VOTI OTTENUTI: 654.274

ALL STAR GAME DISPUTATI: 2

STATISTICHE STAGIONALI: 28.4 punti, 10.4 rimbalzi, 4.4 assist, 27.5 PER, 49.9 eFG%

Boogie, alias DeMarcus Cousins, è alla sua terza partecipazione consecutiva all’All Star Game, ma mai come questa volta ci arriva con i gradi di vero top-player della NBA. I suoi numeri in questa stagione sono roboanti: se gli oltre 28 punti ne fanno il quarto realizzatore dell’intera Lega, è il suo gioco in generale ad essersi elevato ad un livello da superstar.

I rimbalzi sono costantemente attorno ai 10 per sera, i 4,4 assist ad allacciata di scarpe sono il massimo in carriera e come se non bastasse ha allargato il suo raggio di tiro fin oltre la riga dei tre punti, da dove tira con oltre il 37%. In sostanza un arma totale.

Ma allora perché Cousins è da anni costantemente al centro di voci di mercato che lo vorrebbero a Boston, Los Angeles, New York, insomma dappertutto tranne che a Sacramento? Perché la testa del giocatore è letteralmente quella che è, così come la sua applicazione difensiva. Da anni domina incontrastato la non edificante classifica dei falli tecnici e ha già dimostrato di essere piuttosto difficile da allenare (citofonare George Karl per referenze).

Pur con tutti i distinguo del caso, il giocatore resta però di livello assoluto ed è per questo che, in barba ai trade rumors, DMC sembrerebbe in realtà pronto a firmare un prolungamento contrattuale che lo legherebbe alla franchigia californiana per altri cinque anni alla modica cifra di 207 milioni di dollari (sic).

D’altra parte con la sua sola presenza potrebbe addirittura riuscire a portare ai playoff (seppure in una Western Conference meno competitia che nel recente passato) i derelitti Sacramento Kings, i cui tifosi non vedono una gara di postseason dai tempi del quartetto Bibby-Stojakovic-Webber-Divac. Attualmente il record dei californiani è in calo, ma la speranza è l’ultima a morire…

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