Pochi dubbi su chi sia stata la regina della free agency 2015: San Antonio ha sbaragliato la concorrenza accaparrandosi il miglior giocatore disponibile tra quelli realmente intenzionati a cambiare squadra. Con la firma di LaMarcus Aldridge gli Spurs si sono assicurati una continuità ad alti livelli anche per i prossimi anni.

Con l’arrivo di Aldridge e West la situazione attuale di San Antonio può essere analizzata attraverso un processo dicotomico: una versione degli Spurs avrà una vita molto breve, forse solo un anno, mentre l’altra che inevitabilmente si plasma da questa prima ha un prospettiva più a lungo termine.

Gli Spurs della stagione 2015/2016 sono legati indissolubilmente a Duncan e Ginobili. Forse siamo davvero giunti all’ultimo atto della carriera di due immensi campioni, che sembrano realmente all’ultima corsa, anche se i contratti rinnovati in estate parlano di biennale con player option per il secondo.

Se per il caraibico le condizioni fisiche sono più che accettabili, per l’argentino l’ennesimo anno con la casacca nero-argento è il frutto della voglia di provarci ancora una volta nonostante gli innumerevoli acciacchi.

San Antonio in passato ha basato la propria fortuna attraverso il Draft pescando negli anni tutti i giocatori di riferimento della squadra e reclutando tra i free agent solo atleti dalle caratteristiche peculiari adatti al ruolo di comprimari.

L’estate 2015 invece ha mostrato un netto cambio di marcia, una nuova strategia molto più aggressiva alla caccia di quel giocatore in grado di alzare ulteriormente il talento della squadra. Dalla firma di Aldridge è nata una seconda San Antonio che si proietta già oggi nel futuro con basi solidissime.

I primi segnali di un cambiamento nella strategia con cui approcciarsi alla free agency sono stati la cessione di Splitter agli Hawks e il mancato rinnovo di Belinelli e Joseph.

Fatto spazio salariale e liberato spazio a roster gli Spurs sono andati subito al bersaglio grosso, al free agent più ambito, LaMarcus Aldridge. La scelta dell’ex-Portalnd ha pagato un azzardo poco riconducibile alle abitudini Spurs che hanno cambiato molto rispetto al roster della passata stagione. Inevitabile però che per rinforzare il quintetto abbiano dovuto rinunciare a qualcuno dalla panchina.

L’altro colpo super dell’estate Spurs è stato l’arrivo di David West, veterano e All Star, capace di rinunciare all’ultimo anno con Indiana e a svariati milioni di dollari pur di accasarsi a San Antonio.

Con questi due colpi la squadra di Popovich si mette in pole position come favorita per la prossima stagione. Aldridge può sia giocare a fianco di Duncan ma soprattutto può prenderne il posto nei momenti in cui il caraibico riposa in panchina formando con West una coppia di lunghi altrettanto temibile.

Con l’arrivo di Aldridge San Antonio getta anche basi solidissime per il futuro in cui Leonard diventerà il leader assoluto assieme all’ala grande texana e Tony Parker completerà la versione aggiornata dei big-three. Il francese ha ancora alcune stagioni da poter dare alla causa e il rinnovo di Danny Green ci fa già intravedere quattro quinti del quintetto degli Spurs del dopo Duncan.

Nessuna stagione di transizione, San Antonio vuole una squadra competitiva ancora per diversi anni. Quanto competitiva dipenderà anche dai giocatori di complemento che completeranno il roster negli anni a venire.

Per la stagione 2015-2016 San Antonio parte favorita, è la squadra che si è rinforzata meglio durante l’estate, ma due sono gli aspetti da non sottovalutare che potrebbero mettere in crisi gli speroni.

Il primo sono le condizioni fisiche di Parker, il secondo è la competitività della panchina. Il francese è reduce dalla peggior stagione degli ultimi anni condizionata da troppi guai fisici, ma il suo gioco è fondamentale per l’equilibrio dell’attacco Spurs.

Con Aldridge è stato inserito un altro attaccante capace di crearsi un tiro da qualsiasi zona del campo ma la pericolosità del playmaker sulle molte situazioni di pick and roll ha fatto la differenza in passato. Le prestazioni di Parker ci portano direttamente all’altro dubbio, la panchina Spurs.

Il secondo quintetto prevede Mills come playmaker, Ginobili da guardia, Kyle Anderson come altro esterno, Diaw e West come cambi dei lunghi. A completare la panchina Bonner specialista tiratore, Jimmy Fredette come terzo playmaker e McCallum come guardia.

Il reparto lunghi si è notevolmente rinforzato con West che darà una mano a Diaw come cambio dei lunghi. Tra gli esterni gli Spurs dovranno chiedere gli straordinari a Ginobili, unica guardia veramente affidabile ma non più giovanissimo e a Mills reduce dalla stagione di recupero dall’infortunio.

Il rendimento di Parker sarà ancora più importante perché in questa versione degli Spurs manca una vera alternativa tra gli esterni che una volta era rappresentata da Belinelli, Neal o Joseph.

Fredette e McCallum sono due scommesse ad alti livelli mentre Kyle Anderson ha ben figurato alla Summer League, ha grande potenziale e per il ruolo visione di gioco sopra la media ma è solo alla seconda stagione in NBA, con la prima parzialmente passata in D-league.

Ancora per un’altra stagione gli Spurs lotteranno per il titolo, forse veramente per l’ultima volta con Duncan e Ginobili, ma non sarà di certo l’ultima per la franchigia che dal 1999 è stata la più continua per rendimento.

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