NBA sulla West Coast. Lakers e Clippers sono squadre differenti con problemi ed aspettative non comuni. I Lakers si ritrovano un bel pò di talento ma senza una regia in grado di pilotare la nave in porto.

Per i Clippers invece siamo al cambio della guardia. Non c’è più Chris Paul partito ad Houston per fare coppia con James Harden ma con Doc Rivers ancora in panchina non abbiamo assistito ad una rivoluzione.

E’ una squadra da playoff ma onestamente il livello della Western Conference è troppo alto perchè a Los Angeles altra sponda si possa vedere un trionfo fino in fondo.

Due partite allo Staples Center, impianto bellissimo ai margini della downtown della metropoli californiana, con le statue dei grandi Lakers all’esterno, da poco anche Shaquille O’Neal che schiaccia portentoso portandosi a casa ferro e canestro.

03/11/17. Ancora i Nets, in pratica ho viaggiato con loro da New York fino in California. 124 a 112 per i Lakers, gara dai toni bassi. Si è tanto parlato del ritorno in città del chiacchieratissimo D’Angelo Russell ma alla fine la sua prestazione è del tutto normale.

17 punti, 7 rimbalzi e 7 assist sono numeri più che decorosi ma non hanno inciso più di tanto sull’andamento della partita. Il migliore dei Nets è Hollis-Jefferson a quota 21, segue Carroll con 11.

Per i Lakers sono almeno 4 i giocatori che si sono messi in evidenza e nessuno di loro si chiama Lonzo Ball. Anzi, se vogliamo la sua performance risalta in negativo, quindi ne parliamo subito.

6 punti e 7 assist in 29 minuti, poca roba, finora la sua stella è soprattutto mediatica, non ci sono state controprove sul campo del suo reale talento.

Se ne parla tantissimo, a onor del vero per colpa più che altro di suo padre, è sicuramente una point guard di talento ma in questa gara come in quasi tutte le altre in questo avvio di stagione ha parecchio deluso.

I magnifici quattro per questo sforzo non immane contro i Nets sono Kyle Kuzma, Brandon Ingram, Jordan Clarkson e soprattutto Brook Lopez.

Ottima prima partita da titolare per Kuzma contro i Nets

Partendo da Kuzma possiamo registrare i suoi 21 punti e 13 rimbalzi in quella che passerà alla storia come la sua prima partita da titolare. E’ una forza della natura al tiro e forse sta sorprendendo gli stessi Lakers.

Il pubblico già lo ama e intona “Kuuuuuu” per sottolineare le sue azioni, di sicuro può crescere ed affermarsi, a partire dal tiro, come una delle armi più letali di questa lega, il potenziale è davvero grande.

Brandon Ingram ne segna 18 con 10 rimbalzi, sprazzi da vero fenomeno. Per me ne è ancora lontano e mai gli si avvicinerà però tra i giovanissimi dell’ultima generazione è colui che si avvicina di più a Kevin Durant, per caratteristiche fisiche e tecniche.

Ovvio che KD è un’altra cosa, anche alla sua età, ma Ingram è molto naturale nel suo gesto tecnico ed è evidentemente ancora molto grezzo. Se i Lakers sapranno farlo crescere senza addossarlo di troppe responsabilità si possono ritrovare un futuro leader. Nella metà campo offensiva è già ad un ottimo livello, deve migliorare sensibilmente per tutto il resto.

Su Jordan Clarkson non tantissimo da dire, 19 punti dalla panchina in 25 minuti, è un altro come diversi in questa lega capace di scaldarsi in pochissimo tempo e metterne tanti a referto.

Brook Lopez invece è stato semplicemente l’MVP della partita. 34 punti, 10 rimbalzi e 3 stoppate, ci ha ricordato che è ancora uno dei migliori centri in circolazione.

Se solo avesse avuto più costanza sarebbe stato costantemente All-Star, invece dobbiamo attendere qua e là qualche suo exploit per avere il quadro completo di un giocatore completo di tutti i fondamentali, pulito, con un gran fisico.

La gara non è stata bellissima, i Nets sono partiti anche bene in questo avvio di stagione ma contro squadre palesemente più forti non ha molte possibilità.

Al contrario però di altri team con più o meno lo stesso tasso di talento, questi Nets lottano perlomeno su ogni pallone, in puro stile “We go hard” pubblicizzato a Brooklyn e questo aspetto distanzia loro diciamo sicuramente dai Chicago Bulls, tanto per fare un esempio.

05/11/17. Allo Staples Center sponda Clippers arrivano i Miami Heat. Vincono gli Heat in trasferta 104 a 101 dopo aver rischiato di bruciare ben 25 punti di vantaggio, registrati nel secondo tempo.

Blake Griffin ha avuto anche la possibiltà di vincerla con una tripla ma alla fine Miami resiste alla furia di ritorno di LA per portarla a casa, con grande soddisfazione di coach Spoelstra.

Per noi appassionati italiani era l’occasione di vedere dal vivo Danilo Gallinari ma purtroppo è uscito di scena per tutto il secondo tempo per colpa di una forte contusione all’anca.

Nulla di grave, Danilo è già tornato, ma insomma la scia di infortuni piccoli e grandi che lo ho tormentato per tutta la sua carriera ancora non è ancora del tutto passata.

E’ un grande talento e si già tolto delle belle soddisfazioni ma lui sa benissimo nell’intimo del suo cuore che finora la sua carriera NBA è stata un alternarsi di alti e bassi continuo.

Può fare di più, avrebbe già dovuto fare di più e non parlo solo per colpa degli infortuni, comunque come detto una componente purtroppo decisiva in tutte le squadre che lo hanno visto protagonista.

E’ mancata forse una reale capacità di adattamento al gioco NBA, il discorso è complesso e per adesso mi limito a commentare questa sua gara mozzata da un’anca ballerina.

Griffin ne mette a segno 23 col pilota automatico, 10 per DeAndre Jordan e 22 per uno Lou Williams dalla panchina sempre velocissimo quando chiamato a dare risposte immediate.

Migliore in campo per i Miami Heat è stato Hassan Whiteside, 21 punti, 17 rimbalzi e due stoppate, ha difatti vinto la sfida con Griffin e anche quest’anno si candida in maniera convinta per il titolo di MVP difensivo.

Miami dopo l’era LeBron James è una squadra in cerca di un nuovo centro di gravità e nella disastrata Eastern Conference può avere un senso proprio.

I playoff sono decisamente alla portata ed il vantaggio è di avere in Spoelstra un coach ormai esperto e già vincente, pur ancora giovane. Se Whiteside mantiene questo livello conferma a tutti che ci troviamo di fronte ad un nuovo moderno, seppur in miniatura senza offenderne la grandezza, Bill Russell dei giorni nostri.

Ha una capacità prima di tutto nel leggere le situazioni difensive fuori dal comune, poi onestamente con quel fisico può fare realmente quello che vuole.

Sui Clippers invece c’è un pò di confusione. Hanno cambiato tanto per non cambiare niente, Danilo può trovare finalmente una dimensione che gli è grata ma nel frattempo ad emergere sono soprattutto le difficoltà di un post-Chris Paul non facile da digerire.

 

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