La sfida si ripete come lo scorso anno, ma quest’edizione di Pacers Vs Cavs conoscerà protagonisti e presupposti diversi, per cui è lecito attendersi un confronto equilibrato, anziché il sonoro 4-0 che LBJ rifilò a Paul George, sostituito nel frattempo da una masnada di buoni giocatori guidati da Nate McMillan, che in Indiana hanno trovato un’ideale collocazione tecnica.

L’ANALISI DELLA SERIE

Non inganni il 3-1 stagionale in favore dei Pacers (48-34), oltretutto messo a referto prima della trade deadline, quando il GM Koby Altman ha cambiato le carte in tavola salutando Rose, Wade, Frye e Thomas, e aggiungendo Nance, Clarkson e Hood; Indiana ha margine per provare il colpaccio e rispedire a casa James al primo turno (non gli è mai capitato in carriera) ma la favorita resta Cleveland (50-32), perché ha esperienza, una panchina profonda, e i giocatori ideali per gestire eventuali finali in volata. Indiana proverà a scompaginare le rotazioni difensive di coach LeBron con tanto pick-and-pop per Myles Turner (224 possessi di questo tipo per lui in Regular Season, ma solo 0.7 punti per possesso) e Nate McMillan insisterà sulla necessità di muovere tanto la palla per spogliare un congegno difensivo che fa acqua da tutte le parti. Indiana usa moltissimo il tiro mid-range, il problema è che nel corso della stagione le percentuali sono andate calando. James marcherà con ogni probabilità Thaddeus Young per consentirsi un po’ di rooming difensivo, George Hill si prenderà carico di Darren Collison e Jeff Green tenterà di contenere Oladipo, secondo degli accoppiamenti che si ripeteranno identici dall’altra parte del campo, dove Indiana dovrà cercare di non cacciare troppo palla, restando coi tiratori di Cleveland. Lue ha preso atto che Cleveland adotterà una rotazione a 10 uomini, per cercare di esporre la diversa profondità dei due roster, ma, stante la fenomenale produzione offensiva dei cavalieri, Cleveland è attesa ad un doppio salto carpiato difensivo, passando da pessimi ad almeno accettabili.

LO STATO DI FORMA

Parlare dei Cavs è un esercizio di equilibrismo quantistico; abbiamo la non memorabile squadra delle ultime 82 partite, ma allo stesso tempo da tre anni Cleveland ci ha abituato a giocare con le marce, attendendo l’ultimo istante utile per iniziare a difendere davvero. Questo costringe a parlare al contempo di due Cleveland: una (complici gli infortuni occorsi ai Boston Celtics) è la favorita per rivincere l’Est; l’altra è una squadra esperta e orgogliosa, che però può uscire quasi contro chiunque; l’istinto suggerisce che la fossa scavata da Love, LeBron e compagnia sia troppo profonda (penultimo DefRtg della NBA) per uscirne “a comando”. Dopo l’All-Star break i Pacers hanno faticato offensivamente (sono 23esimi per OffRtg) e anche per questo motivo Cleveland resta favorita, senza però per questo poter pensare ad una serie agevole contro una franchigia che corre, ruba palla (nel 17% dei possessi avversari!) e la perde pochissimo (sesti in tutta la NBA). L’unico infortunio di nota in tutti e due i roster è quello che ha fermato Rodney Hood nelle ultime due partite di RS (tendine d’Achille) ma l’ex Jazz dovrebbe essere della partita già da stasera, mentre Oladipo ha problemi ad una caviglia ma ci sta giocando sopra, com’è normale giunti a questo punto della stagione.

I PROTAGONISTI

Victor Oladipo è arrivato ad Indianapolis come premio di consolazione nella trade che ha portato Paul George a OKC, e lui (Hoosier già al college) ha risposto mettendo a referto le migliori cifre in carriera aprendosi le porte per l’All-Star Game. Sarà lui ad aprire lo spazio per i tiri da tre di Collison, Bogdanovic e Sabonis, l’altro grande regalo di Sam Presti. Ovviamente però, se parliamo di protagonisti la parte del leone spetta ad un King James in splendida forma, e tanti auguri a Bogdanovic e Young, che avranno l’ingrato compito di contenerlo. Indiana ha una difesa che cerca l’intercetto e lavora sulle linee di passaggio, quindi un passatore di lusso (o una “mente cestistica superiore”, secondo la sua sobria definizione) come LBJ potrebbe far saltare il banco con lo skip-pass, pescando il tagliante, e con il resto del suo fantascientifico arsenale affinato nel corso di una carriera con pochi eguali. Attenzione però, il “sergente” Nate McMillan non è l’ultimo arrivato, e non ci stupiremmo di assistere ad una difesa più conservativa, che sfidi LeBron all’uno contro uno, cercando di trasformarlo in un realizzatore con Usg alto e bassa percentuale di assistenze.

LE POSSIBILI SORPRESE

Se Myles Turner riuscirà ad essere aggressivo, potrebbe dare una spallata importante alla serie, perché Kevin Love non ha i piedi e la verticalità per contenerlo. Il problema è che l’enigmatico Myles si è spesso fermato da solo (male a rimbalzo, e spesso per cercare la stoppata va fuori posizione); dovesse trovare continuità, potrebbe costringere Lue, LeBron o chiunque tenga in mano la lavagnetta ad impiegare maggiormente Tristan Thompson o Larry Nance Jr., depotenziando l’attacco dei Cavs. Allo stesso tempo il figlio del mitico Arvydas, Domantas Sabonis, è destinato a subire fisicamente Thompson (col quale però si accoppia benissimo Al Jefferson) e Nance, ma se riuscirà a tener botta potrebbe complicare il piano difensivo di Cleveland, perché minacciando il tiro da dietro l’arco potrebbe spalancare il verniciato alle penetrazioni dei compagni. Lance Stephenson (che non vede l’ora di marcare James) è un guerriero e come tale ha bisogno della sfida per accendersi e trovare concentrazione; se eviterà di deragliare, la sua capacità di prendere rimbalzo e ripartire, oltre alla creatività dal palleggio potrebbero fare danni, soprattutto perché sarà marcato dal non irresistibile Jordan Clarkson o da JR Smith (letali però nell’altra metà campo, dove possono improvvisare dal palleggio e creare canestri anche al termine di possessi sterili).

IL PRONOSTICO

Quando una squadra è così sbilanciata tra attacco e difesa, così mal allenata come Cleveland, viene istintivo scommettere sul basket di Indiana, più solido, allenato e rigoroso. Insomma, il ritornello è sempre lo stesso, ed è irrisolvibile per chi come noi non assiste agli scrimmage del Clinic Courts di Independence: non è che Hood, Calderon, Korver e compagnia stanno solo aspettando l’inizio dei Playoffs per premere l’interruttore e trasformarsi in una contender? In tal caso, Indiana potrebbe ben poco; viceversa, avremo una serie lunga. Tutto sommato, sembra plausibile un 4-2 per Cleveland.

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