Dopo le due scoppole rimediate nella Baia, Cleveland, ha l’occasione di salvare quantomeno l’onore davanti ai propri tifosi in una gara 3 quanto mai cruciale per gli uomini di Lue. I Warriors invece hanno l’opportunità di assestare il colpo del KO confermandosi, cos’, “world Champions” per il secondo anno consecutivo.

I Cavs devono fare a meno di Love a causa della “concussion”(che puzza tanto di scelta tecnica mascherata da infortunio) rimediata in gara 2. Messi spalle al muro, Lebron e soci, partono subito forte annichilendo letteralmente i Warriors che vengono travolti dall’energia messa in campo dai padroni di casa.

In appena 12’ di gioco si vede ciò che non si era visto nelle precedenti partite: difesa intensa e soprattutto attenta con closeout tempestivi che tolgono ai californiani sia i tiri puliti dall’arco che i punti facili nel pitturato. Curry e Thompson non pescano il coniglio dal cilindro e Golden State è così costretta a subire i continui attacchi in transizione dei Cavs. LeBron è in palla e arriva al ferro facilmente così come Irving che s’incendia negli ultimi 3’ del primo periodo segnando 10 punti(16 totali nel quarto) e regalando ai Cavs un rassicurante vantaggio di ben 17 punti(33-16).

A inizio secondo quarto, Barnes, diventa l’uomo della scossa per Golden State: l’ex North Carolina decide di mettersi in proprio e attacca continuamente il pitturato realizzando 7 punti nei primi minuti del quarto dando il via alla rimonta. Klay Thompson raccoglie l’invito del compagno e invece di accontentarsi del tiro da 3 decide di andare con continuità al ferro con risultati decisamente positivi che portano la franchigia cara a Jerry West a meno 7 dopo appena 5’ di gioco nel secondo periodo.

Cleveland accusa il colpo e ripete gli stessi errori delle prime due partite: palla a Lebron e tutti fermi ad aspettare. Il prescelto, però, non riesce a far male né col jumper(che gli viene lasciato a cuor leggero dalla difesa avversaria) né al ferro dove sono sempre puntuali gli aiuti e i raddoppi portati da Green, Barnes e compagnia. L’1/10 con cui Lebron chiude il periodo sono la cartina tornasole del pessimo basket giocato dai Cavs dove l’unica nota positiva arriva dai 6 rimbalzi offensivi di Tristan Thompson che sono il motivo principale per cui i Cavs vanno all’intervallo sul +8 e non sul -10.

I Cavs non cambiano tema tattico neanche nel terzo periodo affidandosi ancora una volta alle lune del numero 23 da Akron. Quest’ultimo, però, calibra bene il mirino e punisce con regolarità lo spazio che i Warriors gli lasciano per caricare il jumper. La scossa data da LeBron rimette il pubblico in partita, e in un clima caldissimo si accende anche JR che con 9 punti ignoranti manda al tappeto Golden State.

Curry prova a ricucire con 13 punti nel periodo ma dall’altra parte l’attacco non sbaglia nulla e il 75% al tiro con cui Cleveland chiude il terzo periodo si riflette nel vantaggio di 20 punti che, contestualmente, chiude la partita e apre(forse) la serie.

L’ultimo periodo scivola via senza sussulti con Lebron che scrive la parola “fine” già nei primi minuti lasciando così spazio ai tanti benchwarmer delle due squadre.

Una reazione di Cleveland era preventivabile ma una vittoria con uno scarto di 30 punti sembrava pura fantascienza a poche ore dalla partita. I padroni di casa hanno giocato uno spettacolare primo periodo prima di ricadere nei soliti errori che i Warriors hanno sfruttato solo nel secondo periodo.

La ritrovata fiducia al tiro di Lebron e JR è una buona notizia per Lue così come l’attenzione difensiva e la scelta di cambiare spesso sul pick n’ roll lasciando poco vantaggio ai Warriors. In gara 4 si rivedrà Kevin Love e difficilmente si potrà attuare la stessa strategia difensiva , ragion per cui il coaching staff si trova davanti una scelta difficile: rimettere Love in quintetto o continuare con Jefferson e la sua energia?

Golden State deve riguardarsi attentamente il primo quarto di gioco per evitare di ripetere lo stesso errore in gara 4. Per il resto c’è poco da dire sugli uomini di Kerr che nei restanti 3(anzi 2) quarti hanno fatto il loro giocando un buon basket ma venendo seppelliti dai jumper in iso di Lebron e JR su cui è difficile difendere meglio di com’è stato fatto. Curry e Thompson hanno faticato ancora una volta, ma la serie con OKC ci ha detto che da un momento all’altro possono piazzare la prestazione da 40 punti che farebbe saltare definitivamente il banco.

Se quella dei Cavs è stata una vittoria di pancia o invece di testa, ce lo dirà solo il tempo, e, come diceva Manzoni nel 5 Maggio, Ai posteri l’ardua sentenza…

I numeri di Gara 3

-Lebron chiude con 32 punti e 11 rimbalzi, 14/26 al tiro

-Irving chiude a quota 24 con ben 16 punti nel solo primo periodo

-JR Smith chiude con 20 punti a fronte degli 8 totali segnati nelle prime due gare

-Cleveland stravince la lotta a rimbalzo 52-32 con ben 17 offensivi(7 del solo Thompson che chiude in doppia doppia con 14 punti e 13 rimbalzi)

-16 punti nel primo quarto per Golden State, -13 rispetto ai 29 di media fatti registrare fin qui

– 1-7 lo score nelle gare 3 dei Warriors negli ultimi 2 anni

-52% la percentuale dei Cavs sui tiri contestati

 

 

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