Dopo aver sorpreso il mondo nella bubble di Orlando, i Nuggets sono ripartiti da dove si erano fermati, bypassando un iniziale e fisiologico calo per poi accelerare e assestarsi nei vertici NBA. Ragione del 34-18 in ascesa e conseguente striscia aperta (8W e 17-3 da marzo) è un attacco più imprevedibile rispetto agli standard di Mike Malone, che ruba la scena alla tradizionale difesa elite, comunque tuttora top ten a 110 punti incassati di media.

La maggiore spregiudicatezza offensiva deriva probabilmente dall’aver constatato sia l’impossibilità a spingersi verso le vette infinite solo limitando i rivali nella propria metà campo, cosa fra l’altro impossibile quando arrivi ad affrontare LeBron, sia dal riscontro delle qualità del roster a disposizione: veloce, potente e ricco di playmaker sopraffini, abile quindi a eseguire giochi sul lato debole, lasciandolo perciò più a briglia sciolte che in passato.

Il 20 marzo poi, con l’infortunio del Prescelto, numerosi competitor hanno visto crescere le proprie ambizioni, e la trade che ha portato in Colorado Aaron Gordon a nostro avviso è quella più giusta e sensata, dato che aggiunge a un gruppo chimicamente in sintonia già da anni un profilo facilmente adattabile ai diktat dell’head coach e che riempie il buco creatosi dall’addio di Jerami Grant.

L’ex Magic infatti è un jolly difensivo che può adesso abbinarsi con Michael Porter Jr, formando una combinazione di secondary scorer da urlo, ciò che l’ultimo Harris non era in grado di fare: sa accoppiarsi difensivamente a molteplici ruoli, come abbiamo visto sia nella marcatura di Leonard che George, e perfino Zubac, è l’ennesima mano educata del plotone e sa giocare entrambi i ruoli del pick and roll.

Inoltre, nonostante l’età (25) e pur provenendo da un team modesto, possiede già l’esperienza adatta e la voglia di buttarsi oltre l’ostacolo e concludere finalmente un campionato in una contender!

I risultati si ammirano ancora nei tagli sul lato debole, nel contrastare d’anticipo i pick and roll o in alternativa aggredire con più elementi il ball handler una volta passato il blocco, sebbene la stazza dei Nuggets sia aumentata con la promozione di Porter Jr e recentemente Gordon, rispetto ai vari Harris, Beasley o lo stesso Grant, almeno 10 kg più “leggero” dell’ala dai Magic. Gli esiti di cotanta maestria a difendere hanno soddisfatto soprattutto durante i finali di partita, dove le medie dall’arco e in mid-range nei quarti conclusivi sono risultate fra le più basse di lega.

In avanti poi, affidarsi alla coppia dei sogni Murray/Jokic ha fatto il resto, garantendo al coach record sempre eccellenti da tre anni a questa parte, al pari della qualificazione ai playoff e la lotta divisionale nell’iper equilibrata Northwest; tuttavia, nel momento di alzare l’asticella, sono mancati molti upgrade per raggiungere l’eccellenza di James o degli Splash Brothers.

Tale livello da queste parti non si consegue investendo, vista la politica societaria che scruta distante anni luce il total cap delle contender in West Coast e le nuove antagoniste (Nets, Bucks e Sixers) nella sponda opposta, bensì creando maggiore anarchia offensiva e coinvolgendo più elementi negli schemi, fra tutti Michael Porter Jr – che già si era proposto come terzo violino nella bolla – e appunto Aaron Gordon, un Big Fourth under 26 che pochi possono ostentare!

Sebbene Denver si mantenga nelle ultime posizioni per utilizzo del P & R (15.3 per game), al 14% degli attacchi totali, i giochi a due Murray/Jokic in questo frangente sono comunque ancora il marchio della ditta, e gli handoff o screen-the-screener che l’uno riserva all’altro generano una chimica che nessuna combo NBA riesce ad ottenere, provocando con ambedue in campo l’aumento del net rating di entrambi, addirittura +6.1 la guardia e +10 il lungo nei playoff, e un irreale 123 punti per 100 possessi nell’odierna regular season!

Il ritmo cadenzato con cui quest’anno Murray dirige l’azione è costante e in regola con le direttive dell’allenatore, che pretende ancora dai suoi un’accurata selezione del playbook offensivo, sfruttando un pick and roller sui generis come Jokic, eccellente sia da bloccante che portatore, per ottenere così da ogni game plan la soluzione più facile.

Infatti, approfittando della velocità di un play non convenzionale come Barton quando appaiato a Porter Jr e Gordon, la progressione dei punti in transizione e nei fast break, mediocre a 1.1 pts per possesso al 59.6 di Efg% e 12.2 a gara, dovrebbe salire gradualmente e innescare nell’offense delle Pepite hype aggiuntivi.

Un tale cambio di rotta si è già intravisto nella positiva striscia attuale, che ha catapultato i Nuggets in scia della vetta, quando il rimpiazzo di Millsap, “quattro” statico ormai in difficoltà nelle marcature sulle forward veloci (vedere l’imbarazzante confronto con Zion), sta spingendo Malone verso ritmi di gioco più alti, anche per l’assenza di Murray acciaccato al ginocchio, senza però stravolgere le caratteristiche di un team nato per fare canestro dentro al pitturato (top ten con 49.3 punti a partita), grazie a Jokic e gli atletici lunghi di movimento.

Dal canto suo il vecchio Millsap, tuttora jolly difensivo sul lato forte, si può riciclare sesto uomo coi fiocchi e dedicarsi maggiormente allo score da subentrato, assieme ai seppur affidabili Morris e Green, tentando così di dare brio ad una panchina la cui incidenza è adesso distaccata smisuratamente da quella del lineup titolare, prossimo all’eccellenza con un plus 61 in 90 minuti!

Il decorso post trade fa sognare la fanbase e il modo con cui autoritariamente si sono superati Clippers, Sixers, Hawks e Spurs due volte, rinunciando spesso ai servigi di Murray, è un buon viatico per il gran finale.

Se è vero che la provvisoria assenza di James e Davis ha permesso di sopravanzare i Lakers, in questo momento a rischio di tre serie infuocate per riagguantare le Finals, è altresì giusto sottolineare quanto siano proprio i giallo viola la squadra probabilmente ancora distante e da puntare se si vuole mirare all’anello!

In Colorado però, alla chimica e comunità d’intenti presenti da anni, si aggiunge ora un’offense non più monodimensionale ma anzi ricca di asset che possono far male a chiunque, e che ci fanno presagire i Nuggets quale prima alternativa al back to back di LeBron!

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