La sintesi:

Grazie all’ennesima rimonta e alla prima doppia-tripla-doppia nella storia dei playoff, i Golden State Warriors staccano per la quinta volta consecutiva il biglietto per le NBA Finals. Sweepati (neologismo orrendo ma efficace) i poveri Blazers, che hanno gettato nuovamente il cuore oltre l’ostacolo ma anche questa volta senza riuscire a portare a casa la vittoria. Detto delle monster stats di Curry (37/13/11) e Green (18/14/11), McKinnie (12) ha sostituito con profitto un acciaccato Iguodala mentre in casa Blazers la career night di Myers Leonard (30+12) resta purtroppo utile solo ad aggiornare il curriculum dell’ex-Illinois.

Il pre-game

Salvare la faccia. Queste le uniche parole che traspaiono da tutte le interviste, da tutte le dichiarazioni uscite fuori dall’entourage dei Portland Trailblazers nel dopo-gara 3 delle Western Conference Finals.

Il risultato accumulato (sono sotto 3-0 nella serie) è pesante di per sé, ma forse peggiore è stata la modalità con cui è arrivata la sconfitta, sinistramente simile alla precedente gara 2: Warriors che sembrano fuori ritmo, Portland che prende il pallino del gioco, Portland che fa il parziale, Warriors che si accendono al 3° quarto, Warriors che vincono la partita in the clutch, facendo sembrare le stelle di Portland degli scolaretti sculacciati dal professore in una interrogazione per cui non si erano preparati.

E, continuando l’analogia con gli studenti, hanno campato scuse un po’ bislacche: il cane mi ha mangiato il quaderno, forse un infortunio alle costole, il mal di pancia, ma i Warriors mi blitzano e sono costretto a passare sempre la palla, problemi familiari, l’infortunio di Nurkic…

Pur soppesando alcune delle attenuanti -certamente reali e influenti- le prestazioni di Portland sono state troppo scadenti per il palcoscenico e adesso, vincere la gara di stasera e vincerla bene, è quasi diventata una questione d’onore.
Prima di tutto per salvare Lillard e McCollum dalla figuraccia, visto le prestazioni discutibilissime del Blazers duo, ma soprattutto per non archiviare questa stagione fatta di tanti momenti positivi (su tutti, il tiro di Lillard nella serie contro OKC) in modo misero, con uno sweep nella tanto agognata finale di conference che più che la terra promessa ora, specialmente dopo quella gara 3, sembra più un inferno dantesco.

Dall’altro lato del ring i Golden State Warriors, di gran lunga la squadra (giustamente) più chiacchierata della lega. Ovviamente al centro c’è l’affare KD, o meglio per il gioco che stanno esprimendo da quando il nativo di Washingto s’è infortunato. Io sono fra quelli che continua a dire che con Durant sono assolutamente più forti, ma senza sono sicuramente più divertenti.

Avere Kevin Durant in una squadra di basket, ancora peggio se stiamo parlando di Golden State, è come giocare ad un videogame con i codici per sbloccare armi/livelli segreti. Ti da quella sensazione di “tanto vinco io” che porta solitamente il resto della squadra ad impigrirsi e non generare quel gioco champagne che ci stiamo tutti divertendo a vedere e commentare delle ultime 5 partite.

Il problema è che tutto questo hype potrebbe risultato controproducente rispetto all’interesse della franchigia nel convincere Durant a rifirmare con i Warriors.
Ma questi sono discorsi ancora lontani, anche se i rumors delle ultime due settimane con il giocatore che sembra abbia già un accordo con i Knicks sono vicini, sono vicinissimi.

Nel presente, fra i protagonisti delle ultime due settimane, sopra tutti gli altri, mi sento di indicare Curry e Green. Mentre su Steph tanto è stato già detto -anche se sorprende come sia riuscito a riaccendersi appena KD è uscito dal campo- per Draymond siamo di fronte ad una vera rinascita cestistica.

How Draymond Green’s epiphany has helped the Warriors

Il 30 dei californiani, criticatissimo per il rendimento in regular season (e per questo al centro di ogni possibile trade estiva), da quando ha deciso di adeguare il suo regime alimentare e rimettersi in riga per i playoffs è apparso da subito in forma smagliate, ma da quando KD è fuori sembra giocare ad un livello ancora superiore, da vera superstar.

L’incredibile tripla doppia in gara 3 da 20/13/12 (intesi come punti, rimbalzi e assist) non dice nemmeno la metà dell’impatto che ha avuto Green nelle due metà campo e ancora di più emotivamente come collante e leader del gruppo.

Veniamo ad oggi: la serie sembra già definitivamente orientata/compromessa, impossibile non dirlo. I bookmakers di Las Vegas danno ancora favoriti quelli della Baia, ma gli acciacchi di Iguodala e Looney potrebbero suggerire a Golden State di “riposarsi” stasera, e poi chiudere la contesa mercoledì pomeriggio fra le mure amiche della Oracle Arena.

L’orgoglio di Portland contro gli acciaccati Warriors, chi la spunterà?

 

1° Quarto:

Iguodala si aggiunge a KD e DMC in lista infortunati e a comporre il quintetto oltre ai soliti Curry-Thompson-Green troviamo Jordan Bell e Alfonso McKinnie. I Warriors sono noti per essere devastanti nei quarti dispari, ma l’energia del pubblico di casa e la voglia dei Blazers di non subire un cappotto spingono McCollum e compagni a tenere botta punto su punto agli attacchi dei campioni in carica. Ne viene fuori un primo quarto in formato “sparatoria all’OK Corral” che si chiude sul punteggio di 36-35. Niente di deciso, ma si capisce che entrambe le squadre sono qui per giocarla al 100%.

2° Quarto:

Le rotazioni accorciate di Kerr e la mancanza di alternative in panchina inizia però a pesare: i Warriors arrancano e Portland allunga cavalcando una serata di Myers Leonard che definire epica sarebbe riduttiva. Il centro dei Blazers, fino alla scorsa serie di playoff relegato a mera comparsa dalla panchina e a poco più di 5 punti di media, esplode letteralmente in una vampata di fuoco (ci starebbe bene un bel Dracarys ma ormai anche Game of Thrones è finito e dirlo sembra già fuori moda…) e dopo circa 20 minuti è già a quota 25 punti con 10 su 12 al tiro. Solo una tripla irreale da dieci metri di Curry, anche lui già a quota 25 susine, permette ai Warriors di rimanere a contatto e chiudere la prima metà sotto solo di 4 punti sul 69 a 65, ma l’impressione è che i Dubs siano un po’ alle corde.

3° Quarto:

La sensazione permane anche nel terzo quarto, storicamente giardino di casa per la banda dei guerrieri e invece stavolta teatro di un ulteriore allungo della formazione di casa. Lillard (28 punti e 12 assist per lui alla fine) e McCollum (26 e 7) fanno pentole e coperchi, segnando un combinato di 20 punti nel parziale che porta i Blazer avanti anche di 17 lunghezze. Uno scatto d’orgoglio dei gialloblu consente loro di rosicchiare terreno fino al sudato -8 con il quale si affacciano agli ultimi 12 minuti della contesa.

I Blazers sembrano comunque abbastanza in controllo ma chissà come un familiare brividino inizia a farsi sentire nella schiena dei tifosi dell’Oregon…

4° Quarto:

Mentre Myers Leonard è ormai arrivato a quota 30, territorio da lui mai esplorato in alcuna partita della carriera (nè in NBA nè al college), la partita entra nella sua fase cruciale. I Warriors, guidati dal duo Green-Curry, arrivano al pareggio a quota 104. Comincia tutta un’altra partita fatta di possessi al cardiopalma e giocate possibili solo a chi nelle vene ha azoto liquido al posto del sangue. Tripla di Draymond, tripla di Lillard, tripla di Thompson. Ancora parità, stavolta a 111.

Negli ultimi 1:48 il punteggio non si muove più: un canestro di Steph a 10 secondi dal termine viene annullato per sesquipedale infrazione di passi (prontamente segnalata dal fratellino Seth) e Dame sulla sirena non riesce a replicare la magia con cui ha fatto sparire Westbrook e OKC dal primo turno dei playoff. Come direbbe un noto telecronista è oooooooooovertime!

Overtime:

Nel tempo supplementare gli animi sono più tesi di quelli di Tyreke Evans durante un controllo antidroga. Segna McKinnie da sotto, poi Green mette la tripla spaccagambe che sembra chiudere la contesa. Lillard ci prova e accorcia sul meno due, ma sul possesso decisivo viene stoppato da uno spettacoloso Klay Thompson. Ci sono ancora 3.3 secondi da giocare, il tempo di una tripla in fade away di Lillard che potrebbe far esplodere i suoi tifosi… ma che si spegne mestamente sul ferro.

119-117. Game, set, match, series. Applausi comunque ai Blazers, che si sono dimostrati più forti degli infortuni e dei pronostici avversi, ma non più forti dei Warriors, che volano in finale a caccia del quarto titolo in 5 anni. Saranno favoriti chiunque arriverà a sfidarli, anche perché potrebbero recuperare Durant e forse anche Cousins.

Ma dopo averli visti in queste ultime gare in versione old school, siamo sicuri che ne abbiano bisogno?

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.