Siamo in dirittura d’arrivo della regular season 2020/21. Una stagione ancora pesantemente caratterizzata dalla pandemia di Covid-19, ma che ha visto le squadre uscire dalla bolla di Orlando per tornare (con la notabile eccezione dei Toronto Raptors) nei rispettivi palazzetti e che in queste ultime settimane ha cominciato a riaccogliere i tifosi sugli spalti.

In vista dell’inizio dei playoff, la redazione di Play.it Usa prova a rispondere ad alcune delle domande più diffuse tra gli appassionati NBA.

1) I Brooklyn Nets sono davvero i grandi favoriti per l’anello? 

Risponde: Mick

E’ impossibile dirlo perché in realtà non abbiamo ancora mai visto i veri Nets. Il lineup al completo Irving-Harden-Durant ci è ancora quasi del tutto ignoto per colpa degli infortuni che, a rotazione, li hanno tenuti fuori uno dopo l’altro, quasi avessero sceglo apposta di non mettere tutto sul tavolo e mostrarci il loro vero potenziale. Di solito in questi casi si chiama in causa la chimica, ovvero si disputa sul possibile composto che può venir fuori mettendo assieme i vari elementi, ma la battuta facile è che in questo caso è più questione di “fisica”, ossia della loro condizione ottimale. 

Sono sempre convinto che i superteam non siano destinati a vincere di per sé, solo grazie alla somma dei singoli talenti. Questi Nets però qualche argomento lo mettono in campo e, onestamente, non si prescinde dalla voglia di rivincita di KD dopo tante sofferenze più che dal “Barba” alla ricerca del primo anello. Irving è ondivago con la testa, ma trovatemi in giro un altro che tratti meglio la palla (nella storia) e che metta dentro i tiri quando più conta.

La mia risposta secca comunque è no, non sono i favoriti perchè devono ancora conquistare lo spirito di gruppo necessario per arrivare a destinazione. Forse lo saranno l’anno prossimo se tutto fila liscio. Un superteam del genere però dovrebbe come minimo approdare alle Finals. Poi sai com’è, hai non uno, non due, ma ben tre giocatori che ti possono risolvere la partita nei momenti decisivi, palla in mano, fronte a canestro, uno contro uno. Un unicum o quasi nella storia NBA, quindi tutto può succedere. Vedo però i Nets perdere le Finals. Contro chi ? Facile, basta andare alla prossima risposta.

2) I Los Angeles Lakers riusciranno a rimettersi in sesto per tentare un altro assalto al titolo?

Risponde: Mick

Si, senza dubbio. Vado oltre, i Lakers vinceranno anche quest’anno. LeBron e AD sono tornati in piedi e non vedo rivoluzioni in arrivo. Anzi, la rivoluzione (d’ottobre, ovvio) l’hanno fatta loro l’anno scorso e gli effetti dureranno ancora per un pò. Il supporting cast è addirittura migliorato rispetto alla passata stagione, le stelle stanno tornando a disposizione, quindi perchè dovrebbero abdicare? 

E’ stato un anno duro, ma vedo grandi similitudini con gli Houston Rockets del 1995: mai sottovalutare il cuore di un campione. A metà stagione LeBron pareva destinato a tornare a essere incoronato MVP, i Lakers giravano da dio e mi sembra che sia chiaro di dover maledire solo gli infortuni per la caduta così in basso in classifica. Tolti gli acciacchi credo ritorni anche tutto il resto, e davvero non vedo come questa macchina che, ripeto, rispetto all’anno scorso si è addirittura rinforzata, possa rallentare prima del traguardo. Anche perchè LeBron non è più un ragazzino e sa che non avrà molte altre possibilità, quindi prima di cedere il passo lotterà come non mai per appendere un altro stendardo lassù in alto sul soffitto dello Staples Center.

3) Le partite di play-in sono una cosa buona oppure no? 

Risponde: Mick

Se permettete parto dal baseball, dove si giocano i playoff al meglio delle sette gare, una partita dura almeno 3 ore, non c’è pareggio e ogni tanto si va pure agli extra-inning. Poi c’è il torneo NCAA, con partite secche dal primo turno fino alle Final Four. La NFL è obbligata per ovvi motivi a giocarsi tutto su singola gara ma è troppo bello vedere come ogni possesso conti come potenzialmente quello decisivo per l’intera stagione. 

La NBA forse ha cercato di trovare un equilibrio tra i due estremi. Una serie che dura troppo può essere deleteria per lo spettacolo, quindi ben venga il Play-in anche se non può essere la soluzione sul lungo periodo. Mi piace l’idea di uno scontro unico, perché responsabilizza maggiormente il singolo momento a scapito della diluizione su sette partite e sono eccitato nel vedere applicato “il modello March Madness” ai playoff NBA, seppur solo come ingresso ai playoff “veri”. 

Tirando le somme, il Play-in è una bella novità, ma ci vorrebbe una riforma strutturale radicale. Forse non passerà mai il “modello Champions League”, con partite di andata e ritorno (anche perchè non vorrei mai che ci si riducesse a contare la differenza punti), ma mi piacerebbe conservare il Play-in espandendolo con delle serie al meglio delle tre gare. Sarebbe un equilibrio perfetto tra il pathos della sfida secca e la necessità di non dare troppo peso al singolo momento (e di conseguenza anche alla fortuna). 

4) Jazz, Suns, Clippers, Nuggets. Una tra le prime quattro squadre della Western Conference arriverà in finale NBA?

Risponde: Filippo di Chio

Gli Utah Jazz sarebbero la scelta più ovvia: miglior record NBA, talento da vendere, uno dei tre migliori difensori della lega in Gobert. Poi però hanno Mitchell infortunato e, per quanto finora stiano reggendo la perdita con Bogdanovic e Clarkson, credo che ci voglia di più per essere considerati i favoriti per le finali. Ai Clippers, d’altra parte, sembra sempre che manchi qualcosa. Mancava una point-guard e, nonostante abbiano preso Rondo, non sembra siano ancora abbastanza solidi per affrontare una corsa alle finali. A Morris e Jackson mancano ancora un po’ di continuità e di lucidità nei momenti decisivi. Certo è che con un Leonard formato Raptors 2019 e un Paul George un po’ più playoff-P (e magari con playoff Rondo), i Clips diventano una squadra sicuramente impegnativa da battere.

Le due vere e proprie favorite sono però secondo me Suns e Nuggets. Per i Suns, il motivo va ricondotto semplicemente alla presenza di Chris Paul. Non sono una delle squadre più complete o esperte a livello di postseasn, certo, ma con un Booker ormai stella e un Chris Paul formato MVP diventa difficile per tutti. I Nuggets, invece, stanno viaggiando a velocità impressionante nonostante abbiano perso Jamal Murray per tutta la stagione. Ovviamente il futuro MVP Jokic ha dato il suo pesante contributo, ma vogliamo parlare di Michael Porter Jr.? Dall’infortunio di Murray MPJ segna 26 punti a partita raccogliendo 6 rimbalzi. Sì, eccezionale Randle, ma perché nessuno mette Porter Jr tra i candidati per il Most Improved Player? Denver è solida in difesa, con Gordon e Campazzo in crescita continua, e in attacco… beh, se Jokic e Porter iniziano a giocare, ce n’è davvero per pochi. Ma chiedermi di scegliere Denver sopra la point-God Chris Paul per me è troppo. CP3 se lo merita un anello, anzi deve vincere un anello.

5) Chi rappresenta la più grande minaccia a Est per i Nets? 

Risponde: Filippo di Chio

Credo che Milwaukee non sia una minaccia per i Nets, semplicemente perchè vedo invertiti i rapporti di forza: credo infatti che siano i Nets a dover essere considerati una minaccia per i Bucks. Lo so che sono parole forti, ma perché invece che affidarci ai semplici nomi dei big-three newyorkesi non guardiamo al fatto che in stagione i Bucks sono 3-0 contro i Sixers e 2-1 contro i Nets? Perché nessuno nota che Milwaukee ha l’ottavo defensive rating della Lega con 111.0 punti subiti ogni 100 possessi, accompagnato dal sesto offensive rating?  Perché, come con Westbrook, diamo per scontata una stagione come quella del greco Antetokounmpo da 28 punti, 11 rimbalzi e 6 assist a partita? Perché si parla tanto di Durant, Irving e Harden e poco di Antetokounmpo, Middleton e Holiday? Insomma: diamo a Cesare quel che è di Cesare.

L’unica incognita rimane legato al rendimento nei playoff di Antetokounmpo. Se cioè, come nelle due passate edizioni, le sue prestazioni caleranno considerevolmente quando le difese saranno più attente a esporre i suoi punti di debolezza: tiro da fuori e attacco a difesa schierata. Ma mi sento pronto a scommettere sul fatto che quest’anno sarà l’anno buono per i cerbiatti. Certo, i Nets rimangono i Nets, ma non sottovalutiamo quanto contino i minuti condivisi sul parquet, l’abitudine e la conoscenza del gioco dei compagni. Cose a cui non si può supplire con il solo talento e che i big three di Brooklyn in stagione non hanno avuto modo di sviluppare a causa dei numerosi infortuni. Essere ridotti a giocare isolamenti su isolamenti, per quanto ci si chiami Harden, Durant e Irving, non è il massimo in una serie alla meglio delle sette partite. Andrà bene una o due volte, ma quattro volte per tre serie consecutive, con difese ben più salde e organizzate rispetto a quelle della regular season, sarà ben più difficile.

6) Quale squadra potrebbe rappresentare la più grande sorpresa dei playoff?

Risponde: Marco Mezza

Punto i miei due centesimi sui Phoenix Suns. Il percorso della franchigia dell’Arizona comincia già da prima di questa stagione con quell’8-0 nella bolla che non è valso la qualificazione playoff ma ha messo in chiaro che Booker, Ayton e compagni stavano iniziando a fare sul serio. Quest’anno la loro scalata ai vertici della sempre iper-competitiva Western Conference ha stupito molti, e quasi tutti si aspettano che il ritorno ai playoff dopo dieci anni li vedrà prima o poi uscire al cospetto di formazioni più blasonate, ma per me gli elementi per andare avanti ci sono tutti.

Alla guida sapiente di Chris Paul si affiancherà infatti l’esperienza di Jae Crowder, lo scorso anno molto prezioso nella corsa di Miami alla finale NBA. I due potranno mettere a disposizione il loro importante passato nei playoff per consentire la definitiva consacrazione alla stella Devin Booker, che ha finora confermato quanto di buono (a tratti eccezionale) ha messo in mostra da quando è in NBA, per non parlare della doppia doppia di media che garantisce DeAndre Ayton ad ogni allacciata di scarpe.

I playoff a Ovest sono sempre durissimi, ma la truppa guidata da Monty Williams non ha intenzione di stare a guardare: sbaraglieranno la concorrenza e gli scettici come hanno fatto in regular season?

7) Chi sono i giocatori più attesi di questa postseason?

Risponde: Marco Mezza

Ovviamente per parlare in modo adeguato di tutte le stelle che si affronteranno ai playoff non basterebbe un articolo di venti pagine. Personalmente però attendo con impazienza il ritorno ai playoff di Kevin Durant, per vedere se riprenderà da dove aveva lasciato (cioè da campione NBA e MVP della postseason) e, per restare in zona NY, mi incuriosisce molto scoprire l’impatto che avrà di Julius Randle, principale protagonista del ritorno ai playoff dei Knicks chiamati a confermarsi e a non lasciare subito cadere al primo turno le speranze di rinascita dei tifosi della Grande Mela.

A Ovest inoltre è un anno cruciale per Paul George. Autonominatosi playoff-P ai tempi di Indiana, negl corso degli anni George ha ricevuto pesanti critiche per la sua reale consistenza quando si gioca per vincere. In questa stagione l’ex Indiana ha dimostrato, sia con le parole che con il rendimento sul campo (ma pur sempre in regular season), di voler smentire le voci che lo bollano come giocatore perdente. Se si confermerà finalmente anche in postseason, guai a chi dovrà affrontare i Clippers.

Menzione anche per la “classe del ’18” che quest’anno vede protagonisti Trae Young, il succitato Ayton e ovviamente Luka Doncic, già protagonista lo scorso anno con la memorabile performance di gara 4 contro i Clippers. Tantissime le superstar che si daranno battaglia fino alla conquista dell’anello, ma è anche possibile che gara 7 di finale venga decisa da una bomba di Boban Marjanovic allo scadere…

8) C’è una serie che più di tutte vorreste vedere?

Risponde: Giorgio Barbareschi

Se devo rispondere seriamente, il possibile primo turno tra Dallas Mavericks e Denver Nuggets mi affascina e al contempo mi spaventa. Il primo sentimento è dettato dal piacere che proverei a vedere a confronto gli esplosivi attacchi delle due squadre, costruiti attorno alla sconfinata fantasia di quei due geni cestistici di passaporto europeo che rispondono al nome di Luka Doncic e Nikola Jokic. Il secondo dal fatto che tifo Mavericks e ritengo i Nuggets, nonostante l’handicap dell’infortunio subito dal povero Jamal Murray, l’avversaria al momento più pericolosa tra tutte quelle disponibili nella Western Conference (sì, anche più dei Lakers e dei Clippers).

Se però posso invece lasciarmi andare alla fantasia più sfrenata, allora ammetto di avere un unico, grande sogno nel cassetto: una serie tra Washington Wizards e Brooklyn Nets, in cui Russell Westbrook (classica fidanzata sbagliata da cui non riesco a disinnamorarmi) riesce per dieci giorni a connettere tutti i fusibili e mette in scena un duello all’arma bianca contro il suo nemico/amico Kevin Durant. Una battaglia che si trascina per sette partite all’insegna di provocazioni varie, dichiarazioni infuocate da far invidia ai promo della WWE e una pioggia di quarantelli da una parte e dall’altra.

In realtà mi accontenterei di molto meno, tipo una vittoria Wizards con tripla doppia monstre di Russ che per due giorni sbatte in faccia ai critici il suo 50+20+15. Inoltre è già tutto da vedere che la squadra della capitale riesca a passare tra le forche caudine del play-in, soprattutto dopo i recenti acciacchi di Bradley Beal. Ma già che si può sognare…

9) Quali sono gli allenatori che rischiano di più in caso di eliminazione precoce?

Risponde: Giorgio Barbareschi

Detto che, a meno di clamorose sorprese, a quanto pare Terry Stotts è già destinato a perdere il suo posto sulla panchina dei Portland Trail Blazers, ci sono altri allenatori la cui permanenza ai rispettivi posti di comando dipende in larga parte dai risultati che porteranno a casa in questi playoff.

Nate Bjorkgen è stato indicato nelle scorse settimane come non più in controllo dello spogliatoio degli Indiana Pacers. A giudicare da quanto successo tra Goga Bitaze e l’assistant coach Greg Foster durante una delle ultime partite, la cosa non parrebbe essere priva di fondamento. Se i Pacers dovessero incontrare una prematura eliminazione già al play-in è quindi possibile che l’avventura in Indiana dell’ex assistente dei Raptors possa terminare dopo una sola stagione.

C’è però una panchina che scotta più di tutte le altre. Parliamoci chiaro: con un risultato diverso dalla finale NBA (almeno), Mike Budenholzer farebbe meglio a non presentarsi al Fiserv Forum di Milwaukee, perché le valigie gliele farebbero trovare direttamente fuori dai cancelli d’ingresso. I Bucks sono all’ultima chiamata: nonostante il recente rinnovo, Giannis Antetokounmpo ha esaurito la pazienza e dopo due titoli di MVP vuole a tutti i costi raggiungere il bersaglio grosso. Posto che, senza nulla togliere al suo straordinario contributo, parte delle colpe per cui questo non è ancora avvenuto sono (anche) sue, è chiaro che coach Bud sia giunto al redde rationem: o si vince, o si va a casa.

10) Chi vincerà il titolo di MVP della regular season e chi sarà l’MVP dei playoff?

Risponde: Mick

La corsa al titolo di MVP della regular season è stata abbastanza “fluttuante” quest’anno. Dopo due anni di regno di Giannis, un quinto titolo per LeBron James sarebbe stato l’ennesima perla della sua straordinaria carriera, ma gli infortuni gli hanno purtroppo sbarrato la strada. Poi a turno anche Harden e Curry hanno reclamato gli onori della cronaca, così come c’è chi lo invoca per il sempreverde Chris Paul e chi per un Embiid finalmente a pieno regime. Per è forse Doncic troppo presto, anche perchè i Mavs devono scalare ancora qualche marcia.

L’esito finale di questa race è però abbastanza scontato: il titolo lo vincerà Jokic, con buon merito. La combo rendimento della squadra + impatto del singolo può premiare solo lui. Che spettacolo il serbo, è un giocatore di pallanuoto che a tempo perso fa il centro nella NBA ed è il miglior passatore della storia per il suo ruolo. Ora è anche più cattivo, vediamo se basterà anche nei playoff.

Ma se, come prevedo, il titolo NBA 2020/21 lo vinceranno i Lakers, allora LeBron tornerà a essere l’MVP delle Finals. Gli altri candidati sono i soliti sospetti, con Kawhi Leonard su tutti. Ma, scusate, non ho mai creduto nel progetto Clippers.

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