I Milwaukee Bucks hanno cuore e vanno sull’1-2 vincendo gara 3 120-100. Non c’è stata storia, è stato un blowout che riporta la serie in linea di galleggiamento.

La copertina è ancora una volta tutta per Giannis. 41 punti, 13 rimbalzi, 6 assist, 14-23 dal campo e 13-17 ai liberi.

E’ una vittoria che mi aspettavo, che forse addirittura tutti noi pretendevamo. Un eventuale 0-3 sarebbe stato ovviamente il canto del cigno ma ancor di più come qualcosa di assolutamente non meritato in casa Milwaukee.

Ora la serie si allunga, diventa almeno per un attimo più aperta. Continuo a pensare che i Suns la portino in definitiva a casa ma se c’è una squadra con i valori giusti è proprio quella con i cervi sulla maglia.

Non posso non parlare di Giannis come di un grande uomo oltre che come di un grande giocatore. La sua umiltà, la sua voglia, il suo coraggio vanno premiati. E’ il leader di un intero stato ormai.

Firma un altro quarantello, sempre con quel ginocchio non a posto. Pazzesco a dir poco. Finora in queste serie ha numeri d’altri tempi. 34.3 punti, 14 rimbalzi e quasi 5 assist col 62% dal campo, va anche in lunetta quasi 16 volte per partita.

Devin Booker non hai veramente urlato per ora, Chris Paul si ma con alcune pause. C’è eresia nell’aria. Se davvero Phoenix dovesse vincere il titolo si potrebbe anche darglielo comunque questo titolo di MVP delle Finals meritatissimo.

Parliamo però come se la serie fosse finita, come se gara 3 fosse stato l’atteso scatto d’orgoglio ma fine a sé stesso. Non mi pare. Gara 4 può pareggiare tutto e portarci verso lidi sconosciuti, ora ci si inizia davvero a divertire.

Finalmente Jrue Holiday è stato più aggressivo, più sicuro di sé. 21 punti e 9 assist col 50% da tre. Piace a tutti questo ragazzo ma l’ho sempre visto troppo leggero e poco cattivo. Se avesse quel pizzico di malizia in più sarebbe davvero tra i primissimi del suo ruolo ma per adesso anche per lui lo scatto c’è stato, come anche per Middleton, 18 punti e 3-7 da tre.

I Suns sono partiti bene, soprattutto con CP3 che imbecca Ayton profondo in area. Ci sono tre giocatori in un fazzoletto, Crowder a quota 18 punti con lo stesso Ayton, per CP3 appena un punto in più. Numeri che dicono poco perché Phoenix ha perso la sfida dell’intensità.

Eppure ha avuto il solito grande contributo della sua panchina, questa volta soprattutto da Cameron Johnson, 14 punti con almeno un paio di giocate che hanno ricordato Doctor J nel suo splendore aereo.

Per gara 4 coach Monty Williams dovrebbe cavalcare di più Ayton e non solo ad inizio partita. Brook Lopez è lento ed elefantiaco e Giannis in aiuto può prendersi dei falli sul groppone. Il suo apporto offensivo mi pare addirittura sottostimato.

Chris Paul lo trova sempre in maniera magnifica, anche in situazione dinamiche dove il centro nato alle Bahamas deve solo sollevarsi con le punte e metterla dentro.

La sensazione è che Phoenix avesse in mano anche gara 3, con ottima circolazione della palla, con buon rientro in transizione, con i suoi gregari ormai di lusso. La scossa però è stata inevitabile.

Giannis ha segnato in tutti i modi, anche col tiro, ma trovando il suo ritmo nelle penetrazioni devastanti arriva al massimo della suo potenziale. E’ una gioia vederlo perché è esattamente l’esempio più bello che si possa dare ai bambini. Si gioca con questo carattere, con la sua faccia.

Sono delle Finals sulle quali alcuni vorrebbero appiccicarci un bell’asterisco perché obiettivamente la stagione è stata condizionata dagli infortuni. Ma non c’è nessun asterisco che tenga se Giannis è questo.

Ci rincuora di un Lakers – Nets mancato, o di un Kawhi e i suoi Clippers magari, ci rincuora perché la sua performance prima emotiva e poi tecnica è degna di questo livello. Anzi, avrei anche fatto fatica a vederla in altre superstar del primissimo livello NBA.

Per gara 4 avremo un giorno in piĂą di riposo, un piccolo sollievo per il ginocchio del greco, casomai ne avesse ancora bisogno.

Ieri notte noi italiani abbiamo imparato una lezione e mi sembra che possa calzare bene come consiglio ai Phoenix Suns. Abbiamo battuto i saccenti inglesi che si credevano di averla già vinta prima d’iniziare giocando in casa e ci siamo laureati campioni d’Europa per la seconda volta.

“It’s coming Rome” invece, mai esultare prima, mai dare nulla per scontato e mai sottovalutare l’avversario. Capito Chris Paul ? Non penso sia questo il caso, CP3 non è un arrogante ubriacone delle Midlands e Phoenix non è Liverpool o York.

Però non si sa mai, il monito è semplice. Del resto il “non mollare mai” per i Bucks varrebbe equamente in senso opposto perché siamo andati sotto al secondo minuto e anche ai rigori. L’altra faccia della lezione di ieri.

Fate voi quindi, cari Suns, cari Bucks, la sfida è apertissima. “It’s coming…” dove ancora non si sa, a casa si, ma quella giusta.

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