Ci si aspettava una serie equilibrata e ricca di colpi di scena nella semifinale della Western Conference tra gli Utah Jazz primi classificati e i Los Angeles Clippers reduci dalla battaglia chiusa in 7 gare contro i Dallas Mavericks. Dopo le prime tre gare si può dire che le attese non sono state finora deluse.

Davvero difficile trovare elementi che facciano propendere per una o per l’altra squadra: sia i Jazz che i Clippers sono squadre fortemente motivate e prediligono una pallacanestro moderna con transizioni veloci, attacchi che prevedono spesso una conclusione in pochi secondi e tanto, tantissimo tiro da fuori (44.3 tiri da tre presi di media da Utah, 36 invece presi da Los Angeles in questa serie) Per ora il campo dice 2-1 Utah ma con una gara-3 che come vedremo in seguito ha mischiato pesantemente le carte in tavola.

Iniziamo dai due episodi della serie entrambi vinti da Utah sul terreno amico della Vivint Arena ma dopo due vere e proprie battaglie. Se Los Angeles era sicuramente più provata fisicamente dalla maratona a cui Dallas li ha costretti, Utah ha dovuto iniziare la serie senza Mike Conley tenuto ai box da un infortunio al bicipite femorale destro e si trovava di fronte all’incognita sulle condizioni fisiche di Donovan Mitchell.

Donovan Mitchell in versione "mental coach" nella gara-1 persa da Utah contro i Memphis Grizzlies

Donovan Mitchell in versione “mental coach” nella gara-1 persa da Utah contro i Memphis Grizzlies

Gara-1 ha visto i Clippers in doppia cifra di vantaggio per tutto il secondo quarto spinti dalle bombe di Luke Kennard (4/6 da tre) e Reggie Jackson (3/5) contando anche sul ritorno nelle rotazioni di DeMarcus Cousins che non ha affatto demeritato.

Proprio Donovan Mitchell si è caricato i suoi sulle spalle e ha tolto ogni dubbio sul suo stato di forma, mostrando anzi una voglia impressionante di giocare e di vincere probabilmente dettata anche dallo stop nel momento clou della stagione. Il tabellino personale di Spida nel primo episodio della serie dice 45 punti, 16/30 dal campo (6/15 da tre) e 5 assist ma le cifre non testimoniano del tutto l’impatto del numero 45 che ha svoltato la gara di Utah portandola a rimontare lo scarto e a comandare 112-104 a 1’20” dal termine.

Mitchell al ferro per due dei suoi 45: di sicuro preferiamo vederlo in questa veste

Mitchell al ferro per due dei suoi 45: di sicuro preferiamo vederlo in questa veste

Poi il nuovo rientro dei Clippers guidati dal solito Kawhi Leonard e dall’acuto di George che porta lo scarto a soli 3 punti con 38” da giocare prima della giocata difensiva dell’anno.

Autore: Rudy Gobert da Saint-Quentin.

Il francobollo stampato dal piccardo Rudy sul nono tentativo da tre di Marcus Morris (che in gara-1 ne ha imbucato solo uno a fronte dei 7 messi nell’ultima partita contro i Mavericks) oltre ad aver impreziosito una serata personale da doppia doppia da 10+12 rimbalzi ha rischiato di dare un indirizzo già netto alla serie dopo una gara così combattuta.

La partita successiva ha avuto uno svolgimento più classico con i Jazz, ancora senza Conley, in vantaggio per gran parte della contesa e a controllare i tentativi di rientro dei Clippers guidati dal solito grande Kawhi Leonard da 21 punti con 8/17 dal campo, dalla doppia doppia di Paul George da 27 punti e 10 rimbalzi e da un pazzesco Reggie Jackson da 29 punti con 4/8 da tre, compresa la tripla del sorpasso a 6’38” dal termine della gara.

Da lì però i Jazz hanno piazzato un devastante 14-2 che ha chiuso la partita propiziato soprattutto dal supporting cast di Donovan Mitchell comunque autore di 37 punti con 6/12 da tre e 4 assist: Rudy Gobert ancora una volta ha dato inizio al parziale, a concludere il lavoro le triple di Bojan Bogdanovic, Royce O’Neale e Joe Ingles. 

Da non sottovalutare inoltre l’impatto generale nella gara di un Jordan Clarkson da 24 punti con 6/9 da tre che conferma che il premio di Sixth Man of the Year non è affatto casuale.

Il tabellone della Vivint Arena al termine di gara-2 recita quindi 117-111 Jazz: serie indirizzata definitivamente quindi? Neanche per idea. Come accennato in gara-3 allo Staples Center è cambiato tutto.

I Clippers hanno dominato la gara per tutta la sua durata con una strategia utilizzata già per Luka Doncic: cercare di concentrare i propri sforzi difensivi sui compagni di squadra di Mitchell piuttosto che su uno Spida che ha messo a ferro e fuoco la difesa di Tyronn Lue esattamente come ha fatto lo sloveno nella serie precedente.

I punti di Donovan sono stati alla fine 30 ma la contesa si è conclusa con un pesante -26 (132-106 il punteggio in favore di Los Angeles) e soprattutto con una notizia ancora più pesante: a metà dell’ultimo quarto Mitchell è infatti di nuovo uscito dal campo per una distorsione alla caviglia.

Non bastava la sconfitta: Utah rischia di perdere nuovamente Donovan Mitchell

Non bastava la sconfitta: Utah rischia di perdere nuovamente Donovan Mitchell

Peggio di così per Utah non poteva andare. In vantaggio 2-0 nella serie ha subito una sconfitta con uno scarto quantomeno importante facendo ritrovare ai Clippers le loro certezze (52.8% da tre per Los Angeles in gara-3, 65 punti totali per Kawhi Leonard e Paul George, quest’ultimo a mostrare la sua miglior pallacanestro della serie nella terza gara) e rischia di uscirne oltre che con la L anche con un infortunio per Mitchell che si aggiungerebbe a quello di Mike Conley ancora in attesa del suo debutto nei playoff.

Spida ha affermato di stare bene e che la sua uscita dal campo è stata piuttosto dettata dal non voler rischiare ulteriormente in una gara già compromessa ma il gioiello di Utah ha già saltato tante partite e un episodio del genere non può che far venire i sudori freddi ai tifosi di Salt Lake City.

Dal canto loro i Los Angeles Clippers hanno riaperto la serie che ora è davvero tutta da giocare. Ad oggi sarebbe azzardato sbilanciarsi in un pronostico date le incertezze sul rientro di Conley e Mitchell e con i Clippers attualmente galvanizzati ma Utah sempre sopra 2-1.

Di sicuro la pressione ora sembra essere più sulle spalle dei Jazz che dovranno sperare non solo nella salute dei loro due esterni di punta (soprattutto Mitchell) ma anche aggredire maggiormente in difesa sul perimetro dato che Los Angeles, squadra leader nella percentuale da tre in regular season, non è esattamente la formazione contro cui sperare necessariamente nell’abbassamento delle percentuali. Molto sarà richiesto da questo punto di vista a Royce O’Neale e alle sue capacità di 3&D, a cui molto spesso toccherà Kawhi Leonard.

Di contro i Clippers dovranno contare su un rendimento più costante da parte di Paul George che malgrado l’indubbia profondità delle rotazioni a disposizione di Tyronn Lue resta imprescindibile per le fortune di Los Angeles.

Bersagliato dai cori dei tifosi di Utah che gli hanno cantato “Pandemic P” e “Overrated” George ha compiuto un passo avanti rispetto ai suoi playoff personali, disastrosi, dello scorso anno ma continua ad alternare partite da dominatore assoluto ad altre in cui si fa scoraggiare dalle percentuali basse e lascia quindi le responsabilità pesanti a Leonard o comunque ad altri compagni (emblematico il tiro nel finale di gara-5 contro Dallas lasciato addirittura a Terrance Mann)

Paul George, al momento della verità definitivo

Paul George, al momento della verità definitivo

Una serie imprevedibile e spettacolare tra due squadre a caccia del loro primo titolo NBA. Non resta che attendere gara-4 in programma lunedì notte allo Staples Center per vedere se Utah potrà contare su tutti gli effettivi, Spida in testa, riuscendo a imporre di nuovo quel gioco che le ha consentito il primato a Ovest o se invece Paul George si dimostrerà definitivamente “Playoff-P” e affiancherà degnamente il fenomenale Kawhi Leonard nella corsa al titolo.

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