Lo spostamento in Ohio delle NBA Finals ha portato con sé una fondamentale domanda: quante possibilità hanno i Cleveland LeBroniers… ehm, Cavaliers di rimettere in piedi una serie che sembra già chiusa? Se molti appassionati, giornalisti e addetti ai lavori continuano a ripetere il mantra “Mai scommettere contro una squadra guidata da LeBron James” è però vero che in questo caso la frase viene pronunciata con un’enfasi diversa rispetto a quanto avveniva un paio di settimane fa. Anche allora i Cavs erano sotto 2 a 0 dopo aver perso le prime due gare in trasferta, ma in quel caso si trattava della Finale di Conference e gli avversari erano i giovani Boston Celtics. Qui siamo alle NBA Finals e sul ring c’è un peso massimo a che sui calzoncini ha scritto “Golden State Warriors”.

Se indubbiamente Cleveland ha opposto nei primi due episodi molta più resistenza rispetto a quanto fosse prevedibile, rimanendo a contatto con gli avversari ben più di quanto fatto nella passata stagione quando ancora Kyrie Irving vestiva la canotta della franchigia dell’Ohio, non possiamo però ignorare il peso che il finale di Gara 1 sta avendo sullo sviluppo di questa serie. Oltre ad aver generato la più copiosa alluvione di meme che il mondo dello sport ricordi, la follia di JR Smith è stata un crack emotivo che sembra aver distrutto le flebili speranze di upset che potevano covare James e compagni.

Follia che è stata talmente celebrata da far passare in secondo piano sia l’errore nel tiro libero decisivo da parte di George Hill, comunque comprensibile vista la pressione psicologica del momento, sia il mancato timeout chiamato da coach Tyronn Lue. Personalmente reputo questo episodio ancor più grave rispetto al black-out cerebrale da parte di JR (che in ogni caso resta quasi inspiegabile), perché in un finale del genere uno staff NBA non può assolutamente arrivare così impreparato. Una volta catturato il rimbalzo d’attacco, Lue avrebbe dovuto immediatamente fermare la gara per poi organizzare una rimessa, che con circa 4 secondi a disposizione avrebbe potuto portare al tiro della vittoria e riscrivere completamente la sceneggiatura di questa serie. Ma anche se quel tiro fosse stato sbagliato, i Cavs sarebbero arrivati all’overtime con uno spirito completamente diverso. Invece, persino un incredibile James da 51 punti si è ritrovato al limite delle lacrime da frustrazione e Cleveland ha giocato i successivi minuti in preda ad una sorta di shock post-traumatico, venendo spazzata via da Curry e compagni ai quali non sembrava vero aver superato indenni tale paradossale situazione.

Ma questa ormai è storia passata, tanto quanto lo è una Gara 2 in cui i Warriors hanno condotto wire-to-wire, ricacciando indietro ogni tentativo di rimonta dei Cavs grazie alla gragnuola di triple scoccate da uno Steph Curry, che con 9 canestri pesanti ha stabilito un nuovo record per le Finals NBA. Le squadre avanti 2 a 0 statisticamente vincono la serie oltre l’80% delle volte, ma poco prima della palla a due di ieri notte quella percentuale sembrava fin troppo ottimistica per i Cavs.

PRIMO QUARTO

In barba alle mie considerazioni, i Cavs partono a razzo dagli spogliatoi: dopo 4 minuti siamo già sul 14 a 4 per i padroni di casa, grazie ad un ottimo inizio di JR Smith e Kevin Love che con un paio di canestri pesanti Ma l’highlight di questo primo parziale è senza dubbio la riedizione della remix realizzata da LeBron, che prima fa saltare con una finta Javale McGee, poi lancia la palla al tabellone e infine la va a raccogliere in aria, inchiodando una tonante schiacciata che fa esplodere la Quicken Loans Arena.

Ma, con pazienza e metodo, i Golden State Warriors rosicchiano piano piano tutto il vantaggio dei Cavs sfruttando le palle perse degli avversari e la vena realizzativa di Kevin Durant, che dopo un paio di gare decisamente sotto i suoi standard è partito stasera con uno sguardo che non lascia presagire nulla di buono. Oppure sì, dipende solo da che squadra tifate. Alla prima sirena il punteggio è 29 a 28 e per Cleveland è già tutto da rifare.

SECONDO QUARTO

Un paio di canestri del Prescelto e il lavoro a rimbalzo d’attacco di un indomito Kevin Love (?!) garantiscono a Cleveland il vantaggio più ampio finora raggiunto in questa serie: +12 a poco più di cinque minuti dall’intervallo lungo. Si rivede anche il desaparecido Rodney Hood, che dopo essersi rifiutato di scendere in campo durante il garbage time di Gara 4 contro i Raptors era finito completamente fuori dalla rotazione di coach Lue. L’ex Jazz di colpo ritrova spazio per operare e chiuderà la sua gara con 15 punti in 25 minuti, dimostrando che forse poteva essere utile anche prima di stasera (ad esempio più di un atroce Jordan Clarkson).

Ma se la serata di Curry e Thompson non è certo delle migliori (siamo a 7 punti complessivi con 3 su 15 dal campo), coach Kerr ancora una volta può stare tranquillo perché KD ha indossato il mantello da Superman e con 11 punti nel secondo parziale permette ai suoi di andare al riposo indietro di sole 6 lunghezze, grazie anche ad una pazzesca tripla a pochi decimi dalla sirena di metà tempo che manda le squadre a prendere un the caldo (cit.) sul punteggio di 58 a 52 per i Cavs. Decisamente un affare per quanto visto fin qui.

TERZO QUARTO

Cleveland ha dimostrato nelle prime due gare di riuscire a reggere l’urto con il devastante terzo quarto dei Warriors, cosa che le altre squadre in questi playoff non erano state in grado di fare. Ma limitare i danni non è sufficiente, perché il parziale da 31 a 23 per i Dubs annulla tutto il vantaggio costruito da James e compagni portandoli ad iniziare l’ultimo periodo dove non volevano essere: indietro nel punteggio. James fa quello che può e tira con precisione chirurgica (4 su 5 per 8 punti), ma ancora una volta i compagni sbagliano troppi tiri facili e soprattutto la difesa dei Cavs fa acqua. Ok l’immarcabile Durant (siamo a 34 con il tassametro che continua a correre) ma a pesare sono i canestri facili di Livingston, Bell e McGee, autori stasera di un fatturato combinato da 38 punti con 13 su 17 dal campo. La metà campo difensiva di Cleveland è un punto debole che i Warriors sono troppo forti per non sfruttare, ma al momento la partita è ancora in sostanziale equilibrio.

QUARTO QUARTO

Nell’ultimo parziale la leadership della gara cambia diverse volte, con entrambi i contendenti in grado di mettere la testa avanti ma mai di quel tanto necessario per chiudere definitivamente la contesa. Hood continua a farsi trovare pronto, Curry si sveglia dal suo letargo, LeBron risponde con la tripla del -1 ma Iguodala inchioda la schiacciata in contropiede. Tutto ancora in gioco, perlomeno fino a che KD non decide di replicare lo stesso, identico tiro che era stato decisivo su questo parquet nella Gara 3 del 2017: tripla dal palleggio a 50 secondi dalla fine, +6 GSW e tutti a casa sul 3-0 Warriors. Do you remember?

E adesso? Nessuna squadra nella storia della NBA ha mai rimontato da 0-3 in una serie playoff e non pare che questo possa essere il caso per un unicum statistico. I Cavs avrebbero come detto potuto cambiare la sceneggiatura di questa serie se avessero conquistato la rocambolesca Gara 1, ma al momento sembrano soltanto troppo corti, troppo stanchi e troppo demotivati per poter anche solo pensare di compiere un’impresa che appare sinceramente impossibile. LeBron è e resta il miglior giocatore del pianeta ma di fronte c’è una squadra semplicemente troppo solida per essere detronizzata con così poche armi a disposizione.

Il già citato trio Livingston-Bell-McGee ha fornito a Golden State un contributo decisivo e ad essi si è aggiunto quello del ritrovato Iguodala, 8 punti e +14 di plus minus in soli 21 minuti, tornato a garantire il suo solito apporto in difesa e da playmaker aggiunto nell’attacco della Baia. Con un supporting cast come questo è possibile sostenere anche una serata storta degli Splash Brother: Thompson ha chiuso la serata a quota 10 con 4 su 11 al tiro, mentre Steph Curry ha fatto ancora peggio fermandosi a 11 punti e 1 su 10 da tre, con l’unico canestro pesante arrivato nel finale dopo 9 errori consecutivi. Numeri che, supporting cast o meno, avrebbero portato ad una sconfitta se non fosse stato per Kevin Durant. L’ex MVP delle ultime Finals ha sciorinato tutto il suo incredibile repertorio offensivo, rendendosi protagonista di alcuni tiri virtualmente impossibili e terminando Gara 3 con il suo massimo di sempre nei playoff: 43 punti con 6 triple e il 65% al tiro, aggiungendo per soprammercato anche 13 rimbalzi e 7 assist. Una prestazione mostruosa che in pratica ha piantato i chiodi nella bara dei Cleveland Cavaliers.

Cavs che hanno avuto la terza gara consecutiva da 20+10 di Kevin Love (che incredibilmente riesce a passare quasi inosservato nonostante non stia certo sfigurando), oltre al solito, immancabile contributo del Prescelto. LeBron ha chiuso con l’ennesimo stat sheet da superuomo, nonostante una leggera distorsione alla caviglia occorsagli nel secondo quarto: tripla doppia da 33 punti, 10 rimbalzi e 11 assist, ma anche stavolta non è stato abbastanza. Ci si attendeva rientrando in Ohio che i comprimari del Re salissero di tono, ma se escludiamo il ritrovato Hood da registrare c’è ben poco: Smith ha cominciato bene ma poi ha chiuso con 5 su 14 dal campo, il trio Hill-Korver-Green è stato sostanzialmente invisibile e l’energia di Nance e Thompson non è stata sufficiente.

Resta ancora da giocare (almeno) una Gara 4, in cui LBJ e compagni proveranno ad evitare lo sweep magari ripetendo la straordinaria prova balistica dello scorso anno, quando grazie a 86 punti nel solo primo tempo riuscirono a difendere l’onore delle armi prima di venire definitivamente sconfitti ad Oakland nella partita successiva. Un po’ poco per premiare i playoff leggendari del giocatore simbolo del nuovo millennio, quel LeBron James che da qui a poche settimane dovrà scegliere un nuovo, importante nodo della sua carriera decidendo se rimanere a Cleveland o se portare i suoi talenti alla corte di una tra Lakers, Rockets, Celtics e Sixers. I Warriors invece sono ad un passo dal terzo titolo in quattro anni, traguardo che certificherebbe i Dubs come Dinastia e che garantirebbe loro un posto nella storia accanto alle squadre più vincenti nella storia di questo gioco.

P.S. Chiunque vinca la serie anche quest’anno eviterà la gita scolasica alla Casa Bianca, dato che entrambe le formazioni hanno già fatto sapere di non essere interessateo ad incontrare il Presidente Trump. Curioso notare come una tradizione che si rinnovava da tempo immemore si sia di colpo sgretolata per il solo salire al potere di un uomo che ha trasformato lo Studio Ovale da simbolo di una democrazia a personale territorio sul quale esercitare un dominio a tratti dispotico. Ma questi sono discorsi che esulano dal recap di questa partita e che forse qualcuno direbbe non ci competa nemmeno di trattare…

4 thoughts on “NBA Finals 2018 – Il riassunto di Gara 3

  1. “Mamma butta la pasta.”

    Variante 1: umiliare il “re” a casa sua (grasse risate da parte di Irving, Wade e persino Bosh)
    Variante 2: festeggiare a Oakland dopo una serata di riposo (con ennesima inutile tripla doppia del Lebbros)
    Variante 3: (per gli incassi TV la più gradita alla NBA che ha già sguinzagliato gli arbitri a partire dalle finali di Conference dove Tatum non faceva in tempo a mettere piede in campo e aveva 2 falli a carico): umiliazione a casa del “re” ma sul 4-2

  2. Le cose sono, a mio parere, assai semplici: per battere 4 volte questi GSW devi giocare 4 partite al limite della perfezione e nelle quali un tuo giocatore tira fuori una prestazione monster, difficile che accada. Diciamocelo questi Warriors sono troppo forti: difendono, hanno una panchina profonda, attaccano bene e hanno 3 giocatori che possono fare 30/35/40 e+ punti in una partita di playoff e non devono neppure giocare contemporaneamente assieme. Sì, forse se CLE avesse vinto gara1 la serie sarebbe stata più equilibrata, ma i Cavs avrebbero dovuto ripetere la magia altre 3 volte, ripeto: difficile soprattutto per questi Cavs che tolto l’immenso LBJ sono una squadra normalissima.

    @LoveDaGame= 1)…mah..umiliare…LbJ era praticamente da solo contro uno dei team più forti di tutti i tempi, gli Warriors gli devono cmq l’onore delle armi. 2)Fossi in loro festeggerei anche io in casa, ma poi ti prendono i dubbi:ç perchè rimandare? e se qualcuno si fa male?,ecc. Fare una tripla doppia non è cosa semplice, definirla inutile ha un suo senso in nome del risultato se negativo, ma il tono dispregiativo al quale accenni mi pare esagerato, francamente accusare il Re di qualcosa mi pare da “tifosi di calcio”, lui cosa deve fare? tiene a galla una squadra da solo, gioca 47 minuti a sera, deve anche cantare l’inno? 3) A mio avviso la NBA avrebbe gradito anche una sfida Boston-GSW: i Celtics sono i più amati d’America per tifosi, Boston è mercato grande e la novità(per gli ultimi anni)avrebbe garantito interesse all’avvenimento. Sugli arbitri: purtroppo in Italia, abituati al calcio, pensiamo che ci sia una regia occulta che decida chi vince e perde e chi aiutare o sfavorire. Allora perchè i New York non è sempre in finale? Perchè non obbligare James a vestire la casacca dei Kniks, truccare la lottery per far scegliere a N.Y. i migliori? perchè non una finale Los Angeles-New York ogni due tre anni in tutti gli sport? per le televisioni sarebbe una manna….in realtà gli errori arbitrali ci sono come in tutte le cose umane, ma gli sport USa hanno anticorpi forti contro dietrologie e forzature stile Rubebtus: vince chi se lo merita di più, chi sa operare meglio, chi è più fortunato, più determinato. Stop.

    • Boston è storicamente una “squadra di bianchi”, quindi la amano nel New England e basta. Ha avuto un periodo di splendore nel triennio 2008-10 sfruttato male causa infortunio Garnett e dei tifosi attuali il 90% manco si ricorda di Bill Russell (avevano ancora i pannolini). Quindi l’NBA vuole il Lebbros in finale perchè Nike gradisce e caccia il grano.
      Per fortuna non accadrà più. Gli unici 0-4 dell’era Dopo Jordan li hanno beccati i Nets contro Shaq+Kobe e le squadracce di James contro Spurs e Warriors (i quali sono abbonati: pure nel ’75 spazzarono via gli avversari).
      L’ominicchio di Akron è incapace di condividere la leadership (Irving si è fatto cedere sotto ricatto dell’operazione al ginocchio, il che dice tutto: piuttosto di giocare col tiranno me ne sto in ospedale a fare rehab) dunque, per il teorema che da solo non si vince (vedi Miami), ha chiuso. Certo, con 35 punti di media i playoff li farà sempre, ma se si pensa che Duncan coi 20 di media ha vinto 5 titoli e mezzo, la fesseria del 23 appare cristallina.
      Comunque chissenefrega, a me piace il bel gioco e fortunatamente sono saltate fuori un bel po’ di squadre che lo praticano, dai Jazz ai Celtics passando per Phila quando Embiid sta seduto (il tipo è un coglionazzo più interessato allo show che a vincere, altro che “nuovo Olajuwon”), qualche lampo di Indiana e ovviamente i Gialli della Baia (San Antonio è in rovina e deve azzerare tutto). L’1 vs 5 mi dà proprio fastidio, e così quelli che si fanno crescere la barba perchè perdono i capelli. Poi perdono pure le finali e tutto si sistema.

  3. Credo che Boston abbia molti più tifosi delle altre squadre, ho cercato un link dove si affermava ciò e dove lo avevo letto, ma non sono riuscito a trovarlo, magari mi sbaglio. Sì, di certo LbJ si vende meglio di altri giocatori e le Tv possono puntare su questo, ma la Nike ha tanti giocatori sotto contratto non ha bisogno di avere per forza lui, sono convintissimo che una finale diversa rispetto alle ultime 3 avrebbe fatto piacere a tutti, NBA compresa, sempre il solito alla fine annoia, ad ogni livello. Però pensare che ci sia una regia occulta che fa e disfà e aggiusta a pro-tv o pro-sponsor ogni cosa mi pare assurdo. Ripeto perchè New York non è aiutata a vincere? Per la NBA sarebbe una manna…ma da quando seguo la NBA io li ho visti in finale solo 2 volte(e perdendo fra l’altro). Purtroppo siamo anche vittime della mentalità del calcio italiano dove veramente ci sono poteri che muovono e fanno e disfanno, stile Moggi ai tempi d’oro, il mondo degli sport USA è diverso: non è il regno del bene e tutto pulito, ma non è il calcio, se sai operare bene alla fine vieni premiato. Hai seguito ad es. gli Houston Astros nella MLB? un esempio perfetto di come fare per costruire e vincere. I GSW 10 anni fa erano derisi da mezza NBA, oggi sono un Faro per tutti, in Italia non avrebbero mai avuto una possibilità per crescere, sviluppare e realizzare.

    Penso anche io che non si ripeterà, LbJ se ne andrà altrove e per i Cavs inizierà la ricostruzione. Credo invece che i GS saranno di nuovo lì almeno che non ci siano problemi in squadra o qualcuno trovi il modo di arginare il loro attacco. Precisazione: non sono un tifoso di James, credo come tu sottolinei che abbia problemi a gestire rapporto con altri che comandano oltre a lui, banalmente meglio uno sconosciuto(come allenatore)che un coach di esperienza, meglio una squadra di gregari che una vera altra stella in squadra, ma per vincere ci vogliono quelli forti, solo gregari che non sanno come fare come JR non ti fanno vincere. Sono però convinto che LbJ sia semplicemente il più forte, uno che fa tutta la differenza, punto e basta e questi p.o.lo hanno dimostrato, sinceramente anche se ci fosse stato MJ al meglio coi Cavs di questa edizione contro i GS di oggi sarebbe finita 4-1 per gli Warriors non di più. Neppure a me piace vedere Cle giocare, spesso è noiosa, poco entusiasmante e, come te, preferisco vedere altre squadre; tutto inizia e finisce con James, ma questo non vuol dire che LbJ non sia forte, anzi il contrario. Carino il commento su barba e capelli di James, ci avevo pensato anche io negli ultimi anni vedendolo, ma per me, il 23 antipatico e tutto quanto, rimane il più forte. Concordo anche su Phila, divertente da vedere e su Embiid: per il momento non mi ha mai convinto del tutto, certo il potenziale è enorme, ma, non so, mi pare debba cambiare mentalità e puntare più al concreto, vediamo come evolve.

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