Liquidiamo subito la gara così poi possiamo concentrarci su cose più serie:

Philly oggi sarebbe pure venuta a giocarsela, glielo leggi nelle facce dal riscaldamento. Per una squadra di trash-talker come Butler ed Embiid l’occasione di bloccare la streak di vittorie e l’esordio casalingo di Boogie Cousins  è una occasione troppo, troppo ghiotta.

Li aiuta da subito l’incostanza di Curry, che mischia robe celestiali ed errori da campionato di serie C, una cosa non sorprendente se seguite i Warriors da qualche anno. Ha iniziato con 8-12 da tre (!) e 5 palle perse (una più brutta dell’altra) concentrate in una manciata di minuti, in cui il capitano dei Warriors sembra misteriosamente passare dal controllo totale della gara a non capirci più nulla. Sarà il genio..

Golden State, nonostante la presenza costante di Embiid, tiene spesso dentro il quintetto da small ball, o per lo meno la “loro” versione della small ball con Looney e Durant, anche a causa dei tre falli prematuri di Cousins guadagnati digrignando i denti con Embiid sotto canestro.

Golden State, apparsa in controllo per una buona fetta della gara, non riesce però nello “strappo” e Steve Kerr è costretto al time-out sul 87-80 per gli ospiti con 3.05 da giocare nel terzo quarto.
Nonostante un Embiid un po’ apatico offensivamente (4 su 14 oggi) Philadelphia gode dell’ ottima partita di Simmons nei numeri (10-13 dal campo) e soprattutto nelle visioni di gioco, a tratti futuristiche, del suo playmaker.

Nel finale del terzo quarto Philadelphia allunga sul 95-84 e mantiene le distanze per una buona fetta dell’ultimo quarto. Le difese dominano la parte finale del match, anche grazie agli arbitri che oggi fanno giocare un po’ “alla inglese” cosa che inevitabilmente porta anche al primo tecnico casalingo di DMC in maglia giallo-blu.

La gara è godibilissima e soprattutto intensa, anche se, dalle percentuali delle due squadre, potrebbe anche sembrare il contrario. Prodigi di una regular season mai bella come quella di quest’anno, dove quotidianamente ti può capitare di vedere ritmi da playoff basketball, una cosa inimmaginabile ripensando alla stagione scorsa.

4′ alla fine: fiammata Golden State che ci riprova.
Una transizione offensiva, un “passi” non chiamato a Cousins, un possesso funambolico con una tripla di Curry e siamo a -5 con tutta la Oracle in piedi.

Peccato, è solo un bluff:  i Warriors gestiscono male i successivi possessi offensivi e Phila si rimette a distanza di sicurezza mentre in lontananza due tifosi di Philadelphia, con la maglia di Allen Iverson, intonano timidamente il coro “Trust the process”.

I 41 di Curry con 10-17 da tre a volte non bastano, nemmeno se accompagnati da 25 di Durant.
Oggi alla Oracle, passa Philadelphia.

Voi che dite? È stato solo un antipasto oppure un dessert consumato a fine pasto?

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(Gallery Live @ Oracle Arena by Play.it USA)


Adesso le cose più serie che hanno movimentato la lega in questi giorni:

L’aftermath della richiesta della trade di Davis, l’affare Porzingis e i rumors incessanti su tutto e tutti in vista delle free agency estive (Thompson, Irving, Durant etc etc) è come se mi costringessero a guardare avanti “trascurando un po’ questa stagione NBA”.

Provo a spiegare un po’ meglio questa sensazione. Le ragioni a mio avviso sono due:

  • 1) La trade di Davis sta frammentando l’intera lega. Rich Paul (agente-amico di Lebron James e anche di Davis da qualche mese) sta facendo di tutto per spostare il giocatore a LA; prima annunciando l’intenzione di declinare l’offerta di rinnovo dei Pelicans (rifiutando un possibile contratto da 300 milioni di dollari. Si, 300: non è un errore di battitura) e poi suggerendo a tutta la lega di non fare pazzie per il ragazzo che, visto il suo forte desiderio di approdare nella città degli angeli, sarebbe da considerarsi a noleggio per un anno.
    Ovviamente la Lega ha reagito muscolarmente fra multe e trade fantascientifiche ma di questo proverò a scrivere nel pezzo che uscirà ad inizio settimana prossima dopo aver visto dal vivo Warriors-Lakers sabato pomeriggio.
  • 2) I Warriors hanno già vinto, ecco tutto. Diamogli il trofeo e facciamola finita. Se restano sani, non rimangono coinvolti in attentati terroristici e non si rubano le mogli a vicenda (a quel punto -per me- il più a rischio sarebbe sempre il buon Steph Curry) mi sembra davvero ovvio come finirà la storia.

Troppi, troppo forti, troppo in ritmo. Avevate dubbi sul rendimento di DMC? Bhe… vi sbagliavate, semplice.

DeMarcus non è mai apparso così in forma e non essendo ancora in peak condition, vista la serietà dell’infortunio subito, la cosa fa paura.

Sembra più magro, più atletico perfino; vorrei dire “più grosso”, ma è sempre stato una montagna, in fiducia con il tiro e soprattutto ha voglia di difendere!

Nelle prime tre partite giocate: 14, 8, 17 (intesi come punti) con plus-minus incredibili e percentuali (dalla lunga distanza) da leccarsi i baffi.
Le prime tre uscite stagionali? Vinte tutte. Le 5 giocate in totale invece? Tutte vinte anche quelle.

Non che sia solo merito di DMC; i Warriors non perdevano dalla gara del 3 di gennaio contro i Rockets di Harden. Lo stesso Kerr ha lodato l’operato di DeMarcus spiegando alla stampa che il suo inserimento ha evitato la slump di metà stagione tipica dei Warriors.

Numeri a parte, che contano il giusto, ma non andrebbero mai ignorati, l’aspetto più interessante (o preoccupante a seconda che tifiate o gufiate la squadra della Bay Area) è proprio la facilità con cui Cousins si è inserito nel gioco dei Warriors ed il livello di attenzione, specialmente difensiva, che ha messo fin dal primo minuto.

Dando una rapida occhiata alla mappa di tiro di DMC dopo le prime 5/6 partite è chiaro che il sistema Warriors -accusato troppo spesso di mal digerire i lunghi- non fatica ad avere un giocatore con questo talento e intelligenza cestistica.

Certo che c’è tanto “verde” lì sotto nel pitturato, ma l’estremo bilanciamento intorno al resto del perimetro delle conclusioni fa capire velocemente che con lui in campo i Warriors potrebbero raggiungere quell’ultimo livello extra che non so bene se sarà fondamentale per vincere il titolo, ma sicuramente gli mancava.

Marcarli adesso diventerà un incubo, soprattutto perché il piano “lasciamo 5 metri di spazio a Green e raddoppiamo gli altri” (vedi video sotto) con 15/20 minuti di Cousins a partita va ripensato, ripensato seriamente.

Con questo non voglio crocifiggere il 23 in maglia Warriors, ed è pure ovvio che l’apporto difensivo di Cousins non sia paragonabile a quello di Green; ma il Green di quest’anno, è apparso troppo spesso un po’ fuori dal pezzo: Anche ora che le cose vanno un po’ meglio, Draymond sta tirando con un preoccupante 26% da tre (rispetto ad una media in carriera del 32%) e su 35 gare giocate in cui è riuscito a segnare in doppia cifra solo 8 volte.

In sintesi: sembrava che di DMC non se ne facessero niente, invece, un po’ per delle difficoltà nel roster, un po’ perché tutta la lega gioca un po’ a scimmiottare GS, il suo arrivo e la conseguente modifica dei set offensivi sono stati più che graditi.

Adesso l’altra parte del discorso: infortuni, bisticci, mogli e altro.
Tanto si è detto di questo spogliatoio, soprattutto per la diatriba mediatica -stile uomini e donne o mercato del pesce rionale- fra Green e KD in cui per la prima volta s’è vista qualche crepa nella filosofia di questo gruppo predicata si sulla condivisione della palla (perfetto quando si vince), ma anche sul ribassino dei salari per far stare tutti insieme (imperfetto anche quando si vince).

KD potrebbe partire proprio durante la prossima estate, generando ovviamente una modifica dell’agenda dei campioni in carica e inevitabilmente degli umori nello spogliatoio.

La stessa dirigenza di GS -sebbene pronta ad inaugurare la fantascientifica Chase Arena, il primo impianto privato da 1 miliardo di dollari- sarà messa a dura prova nel tentativo di limitare la luxury tax senza smontare il “giochino” e perdere dei pezzi durante la relocation a San Francisco.

In tutto questo trambusto la tentazione di chiedere qualche “sconticino” a qualcuno dei suoi afecionados per tenere il gruppo insieme è forte.

Il problema è che chiedere sconticini a giocatori in scadenza di contratto non è per niente semplice e potrebbe anche darsi che qualcuno, “apparentemente di casa” come Klay Thompson, inizi a fare la voce grossa…

Certo che c’è un “IF” grande come una casa, ma solo un pazzo non inizierebbe a dare la giusta attenzione ad uscite come questa.

Il giochino costa e costa caro: facendo un po’ di proiezioni, i guerrieri della baia che già quest’anno pagano quasi 150 milioni di dollari di salari con 40 milioni circa sopra il cap (per cui pagano fra tasse normali e luxury la bellezza di 51 milioni di dollari) il prossimo anno, se anche tenessero il giochino in piedi senza troppi fronzoli, andrebbero a sfiorare i 290 milioni di dollari complessivi. Mica spiccioli.

Il proprietario Joe Lackob ha sempre fatto capire che “le cose belle costano” -facendo capire tra l’altro di avere soldi da buttare dal balcone- ma l’esborso economico potrebbe essere troppo anche per lui.

Nel mezzo comunque ci sono 500 variabili e, soprattutto, se tutto va come deve andare e i matrimoni resistono bene, un altro anello NBA da riportare nel Nord California.

 

Basta Warriors, vediamo gli altri:

A mio (e non solo) avviso i 76ers sono distanti “un tiratore” dall’essere una squadra da NBA Finals. L’aggiunta di Butler ha dato una spinta fondamentale ad una squadra che già l’anno scorso aveva lasciato presagire un ottimo futuro, ma qualcosina da sistemare ancora c’è e l’aggiunta di un altro uomo sul perimetro da affiancare al sempreverde JJ Redick potrebbe dare quella spintarella finale alla squadra dei due fenomeni Embiid e Simmon. Proprio il secondo è al “centro” delle preoccupazioni future dei tifosi di Philadelphia.

Il discorso è sinistramente simile a quello fatto per Draymond Green: basta sostituire il suo nome con Ben Simmons e aggiungere l’aggravante che Green per gli Warriors non è il principale portatore di palla, come invece lo è l’altro.

Simmons, per quanto possa essere un fenomeno, e vi giuro da dal vivo è ancora più impressionante, è troppo monodimensionale, almeno per ora.

Non tutti devono tirare da tre, mi direte. Vero, anche se in questa NBA aiuta tanto, risponderei io immediatamente. Poi aggiungerei che a me non sembra nemmeno tutta lì la questione: bisognerebbe, a volerci vedere chiaro, andare a vedere come questo modifica le scelte difensive degli avversari.

Potrei sciorinare percentuali da vomito o video di mattoni scagliati su tabelloni e ferri, ma preferisco riusare la shooting chart, visto che oramai siamo a metà stagione ed i numeri iniziano ad avere un senso.

In pratica fuori dal pitturato Simmons non esiste.

By the way, nonostante queste “cosucce” Philadelphia ha il vento in poppa: ne ha perse solo 4 delle ultime 13 (14 con oggi) e sembra avere una chance oggettiva per giocarsi seriamente la eastern conference vuoi anche per l’inconsistenza storica di Toronto e Milawaukee nella postseason e la soprendente incostanza dei Boston Celtics.
Embiid sembra finalmente incarnare pienamente il tanto vituperato Process (la tecnica di perdere appositamente per alcune stagioni consecutive in modo da aggiudicarsi scelte migliori al Draft), di cui io sono un fermo sostenitore, ma che ha attirato moltissime critiche negli ultimi anni.

La semplifico molto perché servirebbe una analisi più dettagliata, ma ad oggi che Leonard probabilmente non resterà a Toronto, Paul George non è rimasto in Indiana e che Davis sta per arrivare ad LA mi chiedo: ma in quesa NBA ci sono altri modi per mettere una franchigia medio-piccola nella posizione di giocarsi un titolo NBA?

Prima che me ne diciate di ogni, vi ricordo solo che tramite il lavoro di Sam Hinkie -se avessero scelto un po’ meglio al draft- in questa squadra potremmo avere: Tatum al posto di Fultz (robetta…), Kristaps Porziņģis al posto di Jahlil Okafor (ma si, tanto è rotto…) e Giannis Antetokounmpo al posto di Michael Carter-Williams (e qui non riesco nemmeno a sdrammatizzare).

Invece, per quanto riguarda quella roba di non ridicolizzare Simmons (a cui vai comunque tutto il mio rispetto maschile per la signora con cui si accompagna “al secolo” Kendall Jenner) e guardare solo la shooting chart, beh, ovviamente mentivo.

Alla prossima!

 


 

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