Siamo arrivati a Gara 5, obiettivo che a inizio serie poteva sembrare possibile ma non probabile per i Mavericks, dopo tre gare sostanzialmente dominate da Oklahoma City e una partita vinta d’orgoglio da Dallas.

I Thunder hanno quindi la possibilità di giocarsi in casa il primo di tre match-point per potersi poi preparare allo scontro con San Antonio, che attende già in semifinale dopo essersi facilmente sbarazzata dei resilienti ma derelitti Grizzlies.

Come sempre non cambia lo starting five di coach Donovan: Westbrook – Robertson – Durant – Ibaka – Adams è ormai da tempo il quintetto base che garantisce maggiore equilibrio, anche se dal pino sono pronti ad alzarsi Waiters e Kanter per fornire un maggior impatto offensivo (anche se a scapito della solidità in difesa).

Dallas è invece costretta a cambiare un’altra volta le carte. Stanti le assenze di Lee, Williams e Mejri, contrariamente alle (mie) previsioni Carlisle decide di andare “big” per tentare di contrastare la predominanza a rimbalzo degli avversari. Felton – Matthews – Anderson – Nowitzki – Pachulia sono i cinque giocatori scelti dal coach dei Mavs per iniziare la contesa.

Primo canestro in entrata per Westbrook a cui risponde Pachulia da sotto. Una dormita difensiva di Durant permette un bell’ alley-oop sull’asse Felton-Anderson, ma OKC sembra non poter sbagliare e segna sei canestri su sei possessi consecutivi.

Carlisle continua a tenere Matthews su Durant mentre il rookie Anderson va su Westbrook, il quale peró non sembra particolarmente infastidito e segna 9 punti nella sola prima metà del primo quarto.

Entrano Powell e Barea per dare un po’ di scossa ai Mavs, per OKC si iscrive invece alla serie anche Cameron Payne, fino ad ora segnalato soltanto come partner danzante di Westbrook, con una tripla.

Per l’ennesima volta si ripete il copione delle altre partite (gara 2 esclusa) e i Thunder prendono il largo già nel primo quarto. Il vantaggio resta intorno alle dieci lunghezze per tutto il primo tempo, Dallas riesce a chiudere il gap fino al -4 ma un’altra tripla di Waiters manda le squadre a prendere un tè caldo sul 68-61.

I Mavs lottano, stanno vincendo la gara a rimbalzo e hanno già segnato 61 punti, ma si gioca al ritmo di OKC e finora questo ha portato parecchi guai alla squadra di Carlisle.

In apertura di secondo tempo Dallas torna anche a -3 ma Westbrook sembra di colpo essere diventato un tiratore da tre affidabile, dopo aver tirato con il 30% per tutta la stagione, e mette due triple nel parziale che conduce i Thunder a cominciare l’ultimo quarto sul punteggio di 93 a 83.

Problema per Kanter che va negli spogliatoi dopo una collisione con Justin Anderson. Dallas ricuce ancora fino al -3 con una penetrazione di Barea e sembra poter provare nel miracolo, ma dopo due errori dagli angoli di Robertson e Westbrook, Durant si conquista un 2+1 ( con annesso fallo tecnico per Dirk) che porta i suoi nuovamente a +9 a 2:49 dal termine.

Game, set & match, Dallas se ne va a casa e OKC passa il turno per andare ad affrontare San Antonio in una semifinale di conference che si preannuncia molto interessante.

Anche stasera, la forza d’urto di Westbrook e Durant ha travolto la difesa dei Mavericks e i due hanno segnato un combinato di 69 punti: 36 per il numero 0, che è andato ad un solo assist dall’ennesima tripla doppia della stagione, e 33 per KD.

Stavolta gli alfieri di supporto rispondono al nome di Adams e Waiters (rispettivamente 15 e 11 punti), ma in generale la profondità del roster di Oklahoma City ha fatto un’altra volta la differenza.

Dallas infatti ha ruotato solo 8 giocatori (Villanueva è entrato solo per 27 secondi) e pur ricevendo un ottimo contributo da quasi tutti, da segnalare i 24 punti per l’immarcescibile Nowitzki,  ha pagato la cattiva serata al tiro di Matthews e in generale l’incapacità di contenere difensivamente l’impatto offensivo degli avversari, che hanno chiuso nuovamente oltre il 50% dal campo complessivo.

Quali prospettive ora per le due squadre? OKC arriva al ben più impegnativo scontro con gli Spurs forte di una buona serie, soprattutto offensiva, giocata da quasi tutti i suoi effettivi. Il problema della gestione dei finali di gara però si è evidenziato anche stavolta e Coach Donovan dovrà riuscire a rendere un po’ più vario il suo attacco se vuole sperare di mettere in difficoltà l’eccellente difesa di Duncan e compagni.

Nota a margine: Durant sembra in questi giorni piuttosto nervoso. A parte la brutta serata al tiro in Gara 2 e il flagrant 2 in Gara 4, in campo e in conferenza stampa ha avuto spesso un atteggiamento molto scocciato e ai limiti di un’arroganza che normalmente non gli appartiene.

Nel post partita di ieri ha definito l’owner dei Mavs, Mark Cuban, un “idiota” per aver definito il suo compagno Westbrook “un All Star ma non una Superstar”. Che sia l’effetto stress dell’imminente free agency?

Per quanto riguarda Dallas, si chiude l’ennesima stagione ai playoff della gestione Cuban-Carlisle e i texani possono ritenersi comunque soddisfatti, anche per la buona figura fatta in una serie che li vedeva largamente sfavoriti nel pronostico.

Ora però arriva il difficile, perché Nowitzki non potrà giocare per sempre su questi, ancora eccelsi, livelli e Parsons sembra un po’ troppo fragile fisicamente per raccogliere l’eredità del tedesco quale uomo-franchigia.

Urge trovare un free agent di rilievo che venga a prendersi la squadra sulle spalle, ma viste le esperienze del recente passato (Williams, Howard, Jordan) la cosa sembra più facile a dirsi che a farsi.

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