Il solco che la Eastern Conference sta creando tra le corazzate pronte al salto nelle Finals e le fragili inseguitrici permette ai Nets di navigare in un limbo dorato inimmaginabile poco tempo fa. L’ennesima stagione altalenante appena trascorsa è già ampiamente dimenticata col numero di vittorie totali superato e una posizione superiore al 50% in classifica, grazie alla quale si tiene il nono posto a distanza di sicurezza.

L’anno della consacrazione per D’Angelo Russell si sta rivelando tale. Che fosse immenso il talento e la classe dell’ancora ventitreenne da Ohio State College era risaputo, quel che si attendeva era verificare se gli si potessero cedere completamente le redini di una franchigia NBA: risposta positiva!

Importante pure l’asse formatosi tra lui e Jarrett Allen, che a soli 20 anni si può considerare il secondo elemento fondamentale sul quale tentare di organizzare un futuro roseo e luminoso: ancora grezzo sta però dimostrando coraggio e un’ottima fisicità al cospetto di lunghi più esperti di lui e per merito di una personalità da veterano ha definitivamente convinto coach Atkinson che lo tiene sul parquet per 27 minuti a partita che lui ripaga con 11.1 pts e quasi 9 rimbalzi.

Il mercato, tutto o quasi in free agency, non ha apportato modifiche sostanziali tranne per quel che riguarda Shabazz Napier, completamente esploso nel periodo post natalizio, approfittando di qualche infortunio di troppo che gli ha concesso il doppio di tentativi al tiro e di impiego durante i match.

I contratti in scadenza di Okafor, Stauskas e Cunningham infatti sono stati sostituiti da acquisizioni finora marginali come quelle di Ed Davis a 4,4M annuali, Jared Dudley e Kenneth Faried, passato poi ai Rockets per tamponare l’assenza di Capela e dove finalmente sembra aver trovato il rilancio.

Lo spazio salariale liberato dalle trade estive (Whitehead, Arthur, Howard) ha permesso il rinnovo di Joe Harris, altra sorpresa piacevole di stagione. Con lui si aggiungono variabili impazzite come il tiro in mid range e fuori dall’arco: a quasi 28 anni è sempre in quintetto base e sta disputando la miglior stagione della carriera per punti e percentuali!

Chi è completamente rinato a Brooklyn è Spencer Dinwiddie, divenuto ormai un sesto uomo coi fiocchi, fermato al momento solo da un infortunio al pollice. Una sfortuna pazzesca per lui e la squadra, che viene privata di uno dei più importanti artefici di questa dignitosa annata e senza il quale potrebbe veder ridotte le speranze di un più che meritato viaggio ai playoff.

La sua storia va di pari passo con quella dei Nets, entrambi in cerca di rivincite e con poche probabilità di rialzarsi, lui per i trascorsi fallimentari nelle G-League di Detroit e Chicago, loro per l’impossibilità di acquisti di alto livello. Si sono dunque incontrati quasi per inerzia e oggi il ventiseienne californiano si ritrova a passare dal 30% dal campo al 46% tirando più di 12 volte a partita.

Anche lui, come Harris, rappresenta un’alternativa importante a Russell, riuscendo a crearsi situazioni senza usufruire degli assist del compagno rimanendo in campo spesso fino alla fine dei match o nei momenti più caldi e decisivi della partita. Insieme a Hollis-Jefferson, Carroll e Napier forma una seconda unità tra le più profonde e ricche di qualità dell’intero campionato.

E’ stata una stagione tormentata dagli infortuni giĂ  a Novembre, quando si perse anche Caris LeVert, oggi al rientro e insieme a Dinwiddie una coppia che funzionò bene giĂ  lo scorso anno. Il ventiquattrenne da Michigan aveva iniziato alla grande questo torneo con 18 punti e mezzo a partita palesando però i soliti limiti difensivi e al tiro da fuori.

Lo stesso Carroll a metà Ottobre ha subìto un intervento all’articolazione della caviglia, così come Hollis-Jefferson è tornato da acciacchi vari a Dicembre e Allen Crabbe, sempre presente l’anno scorso e quarto cannoniere, ha saltato quasi metà campionato per problemi al ginocchio. Nel momento in cui scriviamo si trova ai box anche Dudley.

Le conseguenze catastrofiche della trade 2013 per Pierce e Garnett sono agli sgoccioli, visto che nel Draft 2019 Brooklyn tornerà ad avere la prima scelta. Questo va a coincidere con l’egregio lavoro fatto dal gm Sean Marks in due anni e che ora sta dando i frutti sperati.

Un team impossibilitato negli ultimi periodi ad acquisire i migliori prospetti giovanili e spesso con il portafoglio vuoto, si ritrova oggi in piena corsa per la postseason, con un’età media tra le più basse (25.78), un enorme spazio salariale (meno di 45M occupati) col quale poter assaltare qualche free agent o big di lusso la prossima estate (Butler, Walker, Thompson, Middleton, Durant) e ad aver acquisito in modo furbo e scaltro dei talenti straordinari coi quali organizzare un futuro ricco di speranza puntando a ottenerne altri.

Tornando a questa stagione senza sventure avremmo pronosticato un facile avvento in postseason per i Nets. Non solo: DR#1, LeVert, Harris, Crabbe, Allen, Dinwiddie, Carroll, Napier e H-J formano una rotazione lunghissima che non sfigurerebbe contro nessuno al primo turno e se la giocherebbe a testa alta.

Il recente calo però dimostra quanto un roster mozzato dagli infortuni perda in completezza e varietà d’azione, caratteristiche basilari per giungere al proprio traguardo. Vedremo se la cattiva sorte girerà le spalle ai newyorchesi dopo averli bersagliati per parecchio tempo.

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