Dopo tre combattutissimi capitoli, incerti fino agli ultimi secondi e arricchiti con risultati e prestazioni storiche, Gara 4 rappresenta il primo, vero spartiacque di queste Finals.

Con due successi consecutivi i Cleveland Cavaliers hanno preso il comando delle operazioni, mettendosi nella invidiabile posizione di poter affondare una stoccata potenzialmente decisiva: per LeBron e soci vincere stanotte sul parquet amico della Quicken Loans Arena significherebbe portarsi sul 3-1, con tre match point a disposizione per conquistare un titolo mai arrivato nei 45 anni di vita della franchigia.

Il numero 23 è pronto a tornare in missione, e dopo essere diventato l’uomo a segnare più punti nelle prime tre gare di una finale ha tutta l’intenzione di trascinare i suoi a un ulteriore passo dal sogno dell’anello.

625x527-158All’altro angolo ci sono i Golden State Warriors, feriti ma ancora vivi come dimostrato dalla disperata reazione nel finale di Gara 3: Curry e soci sono apparsi alla deriva per quasi tre quarti di gara, prima del sospirato risveglio dell’Mvp in un quarto periodo che lo ha finalmente rilanciato ai livelli che gli sono valsi il titolo di miglior giocatore della stagione regolare.

È proprio a Steph che sono legate a doppio filo le speranze degli Warriors di riaprire un confronto che, qualora i californiani riuscissero a riportare in parità, vedrebbe l’inerzia girare nuovamente a favore dei ragazzi di coach Kerr.

Presentazioni dei quintetti come al solito da brividi,  atmosfera da urlo e grandi campioni pronti a sfidarsi e a dare spettacolo: il momento è ora, sarà match point Cavs o ribaltone Warriors?

Le sorprese iniziano ancor prima della palla a due: Steve Kerr va all in e rivoluziona il quintetto, pan chinando Bogut e lanciando Iguodala dal primo minuto con conseguente scivolamento di Barnes nel ruolo di ala forte e di Green in quello di centro.

L’avvio gara, però, è un incubo per gli ospiti: Cleveland parte in quarta piazzando un 7-0 iniziale firmato dai canestri di Thompson, Mozgov (innescato da James con un no look al volo dietro la schiena da cineteca) e la tripla in transizione di Shumpert che obbligano Kerr a chiamare timeout dopo appena due minuti di gioco.

La Quicken Loans Arena si scalda ulteriormente, ma Golden State ha il merito di uscire ottimamente dal timout mettendo subito il silenziatore al pubblico grazie alla tripla di Curry e al canestro dalla media preso e segnato con fiducia da Iguodala.

Dellavedova, reduce dai crampi, parte con lo spin e annesso appoggio al vetro eludendo la difesa dell’Mvp, James si accende con la tripla in solitaria e l’entrata brutale in area ma Golden State risponde con un contropiede immediato di Iguodala e con due triple, una di Barnes che si sblocca e l’altra di Curry che manda a bersaglio la seconda bomba della sua serata, per un match che vede i padroni di casa avanti 16-15 dopo sei minuti e spiccioli di gioco.

I Cavs si affidano alla strana coppia Mozgov-Thompson, col russo e il canadese che spadroneggiano nel pitturato avversario ma allentano la presa in quello difensivo, concedendo tanti rimbalzi agli Warriors mignon che convertono uno di questi con la schiacciata di Barnes.

Golden State appare per la prima volta in ritmo in avvio di gara, e dopo aver pareggiato a quota 20 con un bel gioco da tre punti di Green mette la testa avanti per la prima volta dall’overtime di Gara 2 con il jumper di Thompson e due liberi di Lee che sembra aver scavalcato Bogut nelle rotazioni californiane.

Golden State ha varato anche un nuovo piano difensivo, con raddoppi sistematici per contenere LeBron; il 23 di casa prova a innescare i compagni, che però non rispondo all’appello permettendo agli ospiti le prime prove tecniche di fuga, con un ottimo Iguodala ancora protagonista prima con la schiacciata in campo aperto e poi con la tripla del +9.

CLEVELAND, OH - JUNE 11:  Andre Iguodala #9 of the Golden State Warriors drives against the Cleveland Cavaliers in the second quarter during Game Four of the 2015 NBA Finals at Quicken Loans Arena on June 11, 2015 in Cleveland, Ohio.  NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of Getty Images License Agreement.  (Photo by Ronald Martinez/Getty Images)

Il 14-2 ospite viene fermato da un bel canestro del Thompson in maglia giallo Cavs, usa il fisico e chiude con la mano sinistra dopo aver ricevuto in posizione centrale.

È suo il canestro che manda in archivio il primo quarto, con gli Warriors avanti 31-24: alla Quicken Loans è arrivata la vera Golden State, che cavalcano il grande inizio di un Iguodala da 9 punti e chiudono i primi dodici minuti addirittura in vantaggio nel computo dei rimbalzi, nonostante l’evidente gap di centimetri concesso agli avversari.

Cleveland accetta il ritmo ospite e paga dazio, con James che appare fin qui più preoccupato di portare a casa qualche fischio arbitrale che a incidere come ha fatto nei primi tre atti della serie. Qualche errore dalla corta distanza di LeBron unito a una difesa che forse per la prima volta non trova risposte alle iniziative avversarie fanno partire con l’handicap i padroni di casa, che avranno bisogno di un secondo quarto di tutt’altro spessore per rimettersi in partita.

L’avvio di secondo periodo, con James seduto in panchina per il consueto e fisiologico break concessogli da coach Blatt, vede Golden State portarsi sul +10 grazie alla tripla di Klay Thompson, con la difesa di casa che continua a rimanere mezzo passo dietro agli avversari e un attacco che fatica tremendamente a trovare soluzioni per segnare.

Ci pensa proprio il 23 a sbloccare l’impasse, frenando in vernice e muovendo la retina con la conclusione di destro a una mano. La rubata di Shumpert (primo pallone perso da Golden State) e la stoppata di Thompson su Green sembrano mettere finalmente in ritmo la difesa dei Cavs, che però viene battuta da Livingston che ha vita facile nel mismatch con Dellavedova e dalla tripla di Green che nonostante il mal di schiena sta mostrando il suo miglior basket delle Finals.

David Blatt chiama timeout coi suoi sotto di dodici lunghezze, Kerr rispolvera Bogut che spende un fallo sulla penetrazione di James; LeBron perde l’equilibrio in caduta, schiantandosi sui cameramen in prima fila e rimediando due brutti tagli alla testa che lo costringono a ricorrere alle cure dello staff medico ma non gli impediscono di restare sul parquet.

Un’altra tripla di Klay e il floater al vetro di Green spingono gli ospiti sul +13, ma Cleveland beneficia del bonus concesso dal terzo fallo in due minuti di Bogut e della grande vena di Mozgov per rimanere aggrappata alla partita.

Adesso è gara di liberi, con Green attivo e bravo a prendersi due contatti che portano al 3° fallo commesso da Smith; James riesce finalmente a chiudere dopo essersi buttato con forza in area battendo la marcatura di Thompson, ma nel possesso finale Curry cerca e trova l’isolamento su Dellavedova, battendo l’australiano e chiudendo il layup senza uno straccio di aiuto da parte della difesa di casa.

Il primo tempo si chiude così, con Golden State avanti 54-42: dopo i 55 punti segnati in tre quarti di Gara 3, gli Warriors ne segnano quasi altrettanti in metà gara giocando il loro basket fatto di movimento di uomini e pallone (14 assist su 20 tiri realizzati), predisposizione al contropiede e ottima difesa, con l’aggiunta di una presenza a rimbalzo impronosticabile alla luce del quintetto piccolo cavalcato da coach Kerr.

I 13 punti di un ottimo Green sono la punta dell’iceberg di una squadra finalmente ben bilanciata, dopo le tremende difficoltà incontrate nelle ultime due gare.

Dall’altra parte, Cleveland appare in grande difficoltà fisica, e pare essersi dimenticata la ricetta con la quale è riuscita a prendere il controllo della serie: James (10 punti e 4/12 dal campo) litiga coi ferri non riuscendo a chiudere la frequenti incursioni nei pressi del ferro, per un 37% di squadra dal campo che non può bastare a supportare una difesa per una volta non all’altezza di quanto visto fin qui in queste Finals.

Per rimanere attaccati al match i Cavs devono affidarsi alla loro coppia di lunghi, con Mozgov che chiude il primo tempo a quota 13 punti e Thompson che ne aggiunge 10 con 7 rimbalzi.

La ripresa si apre con la tripla di un Iguodala in grande serata, galvanizzato dalla prima partenza in quintetto stagionale e esaltato dal confronto a tutto campo con LeBron, ma Cleveland trova segnali di vita dal suo australiano tutto cuore: Dellavedova piazza due triple in fila che sbloccano i Cavs dopo 11 errori consecutivi dall’arco, rianimando il pubblico e riaccendendo il fuoco dei suoi.

La fiammata di Delly dura poco, perché l’Aussie appare già vuoto di energie dopo i crampi che lo hanno costretto addirittura al ricovero in ospedale dopo la massacrante Gara 3 giocata martedì. 625x527-153Curry se ne accorge e se lo mangia per il layup facile, per poi contestare la tripla di Smith e andare a prendersi il quarto fallo dello stesso J.R.

Dopo un rapido trattamento in panchina Dellavedova chiede di tornare subito in campo, con Mozgov che nel frattempo continua a giocare da Zar nel pitturato avversario e i Cavs che sfruttano il calo offensivo degli Warriors, che costruiscono buoni tiri senza però riuscire a mandarli a bersaglio, per ridurre sensibilmente lo svantaggio.

Il canestro in corsa di Shumpert vale il -5, Barnes mette due liberi importanti ma LeBron si scatena per la prima volta in serata e con quattro punti in fila, prima spazzando via la difesa con l’entrata a canestro e poi mangiandosi il ferro su ally-oop di Dellavedova, riporta i suoi a sole tre lunghezze dagli avversari.

CHROxZFVAAAAsBGLa fiducia difensiva, derivata dall’aver finalmente trovato contromosse efficaci per arginare gli attacchi ospiti, ha messo in ritmo anche l’attacco dei Cavs, che con un 12-2 hanno riaperto completamente i giochi.

Golden State però dimostra grande maturità, uscendo benissimo dal timeout e mandando a segno una tripla importante dall’angolo con il redivivo Barnes. Mozgov continua il dominio in vernice ritoccando per l’ennesima volta il massimo in carriera nei playoff scollinando oltre quota 20, Iguodala decide di aver visto abbastanza e con un jumper senza ritmo e una volata in campo aperto che gli frutta due liberi (con annesso quarto fallo di James) ristabilisce un minimo di cuscinetto di vantaggio per i suoi.

Cleveland avrebbe anche l’opportunità di ricucire ancora nel finale, ma dopo il canestro di pura voglia di LeBron, che concretizza una terza opportunità nei pressi del ferro avversario, non riesce a sfruttare il possesso concesso dall’infrazione di campo degli ospiti.

Gli Warriors ringraziano, e mettono il pallone in mano a Curry che punisce il cambio di Tristan Thompson con la tripla che manda le due squadre all’ultimo intervallo sul punteggio di 76-70. Per un attimo Curry e compagni hanno visto materializzarsi gli spettri delle ultime due gare, ma coach Kerr e i suoi hanno dimostrato di sapere gestire con maturità il momento di difficoltà, resistendo al prepotente tentativo di rimonta dei Cavaliers.

Cleveland ha messo il fiato sul collo degli avversari, che però a differenza dei padroni di casa hanno centrato il bersaglio nei momenti chiave del quarto, ricacciando puntualmente indietro i padroni di casa.

L’avvio di quarto periodo ha le sembianza di un potenziale momento decisivo del match: con James in panchina per un breve break, Golden State deve partire forte per mettere ulteriore fieno in cascina e avvicinarsi ancor di più a un successo che pareggerebbe i conti della serie.

Gli Warriors compiono la loro prima missione, aprendo il quarto con una schiacciata in contropiede di Green innescato da Curry e replicando col layup di Thompson (assistito ancora da Steph che fa il bello e il cattivo tempo in campo aperto) dopo una brutta persa dei Cavs e un’ottima difesa dello stesso Green sull’entrata a canestro di Smith. Nuovo +10 Warriors, e dopo due minuti coach Blatt non può fare a meno di rimettere in campo LeBron per evitare di veder scappare i buoi dalla stalla.

James lucra subito un fischio che costa il quarto fallo a Green, ma si prende la stoppata di Barnes che lancia Curry per il floater fulmineo; Smith segna un canestro importante in vernice, Mozgov tiene viva una serie infinita di palloni senza però che i compagni riescano a sfruttare le occasioni propiziate dal russo della steppa.

Il vecchio adagio calcistico “gol mancato, gol subito” fotografa quello che accade dopo le troppe chance non concretizzate dai Cavs: Golden State affonda il colpo, con Curry che manda al bar Jones con la tripla in step back (ventesimo punto della serata per l’Mvp) e Iguodala che imita il compagno imbucando dall’angolo dopo un meraviglioso tocco al volo di un grande Livingston per il +16 Warriors.

La risposta è affidata al cuore di un Mozgov in serata principesca, che con il massimo in carriera sta tenendo vivi dei Cavs altrimenti già sotto la doccia.

Coach Kerr chiama timeout poco dopo la boa di metà quarto periodo, per radunare le truppe e prepararle all’assalto finale: Andre Iguodala si prende la copertina del match, con un’altra tripla che gli vale il massimo stagionale per punti segnati al quale si aggiunge la rubata a un James che appare spento e svuotato di energie.

CHRTj-WUwAAdIhXGolden State la chiude con un grande Livingston e il punto esclamativo di Curry, che danza freneticamente dal palleggio prima di chiudere il layup che apre le porte al primo garbage time di queste Finals.

Finisce 103-82 in favore dei Golden State Warriors, che con quello che è di gran luna lo scarto più ampio della serie si prendono Gara 4 e siglano il punto della parità nella serie. Warriors che espugnano la Quicken Loans Arena giocando il basket che li ha portati fino a qui, e facendolo da grande squadra nel momento più complicato della stagione.

Un attacco equilibrato e ben distribuito, capace di sfruttare ogni situazione concessa dagli avversari, e una difesa solida capace di tenere gli avversari al 33% dal campo sono le chiavi del successo dei californiani, che riportano prepotentemente l’inerzia dalla loro parte riprendendosi il fatto campo perduto in Gara 2.

Curry è tornato a vestire i panni dell’Mvp, con 22 punti (8/17 dal campo e 4/7 dall’arco) e 6 assist, ma l’hombre del partido veste la maglia numero 9.

Andre Iguodala ripaga la fiducia di coach Kerr, che gli concede la prima partenza in quintetto della stagione, con una prova da campione: 22 punti (8/15 al tiro, 4/9 da tre) uniti a 8 rimbalzi in 39 minuti nei quali, per gradire, ha tenuto tale LeBron James al 30% dal campo. CHRSkF4UAAAtTrG

Con la riscossa di un Draymond Green da 17 punti (6/11 al tiro), 7 rimbalzi e 6 assist, e la grande prestazione del redivivo Barnes (14 punti, 4/9 totale, e 8 rimbalzi) a Golden State basta un Thompson da 9 punti per portare a casa il successo. Merito anche di una ottima prova della panchina, dalla quale spiccano le prove di Lee (9 punti e 5 rimbalzi) e Livingston (7 punti, 8 rimbalzi e 4 assist).

Notte fonda invece per i Cavaliers, che dopo aver accarezzato il sogno di prendersi anche Gara 4 portandosi a un solo successo dal titolo si sono visti riportare bruscamente alla realtà al termine di una prova sotto il par e lontana parente di quelle disputate nei primi tre atti della serie.

Pessimi al tiro (33%), disastrosi dall’arco (15% con sole 4 triple a bersaglio su 27 tentativi), i padroni di casa non trovano le contromosse per arginare il quintetto piccolo degli Warriors e appaiono in debito d’ossigeno dopo una cavalcata nei playoff costruita su rotazioni ridotte all’osso a causa degli infortuni di molti dei loro giocatori chiave.

James torna umano, steccando l’appuntamento con una partita di capitale importanza per la storia delle serie e, forse, della sua intera carriera alla rincorsa dei più grandi di sempre: LeBron chiude con 20 punti frutto di un pessimo 7/22 al tiro, sfiorando comunque l’ennesima tripla doppia con l’aggiunta di 12 rimbalzi e 8 assist.

Il calo del Prescelto è la fotografia della serata di Cleveland, tradita anche da un Dellavedova in evidente difficoltà fisica dopo la disidratazione di Gara 3 e autore di 10 punti con 3/14 al tiro e da Smith che con il suo 2/12 dal campo vanifica le possibilità di impatto di una panchina ormai limitata a due soli uomini (con Jones che stavolta non riesce a incidere).625x527-157

Se i Cavs restano in partita fino a metà quarto periodo lo devono alla loro coppia di lunghi: Mozgov e Thompson giocano due delle loro migliori partite in carriera, col russo in versione Zar del pitturato che mette a referto 28 punti (9/16 al tiro, 10/12 ai liberi) e 10 rimbalzi e il canadese che risponde con 12 punti (6/10 dal campo) e 13 rimbalzi, sei dei quali offensivi.

Troppo poco per contrastare la grande serata degli Warriors, che tornano a vincere dopo due k.o. consecutivi dando un segnale forte nella corsa all’anello.

Due successi a testa dopo quattro partite, con Gara 4 che rappresenta il giro di boa oltre la metà delle Finals. Golden State ha riportato i conti in parità tornando a giocare nel modo che li ha resi la squadra rivelazione della stagione.

Cleveland, apparsa in preoccupante calo fisico, avrà a disposizione tre giorni per ricaricare le batterie e presentarsi con la faccia cattiva alla Oracle Arena, che ospiterà una Gara 5 nella quale una delle due squadre farà un passo avanti forse decisivo verso la conquista del titolo.

Ci vorranno almeno sei round per decretare il vincitore delle Finals 2015: altre due serate di spettacolo garantito, con una domenica notte che si annuncia bollente e che potrebbe dirci di più sulla strada che verrà presa tra qualche giorno dal Larry O’Brien Trophy.

One thought on “Warriors, piccolo è bello: Iguodala e small ball per il pareggio

  1. Gara 5 sarà obbligatorio per GSW vincere. Bogut in panca. Lee in campo, a meno che Green non riprenda fiducia da 3 che aprirebbe ancor più il campo.
    Se Thompson difende come stanotte e in attacco è un fattore si potrebbe anche battere LeBron da 40+.

    Il problema sarà poi gara 6. Nel caso di sconfitta gara 7 sarebbe un suicidio. Hai mai perso una gara 7 LBJ?

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