormai mi sta facendo davvero ricredere su chi sia più disposto a soffrire per vincere, la lucidità ha sicuramente premiato Milwaukee.

Vittima sacrificale Chris Paul, proprio lui, proprio il veterano che ha costruito una carriera da Hall of Fame sulle decisioni giuste in momenti critici.

Va dato il giusto onore a questi Bucks. Sotto di due partite hanno cacciato fuori tutto l’orgoglio di cui sono possessori, guidati ovviamente con l’esempio da Giannis. Del resto se c’è una cosa che si sapeva è che i i suoi Big Three, con l’aggiunta di Middleton e Holiday, sono ragazzi che hanno poco da spartire col solito modello di superstar NBA.

C’è più umiltà della media, come già detto, non è scontato in questo mondo e in questa lega. Stava per essere la serata del sigillo impresso da Booker, è invece un pareggio a tratti inatteso ma meritatissimo e giusto.

Per gara 5 si torna in Arizona. Ora i Suns vedono i fantasmi. Se entrambe le squadre giocano al massimo del loro potenziale vedo comunque ancora Phoenix favorita.

Ora però la corrente ha cambiato la direzione dell’onda emotiva. E’ 2-2 e non c’è una soluzione chiara. Si risolverà tutto sui dettagli, sul tiro che entra o che esce, su quei particolari che non si possono né prevedere né dominare.

 

 

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