VOTI OTTENUTI: 39,551

ALL STAR GAME DISPUTATI: 3

STATISTICHE STAGIONALI: 17.9 punti a partita, con 8.0 rimbalzi, 3.8 assist e 1.0 stoppate

Non nascondiamoci, Millsap non è, ovviamente, una scelta da “voto popolare” (infatti è arrivato ventesimo nelle votazioni su internet) ma il suo stile di gioco solido, la capacità di impattare positivamente su ogni tipo di roster, hanno spinto allenatori e avversari a premiarlo con il suo quarto All Star Game, forse il più contestato, perché tanti avrebbero voluto veder convocato (prematuramente?) Joel Embiid dei Sixiers.

L’ala di Atlanta è un ibrido anche per gli standard dell’NBA attuale, che vive di giocatori “combo”. Millsap è un’ala atipica, potente come un quattro classico, ma più mobile e con più tiro, senza però essere una di quelle ali piccole riadattate al ruolo, da Shawn Marion giù giù fino a Jared Dudley, e questo lo rende indigesto a tante difese, perché Millsap può giocare di rapidità contro i “4” classici (gli Aldridge, per intenderci) e di potenza contro gli stretch-four.

Paul è un uomo della Louisiana (della quale è stato nominato Mr. Basketball nel 2003), ultimo sopravvissuto tra le stelle dei primi Hawks made-in-Budenholzer, e oggi divide il campo, con la stessa efficacia, con Dwight Howard e Dennis Schroeder, continuando a giocare d’intelligenza, con intensità e voglia di vincere, su due lati del campo (fattore che tende a catturare l’attenzione degli allenatori…).

Il suo ruolo in un All Star Game sarà inevitabilmente limitato, ma la sua è una presenza che ci piace considerare come un “messaggio” importante ai tanti ragazzi giovani che assisteranno all’ASG, perché offre una ribalta prestigiosa ad un cestista che, prima ancora d’essere una stella, è un giocatore di basket completo, maturo, altruista, e dai fondamentali impeccabili.

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