Mancano ormai davvero poche rotazioni della Terra sul suo asse per vedere la prima palla a due della stagione NBA 2020-2021.

In alcuni quartieri generali il livello di hype per la nuova stagione è a livelli stellari, basti pensare ai Brooklyn Nets o ai Los Angeles Lakers. Altrove, invece, regna sovrano un forte scetticismo, che in alcuni casi – come a Los Angeles sponda Clippers – tende più al pessimismo che a una lieve vena di curiosità.

Da ultime, alcune piazze invece sono dominate da disperazione totale e la speranza di una risalita è alquanto lontana, e in questo caso Detroit la fa da regina.

Il 22 dicembre, però, sarà anche la data in cui calcheranno il parquet per la prima volta dopo mesi giocatori che sono stati attesi da tifosi, giornalisti, appassionati, semplici sportivi e purtroppo haters.

Alcuni di loro tornano da un lungo infortunio, altri devono dare garanzie sul loro futuro tramite convincenti performance, per altri ancora si è solo sulle spine, in attesa di vedere nelle loro mani la palla a spicchi.

Sarebbero tanti i nomi da mettere in questo elenco di giocatori “super-attesi”, ma mi sono limitato ai 5 con il maggior numero di occhi puntati addosso.

5- JAMES HARDEN

Dopo il rinnovo “casalingo” tanto atteso di Giannis Antetokounmpo per 5 anni e 228 milioni di dollari, l’altro grande nodo da sciogliere rimane la situazione Harden-Rockets.

Inizia tutto nella offseason, quando Houston assume come Head Coach Stephen Silas, andando apertamente contro la preferenza che Il Barba aveva per Ty Lue. La situazione, poi, in casa Rockets si fa incandescente con numerose voci che filtrano e danno per scontenta praticamente tutta la rosa.

Via prima Covington, poi Westbrook tra i titolari dell’anno scorso. Si fa quindi terra bruciata intorno ad un Harden che tra feste notturne e assembramenti vietati sembra avere tutto in testa meno l’inizio incombente del breve training-camp.

Con un ritardo di quasi una settimana e sicuramente non una delle migliori attitudini né forme fisiche, Harden si presenta accompagnato da bisbigli contrastanti: Wall, suo nuovo compagno di squadra (per ora) continua a ripetere alla stampa che gli ha parlato e dà per certo che resterà in Texas, dall’altra un (forse) più affidabile Woj comunica invece che il desiderio di accasarsi lontano da Houston non è diminuito.

In tutto questo, dettaglio non trascurabile, si sta parlando del miglior realizzatore delle scorse tre stagioni, con 30, 36 e 34 di media. La situazione promette scintille.

4- JOHN WALL

Nel dicembre 2018 (si avete letto bene, 2018, due anni fa) sente i primi dolori nella zona del tallone sinistro. Salta alcune partite, le altre le gioca evidentemente non al massimo. Dopo due settimane di agonia, si fa vedere da uno specialista e scopre la rottura del tendine di Achille. Operato, inizia la riabilitazione che per sua sfortuna finisce proprio con l’interruzione della NBA dello scorso marzo per la pandemia.

Veniva da una promettente stagione 2018, ormai lontana, con 20 punti e 8 assist di media, e dei buonissimi ultimi 3 o 4 anni di carriera. Un infortunio al tendine di Achille, però, non può fornire alcuna garanzia a una franchigia, per questo Washington ha deciso di non investire su di lui (o meglio sperare) e lo ha scambiato per un più solido e sicuro Westbrook.

Ora Wall, quindi, scaricato dalla squadra che aveva scommesso su di lui per otto anni, ha promesso di dimostrare a tutti che hanno sbagliato a dubitare. Sicuramente rinvigorito dal fatto di ritrovare DeMarcus Cousins, suo compagno ai tempi di Kentucky, ha già fatto vedere ottime cose nei primi minuti di preseason.

Il suo talento, d’altra parte, è innegabile, ma sulla sua salute fisica ed esplosività rimangono però enormi punti di domanda.

3- LAMELO BALL

Quando c’è di mezzo il cognome Ball, si può star certi che il ragazzo non passerà inosservato, per lo più più per il continuo e a tratti insopportabile blateramento del padre. Tralasciando le scelte fuori dal campo, alquanto discutibili, con questo ragazzo sembra però diverso, perché per ora ha fatto più impressione il suo gioco che il suo ego (ed è tanto credetemi).

Uscito da una esperienza annuale nella massima lega australiana con gli Illawarra Hawks, dove ha registrato 17 punti, 8 rimbalzi e 6 assist di media, era dato come primo prospetto assoluto del draft appena avvenuto. Sicuramente la lega australiana non può essere un palcoscenico che equivale alla NCAA, ma il fatto che fosse così apprezzato la dice lunga sul talento del ragazzo.

Viene scelto alla 3 dagli Charlotte Hornets, e nelle prime due partite di preseason fa vedere ottime abilità da rimbalzista ed egregia visione di gioco, illuminando il parquet con passaggi che ricordano alla lontana Jason Williams. L’unica pecca rimane il tiro, un pessimo 3 su 15 dal campo. Evidentemente Borrego sa già dove deve lavorare il ragazzo.

Il livello di hype in casa Hornets è alto, alimentato anche dai compagni entusiasti, ma è parimenti alto anche il livello di pressione su un ragazzo diciannovenne. La sfacciataggine non gli manca, il talento nemmeno, vedremo se reggerà la sua testa, che sicuramente non è il marchio di fabbrica della famiglia Ball.

Ma credetemi, dopo aver visto i primi minuti di preseason, non vedo l’ora che diventi il giocatore che ha le potenzialità di diventare.

2- ZION WILLIAMSON

ZIon, prima scelta al draft dell’anno scorso, era arrivato nella lega sull’onda di un entusiasmo che poche volte si era visto negli ultimi anni. Il suo debutto però era stato ritardato a causa di un infortunio che lo aveva tenuto lontano dal campo di gioco fino al 22 gennaio 2020.

Da quel momento in poi, Zion ha registrato, in soli 27 minuti di media a partita, 22.5 punti, 6 rimbalzi e 2 assist. Potrebbe bastare questo per far capire quanto gli occhi saranno puntati su di lui.

Questa stagione, poi, New Orleans sembra essersi rinforzata, scommettendo ancora su un ottimo Brandon Ingram e arrivando, via trade, a un solidissimo Steven Adams. A tutto ciò si aggiunge la promessa di coach Van Gundy di un minutaggio più elevato.

Insomma, tante aspettative su Zion, ma anche tantissimo desiderio di vedere fin dove questo ragazzo può arrivare. Sicuramente molto in alto.

1- KEVIN DURANT

Eh sì. KD is back, e non ha bisogno di molte introduzioni né statistiche. Sono passati secoli da quella sfortunata serie delle Finals che non solo vide Golden State soccombere a Kawhi Leonard e ai suoi Raptors, ma che vide Durant stesso, la notte di gara 5 del 10 giugno 2018, aggravare un infortunio pregresso e rompersi il tendine d’Achille.

Molto è successo da quel momento, tra il mancato rinnovo con gli Warriors e la firma con i Nets, che gli hanno dato fiducia nonostante l’infortunio potesse (e possa tuttora) limitare la sua elasticità tendinea. Tanti sono, dunque, i dubbi che circondano il ritorno in campo di KD.

Dai primi palloni giocati nella preseason di quest’anno, le prime impressioni sono molto buone, resterà da vedere se reggerà il fisico. Tutto questo, però, passa in secondo piano di fronte a quanto sia bello vederlo di nuovo con la palla a spicchi in mano.

Avrei dovuto finire con KD. Avrei dovuto finire con il dolce, perché si sa che si mangia prima l’amaro e poi il dolce. Ma quest’anno, già maledetto di suo, non si è trattenuto dal fornirci un ulteriore cucchiaio aspro.

Klay Thompson, dopo un anno di riabilitazione per il ginocchio, si è rotto il tendine di Achille. Sarà dura stare un anno senza vederlo calcare il campo. Sarà ancora più dura l’attesa di capire se davvero mai tornerà quel Thompson che pochi mesi fa ha stampato sul cartellino 60 punti in 3 quarti con soli 11 palleggi.

Chi ama il basket, non può far altro che sperarlo. Get well soon, Klay!

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