E alla fine della stagione più lunga e più pazza della storia i Los Angeles Lakers sono coronati campioni NBA in una domenica di quasi metà ottobre.

Gara 6 non è mai esistita e non c’è tanto da dire. Miami era completamente esausta così questa serie che improbabilmente si è protratta fin qui si è conclusa esattamente com’era iniziata. Con un blowout devastante.

106-93 e tutti a casa. Letteralmente tutti a casa questa volta. Giocatori e staff hanno vinto anche l’agognato ritorno alla loro vita normale dopo due mesi “in the bubble”.

Cosa resterà di queste Finals, di questi playoffs, di questa incredibile stagione ?

I LAKERS RAGGIUNGONO I BOSTON CELTICS

I Los Angeles Lakers vincono il loro diciassettesimo titolo e agguantano i Boston Celtics nella classifica all-time al primo posto. LA ha giocato (e quindi perso) più Finals, avendo quindi collezionato più secondi posti diremmo che ha un vantaggio da “primus inter pares” ma questo conta poco.

Ad ogni modo LeBron ed AD possono tornare sul tetto del mondo già l’anno prossimo e redimere la questione.

LeBron va di tripla doppia (28 pts, 14 reb, 10 ast) e merita abbondantemente il titolo di MVP, il suo quarto. Quattro sono adesso anche i suoi anelli, con tre squadre diverse. Sono già stufo di sentir parlare di legacy e di paragoni con Michael Jordan ma temo che sarà un discorso che tornerà a tormentarci con maggiore intensità nei prossimi giorni.

ONORE AGLI SCONFITTI

Non si può proseguire l’elogio ai Lakers senza dare credito con sincerità a questi Miami Heat combattivi che escono dalla bolla a testa alta, nonostante una gara 6 mai iniziata.

Jimmy Butler aveva finito la benzina e mi stupisco che non sia stato usato maggiormente Olynik col quale il gioco in pick and roll aveva funzionato alla grande in almeno un paio di gare.

Spoelstra non deve rimproverarsi nulla. Ha portato una squadra di medio livello fino alle Finals a sorpresa, ha costretto i Lakers super favoriti fino alla sesta, ha dimostrato che un coach di altissimo livello può fare ancora la differenza in questa lega.

Nessuno si permetta di dire che le condizioni speciali di questi playoff “in the bubble” abbiano regalato agli Heat la presenza alle Finals. C’è stato un ambiente particolare per tutti ma la squadra della Florida ha i suoi meriti.

Non sono stati una comparsa di un copione già scritto. Sono giovani e determinati, possiamo sentirne presto parlare di nuovo ancora a questi livelli, magari a giugno e non di certo nel mese di ottobre.

I CAMPIONI PANDEMICI

Nessun asterisco a questo titolo. Ignorare però che il mondo è cambiato e con esso anche il torneo NBA è da stupidi.

I Lakers resteranno associati per sempre alla bolla Disney, alle mascherine, al distanziamento di almeno un metro, ai tamponi.

C’è una cosa che va detta chiaramente. Il commissioner Adam Silver ne esce vincitore. Si è inventato una soluzione coraggiosa e forse anche impopolare e contro molti pronostici ha vinto la sua sfida.

Non c’è stato nessun caso di positività al Covid-19, non c’è stato il caos che ha sconvolto altri sport, per non dire ovviamente di altri aspetti ben più importanti.

Da oggi questa nostra amata NBA esce dalla campana sottovuoto e torna nel mondo, dove i casi sono 37 milioni e mezzo e i morti quasi 1 milione e 100 mila.

Sembra un film ma non lo è purtroppo. E non è nemmeno l’unica cosa assurda che sia capitata quest’anno.

“BLACK LIVES MATTER”

Il coraggio di Adam Silver capitolo secondo. Non si è inventato soltanto la bolla, ha anche permesso che la NBA diventasse testimone di messaggi politici molto chiari e molto forti.

Quel mondo che pulsava fuori dal parco Disney in Florida gridava a gran voce contro i soprusi della polizia e per un’equità razziale ancora lontana da raggiungere.

Il caso Floyd è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’America bruciava nelle proteste di piazza e spesso anche negli scontri violenti. Per una volta la NBA ha preso posizione e lo ha fatto nella maniera più esplicita possibile.

Silver non si è opposto allo sciopero iniziato dai Bucks, ha permesso che sul parquet comparisse in grande la scritta “Black Lives Matter” e che i giocatori potessero indossare delle maglie con scritte personalizzate dal forte impatto sociale.

Per alcuni questo posizionamento è stato eccessivo e difatti pare che già si torni indietro. Silver ha promesso di eliminare la politica dal gioco ma a questo giro non poteva opporsi. Rischiava una rivolta clamorosa delle sue star e che questo folle campionato non si completasse.

I Lakers resteranno nella storia come i campioni pandemici e della protesta. Non è ancora finita qua.

“VOTE”

Tra i messaggi scritti sulle maglie dei giocatori vince facilmente “Black Lives Matter” perché è di certo la miccia che ha scatenato l’incendio.

C’è una altra parolina semplice che però non solo è sulle maglie di chi gioca in campo ma fissa su tutti i giocatori della panchina.

“Vote”. Non bastava la pandemia, non bastavano le tensioni sociali e razziali. Queste Finals 2020 si sono concluse a tre settimane dal voto delle Presidenziali.

E’ questo l’aspetto più politico che la NBA ha fatto proprio. Dire “Vote” non è semplicemente ricordare a tutti di esercitare il sacrosanto diritto-dovere del voto ma è chiaro che è anche una presa di parte, ovviamente non esplicita.

Il Presidente Trump vuole restare nello Studio Ovale e sta facendo campagna a favore della polizia in maniera incondizionata, non condannando, anzi incoraggiando tacitamente movimenti dal sapore “white supremacy”. Joe Biden è favorito per la vittoria ma non penso che la NBA abbia spostato molti voti.

C’è anzi il rischio che per reazione a tanta gente questa presa di posizione non sia piaciuta affatto. Ad ogni modo è impossibile ignorare questo cambiamento epocale.

Possiamo quindi aggiornare la descrizione a questo titolo dei Lakers. Sono i campioni pandemici, della protesta e dell’invito al voto. Se velatamente a favore del candidato sfidante è palese ma se questo messaggio ha avuto successo lo vedremo a breve. Non solo nel risultato dell’affluenza.

LA LEGACY DI LEBRON

Vince il quarto anello, dominando ancora all’età non trascurabile di 35 anni. Ha impressionato col tiro da fuori come andando dentro fino in fondo contro degli Heat più piccoli e con meno muscoli. 10 dei 13 canestri li ha segnati sotto canestro, grazie ad una effervescenza fisica eccezionale, soprattutto nella parte alta del corpo.

E’ stato semplicemente il più forte di tutti, anche letteralmente in senso fisico. Ha guidato i suoi in transizione in maniera magistrale e su questo particolare i Lakers hanno costruito buona parte del loro successo. Showtime 2.0.

Vogliamo menzionare il contributo di Rondo, ieri anche in versione scorer (19 punti su diversi layup in penetrazione). La sua intelligenza tattica è un diamante grezzo ai nostri tempi.

Anthony Davis ha perso la sfida per il titolo di MVP con due gare sottotono per colpa dei falli e di un piccolo infortunio ma di questa vittoria si deve analizzare una stagione intera e allora il merito è anche suo. Vince il primo anello della sua carriera e non pensa sarà l’ultimo.

C’è una buona possibilità di costruire una mini-dinastia perché in fondo LeBron è pur sempre un trentacinquenne anche se non sembra di certo un giocatore a fine carriera.

LBJ aggiunge un altro mattone alla sua legacy. Se volete la mia opinione, non richiesta, è il secondo miglior giocatore della storia, chiaramente anche prima di questo anello ma con argomenti ancora più consistenti. Michael ancora non si tocca, il suo nome è scritto a carattere cubitali e non è stato ancora cancellato.

La stagione NBA si è finalmente conclusa quindi. Era iniziata con la rottura diplomatica con la Cina sulla questione dei diritti dei cittadini di Hong Kong ed è avanzata fin qui passando dai drammi della perdita di David Stern e di Kobe fino a tutto ciò che sappiamo e al quale abbiamo accennato.

Lakers campioni. Il film di questa stagione è stato drammatico, spesso è parso un horror, di sicuro un thriller e mai una commedia. Un film imprevisto ed imprevedibile che finalmente è giunto alla sua conclusione.

 

6 thoughts on “NBA Finals 2020 : i Lakers sono campioni della stagione più pazza di sempre

  1. Non si assisteva a una finale così scontata, premi compresi, da quando Cleveland timonata da Lebbros fu spazzata via da San Antonio.

    • hanno rotto le palle.. totalmente politicizzata l nba pro cina e pro biden.. lebron è un dannato venduto.

      • Venduto de che…come sportivo è il migliore che c’è oggi nella nba e lo ha totalmente dimostrato.

        È venduto perché ha difeso la gente di colore e non avrebbe dovuto giocare boicottando il campionato?

        Magari qui possiamo ragionare

        Perché è contro trump?
        Su questo ultimo punto non è l unico sportivo, quanti non sono voluti andare alla casa bianca dopo aver vinto titoli?
        E x me hanno ragione perché trump
        È razzista e questo è sotto gli occhi di tutti

        • Ha fatto di più Naomi Osaka in mezza giornata per la visibilità della faccenda afroamericani vs polizia di Lebbros in tutta la carriera: ora che è il boss dell’NBA fa il predicatore sciacallando sull’eredità di Bryant. Quando c’era Obama alla Casa Bianca la polizia sparava lo stesso ma James zitto.
          Tipica condotta da politico doubleface..

          Restiamo allo sport: la regular season NBA ormai è uno spettacolo patetico peggio del circo (o dell’Eurolega). Si sbattono solo quelli in cerca di contratto o record personali. Di solito il livello ai playoff sale sopra la decenza ma quest’anno causa covid neppure quello. O si riformano o perdono un tot di miliardi.

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