Più forti degli infortuni, dei propri avversari, e anche delle proprie debolezze: così potremmo definire i Golden State Warriors in questa Gara 2 appena terminata ma che sembra già una battaglia storica, di quelle che possono decidere una guerra, nel bene e nel male.

La gara inizia come previsto nel prepartita da Draymond Green, cioè con un Klay Thompson carichissimo dopo la Gara 1 che l’ha lasciato profondamente deluso, soprattutto da se stesso: suoi i primi 9 punti della squadra, 11 dei primi 13, subito deciso e convinto con i suoi soliti tiri in allontanamento.

Toronto non sembra affatto intimorita, con Kyle Lowry sempre più a suo agio nel ruolo di playmaker ragionatore (?) e Kawhi Leonard che inizialmente costeggia la partita nell’attesa di entrare in modalità attacco quando la sua squadra avrà maggiormente bisogno di lui.

Stephen Curry è evidentemente in uno dei suoi primi-tempi-no, inizia con 0-6, strizza gli occhi, sembra emicrania, ma nessuno lo sa con certezza: Steve Kerr ad inizio secondo quarto dice di non saperne niente, ma a fine partita dirà che il giocare era forse disidratato (?) e dopo essere rientrato a bere negli spogliatoi fra primo e secondo quarto si sentiva decisamente meglio.

La squadra nel secondo quarto sbanda paurosamente, Toronto appare in controllo mentre le seconde linee dei Warriors non hanno abbastanza punti nelle mani per tenere la squadra a contatto: è solo nel finale di tempo che si sveglia Curry e ritorna in azione Klay Thompson: insieme, incredibilmente, riescono a riportarsi a meno 5. Potrebbe essere un grande sforzo da pagare nella ripresa, e invece no.

Ad inizio terzo quarto Toronto affretta i tiri, non segna più; per i Warriors, domina il tandem Cousins – Bogut, che si alternano nel ruolo di playmaker aggiunto con ottimi risultati. I Raptors finalmente si ricordano di essere degli esordienti a questo livello e vanno per la prima volta in crisi: insperato parziale Warriors di 18-0 che, col senno di poi, deciderà la partita.

Vista live, però, non sembra affatto finita. Nel quarto periodo si tratterebbe di amministrare per Golden State, ma dopo neanche 2 minuti Klay Thompson cade male dopo un tiro da 3, mette giù male gamba e ginocchio destro e per compensare iper-estende il muscolo della coscia della gamba sinistra.

Partita finita per lui, e rimarrà comunque il miglior marcatore dei suoi con 25 punti.

I Campioni, ovviamente, neanche ci pensano a mollare e finiscono la partita con giocatori non abituati a giocare questi momenti come Quinn Cook, ovviamente Cousins e ovviamente Livingston.

Il finale è convulso, con Leonard, chiaramente non al 100%, che come un trattore trascina i suoi fino al meno 2 grazie anche alle triple di un redivivo Danny Green, fino a questo:

Durant saltella su un piede solo nel tunnel, ricompare Thompson con vistosa zoppia e fasciatura, ma è felicità gialloblu: i Warriors riescono nel loro intento di rubarne una in trasferta, cosa che fanno da 23 serie di playoffs consecutive (record NBA) e tornano ad Oakland tutti incerottati ma con l’ 1-1 in tasca.

Non ci sono tragedie da fare in casa Raptors: i campioni si sono dimostrati i campioni, ma le loro condizioni psicofisiche attuali saranno difficilmente sostenibili nel lungo periodo. Per Durant si parla di un possibile ritorno in Gara 4, Thompson dice che non starà fuori neanche in Gara 3: se vogliamo dirla tutta, sembrano più speranze che certezze.

In casa Toronto tutto il quintetto base ha plus minus negativo mentre tutta la panchina positivo: Siakam è tornato sulla terra dopo che Draymond Green ha fatto gli straordinari in sala video per imparare a contrastarlo, Gasol è sembrato meno incisivo di Ibaka mentre per una volta non sono bastati i soliti miracoli di un incredibile VanVleet.

Gara 3 sembra la grande occasione dei Canadesi per riappropriarsi del fattore campo: sarà così?

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