I Denver Nuggets sono terzi a Ovest, hanno quasi il 70% di vittorie e la seconda miglior difesa della Lega. Eppure sembra che nessuno si ricordi mai di loro al momento di citare i potenziali favoriti per il titolo. Sarà perchè durante l’estate non sono stati protagonisti sul mercato oppure perchè le montagne del Colorado non hanno lo stesso appeal delle luci di Los Angeles, fatto sta che Jokic e compagni viaggiano ancora una volta a luci spente nella notte. Ma viaggiano, oh se viaggiano…

Grazie a NBA e Connexia, giovedì sera abbiamo potuto partecipare ad una global conference call con Nikola Jokic e Will Barton, organizzata in vista dell’NBA Christmas Day che vedrà i Nuggets impegnati contro i New Orleans Pelicans. Nel corso dell’intervista, le due star della franchigia del Colorado si sono messi a disposizione dei giornalisti internazionali presenti (virtualmente) all’incontro, fornendo diversi spunti decisamente interessanti. Buona lettura.

D. Come stanno andando le cose fino ad ora per te e per i Nuggets?
NIKOLA JOKIC: Penso che come squadra stiamo avendo una buona stagione. Le nostre aspettative sono veramente alte e vogliamo tutti realizzare qualcosa di importante. Siamo tra le prime quattro ad  Ovest e stiamo giocando bene. Potremmo, ovviamente, fare anche meglio, ma anche essere messi peggio. Personalmente penso che tornerò a giocare sui livelli dell’anno scorso, la stagione è ancora lunga.

D. Come hai tirato fuori il meglio del tuo gioco nell’NBA, quando così tanti giocatori si affidano all’atletismo e tu hai dovuto usare abilità e intelligenza per provare e superare quel limite?
NIKOLA JOKIC: Penso di aver portato qualcosa di diverso dall’NBA e posso fare praticamente tutto sempre rimanendo incollato al parquet. Ma non ci sono solo io, anche molti altri lunghi nell’NBA hanno caratteristiche simili e possono influenzare gioco in diversi modi. Ma ad essere sincero, io gioco così da quando ero piccolo. Sono sempre stato bravo con la palla: passare, tirare, segnare. Il coach (Michael Malone, ndr) mi ha dato la libertà e l’opportunità di interpretare il mio gioco, che ha iniziato a piacergli, a piacere ai miei compagni di squadra e così abbiamo iniziato a vincere le partite.

D. Senti il bisogno di risparmiare energia mentalmente o fisicamente prima dei playoff e della lotta per il titolo NBA?
NIKOLA JOKIC: No, penso che non sia possibile. Per come funziona l’NBA, ogni partita è importante. Una vittoria a novembre vale una vittoria a maggio. Due anni fa abbiamo raggiunto la postseason per una W in più sulle avversarie, per cui non ho intenzione di saltare una gara o di non giocare duramente in un’altra. I campioni non pensano così. Noi come squadra, come gruppo, dobbiamo andare là fuori ogni partita e ogni giorno per fare del nostro meglio e provare sempre a vincere.

D. Siete attualmente al secondo posto come defensive rating. Tu sei conosciuto più come un giocatore offensivo che difensivo, ma qual è stata la chiave dei tuoi miglioramenti  e il successo del team sotto questo aspetto?
NIKOLA JOKIC: Penso che sia stato più facile perché siamo più o meno la stessa squadra da quattro anni: abbiamo le stesse coperture, la stessa routine, lo stesso sistema. Conoscersi, sapere cosa possono fare gli altri giocatori, aiutarsi a vicenda, moltiplicare gli sforzi. Tutto questo ci sta aiutando e sappiamo che dobbiamo giocare bene in difesa se vogliamo avere successo.

D. Il tuo pick-and-roll con Jamal Murray è uno dei più devastanti della NBA odierna, ma sembra che il tuo stile di gioco sia perfetto per coinvolgere tutti gli elementi della squadra. Come riesci a bilanciare al meglio questi due aspetti?
NIKOLA JOKIC: Sì, l’intesa tra me e Jamal migliora ogni giorno di più. Ma ho una buona chimica con tutti i giocatori della nostra squadra, quindi non siamo solo io e Jamal. Non potremmo fare nulla senza il supporto dei compagni, ci aiutano molto e si fanno sempre trovare pronti sugli scarichi.

D. Lavorare con esperti veterani come Paul Millsap, Gary Harris, Will Barton, come ha aiutato il tuo sviluppo? E infine cosa ha fatto Mike con il suo team per trasformarvi in una squadra di fascia alta di una conference così difficile come la Western?
NIKOLA JOKIC: L’esperienza dei nostri veterani diventa fondamentale soprattutto nei playoff. Lo scorso anno abbiamo giocato due gare sette contro San Antonio e contro Portland: ne abbiamo vinta una contro un buon allenatore e una buona squadra, poi ne abbiamo persa una contro un buon allenatore e buona squadra. Abbiamo fatto esperienza e quando inizieranno i Playoff sapremo salire di colpi con il nostro gioco. Coach Malone parla molto con i giocatori, ci chiede cosa pensiamo, cosa vediamo. Lui sa che dal campo vediamo qualcosa di diverso rispetto a quello che lui vede in panchina. Chiama i giochi, ma a volte ci chiede solo di correre e fare quello che vogliamo. Si fida molto di noi e questo significa molto per me e i ragazzi.

D. I fan in Serbia non dormono di notte perché sono troppo impegnati a guardarti a Denver. Ai tuoi connazionali piacerebbe sia vederti giocare nelle NBA Finals che guidare la squadra serba verso un
medaglia d’oro olimpica. Come valuti le possibilità che queste due cose succedano l’anno prossimo e cosa significherebbe per te personalmente?
NIKOLA JOKIC: Ad essere onesto, non penso a questi due traguardi in modo individuale. Il mio obiettivo in questo momento è fare il meglio possibile con i Denver Nuggets, le qualificazioni per le Olimpiadi sono ancora molto lontane, quindi non ci penso nemmeno. Non penso che bisognerebbe farsi influenzare da qualcosa distante sette, otto mesi davanti a te.

D. Siete terzi a Ovest a, ma dai media non venite quasi mai nominati tra le contender al titolo. Vi sentite sottovalutati nella comunità NBA?
NIKOLA JOKIC: Davvero non lo so. Ci piace dove siamo adesso. Noi non pensiamo ai media o a quello che le altre squadre pensano di noi. Pensiamo solo a noi stessi. Ad essere onesti, se siamo sfavoriti, ci piace; se siamo favoriti, ci piace. Non ci si può lasciar influenzare da queste cose.

D. Nikola, che tipo di soddisfazione provi nell’essere il leader dei Nuggets, nel vedere quello che sta facendo Doncic, nel vedere molti ragazzi stranieri che iniziano a diventare davvero i volti di squadre di alto livello?
NIKOLA JOKIC: Lo adoro, adoro il percorso che io e questi ragazzi stiamo facendo. Nel mio primo anno qui abbiamo avuto 26 vittorie, credo, poi l’anno dopo 32 e poi ogni anno sempre meglio e meglio. I fan sono ogni anno sempre di più. Questo momento storico della NBA mi piace molto e sono orgoglioso di farne parte.

Q. Parlaci un po’ della tua relazione con Danilo Gallinari e quanto ti ha aiutato a stabilirti nell’NBA.
NIKOLA JOKIC: Il primo anno ho giocato assieme al Gallo ed  è stato un anno divertente. Quando contro Toronto ho segnato qualcosa come 28 o 29 punti, lui mi ha detto: “Ora che hai mostrato a tutti che puoi farlo, devi essere pronto a farlo ogni notte”. Davvero un buon consiglio se ci pensate.

Q. Questa settimana ti sei classificato in quinta posizione per real-plus-minus dietro tre MVP come Giannis, LeBron, Harden e un due volte MVP delle finali come Kawhi Leonard. Per te è il riconoscimento di quanto sei importante per Denver Nuggets?
WILL BARTON: Non presto molta attenzione a queste cose. È bello vedere il mio nome lassù con alcuni dei migliori giocatori dell’NBA, ma il mio ruolo nella squadra è andare là fuori e competere al massimo livello possibile. Quello è tutto ciò su cui tutti ci concentriamo. Non riesco a farmi prendere in quel tipo di numeri e statistiche, non ne ho bisogno. Mi interessa soltanto continuare a giocare il mio miglior basket.

D. In questa stagione non solo la difesa della squadra dei Nuggets è migliorata ma la tua difesa individuale è al massimo livello nella tua carriera. Ti sei preparato in modo particolare prima della stagione se e c’è qualche pedaggio da pagare per giocare sempre al massimo su entrambi i lati del campo?
WILL BARTON: Beh, essere un migliore difensore è ​​sicuramente qualcosa su cui ho cercato di concentrarmi. Abbiamo le capacità atletiche per poter arrivare al titolo, ma per farlo dobbiamo essere una delle migliori squadre in difesa. Io devo fare la mia parte, ma questo non toglie niente alla metà campo offensiva. In realtà dare il massimo in difesa mi dà più energia e mi sta facendo essere più attento a quello che succede in campo.

D. L’anno scorso la Western Conference è stata dominata da voi e dai Warriors, mentre quest’anno sembra esserci più concorrenza. Quali sono i motivi secondo te?
WILL BARTON: Sapevamo che questa stagione sarebbe stata più aperta, con Anthony Davis arrivato ai Lakers, Kawhi e Paul George ai Clippers, Porzing a Dallas con Luka. Questo ha reso  l’Ovest più competitivo, ma credo che stiamo facendo un buon lavoro per rimanere ai vertici.

D. Che tipo di soddisfazione ti ha generato in cui la squadra è cresciuta in classifica negli ultimi anni fino a diventare una contender? E qual è stato il tuo primo pensiero quando hai visto giocare Nikola Jokic
la prima volta? Hai capito subito che quel ragazzo sarebbe diventato un All Star?
WILL BARTON: È stato un processo. Ovviamente abbiamo lavorato duramente per diventare una squadra da playoff, ma ora sono felice di appartenere ad una delle migliori squadre della NBA. Abbiamo lavorato duramente e lo stiamo ancora facendo. Jokic vuole essere uno dei migliori giocatori della Lega e il suo basket è una gioia da guardare. Ho visto quando è entrato nella Lega senza grandi aspettative da parte di nessuno. Ora cerca davvero di essere eccezionale e vederlo passare da quello che era a dove si trova ora è stato sorprendente. Ma se hai davvero visto il suo sviluppo, ha giocato allo stesso modo fin dal primo giorno. Ora ha semplicemente più opportunità e una volta la franchigia ha capito quello che poteva fare gli ha dato  le redini della squadra e lui è arrivato ai massimi livelli.

Q. Quando sei arrivato ai Nuggets eri parte del nucleo giovane, ma ora sei il quarto giocatore più vecchio della squadra. Hai visto il tuo ruolo crescere in termini di leadership? E come ti relazioni ai giocatori più giovani della squadra?
WILL BARTON: Il mio ruolo è decisamente cresciuto in questa squadra, quando sono arrivato la prima volta ero solo uno dei giovani e adesso ho molta più esperienza. É qualcosa che mi piace. I giovani ragazzi mi ricordano me stesso, provando ad aiutarli a trovare il loro ruolo in squadra e nella Lega, spiegando loro come essere professionisti e come fare tutto nel modo giusto, provando a dare consigli su come non commettere alcuni degli errori fatto e provarndo a guidarli al meglio.

Q. Quale influenza ha avuto coach Mike Malone nel tuo sviluppo come giocatore?
WILL BARTON: Ha avuto una grande influenzato. Mi ha dato la possibilità di essere davvero me stesso nell’NBA e sviluppare il mio gioco, anche attraverso gli errori, permettendomi di diventare il giocatore che sono oggi. Lui ha giocato un ruolo enorme in questo e gliene sono grato.

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