Da ormai tanti anni i Los Angeles Clippers non sono più i cugini poveri dei Lakers.

Sin dall’epoca in cui Los Angeles divenne Lob City con Chris Paul a innescare i voli sopra al ferro di Blake Griffin e DeAndre Jordan la squadra losangelina più giovane ha rivendicato a gran voce un posto tra le big. Il contemporaneo declino dei Lakers, in seguito all’annullamento proprio della trade che avrebbe portato Paul in gialloviola, ha reso realtà un’immagine incredibile per qualunque appassionato NBA della fine dello scorso millennio: la squadra più forte di L.A. erano diventati i Clips.

Dal 2012 a oggi la squadra oggi allenata da Tyronn Lue ha mancato i playoff solo una volta, nella stagione 2017-18 che fece da transizione tra la fine del ciclo Paul-Griffin-Jordan e l’inizio di quello attuale. Tuttavia l’ascesa e successiva stabilizzazione ad alti livelli dei Clippers ha visto una sola, grande assenza: la finale NBA.
Per questo nell’estate 2019 la dirigenza Clippers ha messo a segno due colpi di mercato da far tremare i polsi: Kawhi Leonard reduce dal “veni, vidi, vici” che l’ha portato a vincere l’anello nel suo unico anno ai Raptors e Paul George, alla ricerca della definitiva affermazione dopo anni a incantare gli appassionati in maglia Pacers e poi Thunder.

La presentazione di Leonard e George nel 2019

La presentazione di Kawhi Leonard e Paul George nel 2019

Complice l’acquisto di Anthony Davis per i Lakers in molti si sarebbero aspettati una finale di Western Conference che avrebbe presentato il derby losangelino più infuocato della storia: LeBron James e Davis da un lato, Leonard e George dall’altro.
Le cose, però, sono andate diversamente: per la quarta volta negli ultimi dieci anni i Clippers si sono fermati in semifinale di Conference dopo aver sciupato un 3-1 di vantaggio contro i Nuggets di Nikola Jokic e di uno scatenato Jamal Murray, mentre i Lakers sono arrivati fino in fondo, vincendo il loro diciassettesimo titolo NBA e riaffermando la propria superiorità sui rivali concittadini.

Alla luce di questa panoramica sulla storia recente dei Clippers, nonchè dell’abbandono di coach Doc Rivers che ha lasciato spazio al succitato (e discusso) Lue, è lecito chiedersi: i Clippers sono ancora una contender?

La stagione di George e soci non è iniziata nel modo migliore. Il 27 dicembre i Dallas Mavericks avevano infatti espugnato lo Staples Center con lo scarto record di 51 punti, dominando la squadra di Lue, seppur priva di Kawhi Leonard, dall’inizio alla fine del confronto.
Certamente una gara di inizio regular season non è abbastanza per lasciarsi andare a giudizi affrettati, ma le critiche sulla formazione californiana piovvero comunque anche per i dubbi sul nuovo coach e la vicinanza temporale con il primo turno playoff della stagione scorsa, in cui i Clips ebbero ragione degli stessi Mavericks solo dopo 6 agguerrite gare.

Paul George durante la pesante sconfitta di 51 punti contro Dallas

Paul George durante la pesante sconfitta di 51 punti contro Dallas

La squadra non si è però lasciata condizionare da questa falsissima partenza e ha ripreso a macinare gioco fino a costruire la sua posizione di classifica attuale: al 28 marzo terzo posto a Ovest con 31 vittorie e 16 sconfitte, una striscia aperta di 5 W di fila e il quarto miglior attacco della Conference.

Ma la testimonianza più significativa di quanto le cose siano cambiate da quel -51 inflitto dai Mavericks in casa è senza dubbio la gara di lunedì 22 marzo, in cui i Clippers affrontavano una delle squadre più in forma del momento: gli Atlanta Hawks di Trae Young e John Collins, reduci da 8 vittorie consecutive.

Nonostante i Clips si fossero trovati in svantaggio di 22 punti a 4′ dal termine del terzo quarto, perdipiù in trasferta, alla fine la formazione allenata da Tyronn Lue ha interrotto la striscia vincente degli aquilotti di Atlanta portando a casa la vittoria per 119-110 con un ultimo quarto da 37-20.

E se il top scorer della formazione californiana è stato il solito, maestoso Kawhi Leonard da 25 punti con 5/10 da due, 3/4 da tre e 6/6 ai liberi la rimonta è partita soprattutto grazie alla devastante fiammata di Luke Kennard.

Arrivato in sordina dai Detroit Pistons, Kennard ha messo a ferro e fuoco la difesa Hawks con 20 punti senza mai sbagliare dal campo (8/8 totale, 4/4 da tre e anche un canestro da metà campo allo scadere del terzo quarto) In stagione Kennard sta tirando con un mortifero 47,4% da tre rappresentando un netto salto di qualità rispetto al suo predecessore Landry Shamet; se confermerà queste percentuali ai playoff sarà un’arma devastante sfruttando gli spazi liberati dalle incursioni al ferro di Leonard.

La meritata esultanza di Luke Kennard, killer degli Hawks; al suo fianco l'altro gioiellino Terance Mann

La meritata esultanza di Luke Kennard, killer degli Hawks; al suo fianco l’altro gioiellino Terance Mann

Ma le novità del backcourt losangelino non arrivano solo da Kennard; la crescita di Terance Mann, anche lui entrato in casa Clippers dalla porta di servizio (scelto al draft 2019 con la 48ma scelta a 23 anni, l’anno scorso per la maggior parte del campionato in D-League) ha visto il numero 14 in doppia cifra per 4 volte nelle ultime 5 gare. Con gli Hawks aveva messo a segno un massimo stagionale da 21 punti, subito superato nell’ultima gara contro un’altra squadra in forma come i Sixers, in cui Mann ha realizzato 23 punti con 10/12 dal campo.

Tyronn Lue sta quindi trovando ulteriori risorse per la sua squadra che si affiancano all’importantissima dote di giocatori di esperienza. Elementi come Marcus Morris e Patrick Beverley sono stati affiancati in estate da Serge Ibaka, che ha già vinto il titolo di Western Conference a OKC e poi quello NBA (proprio al fianco di Leonard a Toronto) e una delle ultime trade di marzo ha visto approdare in maglia Clippers anche Rajon Rondo, che sostituirà il 34enne Lou Williams passato ad Atlanta al suo posto.

Rondo è sicuramente un giocatore dal carattere particolare e difficile ma la scelta di andare a Los Angeles per lottare subito per il titolo piuttosto che di restare ad Atlanta per un progetto a medio-lungo termine è esplicativa della sua voglia di vincere il terzo titolo NBA personale.

Talento, profondità, esperienza e la sfavillante stella di Kawhi Leonard: non c’è dubbio che gli elementi per una deep run nei playoff ci siano ancora tutti. Tanto più che contemporaneamente i Lakers sono alle prese con gli infortuni di LeBron James e Anthony Davis, il che potrebbe fare in modo che i Clippers possano finire in classifica davanti ai campioni in carica.

Affinchè però ci siano concrete speranze di portare dall’altra sponda di Los Angeles il titolo NBA occorre un ultimo, importantissimo tassello: Paul George.

L’ex Pacers in carriera non ha mai mancato l’appuntamento con la postseason ma lo scorso anno il suo rendimento nella bolla di Orlando è stato bocciato da molti analisti e appassionati. I numeri parlano di una percentuale dal campo che si è abbassata dal 43,9% della regular season al 39,8% dei playoff; lo stesso George ha parlato di difficoltà psicologiche ad affrontare una situazione quantomeno particolare come quella di giocare in un ambiente isolato dal resto del mondo (I was just in a dark place, I wasn’t really here le sue parole dopo gara 5 contro Dallas)

Sicuramente le motivazioni di George sono più che rispettabili: il contesto degli ultimi playoff, così come quello che ancora vive l’umanità intera, può prendere chiunque alla sprovvista, anche se si tratta di un atleta di punta della lega più prestigiosa al mondo.

George e Leonard in campo; le chance di titolo per i Clippers passano sempre da loro

George e Leonard in campo; le chance di titolo per i Clippers passano sempre da loro

Quest’anno PG-13 ha più volte manifestato la volontà di aver superato quel periodo e di voler dimostrare di essere un leader in un contesto vincente; nella sconfitta di 51 punti contro i Mavericks fu il primo a prendersi le responsabilità e le sue medie dicono finora 22.5 punti a gara con il 47% da tre e 5.5 assist a gara (massimo in carriera).

Sarà fondamentale che George, affiancato dal fantastico Leonard e contando sull’esperienza di tanti suoi compagni, porti a termine il pesantissimo compito per cui è stato scelto nel 2019 dai Clippers: quello di colmare la distanza tra una squadra da playoff e una da titolo NBA.

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