E’ da anni che penso che sarebbe un bene per la NBA ridurre il numero delle squadre per meglio distribuire il talento in giro per la lega. Ridurre le squadre significherebbe eliminare diverse franchigie con pochissimo potenziale che generalmente concorrono per essere tra i peggiori per poter poi mettere le mani sui migliori prospetti al successivo draft.

Tra tutti i mali della NBA di oggi il “tanking” è per me il peggiore. E’ antisportivo, contrario allo spirito del gioco, è scandaloso perchè i fan vorrebbero e dovrebbero guardare solamente due squadre che lottano per vincere, non per perdere.

30 squadre per me sono troppe dunque, ne eliminerei almeno 5. Provo qui a elencare quali potrebbero essere fatte fuori, poi, sul versante opposto, sempre per gioco, proverò a individuare 5 città americane che invece meriterebbero di avere una franchigia NBA.

Lo dico subito chiaramente, a scanso di equivoci. Non mi piace molto l’idea di una NBA globale, con tante franchigie fuori dagli USA e addirittura fuori dal continente americano, per esempio in Europa. La NBA deve conservare il suo spirito originario, che per forza di cose è americano, e benchè se ne parli molto in ogni caso non penso che nel breve periodo vedremo una Champions League NBA con squadre sparse in tutto il mondo.

Ecco dunque, a cuor leggero, 5 franchigie che per numero e passionalità di tifosi, successo in campo, seguito generale, storia e altro potrebbero essere fatte fuori in un futuro ipotetico rimescolamento della lega.

5) Cleveland Cavaliers

Se dici Cleveland Cavaliers dici LeBron James. Oltre lui poco e niente. Poco e niente prima, poco e niente dopo e il trend mi sembra non possa cambiare in tempi brevi.

Ci sono parecchie squadre in città piccole o comunque periferiche, ovvero nei cosiddetti “small market” ma in alcuni casi, vedi gli Utah Jazz, si è creata nel tempo una bella simbiosi tra la città e la sua squadra.

Cleveland è una città triste, non attrae nessun grande nome, i Cavs hanno davanti a loro la più grande missione, una sfida quasi impossibile: darsi un futuro dignitoso dopo l’era LeBron. Non è facile: come mai si può sostituire o dimenticare un giocatore ed un personaggio così, per di più un prodotto locale?

4) Los Angeles Clippers

Siamo migliorati negli ultimi anni, per lo meno con Blake Griffin, Chris Paul e DeAndre Jordan ci siamo divertiti parecchio ma la sostanza non è cambiata. I Clippers non stati vincenti e non lo saranno a breve. Sono sempre stati e in fondo restano la barzelletta della lega, una squadra quasi inutile.

Giocano a Los Angeles e la gente va a vederli, quindi per lo meno non ci troviamo in uno di quei casi di ambienti deprimenti ma a mio modo di vedere due squadre in un’unica città, pur enorme e scintillante come LA sono troppe. Potrebbero cambiare aria, forse farebbe bene, in ogni caso è una franchigia che sembra abbia una maledizione, tragicomica.

Se dici Clippers non dici mentalità vincente, nonostante gli sforzi degli ultimi anni. A Los Angeles ci sono già i Lakers per questo, basta e avanza.

3) Sacramento Kings

La grande parentesi con Divac e Webber non può cancellare anni di mediocrità prima e dopo. Sacramento è la capitale dello stato della California ma come spesso succede negli USA la capitale di uno stato quasi mai è la città più grande o importante o più bella, qui ovviamente una tra San Francisco e Los Angeles.

Il problema è che il pubblico sarebbe anche caloroso, tutti noi ci ricordiamo appunto l’era in cui i Kings erano una delle squadre più forti ad Ovest e i suoi tifosi i più scalmanati in assoluto, con tanto di leggendari campanacci da mucca, ma da troppi anni a questa parte l’ambiente si è raffreddato fin quasi allo zero.

2) Charlotte Hornets

Non basta Michael Jordan, anzi, diciamolo apertamente e senza timori, MJ è stato il più grande in campo ma è uno dei peggiori a livello dirigenziale, forse non è il mestiere che fa per lui. Ha sbagliato tante scelte, a partire da Kwame Brown non ne ha azzeccata più una.

Charlotte è una città calda, in passato gli Hornets sono stati grandi a loro modo, pur non andando mai fino in fondo. Il problema è che questo calore innato non può essere riversato facilmente in una squadra che galleggia da troppi anni nella mediocrità.

Nel North Carolina il basket è religione, ma lo è soprattutto a livello universitario, soprattutto per la presenza di Duke e UNC. Gli Hornets non scaldano troppo i cuori, peccato, dispiace per MJ ma il suo progetto sta fallendo miseramente.

1) Memphis Grizzlies

Già ai tempi di Vancouver la situazione era alquanto disastrosa, sia come seguito di pubblico sia come performance in campo. Steve Francis si rifiutò spudoratamente di andarci a giocare, da allora il destino di questa tranquilla città canadese fu segnato per sempre.

A Memphis, se possibile, è anche peggio. Negli ultimi 15 anni è la peggiore per numero di tifosi sugli spalti nelle partite casalinghe, con solo il 74,6% di media di posti occupati. Forse è lo stile di gioco, di sicuro tra i più noiosi. Punteggi bassi, mentalità prima difensiva, durezza operaia senza fuochi d’artificio, sarà, ma nonostante ottime annate, anche qui però senza andare fino in fondo, la città non si è mai veramente appassionata alla sua squadra.

Serve una scossa, altrimenti sarebbe idealmente la candidata numero 1 per una futura possibile ricollocazione.

Ci sono dunque città negli USA che meriterebbero una propria franchigia NBA. Non parlo quindi di Città del Messico o di Londra, non penso siamo pronti per questo salto internazionale, oggi la NBA ha la sua unica collocazione fuori dagli USA a Toronto e penso che sia più che sufficiente.

Vediamo allora 5 città che potrebbero in un futuro non troppo lontano guardare dal vivo il buon vecchio basket NBA.

5) Kansas City

I Kings sono passati di qui prima di trovare casa a Sacramento, dal 1972 al 1985. Non penso abbiano lasciato grandi ricordi quindi più che altro la voglia di NBA non è nostalgica ma basata su alcuni dati precisi.

La città è un mercato importante, che ha dimostrato con i Chiefs e con i Royals una grande passione. I Chiefs soprattutto giocano nello stadio più infuocato di tutta la NFL, questo ormai da anni. E’ lecito quindi che una città del genere meriti la tanto agognata tripletta MLB-NFL-NBA, c’è una nuovissima arena in centro e tanta voglia.

E’ la classica città media americana di provincia, tutto sommato tranquilla, molto american way of life, lo sapeva anche Alberto Sordi in “Un americano a Roma”, lo ripeteva ossessivamente. Magari vi possono tornare i Kings, di sicuro ci sarebbe un’arena piena e questo sarebbe onestamente la cosa più importante.

4) Austin

E’ la più grande città americana senza una franchigia pro tra i principali sport americani. Bisognerebbe subito porne rimedio, perchè Austin, oltretutto la capitale del grande stato del Texas, è giovane e dinamica, pompata dalla popolazione di una delle più grandi università d’America, University of Texas.

Ok, il Texas è saturo, ci sono i Rockets, i Mavs e gli Spurs ed ognuna di loro ha una sua storia vincente ed un suo appassionato seguito ma è forse proprio per questo che potrebbe meritarne una quarta. E’ tra le più vivibili, innovative e più sicure città degli USA ed è francamente un piccolo scandalo che non abbia il suo pezzettino di gloria nel magico mondo degli sport professionistici.

3) Louisville

E’ una delle grandi città americane senza rappresentanza in una delle Big Four tra i tornei per professionisti. Ma soprattutto è la più grande città dello stato del Kentucky, uno stato che respira basket e che meriterebbe una sua squadra NBA.

In città ci sono i Cardinals e poco più in là i Kentucky Wildcats, due college che hanno scritto pagine bellissime della storia NCAA. La città sarebbe pronta con addirittura due arene e in passato ha tentato di attirare i Rockets, i Grizzlies e gli Hornets, progetti falliti non per molto.

Non è difficile immaginare che ci possa tentare di nuovo a breve.Ai tempi della ABA c’erano i Kentucky Colonels, vincitori del titolo 1975, il ricordo è lontano ma la tentazione che in questo stato ci sia il basket pro è più alta che mai.

2) Las Vegas

La paura è sempre quella, che in una città del tutto particolare di questo genere gli atleti pro si perdano nei mille rivoli del divertimento di una città tentatrice e provocante. Senza menzionare il rischio legato al contatto diretto con la centrale operativa mondiale delle scommesse.

A parte questi piccolissimi (!) dettagli sarebbe perfetta. L’arena è bellissima, vi giocano i Golden Knights della NHL, i soldi sono anche troppi per possibili progetti, il pubblico non è da sottovalutare come la città vera, quella lontana dalle luci della Strip.

Nel 2007 si è giocato l’All Star Game ed è stato un successo, è chiaro che parte dei dirigenti NBA spinga per portare qualcosa da queste parti, l’investimento sarebbe molto redditizio e si sa che i soldi sono la principale forza che muove il mondo, soprattutto in America, a maggior ragione nel mondo dello sport.

1) Seattle

Rivogliamo il basket a Seattle ! Se non i Sonics qualche altro nome, la città è stata letteralmente scippata del basket NBA e questa è un’ingiustizia che andrebbe sanata il prima possibile.

I Super Sonics erano cool, hanno giocato qui dal 1967 al 2008, il pubblico era sempre caldissimo, era uno degli ambienti più coinvolgenti. Nel 1996 si giocarono le Finals, Shawn Kemp e Gary Payton a guidare la squadra, ma furono solo una delle tante vittime dei mitici Bulls di Michael Jordan.

Tutto scomparve quasi all’improvviso, c’era un Kevin Durant bambino e il futuro sembrava roseo.La franchigia fu però ricollocata ad Oklahoma City, un’operazione di successo nel cuore del nulla ma che ha lasciato un vuoto profondo in una città che merita di sicuro più rispetto.

2 thoughts on “5 franchigie da trasferire e 5 città che ne meriterebbero una

  1. Non ho mai creduto al tanking: un professionista non entra mai in campo per perdere; oltretutto, per favorire una squadra per la quale, in futuro, forse non giocherà. E trovare una nuova squadra, se sei un perdente, è difficile.

    Io allargherei a 32 squadre, formato che permetterebbe più formule (8 division da 4 squadre come la Nfl, oppure 4 division da 8 squadre).

    Farei naturalmente rinascere i Supersonics. Per la 32^ franchigia, andrei su Louisville (per la mancanza di squadre professionistiche nella zona) o su St. Louis (per la storia degli Hawks negli anni 50/60) :).

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