Bentornati affezionati lettori al nuovo episodio della rubrica che ESPN sembra voglia copiare spudoratamente perchè gelosa del nostro straordinario successo. Ma, come la famosa Settimana Enigmistica, anche 7for7 rifugge da qualsiasi tentativo di imitazione e si presenta a voi lettori nella sua veste di calderone informe all’interno del quale trovano posto le migliori (o peggiori) notizie della settimana cestistica americana, scelti ad insindacabile giudizio della coppia di redattori più svalvolata disponibile sulla piazza.

Se la scorsa settimana il mio gemello malvagio Andrea Cassini aveva potuto approfittare della risata più terrificante dai tempi di Freddy Krueger per terrorizzare i vostri incubi, oggi cercherò di riportare il sereno nei vostri cuori grazie ad una collezione di zuccherini che vi lascerà con i denti cariati ma felici come Rajon Rondo in un allevamento di lama tibetani.

Quindi ciancio alle bande e via che si parte!

LUNEDÌ 22 OTTOBRE – NEVER UNDERESTIMATE THE HEART OF THE SPURS

La palma della partita della prima nottata settimanale va ovviamente allo scontro Spurs-Lakers (replicato tra l’altro pochi giorni dopo e terminato con lo stesso risultato). La partita è stata bella, combattuta ed emozionante e ha proposto diversi spunti interessanti:

  • i 285 punti segnati complessivamente dalle due squadre, espressione di una diffusa tendenza iper-offensiva che sta rendendo questo inizio di stagione un unicum nella storia della NBA
  • i 37+32 punti realizzati dalla nuova coppia di stelle neroargento Aldridge+DeRozan, perchè San Antonio avrà anche perso Leonard ma sarà comunque una cliente scomoda quasi per tutti
  • il sontuoso tabellino da 32+14+8 di LeBron James, al primo statement game in maglia Lakers
  • la tripla del pareggio nel finale dei regolamentari dello stesso James, ma anche quella sbagliata sulla sirena dell’overtime che ha condannato i suoi alla sconfitta
  • i due liberi sbagliati sul +1 Lakers sempre dell’onnipresente LBJ, che testimoniano come il cambio di meccanica al momento non stia ancora portando i risultati sperati
  • il canestro della vittoria di Patty Mills a 6.8 secondi dalla fine dell’overtime, che aveva lasciato gli avversari ancora a zero (in settimana hanno rimediato) nella casella delle vittorie stagionali
  • Lance Stephenson che imita una famosa pump fake di Michael Jordan

L’impressione generale è che i Lakers saranno una squadra che andrà valutata a mente fredda, perchè guardandoli al’opera passano da momenti di euforia realizzativa soprattutto in campo aperto (corrono come gazzelle appena ne hanno l’occasione, il livello atletico è estremamente interessante e LeBron è pur sempre LeBron) a fasi di bombardamento insensato dei ferri (32% di squadra nel tiro da tre, ventiseiesimi nella Lega) e amnesie difensive (112.8 di Defensive Rating, ventitreesimi.

Sugli Spurs rifiuto invece di esprimere qualsivoglia giudizio o pronostico perchè negli ultimi 10 anni li ho già dati per morti svariate volte e oramai non ci casco più.

Lo Staples comunque ad occhio (ed orecchio) mi sembra piuttosto carico quest’anno… Chissà come mai.

 

MARTEDÌ 23 OTTOBRE – BLAKE “FIFTY” GRIFFIN

Molti avevano etichettato l’arrivo di Blake Griffin nella Motor City come il disperato tentativo dei Pistons di portare in città una superstar che trascinasse un po’ di gente alla nuova Little Cesars Arena, che nella passata stagione è stato frequentata più o meno come una spiaggia a gennaio. I risultati della convivenza Griffin-Drummond nella seconda parte della passata stagione erano stati incoraggianti ma i risultati della squadra lo erano stati decisamente meno, con Detroit esclusa nuovamente dai playoff di una non certo proibitiva Eastern Conference.

Nessuno quindi si aspettava l’esplosione dei Pistons in questo inizio di campionato: la squadra guidata dall’ultimo Coach of The Year Dwane Casey, salutato senza troppi complimenti dai Raptors dopo l’ennesimo crollo psicologico nei playoff, è attualmente terza ad Est (4-1 il record nel momento in cui scrivo) e ha già incamerato gli scalpi di Nets, Bulls, Sixers e Cavaliers. Ok, forse tre di queste quattro squadre non sono proprio delle contender al titolo NBA (probabilmente nemmeno a quello dell’Eurolega) ma la vittoria 133 a 132 all’overtime su Philadelphia rappresenta di certo qualcosa di rilevante. Merito soprattutto del career high proprio di Griffin che, con un cinquantello tondo tondo condito da 14 rimbalzi e 6 assist, ha trascinato i suoi compagni alla vittoria su Embiid e soci. I Pistons dovranno confermare i progressi di fronte ad avversarie più probanti ma chi ben comincia…

Anche un pregevole 5/10 da tre nella career night di Blake Griffin. Mica pizza e fichi!

 

MERCOLEDÌ 24 OTTOBRE – STEPH ON FIRE

Qualcuno nello spogliatoio dei Warriors deve aver mandato un sms a Curry, perchè meno di 24 ore dopo l’exploit realizzativo dell’ala dei Pistons il buon Steph ha rimesso il suo nome in cima alla lista delle prestazioni stagionali vergando 51 punti in meno di 3 quarti contro la formazione dei cabarettisti precedentemente conosciuti con il nome di Washington Wizards (e non è ancora arrivato Dwight Howard, qui ho idea che ne vedremo delle belle).

Inizio di stagione impressionante di Curry, che per condizione atletica e precisione al tiro sembra tornato quello del 2015. Undici triple segnate su sedici tentativi, alcune delle quali letteralmente irreali per grado di incoscienza/difficoltà. Personalmente credo che, nonostante la gioia per i due titoli delle due ultimi stagioni, Curry abbia il dente leggermente avvelenato dal fatto di essere stato entrambe le volte snobbato nella scelta dell’MVP delle Finals e che quest’anno, salute fisica permettendo, voglia tornare ad essere il pericolo pubblico numero uno della NBA. Tanti auguri agli avversari…

Il tiro di Curry terrorizza l’Occidente e anche l’Oriente.

 

GIOVEDÌ 25 OTTOBRE – TWO BUCKS FOR A NBA GAME

Che sia colpa sua o meno (il dibattito è come sempre aperto tra haters e lover su ogni questione riferita a LBJ) è indubbio che ogni volta in cui James abbandona una squadra la stessa finisca in un baratro che al confronto la Grande Depressione del ’29 sembra un periodo di boom economico. È successo dopo la prima Decision, con i Cavs passsati da 61 a 19 vittorie nel giro di dodici mesi), è successo dopo la partenza da Miami, dove l’impatto negativo è stato numericamente inferiore (“solo” -17 vittorie) ma gli Heat sono passati dalla finale NBA all’esclusione dai playoff, ed è successo anche quest’anno. Per scoprire il saldo negativo nella casella delle vittorie dovremo attendere ancora un po’ ma non occorre essere Nostradamus per prevedere che i Cleveland Cavaliers finiranno la stagione con uno dei peggiori record dell’intera NBA (al momento siamo 0-6 con il peggior Net Rating della Lega).

Possiamo però già quantificare l’impatto economico della partenza di James sui biglietti della Quicken Loans Arena. Un articolo di Bleacher Report ha infatti raccontato di come alcuni biglietti per la partita casalinga dei Cavs contro i Nets siano stati venduti alla modica cifra di due dollari (sic), diciamo non proprio i prezzi a cui venivano andavano via quando ancora il LeBron vestiva la maglia della franchigia dell’Ohio. Ma d’altra parte, per vedere una difesa (vabbè) come quella nel video qui sotto forse due dollari sono persino troppi. Domenica i Cavs hanno licenziato coach Tyronn Lue, ma servirà ben più di questo per riportare Cleveland sulla mappa del basket che conta… e che costa.

P.S. Se dovete andare ad una partita dei Los Angeles Lakers sappiate che con 2$ non ci pagate nemmeno l’acqua del rubinetto, quindi magari portatevela da casa.

Vadi Ragioniere… Vadi!

 

VENERDÌ 26 OTTOBRE – THE BUTLER DRAMA

L’evoluzione della sit-com che vede protagonisti i Minnesota Timberwolves è in continua evoluzione. Dopo l‘allenamento più chiacchierato dai tempi di Allen Iverson, la hero-game casalinga di Butler che ha trasformato i fischi in applausi manco fossero vino e acqua, i cori “Jimmy Butler” cantati dai tifosi dei Mavs (geniali, ndr) per distrarre Karl Anthony Towns nei suoi viaggi in lunetta, è ormai piuttosto chiaro a tutti che la stagione dei TWolves non potrà mai realmente cominciare fino a quando non verrà risolta la collaborazione con la guardia/ala nativa di Houston.

Se le trattative con i Miami Heat paiono essersi arenate dopo che l’ennesimo dietro-front di Thibodeau aveva portato Pat Riley a sbattergli il telefono in faccia apostrofandolo con un non proprio amichevole “motherfu**er”, negli ultimi giorni il sempre informatissimo Adrian Wojnarowski ha riportato di una proposta di trade giunta da parte degli Houston Rockets che comprenderebbe, oltre a Marquese Chriss e al cadavere ancora tiepido di Brandon Knight, ben quattro prime scelte non protette per i draft 2019-2021-2023-2025, ovverosia il massimo in termini di picks che è possibile cedere per le regole della NBA.

La mossa sa tanto di all-in da parte del GM Daryl Morey, che sa di aver già legato il suo destino agli accordi pluriennali di Harden, Capela e (soprattutto) Paul e ha deciso quindi di mettere tutto sul piatto, anche a rischio di sacrificare il futuro a medio-lungo termine della franchigia. L’offerta è sul tavolo dei TWolves, vedremo se decideranno di accettarla o se Thibs porterà a casa un altro “Vaffa” con il quale arricchire la sua già ben nutrita collezione.

Qui probabilmente Butler stava mandando messaggi d’amore alla sua dirigenza. O forse no.

 

SABATO 27 OTTOBRE – STILL UNDEFEATED

Ci sarebbe da parlare del sesto posto assoluto nella classifica dei realizzatori nella storia della NBA raggiunto nella notte da quell’essere mitologico a nome James LeBron, ma poi potrebbe saltare fuori il solito fenomeno da tastiera con un “Gne gne parlate sempre di quello lì gne gne“, manco fossimo qui a raccontarvi vita morte e miracoli di Michael Beasley (il che peraltro sarebbe bellissimo). La cosa mi disturberebbe tanto quanto zero, ma per una volta ho deciso di sposare la causa della pace nel mondo e vi parlerò delle due uniche squadre ancora imbattute dopo le prime due settimane di NBA: Milwakee e Toronto, che sono entrambe sul 6-0 e al momento guardano tutti dall’alto in basso. 

I canadesi hanno sostituito DeRozan con Leonard nello scambio più chiacchierato della scorsa stagione, con tutti i dubbi che Kawhi si portava dietro dopo un’annata passata sostanzialmente sul divano di casa e con Kyle Lowry che per settimane non ha risposto alle chiamate telefoniche del suo GM, offeso per il modo in cui la dirigenza di Toronto si era liberata del suo migliore amico. Non proprio i presupposti migliori per cominciare una stagione, ma il nuovo coach Nick Nurse ha saputo rimettere tutto a posto durante il training camp e i Raptors girano che è un piacere, con Leonard che pare essere già ritornato un Top-5 della Lega e Lowry che sta giocando il miglior basket della sua carriera. Ora che LeBron si è finalmente tolto dai piedi, i Raptors hanno la migliore occasione possibile per tentare l’assalto alla Finale NBA, di certo la partenza è di quelle che fanno ben sperare.

I Milwakee Bucks si sono trasferiti soltanto da poche settimane nella nuova arena e, invece della classica bottiglia di champagne da far lanciare alla Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, l’hanno inaugurata con la migliore partenza nella storia della franchigia. Hanno certamente contribuito al risultato il nuovo coach Mike Budenholzer, che ha rivoltato come un calzino il sistema offensivo dei cerbiatti (es. le triple a partita tentate nella scorsa stagione erano poco più di 24 mentre oggi siamo attorno alle 40), l’arrivo di un centro in grado di aprire gli spazi come Brook Lopez, la raggiunta maturità cestistica di Eric Bledsoe, la solidità di Kris Middleton (uno dei giocatori più sottovalutati della Lega) e la duttilità di Malcom Brogdon. Ma è inutile girarci intorno: la maggior parte del merito di questa striscia appartiene a Giannis Antetokounmpo, partito come uno dei favoriti alla corsa per il titolo di MVP stagionale e al momento titolare di un 25+14+6 di media con il 50% dal campo. Numeri già roboanti ma destinati probabilmente a salire ulteriormente nel momento in cui il tiro da fuori (oggi siamo a 1 su 16 da tre) dovesse crescere a livelli quantomeno rispettabili. I Bucks sono un dark horse per il titolo della Eastern Conference da cui le avversarie (Toronto in primis, ma anche Boston e Philadelphia che sono partite un po’ più a rilento) dovranno certamente guardarsi da qui a giugno.

Sì, lo so. Leonard nella foto è ancora in maglia Spurs ma i mezzi tecnici della redazione sono quelli che sono

 

DOMENICA 28 OTTOBRE – DEANDRE JORDAN IS DEAD

Per chiudere la settimana vorrei condividere con voi una scoperta sconvolgente: DeAndre Jordan è morto ed è stato sostituito da un sosia. So che detta così potrebbe sembrare una follia, ma è l’unica spiegazione logica che ho trovato per giustificare il fatto che DAJ, titolare di una media in carriera ai tiri liberi che recita un impietoso 45%, abbia sviluppato una meccanica di tiro tecnicamente perfetta da far invidia a Ray Allen.

L’84,6% con cui sta convertendo i tiri liberi in questa stagione lo pone al 14esimo posto assoluto nella NBA (tra coloro che ne hanno tirato almeno 20), davanti a gente tipo Jimmy Butler, CJ McCollum o addirittura Kemba Walker). Nessuna motivazione razionale è in grado di spiegare come uno che tirava così solo fino a due anni fa dal 18 ottobre ad oggi abbia realizzato 26 liberi su 30, compreso il 4/4 di stanotte contro gli Utah Jazz e un 8/9 contro dei sicuramente increduli Toronto Raptors.

Ripeto, la sostituzione di DeAndre con un sosia è l’unica spiegazione possibile… d’altra parte la stessa cosa è già stata fatta con Paul McCartney, quindi il tutto è perfettamente plausibile. Vero?

Dai su, si vede che si tratta di una persona completamente diversa…

 

Per questo episodio è tutto gente, ci si rilegge su queste pagine tra sette giorni! Jorghes out.

4 thoughts on “7for7 La settimana in NBA (Ep. 2×02)

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