Sarà questo l’anno dei Thunder?

E’ una domanda spesso ricorrente negli ultimi anni di NBA, a dimostrazione che la squadra di Oklahoma City parte sempre tra quelle con le carte in regola per alzare il Larry O’Brien Trophy ma per una ragione o per l’altra non ci è mai riuscita; la domanda si può riproporre anche in vista della prossima stagione, sperando che questa volta gli esiti possano essere differenti da quelli delle ultime stagioni.

Cosa è cambiato rispetto al passato: principalmente l’allenatore, infatti dopo che Scott Brooks aveva guidato i Thunder per sette stagioni (portando a casa 4 titoli divisionali e un titolo di conference) il GM Sam Presti ha deciso in estate di dare un taglio al passato, esonerandolo e scegliendo al suo posto l’ex coach dei Florida Gators, Billy Donovan.

In estate sono stati rinnovati i contratti di Kyle Singler e Enes Kanter (restricted free agent con i Thunder costretti a pareggiare l’offer sheet avanzata da Portland), mentre dal draft è arrivato il promettente play di Murray State, Cameron Payne; infine dalla D-League è stato firmato Josh Huestis, ventinovesima scelta del draft 2014.

Cosa è rimasto invariato: il vero nucleo della squadra, ovvero il trittico Durant, Westbrook, Ibaka attorno ai quali si collocano il veterano Nick Collison ,i giovani scelti negli ultimi anni da OKC (Adams, Roberson, McGary), più le aggiunte dell’ultimo anno Morrow, Augustin e Waiters.

Finito questo piccolo riassunto di cosa è successo nella offseason, andiamo a provare a vedere cosa, almeno sulla carta, ci si aspetta dai Thunder per la stagione 2015-2016.

Indubbiamente la vera discriminante sulla stagione ventura sarà lo stato di salute di Kevin Durant: il numero 35 arriva infatti da un anno travagliatissimo in cui ha subito tre interventi al piede ed ha collezionato solamente 27 apparizioni, inutile sottolineare come la sua sola presenza in campo possa trasformare i Thunder da squadra che lotta per i playoff a vera e propria contender.

In quest’ottica sarà fondamentale, per quanto possibile, cercare di preservare il più possibile KD: a Coach Donovan verrà chiesto di cercare di gestire al meglio la stella nativa di Washington, cercando di evitare di riproporre i minutaggi a cui Scott Brooks sottoponeva le sue due stelle, che spessissimo sforavano i 40 minuti a partita; sotto questo punto di vista va anche valutato il rinnovo di Singler che non aveva convinto appieno nella scorsa stagione, ma che in un contesto di gioco organizzato può garantire un buon minutaggio da riserva dell’ala piccola.

Sempre in termini di minutaggi e di rotazioni sarà interessante capire quali saranno le scelte del nuovo Coach, infatti una delle critiche più frequenti rivolte al suo predecessore era quella di far giocare Westbrook e Durant sempre ed esclusivamente insieme, senza mai provare a separarli per sfruttare le loro incredibili doti sull’arco di tutti i 48 minuti.

Da questo punto di vista i problemi fisici di Durant uniti alla straordinaria leadership che ha mostrato Westbrook lo scorso anno potrebbero invogliare Donovan a creare due quintetti che si alternino nel corso della gara in cui le due stelle possano esprimere al meglio il loro potenziale.

Provando ad azzardare qualche ipotesi in base alle caratteristiche dei giocatori a disposizione ed a fare un piccolo gioco dei quintetti, Westbrook verrà probabilmente affiancato da Kanter (col quale ha dimostrato di aver subito trovato un’alchimia offensiva interessantissima) e da Ibaka (fondamentale a sua volta per coprire le lacune difensive del lungo turco) oltre al sopracitato Singler; il quintetto con KD potrebbe invece essere più votato allo smallball, con Adams da intimidatore, Durant da 4, e il trio di esterni Augustin, Waiters e Morrow a giocare sugli scarichi.

Sam Presti ha costruito un roster molto variegato e decisamente profondo per il coach ex Florida, il quale appunto avrà un compito comunque non semplice nel trovare le giuste alchimie e soprattutto nel saper leggere le partite per utilizzare di volta in volta il giocatore più adatto alle necessità, una delle vere carenze di Brooks che invece tendeva ad incaponirsi andando avanti con le sue idee senza nemmeno provare ad adattarsi a quelle che erano le contromosse degli allenatori avversari.

Come detto il roster presenta individualità e specialisti davvero interessanti, alcuni giocatori vanno indubbiamente sviluppati se si vuol puntare al bottino grosso, e sicuramente in tal senso sarà interessante valutare chi partirà da titolare negli spot di guardia e di centro:

Nel ruolo di centro Kanter parte favorito su Adams (non fosse altro per il ricchissimo rinnovo appena siglato) ma dal lungo turco si aspettano comunque delle risposte e dei miglioramenti in fase difensiva fondamentali per poter fare affidamento su di lui anche quando le partite contano; dalla sua Steven Adams ha invece al contrario una buona solidità difensiva e la grande voglia di lottare su ogni singolo pallone, se continuerà lo sviluppo mostrato in questi due anni avrà garantito comunque un minutaggio cospicuo anche partendo dalla panchina.

Più complessa la scelta della guardia titolare in un ballottaggio che comprende Roberson, Waiters e Morrow; l’ultimo è sicuramente il giocatore più affidabile dei tre oltre che essere un tiratore letale dal perimetro ma proprio per questa ragione potrebbe partire dalla panchina per essere utilizzato a partita in corso e nei finali di match, gli altri due sono appunto il perfetto prototipo del giocatore “da sviluppare” sopra citato, infatti Roberson al momento è un mero specialista difensivo (fondamentale in cui peraltro eccelle) che deve trovare una sua dimensione in attacco dove, posto che non potrà mai essere un fattore, dovrà comunque crearsi una qualche soluzione che non permetta alla difesa avversaria di lasciarlo scientificamente libero.

Waiters è invece un giocatore tutto da costruire nonostante entri ormai nel suo quarto anno di NBA, sicuramente avrebbe del potenziale per fare bene, ma prima di tutto dovrebbe riuscire ad entrare nell’ottica di capire cosa può fare e cosa invece non deve assolutamente fare per essere utile alla squadra, resta da capire se appunto avrà l’intelligenza di provare a fare questo step o se invece preferirà continuare per la sua personale strada che però rischia di portarlo molto presto fuori da questa lega.

Proprio prendendo ad esempio Waiters sarà molto interessante capire quale sarà l’approccio del nuovo coach: Donovan è infatti noto per essere, a differenza di Scott Brooks, uno studioso delle statistiche avanzate, e difficilmente permetterà a Waiters di utilizzare per esempio lo step-back jumper dalla media distanza, soluzione assolutamente inefficiente di cui l’ex Cavs abusa più volte a match

Altrettanto importante sarà capire l’atteggiamento di Donovan nei confronti delle due stelle: se KD ha sempre brillato per la grande lucidità con cui scegliere i propri tiri, sarà interessante capire come il coach vorrà gestire gli istinti di Westbrook e se per esempio proverà, dati alla mano, a spiegargli come per esempio potrebbe aumentare considerevolmente la sua percentuale al tiro semplicemente diminuendo il numero di triple tentate a partita.

Sempre rimanendo in tema di quelle che potrebbero essere le novità apportate dal nuovo allenatore, la preseason ed il training camp stanno dando delle indicazioni molto interessanti in tema di fase difensiva: va premesso che i Thunder sotto la guida di Scott Brooks non hanno mai implementato un sistema difensivo vero e proprio quanto si sono limitati a sfruttare le eccezionali doti fisiche (wingspan ed atletismo in particolare) dei propri giocatori creando una selva di braccia nel pitturato, soluzione che può andare bene fino ad un certo punto, e che peraltro funzionava solamente in presenza dell’ancora difensiva Serge Ibaka, ma che aveva una clamorosa lacuna sulla difesa del perimetro.

I Thunder infatti nell’ultima stagione sono risultati addirittura ventisettesimi per tiri da tre punti concessi agli avversari (oltre ventiquattro a partita), ed in una lega in cui il tiro da tre punti assume un’importanza sempre più vitale, una difesa che non si concentri che sul perimetro risulta quantomeno anacronistica.

Donovan in questo inizio di training camp ha dimostrato di voler lavorare subito sull’aspetto difensivo per creare un sistema più efficace (d’altronde parliamo di un allenatore che a livello NCAA coi Gators ha letteralmente costruito in svariate annate un sistema difensivo d’elite anche quando gli interpreti presi singolarmente erano nella media), ed in particolare si è concentrato appunto sulla difesa sul perimetro, chiedendo ai propri lunghi un lavoro completamente differente nelle situazioni di pick’n’roll in maniera da concedere all’attacco meno tiri possibili ed anzi per forzare gli avversari a cercare soluzioni alternative al tiro.

D’altronde lo stesso Donovan ha ammesso come non gli interessi tanto la percentuale al tiro da tre punti degli avversari (che a suo dire giustamente può variare da diversi fattori non controllabili) quanto il numero di triple concesse agli avversari: una difesa in grado di concedere il minor numero possibile di triple, o comunque in grado di concedere solamente triple contestate, avrà sicuramente una maggiore possibilità di fare bene rispetto ad una difesa più passiva che vive principalmente delle percentuali avversarie.

Insomma i presupposti per vedere una versione dei Thunder completamente differente dagli anni passati ci sono tutti, ora resta da capire se tutte queste variabili riusciranno ad andare ad incastrarsi tra loro per formare quel puzzle che potrebbe finalmente portare Oklahoma City verso il tanto agognato titolo NBA.

 

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