Sono cominciate le NBA Finals edizione speciale di luglio e non c’è scenario più adeguato del deserto dell’Arizona. I Phoenix Suns portano a casa gara 1 sul 118-105 contro i Milwaukee Bucks, come da previsione.

Ho subito un’impressione, validata dalla gara di ieri notte. I Suns sono più freschi, corrono di più, non vorrei dire che abbiano anche quel grammo di motivazione aggiuntiva che possa fare la differenza. Su quest’ultimo punto bussare a casa Chris Paul e chiedere del primo titolo di una lunga e onorata carriera.

Obiettivamente sono più a posto fisicamente. La star dei loro avversari ha sorprendentemente messo piede in campo con un ginocchio malandato e sinceramente in rapporto alle sue condizioni ha giocato al massimo delle sue possibilità.

Giannis chiude con 20 punti, 6-11 dal campo, 15 rimbalzi e una stoppata degna del miglior “chasedown” di LeBron. Sontuoso.

Il problema è che nel finale il greco non può competere e viene limitato a dovere dalla difesa di Phoenix. Il peso così passa a Middleton. I Bucks vanno dove gli porta lui, soprattutto nelle giocate decisive quando più conta.

29 punti ma col 12-26 dal campo e 5-12 da tre. Questi numeri vogliono dire prendersi quelle responsabilità in più che tutti si aspettano da lui. Bravo e onesto ma temo che per vincere le Finals serva qualcosa di diverso.

I Suns non sembrano solo più freschi e con meno cerotti ma anche più profondi in panchina e con operai specializzati di maggior calibro. Sia per la maggiore rotazione sia per l’arte del gregariato non c’è migliore incarnazione di Cameron Payne, 10 punti con 2 triple.

Lasciate stare la meccanica di tiro, anzi, tenetela bene a mente. E’ con le mani sporche che si vince in fin dei conti.

Chris Paul firma fin da subito queste sue prime Finals. 32 punti e 9 assist, trotterella in area felice ma con quella faccia giusta. No Chris, non puoi perdere adesso, è la tua grande occasione.

Funziona alla perfezione il gioco a due con Deandre Ayton che di suo ha mani molto educate e strappa via ben 19 rimbalzi. 8-10 al tiro, continua la sua alta efficienza in questi playoff.

Il trio è completo con Devin Booker, 27 punti di pura scioltezza quasi senza sudare, quasi ad aspettare altri momenti in questa serie per ribadire, parole rubate a Dame, che questo tempo è suo, che qui se c’è da mettere dentro il tiro decisivo non c’è altro giocatore in grado di farlo.

Vedo i fans dei Bucks radunati a migliaia fuori dal loro palazzo e capisco che sono un po’ fuori dal mondo. Ci sarebbe ancora una pandemia virale dilagante ma fa niente, non vorrei che si siano creati troppe aspettative con una squadra proprio bella ma forse appena corta al traguardo finale.

La serie è lunga, i Suns erano i favoriti alla vigilia sull’ordine del 65% di chance di vittoria e ora hanno il vento in poppa perché storicamente la vincente di gara 1 ha vinto il titolo nel 72% dei casi.

E’ stata una partita onesta, giocata bene da entrambe le squadre, spezzata da un’accelerazione devastante nel terzo periodo. L’energia dei Suns ha fatto la differenza, il ginocchio di Giannis avrà avuto indubbiamente il suo impatto.

E’ partito forte, anche a livello atletico, ne ha messi 7 su 12 dalla lunetta e questo è il dato più incoraggiante per una serie che vogliamo sia lunga e combattuta. Peccato che gli altri ne abbiano messi 24 consecutivi, record delle Finals.

Il due volte MVP si applica, non molla, merita tutto il bene e sono sicuro che non potrà accettare delle Finals remissive. Tornare a questi livelli dopo pochissimi giorni da una brutta iperestensione del ginocchio gli fa onore.

Oggi però tutte le copertine sono per Chris Paul. Meritatamente. Si sprecano statistiche e aggettivi. La verità è che questo ragazzo, si, è un ragazzo che non hai mai perso la faccia da bambino, gioca un basket intelligente.

Non mi stancherò di dirlo. Trotterella. Entra in area, radar acceso per cercare i compagni, al limite piazza il suo jumper dal gomito. Bello, bellissimo, vecchio stile ma troppo moderno per essere vero.

I Suns avanti dunque, si resta ancora nel deserto. Forse avrete presente quel celebre e incantevole dipinto di Giorgione, “Le tre età dell’uomo”. C’è un ragazzo al centro, sulla sua destra un vecchio, dall’altro lato un uomo più giovane, un adulto maturo.

E’ un’immagine che trasporto e incollo perfettamente su questi Suns. I suoi Big Three sono un vecchio veterano dal grande cuore in cerca del primo anello, CP3, un giovane all’inizio del suo prime e già maturo ma appena sulla rampa di lancio, Booker, e un ragazzo di 22 anni che in realtà dal viso sembra più anziano, Ayton alla sua terza stagione.

Nelle città italiane risuona ancora dalla notte la festa per l’accesso alla Finale degli Europei dopo aver vinto ai rigori contro la Spagna. Nella valle dell’Arizona l’eco può essere solo più amplificato dal vuoto che c’è intorno.

Il primo grido è di Chris Paul e compagni, l’ha sentito il mondo intero e l’onda può essere lunga, molto lunga, per arrivare probabilmente fino in fondo.

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