Abbiamo ormai ampiamente superato il primo terzo di una stagione NBA ridotta a 72 partite. Non tutto è ovviamente ancora definitivo e molte cose cambiaranno da qui al 22 maggio, data prevista per l’inizio dei playoff, ma possiamo certo trarre le prime conclusioni e identificare le squadre che, fino ad ora, hanno maggiormente sorpreso o deluso rispetto alle aspettative. In questo primo articolo ci concentreremo sulla colonna dei buoni: troverete più squadre della Western Conference che dell’Eastern (viceversa nella seconda parte, che potrete leggere qui), per il semplice motivo che al momento l’Ovest presenta ben otto squadre con record superiore a .500 mentre a Est le formazioni che oggi possono vantare lo stesso traguardo sono soltanto… quattro (sic).

 

Utah Jazz – Record attuale 23/5 – 1° nella Western Conference

Se vogliamo parlare di squadre che stanno viaggiando alla grande, di certo non possiamo che partire da quello che stanno facendo i Jazz di Quin Snyder, al momento principale candidato per un premio di Coach of The Year che ne certificherebbe finalmente l’appartenenza all’elite degli allenatori NBA (solo per il fatto di esser riuscito a far diventare Jordan Clarkson un giocatore funzionale a un sistema meriterebbe il Nobel, altro che il COY).

Al momento in cui scrivo la franchigia dello Utah cavalca una striscia di 19 vittorie nelle ultime 20 partite (!) e sta dominando gli avversari su entrambi i lati del campo. Trovare un punto debole nelle prestazioni dei Jazz non è facile: sono infatti quarti per offensive rating, secondi per defensive rating, primi per net rating. Merito della sapiente guida tecnica dell’ex assistente di Hawks, Lakers e Sixers, che predilige un ritmo compassato (23° per pace) ma che non disdegna di spingere sul gas quando serve (1° per triple segnate nei primi sei secondi dell’azione, convertite con percentuali che superano il 45%), ma soprattutto della definitiva esplosione delle sue due star.

Gobert e Mitchell magari non saranno i giocatori preferiti da Shaquille O’Neal (che ogni tanto, assieme al compare Barkley, potrebbe anche evitare di esprimere opinioni non richieste), ma stanno portando i Jazz ad un livello che da quelle parti non si vedeva dai tempi di un altro duo piuttosto proficuo, sebbene completamente diverso dal punto di vista tecnico. Il prossimo step è confermare i progressi nei playoff, perchè un’altra eliminazione al primo turno come quella subita dai Nuggets nella bolla di Orlando a questo punto sarebbe un vero peccato.

 

Los Angeles Lakers – Record attuale 22/7 – 2° nella Western Conference

Dai campioni in carica ci si poteva aspettare una partenza un po’ a rilento, considerata l’offseason più corta di sempre (poco più di due mesi) e la preannunciata volontà di risparmiare, almeno nella fase iniziale, gli sforzi delle loro due superstar. Niente di più sbagliato: i Lakers sono partiti a razzo dal cancelletto di partenza e al momento non guidano la Western Conference solo per l’esplosione della squadra di cui sopra, tra l’altro nonostante un Anthony Davis utilizzato un po’ a singhiozzo a causa di una compilation assortita di fastidi e mini-infortuni (con l’ultimissimo di pochi giorni fa che non è nemmeno tanto “mini”).

Parte dei meriti è da ascrivere al rafforzamento del roster avvenuto nel corso dell’ultima sessione di mercato. Dennis Schroeder, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, è partito titolare in tutte le gare disputate e con oltre 14 punti di media è al momento il terzo realizzatore della squadra. Di poco inferiore la produzione statistica di Montrezl Harrell, che però sta in campo meno minuti e registra un ottimo 20.89 di PER (Player Efficiency Rate), inferiore solo di pochi punti a quello di Davis e LeBron James. Già, LeBron…

Prima o poi qualcuno aprirà la sua scatola nera e ci spiegherà come sia possibile che un 36enne con un tale chilometraggio nel motore sia in grado di viaggiare a quota 25.5/8/8 pur accontentandosi di costeggiare le gare dando giusto due/tre accellerate quando serve. L’impressione è che i Lakers stiano volando alti seppur con il pilota automatico inserito, ma se la loro velocità di crociera è questa… c’è da aver paura per quando decideranno di aprire sul serio il gas.

 

Phoenix Suns – Record attuale 17/10 – 5° nella Western Conference

Dopo l’8-0 registrato nella bolla di Orlando, I Phoenix Suns erano attesi al momento delle conferme. A maggior ragione dopo l’arrivo di Chris Paul, sbarcato in Arizona assieme al suo contrattone per permettere ai giovani leoni agli ordini di Monty Williams (altro allenatore decisamente sottovalutato) di compiere il definitivo salto di qualità. Conferme che possiamo dire essere arrivate: i Suns non sono ancora annoverabili tra le contender al titolo, ma di certo si stanno rendendo protagonisti di un’ottima stagione. E, per una volta, il merito non è evidentemente imputabile solo alle superstar ma alla crescita di tutto il gruppo.

Paradossalmente sono infatti calate le statistiche individuali di Booker (da 26.6 a 24.5 punti segnati di media, ma anche da 6.5 a 4.3 assist) e Ayton (da 18.2 a 13.8 punti a partita), ma ciò è avvenuto per una migliore distribuzione del pallone e delle conclusioni che hanno permesso a Mikael Bridges e Cameron Johnson di aumentare specularmente il proprio contributo (rispettivamente saliti a 14.5 e 10.9 punti ad allacciata di scarpe). Senza dimenticare il lavoro di Jae Crowder, fondamentale non solo con i suoi canestri ma soprattutto nell’aver dato un’impronta difensiva a una squadra che nella scorsa stagione tendeva sempre a concedere troppi punti facili nella metà campo difensiva e che oggi invece è tra le migliori formazioni della lega nel proteggere il proprio canestro (quarta, con un Defensive Rating di 108.4).

Fin dove possano spingersi Paul è compagni è difficile da prevedere. L’impressione è che ci siano almeno 4-5 squadre (Jazz, Lakers e Clippers, ma anche Nuggets e Blazers) più strutturate per puntare a raggiungere il secondo turno dei playoff. Ma anche solo raggiungere la postseason, che da queste parti manca dal lontano 2010, sarebbe comunque da considerare un risultato molto positivo per una squadra giovane che, finalmente, sembra aver imboccato la direzione giusta.

 

Philadelphia 76ers – Record attuale 18/10 – 1° nella Eastern Conference

Solo pochi mesi fa, a Philadelphia si respirava aria di fallimento. Dopo l’umiliante 0-4 subito dai Boston Celtics al primo turno dei playoff, giocatori e dirigenti erano finiti sulla graticola assieme al famigerato Process, il percorso di ricostruzione che nelle idee del suo creatore Sam Hinkie avrebbe dovuto condurre la franchigia della Pennsylvania a riconquistare il titolo NBA e che invece sembrava essere miseramente fallito.

E invece oggi i 76ers guardano dall’alto il resto della Eastern Conference, nonostante le recenti tre sconfitte consecutive contro Portland, Phoenix e Utah. Anche se personalmente continuo a non essere un suo grande fan, non è possibile trascurare l’impatto sui giocatori generato dall’arrivo Doc Rivers. In particolare su Joel Embiid, che per la prima volta in carriera sembra aver finalmente deciso di trascurare sbruffonaggini e bambinate per concentrarsi solo sul gioco e appare padrone dei propri infiniti mezzi tecnici e fisici. I risultati si vedono: con un tabellino che al momento segna quasi 30 punti, 11 rimbalzi e un astronomico 31.19 di PER (tanto per darvi un’idea, il massimo di sempre nella storia dell’NBA è il 31.86 fatto registrare nella scorsa stagione da Giannis Antetokounmpo), Embiid sta brutalizzando gli avversari su entrambi i lati del campo ed è uno dei principali candidati al premio di MVP.

Accanto a lui, Simmons (finalmente più impiegato in post e meno in punta) e Harris sembrano aver trovato l’equilibrio tecnico-tattico giusto per essere complementari al gioco del camerunense, senza contare l’esplosione di Shake Milton (occhio che questo viene su bene) o un Seth Curry vicino al 50% di realizzazioni dall’arco dei 7 e 25. Ma, ancora una volta, per verificare che il Process sia veramente rinato e che non si tratti di un fuoco di paglia, bisognerà attendere i prossimi playoff.

 

Charlotte Hornets – Record attuale 13/15 – 8° nella Eastern Conference

Nonostante tutti i mock draft della vigilia indicassero LaMelo come sicura scelta tra le prime tre dell’ultimo draft, l’ingresso tra i pro dell’ultimo rampollo della famiglia Ball era stato accompagnato da numerosi scetticismi. Un po’ per l’ingombrante ombra del padre LaVarr, ultimamente più silente del solito ma pur sempre un personaggio scomodo da avere attorno, un po’ per la scelta di bypassare il college in favore di un’esperienza australiana che aveva sicuramente mostrato diverse luci ma anche qualche ombra, un po’ per un approccio mentale verso il gioco che non era sembrato… impeccabile. Tutti questi dubbi oggi appaiono dimenticati, perchè in queste prime settimane di carriera NBA il rookie degli Hornets ha dimostrato di essere forse il talento più puro dell’ultima nidiata di giovani cestisti.

Allo stesso modo, il contratto di 120 milioni in 4 anni che la franchigia di MJ aveva allungato a Gordon Hayward, reduce da un’esperienza ai Boston Celtics costellata di infortuni più o meno gravi, era stato salutato da sonori sberleffi. Ma oggi, così come per LaMelo, si ride meno e si applaude di più. Hayward sembra tornato quello dell’epoca Jazz e sta guidando i suoi Hornets alla migliore partenza da diversi anni a questa parte (anche se ovviamente i passi in avanti da fare sono ancora parecchi, in particolare sul fronte dei lunghi). Dietro la sorpresa degli Hornets ci sono senza dubbio le loro due firme, unita a quella di un coach (James Borrego) che sta ugualmente sorprendendo per maturità e idee di gioco.

Nonostante la “batosta Gamestop”, che a quanto pare ha mandato a gambe all’aria due dei soci di Michael Jordan, Gabe Plotkin e Daniel Sundheim, i quali potrebbero essere costretti a breve a vendere le proprie quote della franchigia, il futuro degli Charlotte Hornets sembra finalmente volgere verso orizzonti felici.

 

The next five that just missed the cut: New York Knicks, Sacramento Kings, San Antonio Spurs, Memphis Grizzlies, Portland Trail Blazers.

One thought on “5 sorprese di questa prima parte di stagione NBA

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.