Di articoli su LeBron James ne sono stati scritti migliaia, forse milioni, molti dei quali da persone sicuramente più competenti e autorevoli di me. Quindi non voglio creare false aspettative ai lettori: qui non troverete nessun contributo rivoluzionario sulla disamina tecnica di uno dei giocatori più forti nella storia di questo simpatico passatempo con la palla a spicchi

Neppure cercherò di alimentare l’annosa (e anche un po’ stucchevole) discussione sulla posizione nell’immaginaria classifica All Time in cui andrebbe collocato James: se prima di Bird o dopo Magic, se davanti a Jordan o dietro a Kareem. Menchemeno proverò a dirvi se i suoi Cavaliers, al lordo del rientro di Thomas e con importanti voci di trade che pare coinvolgano DeAndre Jordan, siano da considerarsi legittimi contender al trono dei Golden State Warriors.

Ok, ma allora di cosa parleremo? Diciamo che tanto per cominciare proverò ad spiegarvi perchè questa stagione di LeBron al momento potrebbe essere considerata la migliore, perlomeno statisticamente parlando, della sua già straordinaria carriera. E che io possa partire con questa premessa e scrivere questo articolo mi sembra già una discreto punto di partenza, visto che trattasi di un giocatore di quasi 33 anni alla sua 15esima stagione NBA e con oltre 1.000 partite alle spalle, che dovrebbe quindi aver già da un po’ di tempo cominciato una parabola discendente che al momento non si vede nemmeno all’orizzonte.

Ma soprattutto risponderò finalmente alla domanda che tutti voi vi ponete da tempo ormai immemore: LeBron James è un essere umano come tutti gli altri? Ma ci arriveremo più avanti, prima partiamo dall’analisi dei freddi numeri. Al momento in cui scrivo il resumè di questa prima parte di stagione per James presenta queste cifre:

  • 57,6% dal campo, miglior dato in carriera
  • 41,7% da tre, miglior dato in carriera
  • 63,2% da due, miglior dato in carriera
  • 76,8% ai liberi, secondo miglior dato in carriera
  • 63,0% di eFG (Effective Field Goal percentage), miglior dato in carriera
  • 28,4 punti di media, quarto miglior dato in carriera
  • 8,3 rimbalzi di media, secondo miglior dato in carriera
  • 8,7 assist di media, miglior dato in carriera
  • 1,1 stoppate di media, miglior dato in carriera

Non so cosa ne pensiate voi, ma personalmente trovo questi numeri semplicemente irreali. James è poco distante da una simil-tripla-doppia di media ma senza mai dare l’impressione di inseguirla, come invece palesemente faceva Westbrook nella passata stagione (e forse anche in questa). 

A guardare una sua partita sembra che punti, rimbalzi e assist fluiscano spontaneamente dalle sue mani senza particolare sforzo, e finisce che se ti distrai un attimo per andare in bagno al ritorno James ha piazzato un 21+10+9 in metà gara. Citofonare per referenze a casa dei Phildelphia 76ers, distrutti sabato notte da un secondo tempo di James di dominio assoluto.

Al momento LeBron è ampiamente tra i papabili, assieme ad Harden e Antetokounmpo, per un nuovo titolo di MVP della regular season, che sarebbe per lui il quinto e gli permetterebbe di pareggiare il conto con la coppia Jordan-Russell. Inoltre, grazie ad una serie da ben 13 vittorie consecutive (record di franchigia eguagliato) ha “aggiustato” il record dei suoi Cleveland Cavaliers, dopo una partenza 5-7 che aveva fatto gridare in molti alla crisi del Re e dei suoi scudieri. 

L’apporto numerico di LBJ alla causa non è in realtà mai mancato fin dalla prima gara della stagione, erano piuttosto da ritrovare gli equilibri di una squadra che ha visto partire il vice-re Kyrie Irving e ancora aspetta di accogliere sul parquet il piccolo grande Isaiah Thomas (ah, a quanto pare James sta già facendo qualche esperimento a NBA 2k18 per capire come sfruttarlo al meglio…).

Ma sto divagando, in realtà voi siete arrivati fino a qui per sapere altro. Quindi, grazie ad anni di ricerche e alle deduzioni del mio cervello sopraffino posso finalmente svelarvi l’arcano: LeBron non è una persona come noi ma un membro effettivo degli Avengers. Fa parte integrante del gruppo di vendicatori della Marvel che ogni giorno ci proteggono da catastrofi naturali, invasioni aliene e robot assassini che minacciano di sterminare la razza umana. 

Certo, nel tempo libero gioca a basket ma ha un’identità segreta di cui nessuno fino ad ora è mai stato a conoscenza. Anche con la mia grande perspicacia non sono ancora in grado di dirvi esattamente a chi corrisponda esattamente, ma in base ai dati disponibili ho ristretto a quattro gli indiziati principali, con relativa probabilità indicata tra parentesi e i pro/contro per ciascun profilo scelto.

 LeBron James è Occhio di Falco (probabilità 10%)

Occhio di Falco potrebbe effettivamente essere l’identità segreta di James, soprattutto da quando ha cominciato ad aggiungere al suo bagaglio tecnico un tiro da fuori mortifero come le frecce lanciate dal prode Clint Barton. Se escludiamo le penetrazioni al ferro, aspetto in cui è sempre stato hors categorie fin dal suo primo giorno nella Lega, per anni James è stato infatti “battezzato” come cattivo tiratore, con i difensori che passavano dietro sui blocchi e i lunghi che si fermavano un passo indietro per tentare di contenere quanto possibile le sue incursioni a centro area.

Al momento invece James è 15esimo per percentuale da tre punti tra i giocatori con almeno 100 triple tentate in stagione, davanti a nomi illustri quali Harden, Curry e Durant e specialisti puri come Belinelli, Redick o Ariza. Inoltre tira con percentuali attorno al 60% sia sui tiri dal palleggio (!) che su quelli in step-back (!!!). È possibile che per anni si sia trattenuto per non farsi scoprire ma che alla lunga la sua infallibile mira stia prendendo il sopravvento?

PRO: Situazioni come questa sopra contro i Kings sembrano proprio la classica freccia in mezzo agli occhi, marchio di fabbrica dell’arciere più letale del pianeta.

CONTRO: Occhio di Falco è un po’ lo “sfigato” tra gli Avengers, quindi accostare a James questa identità mi sembra troppo riduttivo.

 

LeBron James è l’Incredibile Hulk (probabilità 20%)

James quest’anno tira oltre l’80% vicino al ferro (il 73% in carriera), perchè è talmente forte nella parte alta del corpo che nessuno può contrastarlo. Non in contropiede, quando un improvvido fallo ad azione di tiro iniziata ha normalmente l’unico risultato di produrre un libero supplementare, e nemmeno in post basso, luogo in cui può abusare fisicamente degli avversari più piccoli di lui o confondere quelli più lenti con un campionario di finte e controfinte affinate in anni di intensivi allenamenti estivi con i mostri sacri della specialità.

Nonostante negli ultimi anni abbia lavorato per ridurre la massa muscolare in favore di una superiore velocità e resistenza, la sua forza non è diminuita e quando si arrabbia, così come accade nel caso del Dottor Banner, sono dolori. Ultimamente sembra aver perso un po’ del suo proverbiale autocontrollo e ha perfino subito la prima espulsione della sua carriera. Possibile che alla Olympic Tower debbano preoccuparsi che LeBron prima o poi vada nell’ufficio di Adam Silver a “spaccare tutto”?

PRO: Hulk diventa più forte quanto più è forte l’avversario che ha di fronte. Qualcuno ha detto “Golden State Warriors”?

CONTRO: Il make-up per coprire la pelle di color verde dovrebbe venir via con il sudore durante le partite.

 

LeBron James è Iron Man (probabilità 30%)

In questo articolo di FiveThirtyEight viene fatto presente come James dal 2003 ad oggi non sia mai stato lontano dal parquet per più del 15% di ogni stagione. LeBron non ha MAI saltato una gara di playoff e, nonostante sia il settimo giocatore della storia per minuti giocati di media con quasi 39 minuti ad allacciata di scarpe, i più gravi problemi fisici che ha dovuto affrontare nella sua carriera sono stati un fastidio al ginocchio e uno alla schiena.

Com’è possibile, per uno che subisce questo genere di contatti da circa quindici anni? Possibile che sotto la canotta da basket nasconda un nuovo modello di armatura “Mark 23” invisibile e superleggera? Inoltre, lo charme che James esprime davanti alle telecamere e soprattutto la superiore intelligenza cestistica che mette in mostra sul parquet con assist da fantascienza rendono l’accostamento con il miliardario Tony Stark una possibilità davvero concreta.

PRO: Il contratto da un miliardo di dollari firmato con la Nike gli potrebbe effettivamente permettere di costruire la Stark Tower nel centro di Manhattan.

CONTRO:  Troppe poche avventure sentimentali e nessuna fissazione per gli alcolici, qui il paragone effettivamente non regge.

 

LeBron James è Capitan America (probabilità 40%)

Quale altro personaggio potrebbe rappresentare meglio la trasposizione di LeBron nell’universo Marvel se non Capitan America? La struttura corporea è più o meno quella, la forza fisica anche, ma soprattutto sono l’incredibile carisma e la capacità di guidare i suoi compagni a rendere questo la soluzione più probabile di tutte. James ha il secondo Player Efficiency Rating in complessivo nella storia della NBA, il più alto Player Impact Estimate (con il secondo che arriva terzo…) nei quarti periodi di questa stagione e, nel passato più o meno recente, ha dimostrato di poter competere ai più alti livelli anche con squadre nettamente più scarse della concorrenza. Ricorderei le Finals del 2016 contro i Warriors senza Irving e Love, ma soprattutto il quartetto Gibson-Pavlovic-Gooden-Ilgauskas che James è riuscito a portare fino all’ultimo ballo nella stagione NBA del 2007.

Anche dopo tanti anni, l’impressione è che James potrebbe rendere contender con il suo semplice arrivo una qualunque delle altre 29 franchigie della NBA. Quando scende i campo c’è sempre quella sensazione di costante controllo della situazione, la percezione che sappia sempre in anticipo la cosa giusta da fare e che i compagni intorno a lui si sentano sicuri quando c’è lui a guidarli.

Come Capitan America, LBJ è un leader in grado di responsabilizzare e valorizzare i compagni che ha attorno. E come Capitan America tende a mal tollerare l’autorità superiore, da qui i cattivi rapporti con gli allenatori che hanno tentato di controllarne l’impatto emotivo. Ma sinceramente, se doveste andare in guerra contro Thanos o un altro supercriminale venuto dallo spazio, vorreste davvero un altro generale a guidarvi?

PRO: Lo scudo in vibranio sarebbe perfetto per essere scagliato nei denti degli haters di mezzo mondo

CONTRO: Capitan America non avrebbe mai abbandonato i Cleveland Cavs, soprattutto non per andare ai Miami Heat. Fosse stato per andare i Knicks forse…

 

Altre possibilità alternative

Ora, pur restando assolutamente fiducioso sulla bontà della mia analisi, esiste la possibilità che io abbia sbagliato ad indicare i nomi dei principali sospetti, quindi vi chiedo di aiutarmi a valutare possibili alternative. Quale secondo voi potrebbe essere la super-identità segreta di LeBron? Dietro quale maschera si nasconde davvero il segreto delle capacità di questo incredibile giocatore?

Perchè credo siamo tutti d’accordo nel dire che un normale essere umano non potrebbe mai fare quello che fa James, giusto?

One thought on “L’identità segreta di LeBron James

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