Sfida dal sapore classico nelle semifinali della Eastern Conference, ma più che le vecchie glorie Phila e Boston versione 2018 rappresentano il nuovo che avanza. Visto il nucleo di giovani fenomeni che si ritrovano, non è difficile immaginare queste due squadre contendersi il trono dell’est per gli anni a venire – LeBron James permettendo, è chiaro.

L’analisi della serie

Philadelphia ha dalla sua un talento strabordante, due stelle all’apice della forma e un cast di comprimari che gode di grandissima fiducia, risultato dell’ottima gestione – anche sul piano emotivo – di coach Brett Brown. Sulla panchina opposta siede un altro mago, Brad Stevens, ma con gli strumenti risicati che si trova a disposizione, la coperta rischia di rivelarsi troppo corta per contenere tutti gli aspetti più brillanti del gioco dei Sixers.

Se spendi un difensore di stazza per tenere impegnato Joel Embiid, Al Horford è il candidato ideale, chi assegnerai in marcatura a Ben Simmons – che è più alto e veloce di tutti gli esterni in maglia Celtics? Contro un giocatore simile, Antetokounmpo, Horford ha ben figurato, ma il dominicano non è ubiquo. E se anche Stevens trovasse la quadratura del cerchio, magari sfruttando la versatilità difensiva di Smart e Brown, basta una distrazione e i caldissimi Belinelli e Ilyasova (27.4 punti combinati, di media, nel primo round) possono punire dall’arco.

Boston però gioca da squadra esperta, anche se i suoi interpreti non lo sono. Difende di squadra per 48 minuti e non si scompone quando l’attacco, per mancanza di opzioni, si inceppa. Contro i Bucks hanno dimostrato grande pazienza; quella che ai giovani rampanti di Phila potrebbe mancare.

Quando si dice un soprannome che prende piede in fretta. Scary Terry ha già la scarpa personalizzata, ma contro Phila potrebbe non bastare

Lo stato di forma

I Sixers, come accennavamo, sono roventi: 20 vinte nelle ultime 21, e quando sembrava che gli Heat potessero ingabbiarli si sono ripresi alla grande dalla sconfitta casalinga e hanno chiuso la serie d’autorità. Boston, contemporaneamente, faticava a superare Milwaukee in 7 partite, mai capace di vincere in trasferta. Inutile nasconderlo: per quanto Terry Rozier sia in stato di grazia, e il recupero-lampo di Marcus Smart abbia i toni di una benedizione, le assenze di Irving e Hayward snaturano l’assetto di una squadra che, semplicemente, è priva dei suoi due giocatori migliori.

Da aggiungere all’equazione anche il recente problema muscolare di Jaylen Brown, che ne mette a rischio l’impiego per gara 1. Philadelphia invece ha riabbracciato Embiid, infastidito dalla maschera che tuttavia non ne compromette la prestanza fisica, e può permettersi anche il lusso di pescare Markelle Fultz da una panchina particolarmente lunga.

Se sei buono, Ben Simmons ti regala un biscottino come questi

I protagonisti

Nel già citato lasso di 21 partite, Ben Simmons sta registrando una tripla doppia di media – che non è esattamente quello che ti aspetti da un rookie. Il suo approccio dinamico è l’esempio che guida i compagni, perché i Sixers sono la squadra che passa di più il pallone, e anche i movimenti senza palla si susseguono con grande continuità. E’ un circolo virtuoso, dove l’attacco prende e dà fiducia grazie ai vantaggi che è in grado di creare sulla difesa. Lo stesso Simmons mostra ormai di rado quella tendenza a scomparire dalla partita, un vizio di metà stagione; ora controlla meglio il ritmo e sa quando aggredire il canestro. Anche Embiid, in questo senso, offre una garanzia d’acciaio che fa stare tranquilli i compagni. Se vuoi rifiatare, dagli palla in post e qualcosa di buono succederà; spesso un viaggio in lunetta (7.4 tiri liberi a partita).

Più che un uomo chiave, per Boston l’ago della bilancia sarà la difesa. Hanno il miglior rating della lega e sanno rallentare il pace. In stagione regolare hanno costretto i Sixers al peggior dato offensivo dell’anno, battendoli in 3 confronti diretti su 4. Vantano esterni fisici e di grossa taglia, Jaylen Brown su tutti ma aspettiamoci una comparsata anche di Semi Ojeleye: un discreto strumento per contrastare dei Sixers che, quando vogliono, possono schierare quintetti semplicemente enormi.

Con la maschera Joel Embiid assomiglia sempre più al villain definitivo

Le possibili sorprese

Sulla carta, ogni elemento sembra sfavorire i Celtics eccetto il fattore campo. Per ribaltare il risultato serve qualcuno che elevi ulteriormente il proprio livello, per provare a colmare il vuoto lasciato da Kyrie Irving. Terry Rozier ci è già riuscito nel finale di stagione, confermandosi poi nella serie contro i Bucks; ora potrebbe essere il turno di un già sensazionale Jayson Tatum. Tutto lascia pensare che i Celtics si siano assicurati una superstar in the making con Tatum, futura presenza fissa all’All Star Game. Per quanto sia una grossa responsabilità da affibbiare a un rookie già protagonista di una crescita accelerata, i Celtics si augurano che la serie coi Sixers possa diventare il suo turning point, la sua consacrazione, magari con una prestazione da 30 punti.

Philadelphia schiera un gruppo omogeneo e molto coeso, dalle gerarchie ben definite. Il contributo della panchina, ad esempio, si è rapidamente evoluto da sorpresa in certezza. Difficile che Brett Brown rischi qualche soluzione fuori copione, a meno che il collega Brad Stevens non lo sfidi a una partita di scacchi e attacchi subito il re. Tra le sue armi migliori c’è Dario Saric: un giocatore di rara intelligenza e già esperto in partite “pesanti”. Se Embiid e Simmons dovessero trovarsi in difficoltà, mi aspetto una pronta risposta dal croato. In situazioni disperate, poi, una dozzina di punti di Markelle Fultz, di puro talento, potrebbero decidere una partita chiusa.

Scambiare la pick numero 1 per prendere comunque questo signore qui alla 3: se non si tratta del delitto perfetto di Danny Ainge, poco ci manca

Il pronostico

Forse è ancora presto per completare The Process, eppure Philadelphia ha cambiato marcia al momento giusto e ha già l’occasione per toccare il vertice della Eastern Conference – approfittando di qualche sfortuna degli avversari. Se sul piano tattico coach Stevens può comunque dire la sua, confortato dall’orgoglio di Rozier e Horford, Philadelphia sembra possedere un surplus di energie e andrà subito per la giugulare. I Celtics hanno già sofferto i Bucks quando costretti a subirne l’atletismo, vedere l’impatto di Thon Maker nelle partite giocate a Milwaukee, e Phila presenterà ostacoli ancora più alti in questo senso. 4-2 Sixers.

2 thoughts on “NBA Conference Semifinals: Boston Celtics vs Philadelphia 76ers

  1. Direi proprio:”…come diavolo fanno???” … questi Celtics menomati, decimati, a pezzi… sono sempre lì! Se pensi ai giocatori out dovrebbero esser già usciti al primo turno… ed invece dimostrano un potenziale nascosto incredibile! Con l’aggiunta di un fattore “Celtics” che non si può mai sottovalutare… perché intendiamoci… giocare a Boston per i Celtics non ha eguali!!!

    • A questo punto posso dirlo: se Hayward non si fosse spaccato dopo un secondo…., saremmo arrivati dritti dritti in finale! Poi sarebbe stato tutto da vedere….

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.