Una delle partite più attese dell’inizio della nuova stagione NBA 2020-21 era senza dubbio quella disputata il 22 dicembre al Barclays Center tra i Golden State Warriors e i Brooklyn Nets, che proponeva il ritorno sul parquet di Steph Curry da un lato (dopo aver saltato quasi tutta la stagione precedente a causa dell’infortunio alla mano) e di Kyrie Irving e Kevin Durant dall’altro, il primo reduce anche lui da mesi di inattività, il secondo fermo addirittura dall’estate 2019 a causa di uno degli infortuni più temuti in assoluto dai cestisti e dagli sportivi in generale: la rottura del tendine d’Achille.

La sentenza del campo non prevede appelli di alcun tipo: vittoria Nets 125-99 e soprattutto Irving e Durant dominatori totali del confronto, con l’ex stella di Oklahoma City che ha dimostrato di essere tornato a tutti gli effetti il fenomeno che da anni incanta tutti gli appassionati della palla a spicchi.

Nets 24/7 | Il punto di riferimento italiano per i tifosi di Brooklyn

High-five tra Durant e Irving, trascinatori nel successo di Brooklyn contro i Warriors

Al di là dei problemi dei Warriors, martoriati dal nuovo stop di Klay Thompson e alle prese con più interrogativi che certezze, la serata del Barclays ha visto quindi la Brooklyn cestistica rivendicare a gran voce un posto tra le grandi. Esattamente come accadde nell’estate del 2013, quando l’allora proprietario Michail Prokhorov, appena un anno dopo il trasferimento da New Jersey, portò in maglia Nets Kevin Garnett, Paul Pierce e Jason Terry, che andavano ad aggiungersi a Deron Williams e Joe Johnson per un roster potenzialmente stellare.

All’epoca, però, le cose non andarono troppo bene per Brooklyn, con la squadra che malgrado le ovvie aspettative non andò oltre il secondo turno playoff del 2014 (sconfitta per 4-1 contro i Miami Heat di James, Wade e Bosh) e si trovò ben presto di fronte alla dura realtà: le spese faraoniche di Prokhorov avevano ingolfato il cap ed erano costate i sacrifici di scelte future al Draft senza portare in dote l’anello promesso in cinque anni dal magnate russo.

Il processo di rebuilding è stato quindi pesantissimo per i Nets (a stento intorno al 25% di vittorie tra il 2015 e il 2017) ma oggi la ricostruzione è avvenuta e anche senza i rubli di Prokhorov, Brooklyn è pronta a competere non solo per confermare la partecipazione ai playoff, ma anche per andare oltre il primo turno raggiunto nelle ultime due stagioni. Ma le cose, da quel 2013 con la lussuosa e dispendiosa campagna acquisti che abbiamo rievocato, sono davvero cambiate?

Prokhorov ha deciso: i Nets sono in vendita per circa 2 miliardi

Michail Prokhrov tra Pierce, Garnett e Terry, fiori all’occhiello della sua campagna acquisti del 2013

Sicuramente il roster dei Brooklyn Nets versione 2020-21 ha una marcia in più (non solo sulla carta) rispetto all’epoca Garnett-Pierce-Williams, non fosse altro per la diversa “fame” delle superstar di ieri e di oggi.

Kevin Garnett arrivava a Brooklyn a 37 anni e soprattutto avendo raggiunto il suo obiettivo di una vita: il titolo NBA vinto nel 2008 con i Celtics, coronamento di un percorso personale che lo aveva visto sempre sconfitto in maglia Timberwolves quando si trattava di giocare per il bersaglio grosso. Lo stesso si poteva dire di Paul Pierce, storico leader della Boston anni Duemila e arrivato a Brooklyn senza nulla da dimostrare, mentre Deron Williams visse in maglia Nets un’inesorabile parabola discendente che lo portò dall’essere il fantastico giocatore visto con gli Utah Jazz al rivestire un ruolo da comprimario nella Cleveland post-Irving, fino al ritiro a 36 anni senza aver mai vinto nulla.

Certo, sia Irving che Durant hanno già vinto i loro titoli NBA, ma KD ha scelto Brooklyn per dimostrare di poter ancora essere un top player dopo il più tremendo degli infortuni e quindi sicuramente le motivazioni non gli mancano: a 32 anni vuole e può far vedere che è un leader e un trascinatore in una franchigia ancora a caccia del primo anello targato NBA. Riguardo a Kyrie, già le partite giocate la scorsa stagione hanno visto un giocatore grintoso e con il killer instinct ancora intatto, affidabile nei finali di partita e quindi prezioso se si vuole puntare alla vittoria finale.

Nets extend Caris LeVert, Jarrett Allen, not D'Angelo Russell, Rondae  Hollis-Jefferson - NetsDaily

Jarrett Allen e Caris LeVert, due degli elementi di spicco del supporting cast dei Nets

A fare da supporting cast ai due big, tanti prodotti del processo di rebuilding, doloroso ma necessario, cresciuti durante gli anni di magra fino a diventare risorse importanti per la squadra. Joe Harris è la certezza come tiratore dall’arco, pronto per sfruttare ogni singolo centimetro lasciato libero sul perimetro dalle scorribande di Irving, mentre Caris LeVert, anche lui con un terribile infortunio alle spalle avvenuto proprio al momento del suo debutto in NBA, garantisce minuti di qualità potendo affiancare o anche sostituire Durant senza far perdere qualità e intensità al quintetto in campo. Dulcis in fundo, Jarrett Allen è un lungo versatile (sta mettendo su un rispettabile tiro dalla media distanza) e atletico, che sarà affiancato da un centro più tradizionale come DeAndre Jordan, ormai calato appieno nel ruolo di uomo d’esperienza, per formare un frontcourt di tutto rispetto.

La strada verso la vittoria è però sempre ricca di insidie e a rovinare i piani è piovuta subito una tegola piuttosto pesante. L’infortunio di Spencer Dinwiddie, fuori per la stagione sempre a causa delle maledette lettere ACL (Anterior Cruciate Ligament) che fanno tremare ogni cestista, rappresenta una perdita senza dubbio importante.

Nella notte del 1 gennaio, la pesante sconfitta casalinga dei Nets per mano degli Atlanta Hawks ha messo in evidenza, pur considerando che siamo sempre all’inizio della stagione regolare (considerazione valida ovviamente anche per l’opening game contro i Warriors) un possibile punto debole dei Brooklyn Nets: l’ansia di dover recuperare a tutti i costi ha finito per limitare la circolazione di palla concentrando troppo il gioco nelle mani delle due stelle, impedendo di ricucire il break che Atlanta aveva scavato nel secondo quarto. Alla fine, il risultato è stato quasi un quasi ventello di scarto subito da una formazione giovane e promettente, ma con meno pressione sulle spalle. 

Hunter, Young lead Hawks to 114-96 win over Nets

La delusione di Kyrie Irving dopo la sconfitta 114-96 contro gli Hawks

Sulla strada verso un possibile titolo un compito importante spetterà al nuovo allenatore, ulteriore motivo di interesse per gli appassionati NBA. L’esordiente Steve Nash in qualche modo rappresenta un punto di contatto con la Brooklyn dell’epoca Prokhorov. Il russo, infatti, aveva scelto di affidarsi a un altro grande play del passato che si cimentava per la prima volta con l’incarico di head coach, ovvero Jason Kidd, che però non solo non ha ottenuto i risultati sperati.

Nash arriva a Brooklyn con le gravose aspettative di dover guidare subito in fondo ai playoff una squadra che ha superato solo una volta il primo turno negli ultimi 10 anni. Per quello che è stato possibile capire in queste prime partite, il gioco da lui predicato (come molti si aspettavano) deve molto a quello di Mike D’Antoni, con un basket “da corsa” e partite ad alto numero di possessi. Proprio in gare contro formazioni come Atlanta, ovvero contro squadre che a loro volta corrono e puntano a vincere in attacco piuttosto che in difesa, la pressione è un’insidia ancora maggiore e anche considerando l’indubbia esperienza di Irving, Durant, Jordan e Jeff Green toccherà proprio a Nash guidare la sua nave fuori da questo tipo di tempeste, invece che affondare insieme ad essa come era successo con Kidd. 

Steve Nash Brooklyn Nets Town Hall: Setting a Style | Brooklyn Nets

Steve Nash nella sede della sua prima squadra da capo allenatore

I Nets ad oggi hanno tutti i numeri e le carte in regola per essere una contender, almeno per le finali di Conference a Est. La differenza tra le parole e i fatti, però, in questo caso sta proprio nell’affrontare in modo adeguato le difficoltà che si presentano e si presenteranno. A Irving, Durant, Nash e alla squadra in generale il compito di vincere questa sfida e portare Brooklyn, in questa o nelle prossime stagioni, al primo, agognato titolo NBA.

One thought on “Provaci ancora, Brooklyn

  1. Irving giocatore tossico per le squadre in formazione, per i Nets sarebbe già un successo qualificarcisi, ai playoff: Dinwiddie pesa come Thompson per i Warriors.

    Regular season sempre più ridicola con punteggi da All Star Game ogni 2×3. Per fortuna quest’anno dura meno. Per il basket serio si attendono playoff e Olimpiadi.

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