Anche se tecnicamente stiamo parlando di un giocatore di un’altra division, prima di incamminarci nei meandri della Atlantic va ricordato che con l’addio di LeBron James a quella Eastern Conference oramai di sua proprietà, molto probabilmente uscirà proprio fra queste cinque squadre la prossima rappresentante dell’Est alle Finals: Boston, Toronto e Philadelphia hanno validi motivi per presentarsi al 2018 convinte di poter arrivare fino in fondo, e guardando i valori di tutti e quindici i roster di questa conference, chiunque può aderire a questa corrente di pensiero.

Le due sorelle di New York, d’altro canto, affronteranno le prossime 82 partite con molte meno aspettative e pressioni, in quanto entrambe in piena rebuilding mode che potrebbe subire clamorose accelerazioni già dalla prossima estate: andiamo nel dettaglio.

BOSTON CELTICS

Quintetto: Kyrie Irving (G), Jaylen Brown (G), Gordon Hayward (F), Jayson Tatum (F), Al Horford (C).

Panchina: Terry Rozier (G), Marcus Smart (G), Sami Ojeleye (F), Marcus Morris (F), Aron Baynes (C).

Allenatore: Brad Stevens.

Aggiungete a questo gruppo Irving ed Hayward: cosa ne uscirà?

Novità: Praticamente nessuna a parte il ritorno di Gordon Hayward e di Kyrie Irving.

Punti di forza: Il roster di Golden State è sicuramente il più forte in assoluto, mentre quello di Boston è certamente il più profondo: la magica corsa playoff della passata stagione ne è la più palese testimonianza, in quanto senza le loro due più grandi stelle -Hayward ed Irving- Boston è arrivata a soli 48 minuti -ed un LeBron James- da dalle improbabili Finals.

Le ottime stagioni di Brown e soprattutto Tatum hanno esaltato ma per entrambi hanno margini di miglioramento vastissimi ed il secondo potrebbe affermarsi come vera e propria stella; una delle armi più potenti di questa squadra rimane il tiro da tre punti: solo cinque squadre nel 2017 hanno avuto una percentuale dalla lunga distanza migliore di quella dei Celtics e non saprei quante altre squadre possano vantare ben cinque giocatori in grado di mettere a segno in media almeno una tripla a partita.

Solo Utah ha fatto registrare un team defensive efficiency rating più alto e con Hayward ed Irving teoricamente il diciottesimo posto nella passata stagione per quanto riguarda l’efficienza offensiva sembra inevitabilmente destinato a migliorare: i Celtics potrebbero tranquillamente essere il team più bilanciato e profondo di tutta la lega e ciò tende a pagare… soprattutto a giugno!

Punti di debolezza: Lo scorso anno ci ha insegnato che la salute è la variabile più impazzita per questi Boston Celtics, anche se per quanto strano possa sembrare senza quella sfortuna l’esplosione dei vari Rozier, Brown e Tatum non sarebbe forse stata così fragorosa: a proposito di Scary Terry, con Irving di nuovo titolare che ne sarà di lui? Lo scorso anno subentrando all’ex Cavs non è mai stato in grado di risultare efficace come durante i playoff nei quali il suo nome si è preso più di una prima pagina. Nessun giocatore nel loro roster supera i sei piedi e dieci: è un problema o una conseguenza dell’evoluzione del gioco?

Durante la passata stagione solo tre squadre in media hanno raccolto meno punti in contropiede dei 9.6 dei Celtics, manco a dirlo, i primi in questa speciale classifica sono i Golden State Warriors, ovvero coloro che a furor di popolo andranno a dar vita con i ragazzi di Brad Stevens alle prossime Finals; è altrettanto fondamentale che pigino il pedale dell’acceleratore da subito, in quanto i 50.4 punti messi a segno in media nei primi 24 minuti di gioco nel 2017 hanno rappresentato il ventisettesimo peggior dato nella lega: la difesa è certamente fra le migliori, ma con un attacco così rifornito non far fruttare l’ottimo lavoro sotto la propria metà canestro è un peccato mortale.

Analisi: Vista l’abdicazione del Re Boston è la chiara favorita per la Eastern Conference e sarà interessante vedere come -e se- Hayward riuscirà ad integrarsi in un gruppo che nonostante la sua assenza è riuscito a mettere insieme un’annata favolosa. Un inserimento organico di Hayward ed un’ulteriore crescita di Brown e Tatum potrebbero farli diventare gli anti-Warriors, ma come vedete anche se non scritti i “se” sono decisamente troppi.

Record 2017/2018: 55-27.

Previsione 2018/2019: 58-24.

Brooklyn Nets

Quintetto: D’Angelo Russell (G), Allen Crabbe (G), DeMarre Carroll (F), Rondae Hollis-Jefferson (F), Jarrett Allen (C).

Panchina: Spencer Dinwiddie (G), Caris LeVert (G), Joe Harris (F), Jared Dudley (F), Ed Davis (C), Kenneth Faried (F/C).

Allenatore: Kenny Atkinson.

Saprà Russell portare ad un ulteriore livello il suo gioco?

Novità: Ed Davis (Portland Trail Blazers), Shabazz Napier (Portland Trail Blazers), Kenneth Faried (Denver Nuggets), Dzanan Musa (rookie), Rodions Kurucs (rookie), Hamidou Diallo (rookie).

Punti di forza: Il 2018 non è sicuramente l’anno in cui il progetto Nets comincerà a regalare soddisfazioni agli sfiduciati sostenitori, ma nonostante un roster non di livello assoluto potrebbero essere in grado di divertire.
Solo Houston nel 2017 ha tentato più tiri dalla lunga distanza dei Nets e se l’anno scorso le medie non sono state certamente esorbitanti, quest’anno coach Atkinson sembra avere a disposizione giocatori più adeguati a sposare questa filosofia di gioco.

La flessibilità del roster permetterà loro di sperimentare più e più formazioni, grazie anche al fatto che tutte le loro PG sappiano giocare anche lontano dal pallone. Davis e Faried sono due ottimi backup per il promettente Allen ed entrambi sono in grado di ricoprire più ruoli, dando così carta bianca ad Atkinson per una sperimentazione che sicuramente creerà problemi alle squadre avversarie.

Non possono certamente competere con tre delle quattro sorelle divisionali, però giocare contro Brooklyn sarà alquanto sfiancante vista la giovane età media del roster.

Attenzione, che con Dinwiddie a togliergli pressioni dal palleggio Russell potrebbe compiere il definitivo salto di qualità ed affermarsi come uno dei migliori scorer della lega: abbiamo tutti presente cosa sia in grado di fare quando in giornata, con un pizzico di consistenza in più potremmo trovarci davanti ad un giocatore da 25 ad allacciata.

Punti di debolezza: La difesa sembra destinata ad essere ancora una volta fra le peggiori nella lega, anche se con l’innesto di Davis la difesa del ferro potrebbe migliorare.

La vera debolezza di questa squadra è l’assenza di una superstar, di un chiaro go-to-guy: come detto in precedenza questo ruolo sembra essere nelle mani di Russell, ma è saggio evitare di dare per scontato un netto miglioramento.
Per quanto paradossale possa sembrare, è molto più semplice trovare punti deboli in squadre come Celtics, 76ers e Raptors, in chiare contender le quali deficienze vengono messe in mostra ai playoff fornendo così chiavi di lettura per eventuali eliminazioni: spiegare punto per punto cosa non vada in una squadra così giovane è a mio avviso un inutile esercizio di retorica fine a se stesso, è lapalissiano che un team in piena fase di rebuild sia ricolmo di punti deboli che altro non sono che punti di partenza sui quali lavorare per arrivare a contendere.

Analisi: Dopo un avvio da film dell’orrore il progetto Nets sembra finalmente essere decollato e nonostante il 2018 non sarà sicuramente l’anno della svolta, potrebbero diventare una squadra veramente divertente da guardare e candidata ad essere nel League Pass di moltissimi utenti: in una Eastern Conference piuttosto debole i playoff sembrano comunque essere fuori portata, anche se vi invito a non prendere seriamente il record previsto fra un paio di righe, ho voluto essere forse troppo conservativo. Potrebbero anche avvicinarsi a quota 40 W.

Record 2017/2018: 28-54.

Record previsto 2018/2019: 30-52.

New York Knicks

Quintetto: Trey Burke (G), Tim Hardaway Jr. (G), Mario Hezonja (F), Kristaps Porzingis (F), Enes Kanter (C).

Panchina: Frank Ntilikina (G), Courtney Lee (G), Lance Thomas (F), Kevin Knox (F), Mitchell Robinson (C).

Allenatore: David Fizdale.

Il destino dei Knicks dipenderà dal recupero di Porzingis.

Novità: Kevin Knox (rookie), Mitchell Robinson (rookie), Mario Hezonja (Orlando Magic), Noah Vonleh (Chicago Bulls).

Punti di forza: Basandoci sulle statistiche della passata stagione trovare dei punti di forza in questi Knicks è veramente complicato, ma anche se preferirei parlare sempre di dati empirici, non si può negare che l’ottimismo generato dalle scelte al draft, soprattutto Knox, sia perlomeno fondato: una Summer League di assoluto livello ha dato ai sempre impegnati media di New York molto materiale su cui fregarsi le mani e costruire castelli in aria.

Diventa difficile però entusiasmarsi se prestiamo attenzione alle dichiarazioni del presidente Mills, che rispondendo alle ovvie domande su Porzingis ha dichiarato che il fenomeno lettone potrebbe anche saltare tutta la prossima stagione: ovviamente una dichiarazione del genere va presa con le pinze, però New York non ha alcun motivo di mettere a repentaglio la carriera del proprio franchise player forzando il suo recupero in una stagione “inutile”.
Voglio chiarificare che l’Unicorno è stato consapevolmente inserito nel quintetto sopra in quanto stiamo parlando di un quintetto ideale.

Punti di debolezza: Come nel caso dei Nets, il 2018 in casa Knicks altro non serve che a colmare l’intervallo di tempo presente fra una sessione di free agency e l’altra, in quanto durante la prossima estate potrebbero approdare alla Grande Mela superstar come Butler ed Irving.

Una tendenza su cui Fitzdale dovrà sicuramente lavorare è quella del tiro da due, abusato dai Knicks in un’era nella quale il successo lo si trova sempre di più tirando dalla lunga distanza: solo i T’Wolves si affidano di più a questo anacronistico fondamentale e, finché in campo, lo stesso Porzingis è stato spesso criticato per il continuo affidamento ai long-two.

Fitzdale è certamente l’uomo giusto per invertire questa tendenza; esattamente come con Brooklyn i punti di debolezza sono troppi per essere sciorinati in modo organico, stiamo parlando di un team che difende -ventitreesimi in efficienza difensiva- male ed attacca peggio -ventiquattresimi per quanto riguarda l’efficienza nell’altra metà di campo-, e se a ciò aggiungiamo la prolungata, forse totale assenza della loro stella, di motivi per preventivare miglioramenti ce ne sono veramente pochi.

L’annata che sta per incominciare servirà ai rookie per farsi le ossa, a Ntilikina per continuare la propria progressione ed ai tifosi per riempire i mesi che li separano dalla prossima estate.

Analisi: Credo sinceramente che possano migliorare il record dello scorso anno, non quanto basta però per arrivare ai playoff. Il progetto Knicks, come quello Nets, sembra trovarsi finalmente sui binari giusti: vediamo come progrediranno i rookies.

Record 2017/2018: 29-53.

Record previsto 2018/2019: 33-49.

Philadelphia 76ers

Quintetto: Ben Simmons (G), J.J. Redick (G), Robert Covington (F), Dario Saric (F), Joel Embiid (C).

Panchina: Markelle Fultz (G), T.J. McConnell (G), Zhaire Smith (G), Wilson Chandler (F), Mike Muscala (F), Amir Johnson (C).

Allenatore: Brett Brown.

Riusciranno a fare il definitivo salto di qualità?

Novità: Zhaire Smith (rookie), Landry Shamet (rookie), Mike Muscala (Atlanta Hawks), Wilson Chandler (Denver Nuggets).

Punti di forza: Quando parliamo dei 76ers dobbiamo tenere sempre a mente il fatto che abbiano il secondo monte ingaggi più basso nella lega e nonostante ciò siano già uno dei migliori tre team nella Eastern Conference: il futuro è sicuramente roseo per i 76ers, ma vediamo con più precisione i loro punti di forza.

Embiid, Simmons e Saric sono ancora nei primissimi anni della loro carriera, e potremmo trovarci davanti a tre stelle belle e buone: se Embiid può già essere considerato superstar, altrettanto non si può dire di Saric e Simmons che con esperienza ed allenamenti mirati potrebbero diventare perenni All-Star, traguardo a cui Simmons è già comunque molto vicino.

Il quintetto base è fra i migliori nella lega ed il fatto che tre delle quattro sconfitte rimediate in semifinale contro Boston siano arrivate con scarti minori/uguali ai cinque punti mette in chiaro che con un po’ di esperienza in più il prossimo aprile Philadelphia difficilmente scialacquerà rimesse laterali e possessi fondamentali come fatto qualche mese fa.

Un anno di esperienza in più dovrebbe permettere un ulteriore salto di qualità ad una difesa che fra 2016 e 2017 è passata dal quattordicesimo al terzo posto in team defensive efficiency: Embiid si sta affermando come uno dei migliori rim-protector della lega ed i nuovi arrivi Muscala e Chandler sono decisamente più efficienti nella propria metà campo dei dipartiti Belinelli ed Ilyasova. Piccola nota finale: il contagocce con il quale è stato gestito l’uso di Embiid durante la prima metà della scorsa stagione rappresenterà solo un lontano ricordo.

Punti di debolezza: Non mi fa piacere partire da qui, ma è innegabile che l’incapacità di Ben Simmons nell’eseguire uno jump shot sia uno dei punti di debolezza più clamorosi di questa compagine: per maggiori informazioni riguardatevi la serie contro Boston negli scorsi playoff. Non possiamo sapere se durante l’offseason l’ex prima scelta abbia indirizzato il problema o meno, ma il fatto che pure Fultz abbia lo stesso tipo di deficit non può lasciare sereni i tifosi.

Le dipartite dei vari Belinelli e Ilyasova indeboliscono ulteriormente una panchina che non regge alcun tipo di confronto con quella dei Celtics: per un po’ di profondità devono sperare nel rookie Smith, in un repentino progresso di Fultz e Wilson Chandler. Viene parecchio difficile trovare clamorosi punti di debolezza in una delle migliori squadre difensive, nonché numero uno in assoluto per quanto riguarda i rimbalzi nell’intera lega, ma se proprio devo mettere in risalto un aspetto del loro gioco che necessita un immediato miglioramento è la brillantezza dalla linea della carità: il 75.3% di tiri liberi trasformati nel 2017 è valso loro il ventitreesimo posto nella lega e fra le squadre qualificate ai playoff solo OKC ha fatto registrare una percentuale inferiore.
Effetto Ben Simmons?

Analisi: La freccia punta verso la direzione giusta, dopo anni ed anni di tanking sfrenato e record finali ridicoli Philadelphia è fra le powerhouse della scarna Eastern Conference e se in grado di imparare dalla cocente esperienza ai playoff dello scorso anno, questa compagine può raggiungere almeno la finale di conference. Salute permettendo, ovviamente.

Record 2017/2018: 52-30.

Record previsto 2018/2019: 56-26.

Toronto Raptors

Quintetto: Kyle Lowry (G), Danny Green (G), Kawhi Leonard (F), Serge Ibaka (F), Jonas Valanciunas (C).

Panchina: Fred VanVleet (G), C.J. Miles (G), OG Anunoby (F), Pascal Siakam (F), Greg Monroe (C).

Allenatore: Nick Nurse.

Non sembra molto convinto.

Novità: Chris Boucher (Golden State Warriors), Kay Felder (Detroit Pistons), Danny Green (San Antonio), Greg Monroe (Boston Celtics), Kawhi Leonard (San Antonio Spurs).

Punti di forza: Sulla carta questi sono i migliori Toronto Raptors di sempre, ma andare a stravolgere un team che, almeno nella regular season, nelle ultime stagioni si era imposto come uno dei migliori in assoluto è alquanto rischioso. Bisognerà vedere che -e se- Leonard scenderà in campo, ma se motivato Toronto potrebbe aver fra le mani il miglior two-way player della lega.

Giovani come Anunoby o Siakam ci hanno mostrato già abbastanza per mantenere alto l’interesse verso di loro, ed il primo in particolar modo sembra possedere notevoli margini di crescita. Non saprei dirvi se possa contare come punto di forza nella prossima stagione, ma LeBron James è finalmente andato ad Ovest: nessuno è più contento dei Raptors.

L’approdo dell’iper efficiente Leonard dovrebbe migliorare la già ottima percentuale di effective field goal -53.9%- che ha permesso loro di classificarsi al quinto posto la passata stagione: i progressi di DeRozan nel 2017 erano stati una delle chiavi del loro successo in regular season e teoricamente con Leonard ciò dovrebbe solo che migliorare.

La profondità dei Raptors per quanto riguarda i two-way players va ben oltre la presenza a roster di Kawow, in quanto l’arrivo di Green ed i progressi di Anunoby potrebbero dare ai Raptors un nucleo esplosivo e completo in grado di portare a termine il lavoro in entrambe le metà campo.

Punti di debolezza: Come ho già accennato, stravolgere una squadra così di successo -in stagione regolare- potrebbe non rivelarsi la migliore delle idee: per quanto ne sappiamo Nurse potrebbe diventare il nuovo Popovich, ma mandare via il Coach of the Year in carica credo rappresenti automaticamente un downgrade.

Kyle Lowry non è più un ragazzino e la lieve regressione dello scorso anno sembra destinata a proseguire, anche se forse il problema principale è Serge Ibaka: già contro Cleveland abbiamo avuto modo di vedere che a volte nemmeno lui era ben conscio del perché si trovasse in campo in quel momento e Nurse dovrà immediatamente trovare un modo di reintegrarlo efficientemente nelle rotazioni.

Non è un vero e proprio punto di debolezza del roster, ma capire quanto Leonard sia “dentro” il progetto Raptors è tanto fondamentale quanto impossibile, almeno per il momento: per la quasi unanimità degli esperti Kawhi è in Canada solamente di passaggio in attesa di una definitiva risoluzione nella free agency della prossima estate.

Sempre l’enigmatico Leonard dovrà riuscire a dare manforte ad una difesa che negli scorsi playoff per quanto riguarda team defensive rating si è aggiudicata un deprimentissimo quattordicesimo posto -su sedici squadre- che potrebbe comunque essere attribuibile all’effetto James continuamente accennato sopra.

Analisi: Le tante incognite non devono farci dimenticare ciò che conta veramente, ovvero il successo durante la postseason: in una Eastern Conference senza più un Re Toronto ha finalmente l’opportunità di finire quanto iniziato e di raggiungere le tanto agognate Finals. Il giudizio sulla loro stagione dipenderà quasi interamente da ciò.

Record 2017/2018: 59-23.

Record previsto 2018/2019: 55-27.

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