Dopo due giorni di discussioni, illazioni, provocazioni, studio tattico e guerra fredda ci siamo: Gara 2, una di quelle che sarà interessante solo se Cleveland alla fine della giostra in qualche modo se la porterà a casa.

Dico questo perché, dopo il primo episodio della serie, dovesse venire fuori uno scontro da triplo supplementare o un blow-out da 40 punti, continueremmo tutti a dire che anche l’anno scorso sembrava chiusa, che Lebron era perso e finito pure 370 giorni fa e poi  è cambiato tutto, che la mossa di KD è stata weak e che, in definitiva, bisogna vedere che succederà a Cleveland.

Per dirla più facile: dopo le Finals 2016 anche andare 2.0 sotto non demolirebbe poi tanto la franchigia dell’Ohio che avrebbe ancora spazio e tempo per riorganizzarsi nelle due successive gare casalinghe.

Tutto questo però è “teoria”; a giudicare il linguaggio del corpo durante il prepartita di LBJ e dei rough riders di cui si è circondato, le idee in casa Cleveland sono parecchio diverse oggi rispetto all’andare sotto due a zero.

Non che gli altri sembrino deconcentrati, anche se la loro supponenza (che spesso sconfina nell’arroganza) può trarre in inganno noi, e far deragliare loro, molto molto facilmente.

Pillole del pregame: solita presentazione pirotecnica della squadra di casa impreziosita da Carlos Santana per l’inno e cuffioni wireless per quasi tutti i giocatori durante il riscaldamento. Che ci vuoi fare? So’ Amerigani, queste cose ce le spiegano da anni.

Gara 1 (giusto per fare un piccolo, incompleto e non richiesto recap) ci ha fatto intendere che quest’anno le cose sono un po’ diverse: c’è il 35 al posto di Harrison Barnes, primo e importantissimo punto.

C’è quel pick and roll che lo coinvolge con Curry che sembra mortifero, e ci sono i rim protector (Pachulia e JaVale McGee) che stanno dando grande stabilità difensiva, rinforzando la mia convinzione che l’anno scorso non è stata la sospensione di Green ma l’infortunio di Bogut a far girare la serie, anche se il primo è stato il padre biologico del secondo ma non potremo mai avere un test di paternità per provarlo.

Però ora, con Scott Foster in mezzo al campo per alzare la prima palla a due del match, tutto questo conta poco. Il primo possesso è subito per GS, come in gara 1: Gara 2 delle NBA Finals 2017 può iniziare.

Primo quarto

Le due formazioni scendono in campo senza troppe variazioni; Golden State (Curry, Durant, Thompson, Pachulia, Green) non modifica nulla (e te credo) dopo il monster game di due giorni fa, a parte la presenza in panchina dell’head coach Steve Kerr dopo l’assenza prolungata per l’operazione alla schiena del mese scorso.

Stessa scelta (ci sta un po’ meno) per Cleveland (James, Irving, Thompson, Smith, Love) per cui però tutti gli analisti invece si aspettano cambi sostanziali nelle rotazioni, più physicality, termine inglese che potrebbe essere tradotto con un “se ci tenete a femori e tibie state lontani dal pitturato” con l’obiettivo finale di limitare un po’ l’efficienza offensiva degli Warriors.

Giusto per mettere un po’ di pepe extra i Cavs scendono in campo con la maglia nera che li aveva aiutati nelle gare 5 e 7 dello scorso anno alla Oracle Arena.

James sembra ritornato in versione deluxe e Cleveland vuole questa gara. Un fallo di JR Smith su Curry impedisce ai Cavs di dilagare dopo due minuti di gioco ma, oggi, James e Love sembrano indemoniati.

Dall’altra parte risponde Klay Thompson, nettamente più presente e “caldo” rispetto a qualche giorno fa, su entrambi i lati del campo.

Lebron fin dal primo minuto esibisce una presenza fisica incredibile sia in difesa, sia attaccando la difesa di Golden State nei primi secondi di ogni azione anticipandone il posizionamento. Per quelli che pensavano che Cleveland avrebbe provato ad abbassare il ritmo della gara questa è una chiara e definitiva smentita.

E’ LBJ il centro degli adjustments  dei Cavaliers per entrare nell’azione offensiva: sono frequenti i pick and roll con Kevin Love con l’intento principale di allontanare D. Green dal pitturato e compaiono blocchi doppi e tripli per favorire il portatore di palla ed attaccare l’area dei californiani nei primi 5-6 secondi dell’azione.

Golden State sembra in difficoltà nei primi minuti; Kd è “freddo” ma poi abbasso lo sguardo e il punteggio dice 16-14 per gli Warriors con 6.46 alla fine del primo. Non capisco. Poi 23-16 anche con il “flow” un po’ interrotto i giallo-blu sembrano avere troppo talento dalla loro.

Sul lato difensivo, Cleveland ha deciso di concedere meno layup e schiacciate ma il contrappeso è lasciare più spazio ai tiratori perimetrali che però per ora sembrano in ritmo (50% da tre di squadra e 57% dal campo).

Negli ultimi 5 minuti la scena è di KD: in difesa E in attacco con triple e assist importanti.
In particolare, il suo impatto difensivo è assurdo: ogni volta che l’attacco di Cleveland staziona facendoli chiudere l’area (con l’aiuto di Green e Klay Thompson) anche solo pensare di prendere un tiro per i Cavs è proibitivo.

La nota più negativa in casa Warriors sono le palle perse (7 totali per Gs)  di cui 3 richiuse con dei fastbreak di LBJ da cui Cleveland guadagna forza e l’inerzia per stare in campo.

LBJ oggi non la lascia andare via facile: il messaggio è chiaro.

Finisce il primo quarto 40-34 per gli Warriors (si, 40) con qualche altro lampo di talento puro di KD ed LBJ. Bene così, dopo tutto abbiamo aspettato tanto per vederli uno contro l’altro al meglio.

Secondo quarto

Inizia con Lebron in panchina, la squadre è su Irving che attacca con costanza ma KT difende da Dio. Continuano i blocchi doppi/tripli per iniziare l’azione offensiva ma Thompson sembra davvero dappertutto.

I due supporting cast, a differenza di gara 1, sembrano più presenti: Frey, West, Clark, Iguodala, Shumpert e Korver danno tutti contributi positivi e grande intensità a quella che finora è davvero una bella gara 2.

Golden state si stabilizza sul +10 con 8 minuti all’half time.

LBJ rientra dopo poco (oggi credo sia nei piani lasciarlo tanto a sedere) e T. Lou prova Shumpert su Durant per farlo respirare leggermente sul lato difensivo. So già che il commento medio sarà che Lebron non può marcare Durant, forse anche vero, ma la mossa mi sembra importante e fondamentale per i Cavs.

Il 23 oggi c’è e non si scherza, Cleveland si riavvicina a -3 quando mancano 5 minuti circa alla fine del secondo quarto ed il merito è tutto suo che macina continuamente punti e assist su ogni possesso. Oggi sembra che non ci sia niente al mondo che lo possa tenere lontano dal ferro, cemento armato e contraeree incluse. Se Golden State non trova qualche soluzione a breve stasera sono volatili per diabetici, direbbe Lino Banfi.

Nelle altre linee, Curry ha un body language sospetto: è assente e molto meno in ritmo del solito (2/8 dal campo per lui). La stessa impressione la danno anche i suoi compagni e al riposo gli Warriors ci vanno con 13 (!) palle perse e un buzzer beater di Irving che, visti i trascorsi, non è di buon auspicio.

Terzo quarto

Il copione descritto finora sembra rispettato anche nella parte iniziale del terzo quarto. Ma Golden State da l’impressione di essere uscita bene e più concentrata dagli spogliatoi, limita qualche attacco veloce di Cleveland e fa esplodere la Oracle Arena  quando Curry inanella prima una tripla e poi un layup ubriacando Lebron ed esultando in un modo tale che tutti possano capire che per lui, e che per quel popolo giallo-blu ancora ferito dallo scorso anno, canestri come questo valgono molto più dei due punti.

Quando mancano 8 minuti fallo stupido di Green sul 73-83 GS, è il quarto e questa è una notizia parecchio spiacevole per i californiani. Rientra Cleveland su qualche errore di troppo da 3 di Golden State e ancora, se non l’avete capito, con un LBJ favoloso da 5 stelle extra lusso.

King James con poco più di 5 minuti prima dell’ultimo quarto è a 25 punti 9 rimbalzi e 12 assist, in pratica la tripla doppia è già prenotata da tempo. Lo segue Love che nonostante una prestazione meno appariscente è a 22 punti  con 10/18 dal campo e 4 rimbalzi. Golden State è in vantaggio da moltissimo ma l’inerzia della gara ti sembra dalla parte dei Cavs, quelle cose che possono succedere solo se giochi contro LBJ.

Manco ho finito di scrivere la frase qui sopra che Golden State riallunga subito con due fiammate di Curry e Durant e conseguente time-out Cavs per evitare che la fiammata diventi un incendio.

Continuo a sorprendermi per la difesa di Durant, perdeteci qualche secondo, datemi retta vi prego, guardatelo come segue CHIUNQUE e quanta fatica crei con la sua altezza. Esagero, è un fattore più in difesa che in attacco per Golden State.

Curry continua a perdere qualche palla di troppo e mettere delle triple pazzesche. La difesa di Cleveland sale di fisicità e intensità, diciamo pure che se le danno di santa ragione con un ritmo elevatissimo che continua a favorire gli Warriors.

Cleveland sembra più sulle ginocchia di Golden Stante e anche Lebron sembra pagare gli sforzi extra fatti per tenere a galla la sua squadra e si siede per un mini riposo di qualche minuto per averlo fresco nell’ultimo quarto. Poco dopo arriva il quinto fallo di Green, quelle robe importanti in una finale NBA

Quarto quarto

Cleveland non molla. C’è una intensità pazzesca, si lotta in ogni angolo del campo. Lebron è ancora in panchina (così come Curry) all’inizio del quarto ed entra quando il cronometro segna circa 10 minuti alla fine del match.

I giochi sono rotti, le squadre si affrontano a viso aperto, correndo all’impazzata con un ritmo da infarto.
KD, Lebron, Klay e soprattutto Irving sentono che il momento è importante, le giocate vincenti si alternano e la partita è FA-VO-LO-SA.

Curry prende un riposo più sostanzioso rispetto al 23 dei Cavaliers e rientra in campo al settimo minuto del quarto quarto sul 97 a 113 per Golden State.

Poco dopo succede uno di quei momenti che segnano definitivamente le partite: Durant stoppa ferocemente Kevin Love, si butta dall’altra parte a 100 all’ora, fa un canestro impossibile battendo anche l’aiuto di Lebron e la Oracle Arena salta in aria, LETTERALMENTE. Non me ne frega nulla di come finisce: per me è la giocata del giorno.
97 Cleveland, 115 Golden State. INCREDIBILE KD!

Questa partita fa più male a Cleveland rispetto alla sconfitta di gara 1. Fa più male perché Lebron ha giocato BENISSIMO con una prestazione assurda (e tripla doppia, che male non fa), il resto della squadra ha risposto bene dopo la pessima gara 1 ma comunque sei sotto di 20 quando ne mancano 7 alla fine.
Non deve essere facile.

E deve essere ancora meno facile quando KD e Steph continuano a mettere dentro dei canestri per cui non ho aggettivi per poterli descrivere adeguatamente.

A cercare il classico pelo nell’uovo potremmo accusare un impatto un po’ alterno di Love e l’ingresso leggermente tardivo di Kyrie nella battaglia ma.. insomma non invidio nessuno dello staff dei Cleveland Cavaliers per i prossimi 4 giorni. Oltre la pozione di Asterix io grosse soluzioni per adesso non ne vedo per i Cavaliers, ma è solo gara 2 delle possibili 7. Tutti calmi.

2-0 Golden State.

Si dice che le serie inizino davvero quando una delle due squadra vince in trasferta. Sarà pure vero ma io oggi mi sono divertito lo stesso, e mi sono divertito tanto, ve lo assicuro.
Ci vediamo l’8 Giugno!

 

4 thoughts on “Il ritmo di Gara 2 premia ancora i Warriors: 2-0

  1. Non so che partita hai visto, ma temo che l’inerzia per Cleveland l’abbia vista solo tu.
    É stata una partita manifesto del flow e dello strength in numbers, molto più di gara uno.
    É stata decisamente la partita disegnata da Kerr, a differenza di una gara uno in controllo e sui mismatch.
    E quando viene fuori la partita disegnata da uno dei due coach, è chiaro da che parte sta l’inerzia per tutto il tempo.

    • potrei fare un collage con numerosi tweet di persone (principalmente giornalisti USA che seguono NBA) che hanno avuto la stessa sensazione per gran parte della gara ma probabilmente non avrebbe molto senso, mi limito nel dire che evidentemente l’abbiamo vista in modo molto diverso.
      Invece, avendo visto Golden State molte volte quest’anno non me la sento di parlare di “manifesto del flow” in questa gara 2 con quell’ammasso indistinto di palle perse ma.. il bello di guardare e commentare sport è proprio la diversità dei pareri, almeno credo.
      Alla prossima:)

      • Probabile, oramai la vede chiunque un po a modo suo. Si twitta per creare seguito, ad ogni costo. I numeri hanno raccontato dall’inizio un’altra storia.
        Cleveland è partita tirando col 100% e si è comunque trovata sotto; se non è un segno questo che l’inerzia è tutta dalla parte opposta non so cos’altro possa essere.
        Manifesto del flow non perché GS abbia giocato “bene”, ma perché ha fatto la partita che i numeri dicono sia quella che li porta sistematicamente ad avere un vantaggio rilevante. Kerr sa benissimo che se ne fa quaranta in un quarto può anche perdere qualche pallone di troppo, la partita la porta inevitabilmente a casa lo stesso. La presunzione di Lue (di Lebron) è stata quella di non voler applicare quanto imparato dal Pop finché la serie con gli Spurs c’è stata.
        I Cavs hanno inesorabilmente galleggiato a “meno qualcosa” nella speranza che la mareggiata che ti porta a meno venti non arrivasse mai, e che pur con la lingua per terra arrivassero a quelle venti isolation da potersi giocare la partita. Così ne perdono non quattro, ma cento di seguito.

        • Credo di aver capito meglio cosa volessi dire e parte delle tue argomentazioni a mio parere sono acute e sensate, provo ora (scusa la lungaggine) a spiegarti un po’ le mie, sicuro che poi tutti e due resteremo delle nostre opinioni:)

          Siamo una razza che ha dovuto confrontarsi con il teorema di Godel ed il gatto di Shrodinger. Dico questo per dire che tutta sta sicurezza su dei numeri di una partita di basket che è stata più volte in equilibrio (con distacchi di uno o due possessi vah) io non riesco ad averla.
          Ti sei concentrando su due righe che ho scritto (per giunta live) in un momento particolare del terzo quarto dopo che avevo appena assistito ad una bella rimonta di Cleveland nella seconda frazione (risalendo da un meno 12 a un -2 e chiudendola a -3 con quel circus shot di Irving) e subito dopo l’intervallo quando, dopo aver riallungato di 12, Golden State si è trovata di nuovo con le briciole di vantaggio quando Lebron è rientrato fresco e ha portato Cleveland di nuovo a -4; equilibrio poi rotto definitivamente da un Curry e soprattutto da un Durant stellare.
          Sul -3 e -4 quando la squadra che gioca in casa ha bruciato tre volte dei vantaggi in doppia cifra con LBJ che arriva al ferro a piacimento, diverse persone, fra cui il sottoscritto, hanno pensato che i Cavs avrebbero potuto fare il colpaccio o giocarla fino alla fine. Era un impressione sbagliata, ora è ovvio, ma se ripercorri l’andamento del punteggio non credo che sia cosi balzana come considerazione.
          Inoltre, Io in quei due momenti appena citati tutto il flow e la mission che dici tu non li ho proprio visti. Anzi, ad essere sincero, mi sembra che Golden State si stesse riarenando come l’anno scorso quando, al salire della fisicita dei Cavs, gli Warriors ed in particolare Curry pagassero la loro solita leziosità con la moneta dei turnover. Che è successo ieri allora? Secondo me è avere quel talento assoluto di KD che -se mi consenti l’analogia- appena la macchina non parte arriva con i cavi per la batteria e gli da il jumpstart. Ovviamente la macchina che riparte poi non è una fiat panda, è una fuoriserie cabrio di quelle costose con una biondona incredibile sempre seduta nel posto del passeggero. A quel punto fermarli diventa impossibile, almeno su questo pianeta. Ovviamente sono solo opinioni, e ti ringrazio in ogni caso per avere condiviso le tue.

          A presto;)
          L.

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