Quel che accaduto attorno al tavolo del front office dei Pelicans lo si può paragonare alla reazione di una famiglia italiana dopo aver vinto la lotteria nazionale, con annessa vincita milionaria.

L’esplosione di gioia e pazzia contagiosa che abbiamo intravisto in quel festeggiamento equivale a quella di aver ottenuto un jackpot, un’assicurazione sulla vita decennale con la quale New Orleans possa ripartire non più da zero, ma da un livello qualitativo molto elevato, grazie alla plausibile acquisizione di Zion Williamson, il cui alone da futura superstar lo ha già reso celebre.

Introduzione questa necessaria per un’attenta disamina su quanto successo nella lottery di pochi giorni fa, ma in particolar modo sugli scenari che si dovrebbero andare a creare da qui a breve e che vedono appunto i Pelicans come attori protagonisti.

Diciamo subito però che i primi gossip in rete non vedono il ragazzo così innamorato del jazz presente nel profondo sud degli States e magari le luci della Grande Mela lo attrarrebbero di più; allo stesso modo l’idea di ritirarsi dal draft per giocare un altro anno al college potrebbe prendere piede.

Nel nostro articolo per adesso non prendiamo in considerazione questa ipotesi. Siamo infatti convinti che se le cose dovessero andare come previsto ogni rumors e trattativa reale di mercato passerebbero dalle stanze dei bottoni di David Griffin – vero portafortuna alla quarta prima scelta da GM – che vedrebbe la sua rinomata abilità messa alla prova per l’ennesima volta.

Chicago rappresenta ovviamente solo il primo step verso il draft di Giugno e le eventuali scelte che le 13 franchigie effettueranno non rappresentano una garanzia di successo visto l’enorme salto che i giovani profili andranno a fare una volta entrati nella lega maggiore, così come pick medio basse non è detto non possano rivelarsi piacevoli sorprese.

I due nomi che ci saltano in mente per rendere al meglio il nostro pensiero sono quelli di Greg Oden, prima chiamata dei Blazers nel 2007 che avrebbe dovuto riscrivere la storia nell’Oregon, rivelatosi però un mastodontico bust e arreso a molteplici acciacchi, e Donovan Mitchell, tredicesimo nel 2017 da Louisville ai Nuggets e poi “regalato” a Utah, oggi uomo franchigia dei Jazz.

Inoltre l’apporto che un rookie dà all’NBA non è assolutamente comparabile a ciò che avviene ad esempio in NFL, con 3/4 esordienti per compagine all’anno subito titolari. Qui riuscire a primeggiare in una rotazione ridotta al massimo a 10/12 giocatori non è così facile, specie quando allenatori attempati e di calibro pretendono un immediato inserimento a livello di aggressività e ferocia da entrambi i lati del parquet (vedi Popovich).

Arrivando al passato recente notiamo infatti come gli unici debuttanti che hanno dominato la stagione corrente (Doncic alla terza e Young alla quinta) lo abbiano fatto in team senza praticamente nessuna speranza di competere sin da subito, mentre Bagley III – ottimo nei Kings – ha lottato fino all’ultimo mese col suo team prima di abdicare; Gilgeous-Alexander coi Clippers ha inoltre lasciato un buon segno senza però risultare determinante.

Il nuovo format “anti tanking” ha avuto esito positivo (non ditelo ai Knicks) e l’eguaglianza auspicata ha fatto si che club meno favoriti dalle percentuali si accaparrassero una posizione d’elite, come NOLA la prima (col 6% di probabilità), Memphis la seconda con la possibilità di entrare sul podio solamente al 26% e i Lakers quarti con ancor meno (9.4), mentre NY, Cavs e Suns si sono piazzati terzi, quinti e sesti nonostante un’eventualità al 14% di pizzicare la first pick!

La franchigia della Louisiana quindi, dopo 7 anni, tornerà a chiamare in testa al gruppone. Ad Anthony Davis dovrebbe succedere come accennato Zion Williamson, predestinato da Duke, ala grande e mix esplosivo di tecnica, atletismo, qualità e produzione offensiva, senza ombra di dubbio il più forte giocatore ad uscire da quel college dai tempi proprio di AD.

Griffin si ritrova ora due alternative entrambe allettanti: provare a convincere A.D. a restare o monetizzare a livello tecnico e di età il roster con la sua cessione.

Zion, AD e Holiday formerebbero un big 3 molto intrigante, senza considerare la presenza di Randle, unica luce stagionale, la cui rinuncia alla player option creerebbe più di 20 milioni da gettare nella free agency, aumentando così ancor di più lo spessore della rosa.

Viceversa i pacchetti di scambio che si verrebbero a creare con il suo addio allungherebbero dal punto di vista anagrafico la profondità della squadra. Difatti risulterebbe interessante ottenere gente del calibro di Tatum, Brown e Rozier da Boston (che detengono la 14° chiamata originariamente di proprietà dei Kings) oppure Kuzma, Hart, Ball, Ingram e pure la prossima quarta scelta dai Lakers.

La pick dei gialloviola non escludiamo possa divenire di interesse pubblico anche per Phoenix e Chicago, che insieme a Cleveland avevano più del 50% di possibilità di entrare tra le quattro, e che necessitano alla morte di un regista di classe (Garland?).

I Lakers, dopo il patetico campionato appena concluso, non possono più fallire vista l’età del loro leader; certo che la fortuna nella lottery, un campione dominante, giocatori da barattare per ottenere un big splash e lo spazio sufficiente a firmare un top player mettono oggi positività nella La La Land.

Gli Hawks si presenteranno al draft forti della loro ottava posizione e della decima ottenuta dai Mavericks, nella trade che ha portato Doncic in Texas l’anno passato: il rebuilding giovanile si arricchirà di altri due tasselli.

New York, delusa come non mai, molto probabilmente studierà il modo di assaltare lo stesso Griffin e soci per far arrivare al Garden Davis, primo asso individuato a cui eventualmente aggiungerne a Luglio altri due, Irving e Durant su tutti, forti dei 75 milioni coi quali movimentare la free agency.

Da Duke i Knicks si presuppone possano ottenere al terzo spot un realizzatore formidabile come RJ Barrett, cristallino talento in ala piccola. Se così fosse una sua eventuale spedizione a New Orleans per arrivare al nativo di Chicago potrebbe convincere e rassicurare Williamson sulla destinazione come detto ad oggi non proprio eccitante e comporre col compagno di college un duo regnante a livello decennale.

Questa eventualità prenderebbe piede se Memphis (numero 2) lo lasciasse libero preferendo affiancare a Jaren Jackson Jr l’esplosivo JA Morant, point guard dimostratosi pregevole come realizzatore e assist man, nonché talento atletico e creativo. E’ una ipotesi intrigante che andrebbe supportata se il front office attualmente in Tennessee decidesse di privarsi di Conley.

Non ci resta che attendere e vedere quel che succederà da qui al 20 Giugno!

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