Dopo la netta sconfitta di gara-1 coach Lue e i suoi giocatori non si erano affatto scoraggiati. Una partita nata storta – e finita peggio – può capitare e nelle precedenti nove serie giocate da LeBron dopo una sconfitta nella prima partita era sempre succeduta una vittoria. Ma sfortunatamente per i Cavs la gara-2 di stanotte ha confermato se non ampliato il divario tecnico, tattico e mentale tra le due squadre.

Dopo un primo quarto pressoché equilibrato Cleveland è stata spazzata via dal campo nei successivi ventiquattro minuti, ripetendo praticamente gli stessi errori della prima partita, perdendo Love per una gomitata alla testa e apparendo in totale balia dell’onda giallo-blu prima mentalmente e poi tatticamente. Inspiegabile – nonostante l’ovvio innalzamento del livello tra le sfidanti dell’Est e la corazzata californiana – è soprattutto come la squadra che tanto aveva fatto bene nelle precedenti serie, dando prova di grande solidità e flessibilità tattica e guidata da un LeBron James forse nel suo picco fisico-tecnico, si stia sgretolando completamente.

E pensare che Cleveland non era neanche partita malissimo, cercando di alzare il ritmo in transizione offensiva con Irving e Love più decisi, col primo a realizzare i primi due canestri della gara ed il secondo più convinto e mettendoci più intensità. Ma soprattutto LeBron sembrava lontano parente di quello spaesato di tre giorni prima, giocando con grande intensità su due lati del campo, specialmente in difesa. Ad inizio secondo quarto Cleveland prova addirittura ad allungare segnando il punto del più sei con una gran schiacciata di LeBron, chiudendo un parziale che sembrava far sperare in una partita diversa.

 

LeBron chiude al ferro dopo un bel gioco a due con Dellavedova dopo una giocata difensiva – di squadra – ancora migliore culminata con la stoppata di Frye, che ha lanciato la transizione offensiva

 

Dopo il time-out di Kerr i Cavs rientrano nel buco nero della prima partita e si sfaldano sotto i colpi degli Warriors. Parlare di argomenti specifici sembra quasi ridondante. In attacco è sparita totalmente la circolazione, sostituita con entrate nei set offensivi lente, susseguite da un solo schema: palla a LeBron e vediamo dove ci porta.

La difesa dei Warriors, una delle migliori della Lega se non la migliore, ha tutto il tempo di adeguarsi e chiudersi perfettamente. Neanche un androide come LeBron può far molto, e mentre le percentuali in Area continuano ad andare a sud (41/93), specialmente in Restricted Area (appena il 51%) i Cavs continuano ad accontentarsi di una miriade di jumper spesso contestati, presi negli ultimi secondi dell’azione e senza ritmo. I risultati sono disastrosi.

Irving e Love si sono dimostrati ancora una volta al di sotto del livello necessario per stare in campo e, ancora una volta, la panchina ha fatto pure peggio. Basti pensare alla line-up formata da Dellavedova-Shumpert-LeBron-Jefferson-Frye che aveva fatto benissimo nei playoff sinora (139.9 OffRtg, 85 DefRtg con un conseguente 54.9 surreale di NetRtg nella serie contro Toronto), è stata in campo solamente quattro minuti accumulando un rotondo -57 di NetRtg. E nonostante la fiammata di ieri di Jefferson, forse il migliore di tutti con 12 punti (Welcome back 2003), nessuno sembra in grado di poter stare in campo.

Ma il vero problema dei Cavs è la mancanza di quella voglia che ti permette di colmare gap tecnici ben superiori tra quello che ci sarebbe, in teoria, tra le due franchigie. La voglia di mettere in campo quello sforzo nervoso che ti permette di reagire. Cleveland – almeno per ora, ma i segnali non sono molto confortanti – ha semplicemente continuato a sprofondare in un abisso di poca intensità, scarsa attività e totale assenza di collaborazione. Soprattutto difensivamente, dove i Cavs continuano a non comunicare e basta un taglio per far saltare totalmente la difesa “”aggressiva”” preparata da Lue per togliere pericolosità dal perimetro a Curry&Thompson.

 

Uscita di Klay Thompson. Frye e Shumpert non comunicano con il primo che resta a metà strada preoccupato dalla pericolosità di Thompson dal perimetro e si perde il taglio di Barnes

 

Ancora una volta. Totale assenza di comunicazione e agli Warriors bastano dei tagli troppo semplici per chiudere al canestro. Per spiegare ancora meglio quanto i tagli stiano ammazzando la difesa Cavs basti vedere che nelle prime due partite della serie Golden State ha segnato 23.5 punti di media, tirando col 70% (!), in situazioni di taglio, lob, o dumb passes (Dati Synergy Sports Tecnology).

 

Identica situazione. Smith e Jefferson non comunicano e rimangono su Thompson per negargli la tripla. Risultato: taglio elementare di Barbosa ed ennesimo lay-up

 

Chiunque tagli viene perso, anche a difesa schierata. Iguodala, che già di suo sarebbe uno straordinario passatore, ha vita semplice nel trovare sempre qualcuno con un vantaggio da concretizzare.

 

Qui LeBron è pigro nel capire il cambio e si perde Green sull’ennesimo gioco a due con Klay Thompson

 

Idem JR Smith, bruciato da Thompson che può chiudere indisturbato al ferro nella devastata difesa Cavaliers

 

Golden State non ha neanche bisogno degli Splash Brothers, con Curry che addirittura – causa falli – ha giocato 24 minuti. Iguodala ha giocato un’altra grandissima partita e Green ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei giocatori più completi della Lega. Oltre al solito incalcolabile lavoro di intensità, capacità di ricoprire tutti i ruoli e di coordinare i movimenti – difensivi ed offensivi – in gara-2 ha chiuso anche con 28 punti (5/8 da tre) distruggendo le scelta di coach Lue di scommettere sul suo tiro non sempre affidabile.

Infine inizia ad essere preoccupante la facile arrendevolezza di LeBron James, che anche in questa gara-2 si è macchiato di errori e disattenzioni difensive inammissibili. Se in attacco le tremende spaziature dei Cavs, l’assenza di ritmo e di idee possono fungere da scusante sulle scelte discutibili – tipo la miriade di isolamenti statici in post-basso – e su l’impossibilità di fare la differenza come suo solito (ieri sera addirittura due infrazioni di passe consecutive) in difesa LeBron dopo un avvio convincete ha scioperato senza appello. E se il Leader Tecnico-Emotivo-Totale della squadra alza bandiera bianca così facilmente è quasi inevitabile che tutti i compagni accusino il contraccolpo psicologico.

 

 

Adesso la serie si sposta a Cleveland e la gara-3 di mercoledì notte sarà senza ombra di dubbio la partita decisiva della serie. I Cavs hanno bisogno di una vittoria per almeno respirare e provare a minare le certezze degli Warriors, certi che una vittoria alla Quicken Loans Arena nel terzo episodio della serie vorrebbe dire Game-Set-Match.

Se già prima i dubbi di coach Lue erano tanti adesso si sono almeno raddoppiati. Oltre all’incertezza sulla presenza o meno di Love – e visti i risultati nei primi due incontri non sarebbe una tragedia una sua assenza – Cleveland necessita urgentemente di un cambio di mentalità, un Irving più intenso su due lati del campo, del JR Smith in versione American-Sniper visto durante le serie ad Est ed una prova di LeBron James DA LeBron James.

Soprattutto perché LeBron, se concentrato, è l’unico in grado di poter togliere dalla partita/serie Draymond Green, segreto di pulcinella della macchina perfetta costruita da Kerr, proponendoli una diversa fisicità come fatto – e molto bene – da Billy Donovan con Kevin Durant nella finale di conference ad Ovest. Serve il miglior James per provare ad uscire da un baratro che ad oggi ha le sembianze dell’ennesima sconfitta nelle Finals, la quinta della carriera di LeBron e la prima – e forse ultima – della carriera di Tyronn Lue.

BONUS TRACK: da qualche parte, in Turchia, adesso.

 

 

 

3 thoughts on “I Cavs dopo Gara 2: il baratro

  1. Serie chiusa: finora Curry non ha proprio giocato, se si sveglia pure lui cosa può succedere, un +40?
    Felice che i Warriors si siano rivelati un’ottima squadra e non un plotone di cecchini appostati ai 7 metri: ieri valanghe di tagli a canestro, rimbalzi e, fuori il 30, tiri dalla media; la circolazione di palla per la bomba centrale di Thompson dagli 8 metri è stata divina. Quasi solo Green ha forzato fuori ritmo e gli è andata benissimo. Tra le due panchine c’è un abisso imbarazzante (quella di Golden State è quasi meglio dei titolari). Gliene lasciano 1 per festeggiare in casa.

  2. I warriors sono superiori nel gioco ai Cavs, la vera finale e’ stata con OKC. Anche se sono tifoso di GSW mi spiace un po’ per James, ci arriva sempre vicino ma i Cavs non vanno proprio ed in difesa sono un disastro….Purtroppo diranno di tutto sul pvero LBJ e anche se alcune colpe sono sue a basket si gioca in 5 e la panchina.
    In ogni caso se perdesse GSW direbbero di tutto a Curry…. in sostanza a diversi piace sparare …
    Vorrei eprimere un desiderio …. se vincesse GSW mi piacerebbe che venisse incoronato MVP …. Livingston ….gara 1 spettacolare, gara 2 sontuosa…. una storia davvero bella la sua..
    Ciao e buon basket a tutti

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.