Mentre la settimana scorsa il buon Andrea ha potuto raccontarvi in tutta calma di cantanti porta-sfiga, prestazioni balistiche da pallottoliere e improbabili kiwi-step effettuati al rallentatore, a me tocca prendere il timone della rubrica proprio mentre nella Lega è scoppiato il mercato NBA. Siamo infatti arrivati al periodo più caotico della stagione: gli ultimi dieci giorni prima della deadline saranno un tripudio di voci su possibili block buster trades che, se realizzate, potrebbero cambiare radicalmente gli equilibri presenti e futuri di molte franchigie… o più probabilmente fare la fine delle “bombe” dell’indimenticato e indimenticabile Maurizio Mosca.

 

LUNEDI  28 GENNAIO – LA CACCIA È APERTA

Se fosse una settimana normale oggi mi butterei sull’harakiri dei Memphis Grizzlies, capaci di dilapidare un vantaggio di ben 25 punti nella sconfitta interna contro i Denver Nuggets, o sulla facciata per terra presa inopinatamente da Steph Curry. Ma, come anticipavo qui sopra, nella giornata di lunedì una certa superstar di New Orleans (ancora per poco) ha fatto sapere per bocca del suo agente Rich Paul la volontà di portare il suo monociglio ad indirizzo nuovo, escludendo ogni possibilità di rinnovo contrattuale con la franchigia della Louisiana. Un minuto dopo questa dichiarazione le altre 29 squadre hanno cominciato ad ipotecare anche le mura del palazzetto nel tentativo di mettere assieme un’offerta il più allettante possibile e cercare di accaparrarsi uno dei quattro-cinque giocatori davvero in grado di spostare gli equilibri in chiave titolo NBA.

Il tempismo dell’annuncio è però quantomeno sospetto: posto che quasi tutti come detto faranno un tentativo, la squadra che avrebbe più cartucce da sparare al momento è quasi impossibilitata a farlo e tra le altre concorrenti una fra tutte si profila come decisa favorita nella caccia al bersaglio grosso. I Celtics infatti non possono mettere sotto contratto Anthony Davis prima del prossimo luglio a causa della Derrick Rose Rule, regola che permette a una squadra di avere a roster solo un giocatore in possesso di una max extension sul contratto da rookie.

Boston, che avrebbe in mano bocconi molto appetibili come Brown, Tatum o al limite anche Hayward, ha infatti già a libri Kyrie Irving e potrebbe inchiostrare AD23 solo cedendo contestualmente Uncle Drew (difficile). Il che lascia i Lakers come destinazione al momento molto più probabile delle altre, non foss’altro perchè il suddetto Rich Paul (le cui dichiarazioni sono costate un bel 50k di multa da parte della Lega, ma sono bruscolini paragonati al supermax da 250 milioni di dollari che Davis potrebbe firmare in estate) è lo stesso di LeBron James e quest’ultimo non ha mai nascosto il suo desiderio di giocare a Los Angeles assieme l’ala ex-Kentucky.

In teoria i Pelicans non sono obbligati a scambiare Davis entro il 7 di febbraio e potrebbero attendere ancora qualche mese, resta da vedere per quanto riusciranno a reggere la pressione delle offerte dell’accoppiata Johnson/Pelinka, che pare abbiano già fatto sapere di essere pronti a cedere Kyle Kuzma, Lonzo Ball, Brandon Ingram, Josh Hart e un paio di tribune dello Staples Center per arrivare a The Brow. Il tutto mentre LeBron sta scegliendo l’allenatore di suo gradimento per il prossimo futuro e l’ineffabile Adrian Wojnarowski ha sganciato un’altra delle sue “bombe” ventilando l’ipotesi che in caso di arrivo di Davis anche Klay Thompson potrebbe seguire a ruota nella prossima estate.

“Allora: tu, lui, quello e quell’altro laggiù potete liberare l’armadietto. Velocemente, grazie.”

 

MARTEDI  29 GENNAIO – UNO PER TUTTI E CIASCUNO PER SÈ

Niente, questa settimana il basket giocato è destinato a passare in secondo piano, perché è letteralmente esploso il mercato NBA pre-deadline. Niente gloria quindi per il buzzer beater di un redivivo Rudy Gay o per la combo dei 37 di Paul George con la tripla doppia 23+14+14 di Russell Westrbrook (occhio ai Thunder… occhio ai Thunder), tantomeno per il nuovo ciclo vincente dei Brooklyn Nets (che con la vittoria di stanotte contro i Wizards sono arrivati a 20 vittorie nelle ultime 25 partite). Tutte le attenzioni degli appassionati sono infatti rivolti alle voci che circondano Anthony Davis e le possibili ripercussioni a cascata sugli scenari dell’intera Lega.

Intanto pare che il suddetto Davis abbia sì i Los Angeles Lakers al primo posto tra le destinazioni più gradite, ma che non disdegnerebbe nemmeno un approdo ai New York Knicks (un po’ meno ai Boston Celtics, almeno a sentire le dichiarazioni del padre). A complicare le cose ci si è messa una ulteriore voce, anonima ma riportata da diversi siti specializzati che la ritengono come “affidabile”, che vedrebbe Kyrie Irving genunely interested a riunirsi con LeBron James sotto il sole della California. Possibile che nella recente telefonata tra i due non si sia solo parlato di gestione della leadership ma anche di un possibile ritorno in campo con la stessa maglia?

Non c’è pace quindi per i Celtics: prima Davis decide di mettere in piazza la propria voglia di trade quando per i biancoverdi risulta impossibile formulare un’offerta, poi la loro superstar sembra voglia levare le tende appena qualche mese dopo aver piantato i picchetti. Il tutto mentre la squadra di Brad Stevens fatica ad imporsi in una Eastern Conference decisamente più complicata del previsto e che potrebbe condizionare le scelte presenti e future di Ainge e colleghi.

Che Kyrie voglia davvero seguire le orme del suo mentore fino in fondo?

 

MERCOLEDI  30 GENNAIO – GRAZIE DIRK

Siccome a quanto pare il GM dei New Orleans Pelicans ha deciso di non rispondere più a chi gli telefona per chiedere notizie su Anthony Davis (strategia avanzata da dirigente NBA del nuovo millennio), ci prendiamo una pausa dalle news di mercato per celebrare non tanto il pregevole buzzer beater con cui Karl Anthony Towns ha sconfitto i Memphis Grizzlies, quanto l’ultima probabile passerella del leggendario Dirk Nowitzki sul parquet del Madison Square Garden.

Nella notte, Dirk ha ricevuto una standing ovation dal pubblico del palazzetto più famoso del mondo, che ha tributato il suo riconoscimento ad uno dei giocatori più iconici della sua generazione. Ovazione che peraltro nella stessa sera ha accompagnato anche l’ingresso di Enes Kanter, beniamino dei tifosi ma un po’ meno di Coach Fitzdale, che per ringraziare si è inginocchiato a baciare il simbolo dei Knicks prima di sparare un terrificante airball sul suo primo tiro dal post.

Tornando al tedesco, certamente Dirk non è nel suo miglior momento di forma e sta giocando nettamente al di sotto degli standard a cui ci ha abituato nel corso della sua ventennale carriera con la maglia dei Mavericks, ma forse motivato dagli applausi del pubblico ha disputato la sua miglior gara di questa stagione. Dirk ha chiuso con 14 punti, frutto di un preciso 5/7 dal campo con due triple segnate, che ha permesso ai suoi Mavericks di conquistare una W che li tiene ancora formalmente in corsa per i playoff. Obiettivo che, nonostante un certo rookie sloveno di cui devo aver già parlato qualche volta qua e là, rimane comunque molto difficile per l’elevata concorrenza che c’è ad Ovest, ma sarebbe bello poter concedere a Dirk un’ultima passerella nella postseason per nobilitare ulteriormente una carriera che, comunque vada, resterà nella storia NBA.

Una breve compilation dei migliori momenti di Nowitzki al MSG. Lacrimuccia… :,-(

 

GIOVEDI  31 GENNAIO – EUROMAVERICKS

Mentre il popolo dei tifosi Lakers attende trepidamente news dalla Louisiana e quello dei Celtics spera che tutto resti immobile ancora per qualche mese, a muoversi è la terza franchigia più popolare della NBA (anche se decisamente con meno trofei rispetto alle altre due). I New York Knicks, soltanto poche ore dopo aver incassato il pollice verso di Kristaps Porzingis sul suo futuro nella Grande Mela, spediscono in quattro e quattr’otto l’ala lettone ai Dallas Mavericks, in compagnia di Tim Hardaway Jr., Courtney Lee e Trey Burke ricevendo in cambio dai texani Dennis Smith Jr., Wesley Matthews, DeAndre Jordan e due prime scelte al Draft (non protetta nel 2021 e protetta 1-10 nel 2023).

Per un’analisi approfondita dello scambio dal punto di vista di entrambe le squadre coinvolte vi rimando al pezzo che ho scritto venerdì, qui vi basti sapere che entrambe le squadre hanno deciso di rischiare parecchio in una mossa che potrebbe portare ad un deciso miglioramento delle prospettive (i Mavs hanno messo assieme una coppia Doncic-Porzingis che può essere potenzialmente devastante mentre i Knicks hanno liberato una montagna di spazio salariale per dare la caccia a due top free agent nella prossima estate) o affossarne il futuro a medio-lungo termine (se Porzingis si rompesse nuovamente o decidesse di non rinnovare e se i newyorkesi dovessero fallire l’assalto a KD e compagnia).

Ah, nella notte sarebbe rientrato in campo un certo LeBron James, autore tanto per gradire di una quasi-tripla-doppia da 24/14/9, e i Philadelphia 76ers avrebbero interrotto a quota 11 la striscia vincente dei campioni in carica, anche grazie ai 26 punti e 20 rimbalzi di un sempre più dominante Joel Embiid. Ma sono trascurabili quisqilie di fronte ad un’operazione di mercato in grado di generare spettacolosi meme come questo.

Il pensiero di poter veder giocare questa coppia mi tiene già sveglio la notte

 

VENERDI  01 FEBBRAIO – RISERVA A CHI?

Ok, ammetto che qui ho un po’ barato, perchè la convocazione delle riserve per l’All Star Game di Charlotte c’è stata il giorno precedente. Però con tutto il casino sulla trade di Porzingis credo che quasi nessuno se ne sia accorto, quindi mi sento assolutamente tranquillo nel riciclare questa news manco fosse un piatto di gustosissime lasagne riscaldate.

Qui sotto nelle foto i giocatori chiamati dagli allenatori della NBA per andare a far compagnia ai dieci titolari annunciati la scorsa settimana. Come sempre, più che sui giocatori selezionati le discussioni si concentrano su quelli lasciati a casa. La convocazione dell’infortunato Oladipo ha reso necessaria la sua sostituzione con D’Angelo Russell, ma chi altro avrebbe meritato di partecipare alla gara delle stelle? Doncic, tra i più votati da parte dei tifosi di mezzo mondo? Gobert (che non ha preso benissimo l’esclusione, anche perchè gli è costata giusto un milioncino di dollari di bonus contrattuale) o Mitchell, membri di una Utah che al momento è una delle squadre più in forma della NBA? Tobias Harris? Jayson Tatum? Jimmy Butler?

Vedremo, nel frattempo già sappiamo che il prossimo 7 Febbraio i due capitani delle squadre, LeBron James e Giannis Antetokounmpo, potranno selezionare uno ad uno i giocatori che andranno a comporre le due squadre che si affronteranno sul parquet il prossimo 17 Febbraio. Per la prima volta questo All Star Draft verrà trasmesso in diretta TV e sarà divertente seguire in base a quali motivazioni le due superstar andranno a scegliere i rispettivi compagni di squadra. Ad esempio, LeBron sceglierà subito Anthony Davis per continuare la sua operazione di recruiting? Giannis Antetokounmpo riuscirà a comporre un quintetto di unicorni con Davis, Embiid, Simmons e Towns? Chi sarà l’ultimo sfigato ad essere chiamato? Vabbè, per modo di dire…

P.S. La NBA ha aggiunto (questo sì proprio oggi) Dirk Nowitki e Dwyane Wade come membri “speciali” del prossimo All Star Game, per onorare un’ultima volta la straordinaria carriera di due dei migliori giocatori nella storia di questo gioco. Che dire… chapeau!

Con tutto il dovuto rispetto, la differenza tra Est e Ovest si fa ogni anno più impressionante

 

SABATO 02 FEBBRAIO – BATCOYOTE AL VOSTRO SERVIZIO

Nella notte hanno giocato praticamente tutti (13 partite). La gara più ricca di spunti è stata certamente quella tra Golden State Warriors e Los Angeles Lakers, nella quale:

  • LeBron ha deciso di prendersi un turno di riposo definito con una discreta creatività dallo staff tecnico di LA come load management
  • Kyle Kuzma ha perso un paio di chili di autostima dopo essere stato obliterato da DeMarcus Cousins su questa schiacciata
  • i fan dei Lakers infiltrati alla Oracle ad un certo punto hanno cominciato a cantare un “We want Thompson” che credo la dirigenza dei Warriors abbia gradito il giusto
  • a fine gara un confronto tra i veterani dei Lakers (si fanno i nomi di McGee, Beasley e Lance Stephenson, un vero trio di cervelloni) e coach Walton pare sia degenerato in caciara arrivando a tanto così dagli schiaffi in faccia

Peccato che il nostro eroe di giornata non fosse presente alla suddetta gara e in realtà non sia nemmeno un giocatore. Ok, è vero che l’idea che un uomo vestito con un costume di pelo possa guadagnare oltre 100.000 dollari all’anno fa scendere giusto un filino la considerazione sul valore della mia tanto sudata laurea in Economia, ma c’è da dire che quello della mascotte NBA non è un lavoro facile. Devi startene delle ore all’interno di un ambiente umido e sudaticcio, avere a che fare con bambini urlanti e ogni tanto prenderti persino un calcio in faccia da Shawn Michaels.

Inoltre, se il tuo lavoro si svolge all’AT&T Center di San Antonio, a quanto pare devi anche essere in grado di catturare i fastidiosi pipistrelli che ultimamente infestano il palazzetto degli Spurs con preoccupante regolarità. Stavolta non essendo disponibile il buon Ginobili è appunto toccato al Coyote, storica mascotte dei neroargento, occuparsi del problema, risolto brillantemente grazie ad un retino per farfalle che il prode canide ha utilizzato per catturare il fastidioso intruso permettendo così il proseguimento della partita (poi vinta da San Antonio su New Orleans per 113 a 108). Well done!

Ci sarà un motivo per cui il Coyote degli Spurs è la mascotte più amata della NBA?

 

DOMENICA  03 FEBBRAIO – NESSUNO PUO BATTERE DRAK… EHM, I PATRIOTS

Il giorno del Super Bowl tradizionalmente la NBA si fa giustamente un po’ da parte (solo tre partite, tra cui la bella vittoria dei Boston Celtics su degli Oklahoma City Thunder combattivi fino alla sirena finale). Peccato solo che l’edizione LIII della finalissima NFL sia stata senza ombra di dubbio una delle più noiose di tutti i tempi, chiusa su un punteggio finale di 13-3 con cui i New England Patriots hanno avuto ragione dei Los Angeles Rams, autori in pratica di più punt che passaggi completati. Per la sorpresa di esattamente nessuno l’accoppiata  Brady/Belichick deve quindi cominciare a posizionare gli anelli anche sulla off-hand, certificando, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, questi Patriots come una delle dinastie più vincenti nella storia dello sport americano (e non solo).

Sarebbe stato bello celebrare anche una nuova puntata della Drake Curse, con il cantante canadese che nella foto qui sotto pareva aver condannato alla sconfitta i Rams prima ancora del kickoff. Purtroppo pare che la foto fosse un fake e che Drake abbia quindi per una volta evitato di esprimere il suo endorsement tradizionalmente portasfiga. Ma, conoscendo il personaggio, ci saranno sicuramente altre occasioni…

Ogni tanto una bella storia viene rovinata dalla verità. Peccato!

 

Anche per questa settimana è tutto gente, 7for7 torna tra sette giorni con il buon Andrea a condurre il contropiede! Jorghes out.

One thought on “7for7 La Settimana in NBA (Ep. 2×16)

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