Meno di un mese al termine della regular season NBA e della seconda stagione di questa rubrica. Non sappiamo quale di queste due cose voi attendiate con più trepidazione, ma io e Andrea continueremo comunque a portare nelle vostre case le migliori/peggiori news della settimana fino a quando l’ultima sirena non sarà suonata, sperando vivamente che non sia quella della polizia venuta a controllare quella bella collezione di piantine medicinali che coltiviamo con amore nell’orto redazionale. #buttaviatutto

LUNEDI 11 MARZO – GOA6TH

La settimana NBA è cominciata all’insegna dell’amore e della distensione, con Russell Westbrook che ha intrapreso la sua personale guerra contro lo stato dello Utah mentre a Cleveland il match di pugilato tra Serge Ibaka e Marquese Chriss terminava ai punti (di sutura) con la vittoria del congolese. A rasserenare gli animi per fortuna ci ha pensato la panchina dei Nets, che ha festeggiato un canestro di Spencer Dinwiddie con un ballo di gruppo che avrebbe reso orgogliosi anche i giudici di Amici di Maria de Filippi.

Nel frattempo a Los Angeles il buon Lou Williams è diventato il leader ogni epoca per punti segnati dalla panchina, superando il babbo di Steph Curry grazie ai 34 punti segnati nella roboante vittoria 140 a 115 dei suoi Los Angeles Clippers contro i Boston Celtics. 11.148 sono i punti totalizzati fino ad oggi da Sweet Lou uscendo dalla panchina, che in stagione viaggia ad oltre 20 punti di media in meno di 26 minuti ed è il miglior realizzatore della Lega negli ultimi 12 minuti di gioco. Numeri da fare invidia al 90% dei titolari della Lega, ruolo che invece Williams non ha mai preteso continuando imperterrito a spaccare le partite uscendo dal pino.

In barba a chi dopo la trade-Harris li dava sicuri perdenti nella volata per i playoff della Western Conference, i Clippers hanno vinto otto delle ultime dieci gare e sono saliti fino al sesto posto in classifica. Williams, Gallinari, Harrell, Beverly, SGA, Zubac, Shamet, Temple. In questa serie di nomi non trovate nessuna “star” conclamata, ma l’insieme dei fattori genera un risultato che in termini di energia e concretezza è veramente secondo a nessuno. Tanti auguri a chi se li dovrà trovare di fronte da Aprile in poi.

Ah, nel mentre sull’altro lato della Los Angeles cestistica si gioca a baseball nel riscaldamento. Immaginate quanto sarà stato felice LeBron…

Tesi: Come dominare le panchine senza partire in quintetto. Relatore: Professor Lou Williams

 

MARTEDI 12 MARZO – ROOKIE WHO?

Che i Los Angeles Lakers siano al momento la formazione più perculata del globo terracqueo è abbastanza assodato. Dopo che la serie di risultati negativi cominciata con l’infortunio del Re e proseguita anche dopo il suo ritorno ha raggiunto proporzioni tali da rendere virtualmente impossibile il raggiungimento dei playoff, sono arrivati diluvi di meme e prese in giro assortite da parte più o meno di tutti, mentre a El Segundo si aspetta soltanto il termine di questa stagione per lasciarsi alle spalle lo sfortunato presente e buttarsi a pesce nell’imminente super-free-agency.

Ci sono però purtroppo ancora una quindicina di partite da giocare che rischiano di essere uno stillicidio per la franchigia angelina, anche perché LeBron comincerà a saltare diverse partite allo scopo di non appesantire ulteriormente il suo già corposo chilometraggio e inoltre i Lakers stanno perdendo pezzi a preoccupante velocità. Al lungodegente Lonzo Ball, ancora alle prese con i postumi del suo infortunio alla caviglia, all’infermeria dei Lakers si sono aggiunti nelle ultime settimane anche Tyson Chandler (collo), Lance Stephenson (alluce), e infine Brandon Ingram, che ha terminato anzitempo la sua stagione a causa di un problema di trombosi venosa abbastanza preoccupante.

A risollevare gli animi degli sconsolati fan gialloviola ci ha pensato il ritorno in campo di Andre Ingram, autentico fenomeno di culto che con i suoi 33 anni è probabilmente il rookie più vecchio nella storia della NBA. Ingram da ben 11 stagioni è uno dei principali protagonisti del campionato di G-League (prima si chiamava D-League ma la sostanza non cambia) e undici mesi fa aveva fatto il suo debutto nella massima serie, trascinando i suoi con la bellezza di 19 punti nella vittoria casalinga contro gli Houston Rockets con il pubblico che gli cantava M-V-P, M-V-P. Ieri notte il giovane-vecchio è tornato sul parquet dello United Center di Chicago e anche se ha giocato solo due minuti senza segnare nemmeno un punto la sua taumaturgica presenza è nuovamente servita a condurre i Lakers alla vittoria, oltre che a guadagnarsi una clamorosa standing ovation dai tifosi dei Bulls. Welcome back Andre!

Chissenefrega di Anthony Davis quando c’è Andre Ingram, giusto?

 

MERCOLEDI 13 MARZO – CLASH OF TITANS

Antipasto di playoff nella notte tra mercoledì e giovedì, con i Golden State Warriors che sono andati a far visita al domicilio degli Houston Rockets. Harden e compagni la scorsa stagione sono andati ad un bicipite femorale di distanza dal portarsi a casa lo scalpo più prestigioso della recente storia NBA e anche quest’anno, al netto di una partenza decisamente zoppicante, appaiono a quasi tutti come la principale antagonista al threepeat dei ragazzi della Baia (a parte a me che punterei il dollaro su OKC).

GSW doveva fare i conti con l’assenza di Kevin Durant a causa della distorsione alla caviglia rimediata la settimana scorsa (pare comunque non sia niente di grave, coach Kerr ha dichiarato che si aspetta di rivederlo in campo entro tre/quattro partite) mentre Houston si presentava al gran completo e desiderosa di infilare un bel mucchietto di sabbia negli ingranaggi di quella che negli ultimi tre anni è sembrata una macchina quasi perfetta.

Risultato raggiunto solo in parte, perché nonostante un finale molto tirato i Warriors sono comunque riusciti a portarsi a casa la parte rosa del referto. Ma il punteggio finale di 106 a 104 dimostra come le particolari caratteristiche del gioco dei Rockets (che peraltro avevano vinto tutti e tre i precedenti incontri stagionali) continuino a dimostrarsi indigeste per Curry e compagni e sarebbero probabilmente bastati un paio di canestri in più di Harden, che ha chiuso sì con 29 punti e 10 assist ma anche con 10 su 23 dal campo e soprattutto 2 su 12 da tre, per ribaltare il risultato.

Credo che i Warriors, vittoria o non vittoria, preferirebbero evitare di incontrare di nuovo i Rockets nei PO

 

GIOVEDI 14 MARZO – THE JOKER EXPERIENCE

Grande vittoria nella notte di giovedì per i Nuggets. Il successo di misura ottenuto sui Dallas Mavericks (che dalla trade Porzingis in pratica non ne hanno vinto più una e stanno tankando “con classe” alla ricerca di una pick 1-5 al prossimo draft da non dover cedere agli Atlanta Hawks), permette alla franchigia del Colorado di mantenere saldo il secondo posto ad Ovest, ad una sola gara e mezza di distanza dai Warriors e con un cuscinetto di 3 gare che al momento gli permette di tenere a debita distanza le inseguitrici Rockets, Blazers e Thunder.

A realizzare il difficile canestro decisivo sulla sirena ci ha pensato ovviamente Nikola Jokic, che si sta rendendo protagonista di una stagione da assoluta superstar. L’ex “Ciccio di Nonna Papera” sta viaggiando a 20.4 punti, 10.7 rimbalzi e 7.6 assist di media (tutti career high) con il 56.0% da due, il 32.4% da tre e l’83.6% ai liberi. Ma non sono solo le fredde cifre, per quanto sicuramente di altissimo livello, a stupire quando si parla del serbo, è soprattutto il tipo di controllo sulla gara e il livello celestiale delle sue letture di gioco, che gli permettono di fungere da vero e proprio playmaker della squadra orchestrando un attacco che al momento è il quarto della NBA per Offensive Rating (113.0) e il terzo per percentuale di canestri assistiti (65.6%). Quando poi aggiunge canestri come questo diventa ancora più chiaro come mai il nome di Jokic venga addirittura inserito tra quelli in lizza per il titolo di MVP stagionale

I Nuggets nonostante l’ottimo record continuano però ad essere snobbati come possibile contender da quasi tutti gli addetti i lavori, complice anche il fatto che negli scontri stagionali contro i ragazzi della Baia hanno fino ad oggi rimediato soltanto delle sonore scoppole. Di certo però è impossibile ignorare la grande stagione disputata fino a qui dai ragazzi di coach Malone, così come lo straordinario talento di Jokic che è ormai da considerare uno dei primi 10-15 giocatori dell’intera Lega.

Che crudeltà… povero Luka!

 

VENERDI 15 MARZO – CHINA KOBE

Mentre allo Staples Center la coppia Jim Boylen (Bulls) + Doc Rivers (Clippers) si esibiva in un simpatico siparietto terminato con la curiosa bi-espulsione di entrambi gli attori protagonisti, dall’altra parte del mondo un ex giocatore che su quel parquet ha dominato per circa un ventennio estraeva palline da un’urna di vetro.

Già, perchè il buon Kobe Bryant è stato scelto dall’organizzazione dei Mondiali di Basket Cina 2019 per occuparsi delle operazioni di sorteggio. Attività che il buon Mamba ha svolto con la consueta classe, seppur finendo per inserire la sua nazionale americana in uno dei gironi più “tosti” dell’intera manifestazione (anche se dubitiamo che il team di Popovich avrà problemi a superare il girone) con Turchia, Repubblica Ceca e Giappone.

Più benevolo Kobe è stato invece con l’Italia (oltre che con la Cina, ma che un paese organizzatore vada “casualmente” a finire in un raggruppamento-materasso chissà come non è mai una gran sorpresa), estratta nel gruppo D assieme a Serbia, Angola e Filippine. I serbi sono notoriamente una nostra bestia nera, ma le altre due formazioni non sono certo delle corazzate e gli azzurri dovrebbero quindi poter passare al turno successivo con relativa tranquillità.

Quanti di noi vorrebbero essere dentro quella mascotte?

 

SABATO 16 MARZO – FANTASY TANKING

La caccia a Zion Williams è ufficialmente aperta da ormai diversi mesi e di certo le prestazioni con cui il Chosen Two si è aggudicato il titolo di MVP del Torneo della ACC vinto proprio sabato dai suoi Duke Blue Devils non fanno altro che aumentare la salivazione di tutti i GM della NBA in cerca di un potenziale franchise player (ma pure degli altri).

Non stupiscono quindi le strategie di tanking con il quale molte squadre stanno cercando di guadagnare anche solo una pallina in più in vista della prossima Lottery, ma di certo non avevo mai visto una sequenza così creativa come quella escogitata dai New Orleans Pelicans per perdere una partita di basket.

Nella fattispecie, i Pelicans erano sul +3 con la palla in mano a meno di sette secondi dalla fine dell’overtime contro i Phoenix Suns (squadra molto curiosa e in controtendenza, che in pratica perdeva quando avrebbe dovuto vincere e ora vince quando dovrebbe perdere). Da lì in poi:

  • coach Alvin Gentry spreca due timeout consecutivi, letteralmente a caso, a gioco fermo
  • alla ripresa del gioco i Pelicans commettono infrazione di 5 secondi sulla rimessa
  • invece di fare fallo (sò amerigani…) i suddetti Pelicans concedono un canestro da tre ai Suns, su un tiro tutto sommato non particolarmente contestato
  • come ciliegina sulla torta Alvin Gentry, sempre quello dei timeout cestinati di cui sopra, invece di accontentarsi di andare al doppio overtime chiama un terzo timeout che però non ha più
  • avversari in lunetta per il conseguente fallo tecnico + rimessa, liberi della staffa e tutti a casa

Se non è genio questo, non so cos’altro possa esserlo…

Se esistesse l’oscar del tanking, per quest’anno sarebbe già assegnato

 

DOMENICA 17 MARZO – THE FREAK, THE PROCESS AND THE CLOSER

Doppio contributo finale per chiudere in bellezza questa settimana di 7for7. Nel primo video potete vedere due curiosi esemplari di esseri umani (forse) sfidarsi faccia a faccia in un clamoroso duello rusticano come se ne sono visti davvero pochi nella storia, non solo recente, della NBA.

130 a 125 il risultato tra Sixers e Bucks, 40/15/6 (sic) a 52/16/7 (strasic) quello tra Joel Embiid e Giannis Antetokounmpo. Letteralmente AL-LU-CI-NAN-TI…

Lascio volentieri spazio alle immagini per mostrarvi ciò che le parole faticano a descrivere

Nel secondo video potete vedere un certo panchinaro di cui abbiamo parlato qualche riga più sopra dimostrare come per decidere le partite non sia per forza necessario essere annunciati dallo speaker al momento della presentazione dei quintetti.

Se vi viene in mente un closer più letale di Lou Williams nella NBA di oggi fatemelo sapere

 

Anche per questa settimana è tutto gente. Siamo agli sgoccioli della stagione, quindi non perdetevi la prossima puntata tra tra sette giorni con il buon Andrea in regia! Jorghes out.

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